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Autore: sabrinaebasta    31/10/2021    0 recensioni
Kirishima e Bakugo tornano entrambi nella propria città natale, per motivazioni differenti e si ricontrano dopo anni, il primo completamente diverso rispetto a prima, il secondo..beh è Bakugo
Peccato che entrambi siano nati a Lake View, una cittadina della Carolina del sud, con la mentalità retrograda e anche un pò bigotta. Un posto dove per sentirti libero e essere te stesso sei costretto a fuggire via, il più lontano possibile, cosa fatta da entrambi i nostri protagonisti ma la vita è stronza e alla fine che a te piaccia o no ti riporta sempre a casa...
Adesso Kirishima e Bakugo che faranno? Rimetteranno le loro maschere costruite da adolescenti..o sfideranno tutto e tutti essendo al 100% loro stessi?
E nel momento in cui la fama busserà alla porta di Bakugo che farà? Riuscirà a tenere separate la sua carriera e la sua vita privata?
Quirkless AU
Genere: Comico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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Kirishima

 

Odio il sabato

 

L’ho sempre odiato, il sabato a Lake View significa una cosa sola, non hai scuse per non uscire, il giorno dopo è domenica la biblioteca è chiusa e quando andavo a scuola il sabato non c’erano le lezioni però riuscivo qualche volta a passare con la scusa dei compiti. Ora non posso farlo perché sanno tutti che ho preso una pausa dall’università, non so come abbiano fatto a saperlo, quindi i miei cosiddetti amici ogni sabato mi trascinavano, ad una festa o in qualche locale per sbronzarsi, cosa che volevano sempre far fare anche a me ma non ci riuscivano mai. Infatti puntuale come ogni sabato mattina mi arrivò la telefonata dell’unica persona che in quel posto sopportavo, il mio migliore amico Denki.

 

«Buongiorno Ei, allora stasera andiamo ad una festa a casa di Nejire» mi disse il mio migliore amico felice e pimpante come ogni sabato mattina.

Io in tutta risposta sbuffai, non mi andava di andarci ma sapevo benissimo che era inutile discutere perché che io volessi oppure no lui mi avrebbe trascinato lì comunque.

«Ei dai non fare così, ci saranno tutti, non sei felice di rivederli?»

Quello che avrei voluto realmente rispondere era un no, secco e diretto perché avrei preferito passare un'intera giornata a cucinare insieme al generale, nome affettuoso con cui io chiamavo mia nonna, piuttosto che passare una serata con quelle amorevoli teste di cazzo che erano i miei ex compagni del liceo.

“Che festeggiamo stavolta? la morte del cane del vicino o l’ennesimo compleanno inventato?” risposi invece in modo ironico e senza il minimo entusiasmo

«Oh no, sta volta un motivo per festeggiare c’è, non ci crederai mai ma festeggeremo il ritorno di Bakugo Katsuki»

«Eh? Il ritorno di chi?»

Queste furono le uniche parole che riuscì a pronunciare forse con un tono un pò più squillante del normale,ma Denki come suo solito fraintese tutto e pensò che io non mi ricordassi chi fosse.

«Si Kiri, Bakugo il ragazzo biondo che veniva a scuola con noi, il capitano della squadra di basket, ma è mai possibile che tu non ricordi nessuno della nostra classe» disse ridendo l’ultima parte

Peccato che io mi ricordavo perfettamente di lui, dei suoi bellissimi occhi rossi, di quei capelli tenuti puntualmente spettinati che lo rendevano un gran figo, la pelle perfetta e quella perenne espressione di superiorità, direi che sapevo benissimo chi fosse.

«Ah si, ho capito» risposi invece continuando quella farsa 

«C’è capito chi torna? Secondo me no, c’è quello a cui andavano dietro tutte»

«Si Denki ho capito, Mr pallone gonfiato probabilmente se l'avessi chiamato così avrei capito subito di chi stavi parlando» dissi sforzando una risata che però uscì piuttosto bene perché mi rispose come se nulla fosse 

«Oddio era da troppo tempo che non ti sentivo chiamarlo così» disse ridendo anche lui 

«Dai Kiri ti lascio che devo entrare a lavoro» 

«Si a dopo Denki, mi raccomando mettimi da parte l’ultimo volume che ti ho chiesto dopo passo a prenderlo»

«Si non preoccuparti, sicuramente lo avrà già fatto Tamaki al mio posto, ormai lo sa anche lui a dopo bro» mi rispose e attaccò subito dopo.

 

Denki lavorava nel negozio di fumetti della città vicina insieme a Tamaki, un ragazzo timido e introverso che era il proprietario di quel negozio, aveva preso a lavorare Denki non perché fosse bravo, combinava un casino dietro l’altro, ma perché a differenza sua ci sapeva fare con i clienti, cosa che a Tamaki non riusciva. Ci ha messo quasi un mese prima di fare una chiacchierata con me, anche se passavo ogni sabato a comprare qualche fumetto, visto che lavoravo solo mezza giornata, infatti mentre ero al telefono con Denki mi ero preparato per andare a lavoro così scesi di sotto per fare colazione con il generale e mia mamma

 

«Buongiorno» dissi mentre entravo in cucina e mi sedevo sulla sedia

«Buongiorno» mi risposero in coro mia mamma e mia nonna 

«Alla buon ora aggiungerei, che c’è ti pesa troppo fare colazione con noi almeno una volta a settimana» disse mia nonna guardandomi con il suo tipico sguardo da rimprovero, quello sguardo che da bambino mi faceva tremare come se fossi al polo nord senza giacchetto

«Scusa nonna mi ha chiamato Denki e mi ha tenuto un pò troppo al telefono» mi grattai la nuca e feci il mio miglior sorriso di scuse 

«Per questa volta passi ma se arrivi di nuovo in ritardo giuro che ti do una tirata d’orecchie che non dimenticherai mai Eijiro Kirishima» e mi puntò contro il dito

«Dai mamma basta, Ei non è più un bambino non lo puoi rimproverare» disse mia mamma ridendo, adorava vederci battibeccare, parola non propriamente esatta visto che mia nonna mi sgridava e io rispondevo con cose tipo “si nonna, hai ragione scusa”.

«Esatto nonna non sono più un bambino e poi lo sai che voglio tanto bene ad entrambe» dissi dando ad entrambe un bacio sulla guancia, mia mamma mi sorrise in risposta invece mia nonna alzò gli occhi al cielo e borbottò qualcosa come “ruffiano” e io ridacchiai sedendomi.

 

Quei momenti con la mia famiglia erano per me qualcosa di veramente speciale, anche se con i continui rimproveri di mia nonna, ed era proprio per questo che fin da piccolo, dopo aver visto un film di guerra non proprio appropriato per un bambino, avevo iniziato a chiamarla il generale. Era lei che teneva in riga tutti, non rimproverava mica solo me, l’avevo vista un sacco di volte rimproverare anche mio zio o i miei cugini, l’unica esonerata dai rimproveri era mia mamma, nessuno sapeva il perché ma non avevo mai visto mia nonna rimproverarla, tutti in famiglia credevano che mi sarebbe toccata la stessa sorte essendo suo figlio e invece non fu così, ma lo sapevo che lo faceva perché ci voleva bene era il suo modo per esprimere i sentimenti e a me andava bene anche così

 

«Mamma, nonna stasera vado ad una festa a casa di Nejire non aspettatemi sveglie» dissi mentre mangiavo il mio latte coi cereali 

«tu ad una festa?» mia nonna mi guardó con un sopracciglio alzato

«lo so, non sono tipo da feste ma se non avessi accettato Denki mi avrebbe rotto le palle fino a che non ci sarei andato, quindi ho detto si»

«Eijiro Kirishima se sento di nuovo dirti una cosa del genere ti lavo la bocca con il sapone.» Il generale era sempre gentile di prima mattina.

Io ovviamente non risposi ridacchiai e basta

«Non centra nulla il ritorno di Katsuki vero?» disse mia madre con uno strano sorriso sul volto, perché l’unica persona a cui lo avevo detto era mia madre, tra me e lei non c'erano segreti. Io invece quasi mi strozai con i cereali.

«No mamma assolutamente no» risposi io mettendomi immediatamente sulla difensiva 

Mia mamma non rispose e ridacchiò, mentre mia nonna mi guardava con il suo solito sguardo, di chi la sa lunga.

«Non mi è mai piaciuto quel ragazzo e mai mi piacerà sta alla larga da lui, porta solo guai»

«Nonna non preoccuparti, tanto neanche ci parlerò alla festa» risposi io finendo la mia tazza di latte coi cereali, era la mia colazione preferita, a volte addirittura ci cenavo o pranzavo. 

 

Dopo aver salutato mia nonna e mia mamma, la seconda mi ha lasciato andare dopo aver ricevuto un numero sufficiente di baci e un lunghissimo abbraccio, salii in macchina e con la musica altissima, fottendomene anche un pò del codice stradale, correndo anche più del dovuto, arrivai a lavoro con dieci minuti di anticipo. Il sabato non andavo a lavoro prima per via della colazione di famiglia era una tradizione che facevamo fin da quando ero piccolo.

 

Arrivare a lavoro dopo significava non avere tempo per leggere prima dell’apertura, ma poco importa visto che potevo tranquillamente leggere dopo essere tornato a casa, prima di andare alla festa. Ci mettevo poco a prepararmi quindi in una mezz’ora al massimo avrei fatto, poi come sempre sarebbe dovuto passare a prendere Denki. 

Mai una volta che prendesse la sua macchina quindi non avrei potuto neanche bere.

 

«Buongiorno Eijiro, oggi come stai?» mi salutò Marian entrando in biblioteca con il suo solito sorriso 

«Oh buongiorno Marian, tutto bene come sempre» ricambiai il sorriso e entrai nel mio “studio”

Dovevo assolutamente trovare un nome per quel posto, tutte le cose belle meritano un nome o una definizione che le rende uniche e ancora più belle.

 

«Sono arrivati i nuovi libri da sistemare Eijiro» mi disse Marian facendo capolino dalla porta con solo la testa.

«Va bene mi sistemo e arrivo» risposi posando la giacca e lo zaino con i libri dell’università

 

Libri da sistemare? Significava una cosa sola, che avrei passato il mio turno a leggere l’ultima frase dei vari libri che avrei dovuto mettere apposto. Era una cosa che facevo sempre, rischiavo di farmi qualche spoiler del finale? assolutamente sì, ma non mi importava. La prima e l’ultima frase di un libro erano sempre le più belle perché dovevano catturare l’attenzione del lettore e direi che con me ci riuscivano sempre. Una volta finito di sistemare le cose in ufficio presi lo scatolone pieno di libri all’entrata e lo portai nella corsia di fronte, così nel caso fosse entrato qualcuno lo avrei visto, ma non c’era pericolo visto che io ero l’unico “pazzo” da venire in biblioteca il sabato mattina, eppure dopo un'oretta passata a “sistemare” i libri, in tre file ordinate sul pavimento, poi c’era qualche libro aperto sparso, mi stavo divertendo ad aprire i libri su una pagina a caso e a leggere la prima frase che mi capitava davanti, lo facevo spesso sia con mia mamma che con Marian. A volte facevamo dei discorsi che non avevano il minimo senso ma erano estremamente divertenti, farlo da solo non è la stessa cosa, ma comunque mi divertivo a leggere i messaggi, come lì avrebbe chiamati Marian, che l’universo mi mandava, così presi uno dei volumi, lo aprì e lessi ad alta voce.

«Qual è il contrario di due? Un me solitario, un solitario te»

«Fantastico, ci mancava solo un libro a ricordarmi quanto sono solo, non basta la playlist di spotify» borbottai a voce un pò alta.

«Beh invece a me sembra una cosa così romantica» disse una voce femminile a me sconosciuta

Alzai la testa di scatto e mi ritrovai davanti una ragazza con i capelli viola e gli occhi dello stesso colore, sembrava che avesse più o meno la mia stessa età, era davvero una bella ragazza, aveva un filo di trucco sugli occhi li faceva risaltare ancora di più.

«Ehy smettila di fissarmi, è inquietante» fece una risatina imbarazzata e distolse lo sguardo 

«Oddio scusami è che non sono abituato a vedere gente qua dentro di solito non entra mai nessuno» dissi io grattandomi la nuca imbarazzato e sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi 

«Davvero nessuno entra mai qua dentro? Ma è un posto così bello» Disse guardandosi intorno e si chinò prendendo un libro dalla fila più vicino a lei 

«Romeo e Giulietta, l’emblema del romanticismo» disse lei sarcastica 

«Oh se per romanticismo intendi farti ammazzare per amore, allora si» risposi ridacchiando

«Per me erano solo degli idioti» mi rispose posando il libro

«Forse o erano semplicemente innamorati, l’amore fa fare idiozie e fidati lo so più che bene» feci un piccolo sorriso triste 

«Comunque come posso aiutarti forestiera?» aggiunsi mentre mi alzavo e mi pulivo i pantaloni

«Come sai che sono una forestiera?» fece un piccolo sorriso divertito

«Semplice, perché qui tutti sanno che nessuno entra qua dentro e tutti si conoscono» disse una voce che mi suonava familiare e infatti poco dopo vidi un inconfondibile chioma verde spuntare dalla porta 

«Esattamente, ciao Midorya» lo guardai e sorrisi 

 

Izuku Midorya era il migliore amico di Katsuki, si conoscevano fin da piccoli, andavamo alle elementari insieme.Era un ragazzo davvero dolce, cercava sempre di aiutare gli altri e tantissime volte mi ha dato ripetizioni di matematica, non sono mai stato un grande studioso ma ho cercato sempre di impegnarmi il più possibile.

Non ho mai capito per quale motivo Izuku girasse intorno a Katsuki, quest’ultimo lo trattava sempre male e poche volte c’è mancato poco che lo picchiasse, eppure gli è sempre rimasto vicino anche quando si sono separati al liceo. Izuku aveva ottenuto una borsa di studio per una scuola molto prestigiosa in una città lì vicino, e alla fine sono addirittura andati al college insieme 

 

«Ciao Kirishima, ti trovo in gran forma e i capelli rossi ti stanno da benissimo» mi squadró da capo a piedi con il suo solito sorriso gentile 

«Oh beh grazie» risposi facendo un piccolo sorriso con le guance leggermente rosse per l’imbarazzo 

Non ero abituato a ricevere complimenti me li facevano raramente, tranne mia madre ma dubito che i suoi contino per lei sarei bellissimo anche con un sacco della spazzatura in testa. 

«Dico solo la verità, comunque verrai stasera alla festa o hai qualche avventura in sospeso da vivere? Anche se sinceramente ne dubito, avrai letto probabilmente quasi tutti i libri della biblioteca» ridacchiò 

«Oh nono stasera ci sarò anche io» risposi ridacchiando anche io 

«Immaginavo che eri un topo di biblioteca come Shinso» disse la ragazza guardandomi in un modo che non seppi decifrare, sembrava quasi che mi stesse studiando per verificare qualche tipo di compatibilità, mi fissava proprio come un medico fissa le analisi o gli esami, alla ricerca di qualcosa che ti faccia dire “oh sì eccolo lì il problema” 

«Come Shinso? Lui è un novellino in confronto a Kirishima, ti dico solo che il ballo di fine anno lo ha passato in un angolo della palestra a leggere»

«Che cosa?» la ragazza spalancò gli occhi e io mi grattai la nuca ormai pienamente in imbarazzo 

«eh già ma solo perché prima del ballo ero arrivato ad un punto cruciale e non potevo fermarmi» dissi cercando di giustificarmi

«E io che credevo che Shinso fosse imbattibile»

Izuku rise, mi era sempre piaciuta la sua risata era così cristallina e sincera che mi faceva sempre sciogliere il cuore.

«Comunque vi serve qualcosa?» dissi sia per svolgere il mio lavoro sia per fermare quella conversazione un po’ imbarazzante

«Oh no sono entrata qua solo perché amo l’odore delle biblioteche e quello dei libri, si ovviamente leggo anche io, ma ho troppi libri arretrati e non credo riuscirei a restituirlo in tempo» disse la ragazza guardandosi intorno 

«Invece io sono entrato solo per vedere se le voci che girano su di te erano vere oppure no e sì lo sono eccome»

«Davvero girano voci su di me? Non lo sapevo»

Invece lo sapevo benissimo ma era più che normale parto che ero un ragazzo mingherlino con i capelli neri e l’aria un po’ trasandata poi qualche anno dopo sono tornato con i capelli tinti, più alto, palestrato. È normale qui che la gente chiacchieri e che si inventi di tutto e di più, da quando ero tornato ne avevo sentite su di me e già qualche giorno dopo ero stufo che la gente parlasse di me visto che secondo loro ero ricercato in 36 paesi e avevo 7 figli.

Una cosa positiva del ritorno di Bakugo Katsuki? Che adesso la novità era lui quindi la gente avrebbe smesso di parlare di me e avrebbero cominciato con lui.

«Oh si ma non preoccuparti erano tutte più che positive» disse sorridendo come per rassicurarmi 

«Midoya non preoccuparti non mi è mai interessato cosa dicessero i nostri compaesani di me non mi importerà di certo ora» 

«Fai più che bene, ora scusaci ma dobbiamo andare»

«oh sì non preoccupatevi, beh a stasera» dissi io sorridendo 

«A stasera Eijiro» disse Izuku rispondendo al mio sorriso 

Detto questo uscirono entrambi dall’edificio storico, perché si la biblioteca era l’edificio più vecchio di Lake View, visto da fuori sembrava un edificio normale non aveva nulla di particolare o speciale ma in realtà era stato l’unico edificio a salvarsi dalla guerra civile, nessuno sa perché o che cosa fosse prima di una biblioteca, perché purtroppo tutti i documenti vennero persi per via di un incendio al municipio.

 

Finì il turno ancora stranito dalla conversazione avuta poco prima con Izuku, non so perché ma il fatto che lui fosse entrato in biblioteca solo per vedermi mi metteva a disagio. Mi sentivo come se fossi stato messo completamente a nudo anche se alla fine non ci eravamo detti nulla di che, eppure sentivo una sensazione strana come se quell’incontro non fosse stato per nulla un caso o una cosa decisa all’ultimo così solo per pura curiosità, scossi la testa per scacciare quei pensieri che probabilmente erano solo mie stupide paranoie mentali e salii in macchina diretto verso la fumetteria per pranzare con il mio migliore amico, felice come non mai di vederlo, in quel momento avevo proprio bisogno delle sue battute stupide e dei suoi discorsi frivoli.

 
  
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