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Autore: raffychan    02/11/2021    0 recensioni
"Un ballo in maschera, organizzato a Villa Agreste per festeggiare i vent'anni del rampollo della famiglia Agreste. Di certo non era quello che Adrien si aspettava come festa di compleanno, ma era pressoché difficile se non impossibile far cambiare idea al proprio padre. I preparativi per il grande evento erano durati quasi due settimane: gli addobbi, il buffet, le luci e le musiche, tutto doveva essere perfetto e ovviamente, doveva rispettare le scelte del padrone di casa dal momento che, come sempre, il suo unico figlio non poteva dire la sua nemmeno sulla sua festa di compleanno."
Piccola premessa: in questa storia, che sarà di pochi capitoli, non esistono i Miraculous e quindi nemmeno Tikki, Plagg, Ladybug, Chat Noir e Papillon, in pratica è una AU scritta perché, beh, ne avevo voglia. Mi sono ispirata alla favola di Cenerentola perchè è una delle mie preferite e alla fine ho deciso di scriverci su una bella favoletta con protagonisti Adrien e Marinette.
Genere: Poesia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nathalie Sancoeur, Sabine Cheng, Tom Dupain
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Di nuovo in ritardo con gli aggiornamenti ma riuscirò sicuramente a farmi perdonare dato che da questo capitolo in poi la storia inizia finalmente a diventare lineare, possiamo quindi dire addio ai capitoli con i salti temporali.
L'ultima volta vi avevo lasciato con il punto di vista di Marinette e seguendo l'ordine, quello di oggi sarà dal punto di vista di Adrien.
Preparatevi perchè ci saranno un pò di scenette romantiche.
Non dico altro e vi lascio al capitolo.
Buona lettura.
Raffychan



CAPITOLO 5
 
“Marinette” sussurrò, guardando la ragazza avvolta in uno stupendo abito di seta leggera.

Non poteva crederci, lei era lì, davanti a lui.

Bellissima e vera!

Quante volte aveva sognato quell’incontro, per quanto tempo lei era esistita dentro di lui, nei suoi sogni più reconditi, in ogni fibra della sua anima e in ogni battito del suo cuore.

Il tempo non aveva cancellato le emozioni che lui aveva sentito quel giorno lontano quando, da ragazzini, avevano deciso di donare ognuno il proprio cuore all’altro. Quello stesso cuore che ora sentiva battere ad un ritmo accelerato, mentre faceva un passo più avanti, avvicinandosi di più a lei.

Rivide il blu degli occhi suoi, quel viso, quelle labbra piene e invitanti.
Rimase immobile davanti a lei, mentre il tempo si era di colpo fermato, intanto che lei continuava a sorridergli. In quegli anni in cui non l’aveva vista si sentiva come se fosse morto ogni giorno, ma adesso sentiva il suo corpo infondersi di una nuova linfa, e ogni fibra del suo essere riempirsi di lei.

Un altro passo più vicino, la mano tesa verso la sua.

“Sei qui” dichiarò, senza riuscire a staccare gli occhi da lei, prendendole la mano, portandola all’altezza del suo cuore.

Di solito non era così avventato, suo padre gli diceva sempre di ragionare prima di agire e soprattutto lo aveva educato con rigide etichette da perfetto gentiluomo, ma lui in realtà non era quell'essere perfetto che il padre voleva cucirgli addosso.
Lui era spontaneo, imprevedibile e soprattutto sincero con i propri sentimenti. Desiderava dare ascolto più al suo cuore che alle regole del padre.
Con Chloè ci aveva provato a far uscire quel lato del suo carattere da burlone, ma Chloe per lui era sì una cara amica ma sentiva che comunque, lei non avrebbe accettato appieno il vero Adrien.
Eppure, in quel momento, guardando la ragazza che lo aveva fatto innamorare a prima vista, Adrien sentiva che con lei poteva essere se stesso.
Non voleva che Marinette lo amasse per il suo nome, per il suo viso o la sua reputazione e soprattutto, non voleva mentire alla ragazza che amava mostrandosi a lei come il ragazzo perfetto che in realtà non era.

Per lei sarebbe stato Adrien, solo Adrien, costantemente suo.

Strinse la mano di lei, guardando quelle labbra muoversi, rimanendo incantato. “Mi hai ritrovata.” Dio, avrebbe voluto baciarla solo per sentire quel sapore che agognava da anni. Poteva farlo? Poteva baciare quelle labbra che aveva ritrovato?

Avrebbe, Marinette, perdonato le sue labbra così avventate ma desiderose di lei?

Un solo bacio e lei sarebbe stata sua, per sempre.

I loro corpi erano così vicini, tanto che Adrien poteva sentire il profumo della pelle di lei, le sue labbra ad un soffio di distanza.
Più vicino.

Ogni suo intento venne mandato in fumo quando sentì il dito di Marinette appoggiarsi alle sue labbra, interrompendo quel momento "Non…Non pensi di star correndo troppo?" borbottò Marinette, leggermente imbarazzata, mentre sentiva le proprie guance andare a fuoco, rendendosi conto solo in quel momento di quanto fossero vicini. 

Adrien sorrise, scostandosi lentamente da lei. "Perdonami Milady" vide Marinette arrossire a quel nomignolo che lui aveva usato quel lontano giorno ma che trovava così adatto a lei "Come posso farmi perdonare? “ chiese, continuando a tenere stretta la mano di lei.
La vide pensarci su per un attimo, portandosi il dito della mano libera sulla guancia, mentre lui poteva vedere quella graziosa testolina a lavoro.  

“Potresti…” iniziò lei, avvicinandosi e allungando anche l'altra mano verso di lui “Potresti, invitarmi a ballare.” Adrien sorrise per quella proposta da parte di lei.

Ballare, lui non voleva solo invitarla a ballare, lui la voleva tra le sue braccia, per sempre!

Pronto a soddisfare il desiderio della sua lady, Adrien si inchinò davanti a lei, come aveva fatto prima, quando ancora non si era reso conto che quella ragazza così brava a preparare dei deliziosi macarons, era anche colei a cui lui aveva donato il suo cuore. 

Portò la mano destra al petto, mentre la sinistra era protesa verso di lei “Mi concede l’onore di questo ballo, ma princesse?” chiese, alzando lo sguardo verso di lei, regalandole un sorriso.

“Con molto piacere, mio principe.” accettò lei, allungando a sua volta la mano verso di lui, mentre i loro sguardi si incontravano di nuovo: il blu dell’oceano di lei si fondeva con il verde smeraldo dei suoi occhi.

Adrien prese quella piccola mano, portandosela ancora una volta alle labbra, baciando di nuovo quella pelle profumata a e calda.

“Aspetta” sentì Marinette fermarlo, trattenendolo per un braccio

“Cosa?”

“Non ho la maschera. Questo, questo è un ballo in maschera dopotutto”

“Tranquilla, non c’è bisogno di essere così formali”

“Sì ma, non è solo per quello” iniziò Marinette, portandosi una mano al volto “Non…io ho paura che la donna di ghiaccio possa riconoscermi e mandarmi via. “

“E chi sarebbe?” chiese Adrien, guardando la ragazza, non capendo a chi si stesse riferendo.

Marinette prese un lungo respiro, mentre ripensava a quella donna che le aveva messo addosso un’ansia nel momento esatto in cui l’aveva vista. “Quella donna con gli occhiali, magra, occhi azzurri quasi vitrei e uno sguardo così serio da congelarti sul posto” cercò di essere più chiara e più precisa possibile nella descrizione.

“Continuo a non capire, di chi stai parlando?”

La vide sbuffare e Adrien era sicuro che la ragazza fosse sull’orlo dell’esasperazione “Possibile che non conosci una persona che lavora per te? Ha capelli neri e una ciocca rossa. “

Ci pensò su, arrivando finalmente a collegare quella descrizione con il volto di una persona che da anni si occupava di gestire la sua vita” Vuoi dire Nathalie, l’assistente di mio padre?” chiese come conferma alla ragazza, mentre la vedeva alzare le spalle “Non so come si chiama, ma so di sicuro che oltre allo sguardo di ghiaccio ha anche una memoria di ferro, e se mi riconoscere sono fritta. Ero incaricata di servire agli ospiti, invece sono fuggita via. Non posso farmi vedere che ballo con te come se niente fosse. “

Adrien sorrise, prendendo di nuovo le mani della ragazza, baciandole entrambe “Troveremo una soluzione, Milady. Vieni con me” così dicendo, trascinò con sé Marinette verso lo studio del padre, stando ben attento a non passare per il salone dove c’erano tutti gli invitati. Dopotutto quella era casa sua e per quanto grande, la conosceva come il palmo della sua mano e quindi anche tutti i vari “passaggi segreti”. Una cosa che aveva scoperto negli anni passati rinchiuso in quelle mura.

Fu attraverso uno di questi passaggi che Adrien riuscì ad arrivare senza alcuna difficoltà allo studio del padre: il luogo dove Gabriel creava tutti i suoi abiti. Là vi erano anche disposti alcuni capi di prova che il giovane aveva indossato più volte, fino a quando lo stilista non aveva deciso che il completo che Adrien stava indossando in quel momento era quello giusto per lui.

Ovviamente c’erano anche una vasta selezione di maschere, dalle più elaborate a quelle più semplici. Per fortuna il padre aveva scelto per lui un modello semplice, dichiarando che il troppo del vestito avrebbe stonato se il figlio avesse indossato anche una maschera troppo decorata.

C’erano anche maschere con colori più tenui, visto che tra gli abiti che Adrien aveva provato, vi erano anche modelli dai colori più chiari. Ricordava quando aveva provato un abito interamente bianco con solo i bordi dorati. Si era sentito uno stupido non appena si era visto allo specchio con quel completo addosso, visto che sembrava una bambola di porcellana o uno di quei pupazzetti che si vedevano sulle torte matrimoniali.

Arrivati davanti alla selezione di maschere, Adrien lasciò la mano di Marinette, permettendo così alla ragazza di scegliere in tutta libertà.

“Prego milady, scelga pure” pronunciò, sfilando davanti alle varie maschere. Vide la ragazza avvicinarsi, studiando i vari modelli. Marinette si fermò di colpo, decidendo alla fine per una maschera bianca, ricoperta di pizzo, con una ricca passamaneria anch'essa bianca e file di perline argentate poste sui contorni degli occhi. La prese tra le mani, studiandola attentamente, accarezzando il pizzo che la ricopriva. “Questa, è perfetta! “dichiarò, mostrandogli la maschera che aveva scelto.

Adrien si avvicinò, aiutandola ad indossarla. Legò i due lacci dietro la nuca accarezzandole delicatamente i capelli e inebriandosi del suo profumo, avvicinandosi ulteriormente a lei. La sentì sospirare, mentre lui la abbracciava da dietro, circondandole le braccia con le proprie, attirandola verso di sé: ora che l’aveva ritrovata, non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare, mai più.

Sentì le mani di lei circondargli a sua volta le braccia, e il suo capo appoggiarsi sulla sua spalla. Sorrisero entrambi, senza far caso a dove si trovavano o se qualcuno li avesse scoperti, beandosi di quel momento tra di loro. I rumori della festa arrivavano ovattati, non sentivano altro che il battere calmo dei propri cuori, e il calore che il loro corpi stretti.

“Dovremmo andare” sussurrò Marinette, senza spostarsi di un millimetro.

Adrien aumentò la stretta sulla ragazza, affondando il viso in quella cascata scura, lasciando che i capelli di lei lo accarezzassero, inspirando ancora una volta il suo profumo.

“Vaniglia”

“Cosa?”

“Il tuo profumo, sai di vaniglia” mormorò Adrien, continuando a tenerla stretta a sé. “Non sai quanto ho sognato questo momento, ogni notte, per anni. Ci sei
sempre stata solo tu, Marinette.” la cullò dolcemente, mentre sentiva ogni parte di lui scaldarsi e riempirsi di lei, avvertendo attraverso la stoffa del vestito, il cuore di Marinette battere ad un ritmo accelerato.

Forse l’aveva messa di nuovo in imbarazzo per quel gesto improvviso, ma era ciò che lui stava aspettando da tutta la vita. Lei era tutto quello che voleva, tutto quello di cui aveva bisogno. Nonostante fosse il figlio di uno degli uomini più ricchi di Parigi, avrebbe rinunciato ad ogni ricchezza, al suo cognome, a quella che fino ad ora era stata la sua vita, per stare con lei.

“Adrien” la sentì chiamarlo, allentando la stretta su di lei, facendola voltare. Gli occhi di lei erano come cristalli liquidi e brillavano di una luce carica di desiderio, per lui. Adrien le accarezzò piano la guancia, fermandosi su quelle labbra che come demoni tentatori, di nuovo lo chiamavano a sé. Le accarezzò il labbro inferiore, più pieno e carnoso, avvicinandosi di più a lei, che rimaneva immobile. Chiuse gli occhi, sentendo il respiro di lei solleticargli il viso: le loro labbra erano ad un soffio di distanza.

Fu il rumore di qualcosa che andava in pezzi e fermarli, interrompendoli per la seconda volta. Si scostarono spaventati da quel fracasso, guardandosi entrambi rossi in volto. Una sagoma dal lucido pelo liscio e grandi occhi verdi si avvicinò a loro, strusciandosi sulle gambe di Adrien.

"Plagg" gridò il ragazzo, pentendosi quasi subito per quell'urlo improvviso, sperando che nessuno lo avesse sentito. 

Guardò il gatto nero alzare il muso verso di lui, miagolando.

“Ma che..” Marinette osservò quella palla di pelo nera che continuava a girare intorno a loro, osservandoli entrambi, scrutandoli con i suoi grandi occhi verdi, quasi come se li volesse far sentire in colpa per averli colti sul fatto.

Adrien sospirò, avvicinandosi al gatto, prendendolo in braccio “Burlone di un gatto, ti avevo detto di rimanere in camera mia” disse, accarezzando la testa morbida del felino. Sentì Plagg fare le fusa, mentre lui continuava a fargli quelle grattatine che sapeva piacere tanto al suo gatto.
Marinette sorrise, osservando quella scena, allungando la mano verso il felino mentre lui gliela annusava “Che carino, avete entrambi gli occhi verdi, coincidenze?” chiese la ragazza, iniziando ad accarezzare il capo del gatto.

“In verità me lo sono ritrovato un giorno davanti la finestra della mia stanza. All’inizio veniva, mangiava quello che gli facevo trovare e poi andava via. Dopo un po' ha iniziato a rimanere anche a dormire fino a quando non ha deciso di stabilirsi in maniera definitiva. “dichiarò Adrien, ricordando quanta fatica aveva fatto per convincere il padre a tenere il gatto con sé.

Plagg era forse l’unica compagnia che il ragazzo aveva all’interno di quella imponente villa, nonostante i suoi gusti alquanto strani in fatto di cibo, dato che quel gatto amava cibarsi di uno dei formaggi più puzzolenti che potevano esistere: il camembert.

“E non ti ho detto la parte più divertente, lui mangia camembert”

“Davvero?” Marinette si sorprese per quella dichiarazione del ragazzo, per poi sorridere a sua volta.

“Pensa che la mia Tikki, ama mangiare biscotti al cioccolato”

“Tikki?”

“Si, la mia pappagallina. Dovresti vederla, ha delle bellissime piume rosse con sfumature nere. È dolcissima e beh, mi fa tanta compagnia. Certe volte mi confido con lei e...ecco...sento come se lei mi capisse” arrossì, sperando che Adrien non la prendesse per pazza per quella dichiarazione così strana, ma era la pura verità.

Quante volte si era ritrovata a confidare i suoi più intimi segreti alla sua pappagallina, mentre guardava la sua Tikki volare verso di lei, confortandola con le sue coccole.

Era grata per quel regalo che i genitori le avevano voluto fare: Tikki era diventata per lei la sua più grande amica, alla pari della sua migliore amica Alya.

“Chissà se andrebbero d’accordo?” chiese Adrien, curioso di conoscere la pappagalina della ragazza.

“Un gatto e un pappagallo?” Marinette era convinta che quell’incontro tra i due animali sarebbe finito in tragedia, poteva già vedere la sua Tikki volare per tutta la stanza mentre Plagg tentava di prenderla.

“Beh, non si può mai dire, anche tra noi è stato ...beh...si insomma...noi due...” Adrien si sentiva alquanto in imbarazzo, mentre cercava di far intendere alla ragazza che quell’incontro avvenuto tra loro quando ancora erano ragazzini, aveva fatto scattare qualcosa ad entrambi. O almeno era quello o che lui sperava, visto che dal canto suo, poteva dire in tutta tranquillità che amava quella ragazzina dal primo momento che l’aveva vista, ed era pronto a rinnovare la sua promessa di amarla per sempre ora che lei era davanti a lui.

Strinse a sé Plagg con una mano mentre portava l’altra dietro la nuca, un gesto che era solito fare quando si sentiva particolarmente in imbarazzo. “Si beh, noi ecco eravamo...”

“Destinati” concluse per lui Marinette.

Si stupì per quello che lei aveva detto, dato che era proprio la parola che voleva usare per descrivere il loro incontro. La vide abbassare il capo, sicuro che anche lei stesse cercando di nascondere il suo imbarazzo per quello che aveva detto. 

Si, loro erano destinati ad incontrarsi e amarsi. Sapevano da quell’incontro che l’una non sarebbe esistita senza l’altro. Avevano caratteri completamente diversi ma era proprio questa differenza tra di loro che potevano completare la parte incompleta dell’altro.

Come nel mito di Platone, avevano trovato la parte mancante della mela.

Adrien annuì, facendo scendere il suo gatto a terra, allungando di nuovo la mano verso la ragazza, ricordandosi che avevano ancora un ballo in sospeso.
Marinette sorrise, mentre allungava a sua volta la mano verso quella del ragazzo stringendola, quando il suo sguardo venne attirato da qualcosa. Seguendo lo sguardo della ragazza, Adrien si voltò capendo cosa avesse catturato l’attenzione di Marinette: il quadro di sua madre Emilie.

Sorrise, avvicinandosi insieme alla ragazza al grande dipinto con decorazioni d’oro.

“È mia madre, si chiamava Emilie e...penso saprai che non c’è più” disse tristemente il ragazzo, abbassando il capo mestamente.

Marinette vide lo sguardo afflitto del ragazzo, stringendo ancora più forte la mano di lui.
Adrien sentì quella stretta sulla sua mano e il calore di lei donargli di nuovo nuova forza, mentre la guardava stirando le labbra in un sorriso.
La vide mentre lei avvicinava una mano verso la tela “Ha il tuo sorriso.” constatò la ragazza, tornando a guardarlo per poi volgere di nuovo lo sguardo verso il quadro.

“Grazie, Signora Emilie” sussurrò Marinette, guardando quel viso dolce raffigurato su quella tela.

“Per cosa?” chiese Adrien, non capendo a cosa fosse dovuto quel ringraziamento da parte di lei.

“Per averti fatto nascere” dichiarò Marinette, guardandolo con quel viso carico di amore per lui. “Mi dispiace che sia, ecco...che lei non ci sia più. Sono certa che ti amava moltissimo e beh, posso solo immaginare quanto ti sarai sentito solo in questi anni senza di lei.” Si avvicinò a lui, appoggiando delicatamente la mano sulla sua guancia “Non sei più solo, ci sono io con te” sussurrò Marinette, vicina al suo volto.

Adrien fremeva dalla voglia di abbracciarla ancora, di potersi perdere nel calore di quel corpo e nel profumo di lei: Marinette era capace di toccare le corde del suo cuore con un solo e semplice gesto. Chiuse gli occhi, appoggiando la guancia sulla mano di lei, lasciandosi andare a quel contatto dolce e rassicurante che non avvertiva da anni.

Suo padre non lo abbracciava mai, o almeno non più da quel lontano e maledetto giorno e Adrien sentiva sempre più la mancanza di un contatto fisico, soprattutto nei momenti in cui pensava di non potercela fare a vivere senza più la presenza di sua madre o quantomeno l’affetto di suo padre. Aveva affrontato da solo quella perdita, avvenuta troppo presto per un ragazzino di soli dodici anni. Quante volte aveva tentato di avvicinarsi a suo padre, chiedendo un semplice abbraccio o una carezza da parte di lui, ma Gabriel aveva chiuso il suo cuore a tutti, anche al suo stesso figlio.

Poi era arrivata lei, bellissima e con quel tocco delicato capace di farlo sentire di nuovo a casa e al sicuro, avvolto da quell’amore che agognava da anni. Avrebbe voluto urlare il suo amore per lei li, in quello stesso momento, ma sapeva che non era il luogo e il momento adatto.
Portò la mano verso quella di lei, godendo ancora un po' di quel momento, baciandole il palmo. Apri gli occhi guardandola ancora prima di porgerle il braccio, avviandosi insieme verso il salone.



 
   
 
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