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Autore: Ciarax    02/11/2021    0 recensioni
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«Per il resto delle ferite dovrai aspettare fino a Konoha, più di così non possiamo fare. Al momento rischiamo solamente di peggiorare la situazione» gli disse in tono pacato guardandola tramite le fessure che la maschera aveva all’altezza degli occhi.
L’Anbu fece un cenno d’assenso e nell’arco di pochi secondi si ritrovò sulla schiena dell’albino. Dopo essersi assicurato di non arrecarle ulteriore dolore, Kakashi disse ai ragazzi di riprendere la marcia per quelle poche centinaia di metri che li separavano dal Villaggio della Foglia.
...
Il ritorno improvviso da una missione di livello S dopo anni di assenza, la speranza di un ritorno alla normalità cui un membro degli Anbu non può aspirare. Tra pericoli e minacce che rischiano di distruggere completamente ciò che rimane di una famiglia proveniente dallo sconosciuto Clan guardiano del villaggio della nebbia e dal rapporto quanto mai problematico e misterioso con il potente Clan Hyuga.
I rapporti tra i due Clan hanno stabilito le conseguenze di ciò che capiterà dopo il ritorno a Konoha della giovane Anbu.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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CAPITOLO 5 – SCOMMESSA
 
            «Pensi di avere la vittoria facile?» lo stuzzicò a bassa voce Hikaru poggiando entrambe le stampelle lungo il tronco di un albero.
Kakashi le rivolse solo un’occhiata prima di sospirare, Naruto era già fin troppo entusiasta a quell’idea spuntata fuori dal nulla ed era abbastanza sicuro che anche Sakura e Sasuke avrebbero fatto di tutto per evitare un altro allenamento di squadra come quello della prima volta. Guardò la gamba fasciata di Hikaru e soppesò se fosse veramente il caso di accettare quella scommessa, non parlando solo di semplice svantaggio fisico in quella situazione, odiava anche la possibilità di causarle involontariamente ulteriore dolore visto le condizioni in cui l’aveva trovata quando stavano tornando dall’ultima missione.
            Shiro mugolò qualcosa prima di inumidire il dorso della mano di Hikaru col naso e andare a sedersi silenziosamente vicino i tre Genin, ancora un po’ intimiditi dall’imponenza di quel lupo ninja. Alla fine, non ci sarebbe stato verso di costringerli a fare quella dannata prova dei campanelli e si arrese.
            Quando Kakashi riportò l’attenzione su Hikaru si accorse che al suo posto non c’era nulla, assottigliò lo sguardo e girò completamente quando sentì un fischio provenire dalle sue spalle. Scartò di striscio un kunai con una bomba carta legata all’estremità che causò una piccola esplosione e un lieve trambusto.
            Il copia ninja saltò agilmente fuori dalla cupola di fumo che si era creata, atterrando un paio di metri più indietro. Dovette scartare lateralmente non appena mise i piedi a terra per evitare secondo kunai.
            «Se continui così, la vittoria sarà sicuramente troppo facile» sogghignò Kakashi, zittito da un calcio diretto al volto e che parò per poco con il braccio destro.
            Hikaru era comparsa all’improvviso al suo fianco e usando la gamba danneggiata come perno, diresse un calcio laterale a Kakashi che venne scaraventato indietro grazie alla tecnica dell’Alabarda di terra in grado di rendere il corpo della kunoichi molto più resistente negli scontri fisici. Il corpo di Kakashi, appena sbalzato all’indietro, scomparve in una nuvola di fumo non appena la schiena fece contatto con il terreno lasciando solo un tronco al suo posto.
            Nelle tecniche di elusione era sempre stato un maestro e Hikaru dovette rapidamente rifare i conti con questa sua abilità, si guardò rapidamente intorno senza alcun desiderio di attivare il Byakugan e sentendo una vibrazione sotto i suoi piedi non fece in tempo ad evitarlo. Due mani le afferrarono entrambe le caviglie, facendole contrarre il volto in una smorfia di dolore a causa della pressione sulla gamba offesa e abbassando la testa vide le braccia spuntare dal terreno sotto i suoi piedi.
            «Farmi battere in questo modo non è da me» commentò Kakashi a bassa voce, di modo che solo Hikaru lo potesse sentire, dopo averla costretta alla tecnica della Decapitazione sotterranea che la lasciò solamente con la testa al di fuori del terreno.
            «Non sei l’unico bravo con i giochetti, te lo ricordi?» la voce proveniva alle sue spalle e Kakashi percepì in quel momento una seconda fonte di chakra dietro di lui. Girando a malapena la testa venne scaraventato a terra dal corpo di Hikaru che lo teneva a terra con tutto il peso sul suo stomaco.
            Lo sguardo divertito e la cicatrice leggermente deformata sulla guancia sinistra a causa delle labbra distese in un sorriso mentre Kakashi vide con la coda dell’occhio il corpo di Hikaru, che aveva bloccato qualche istante prima, liquefarsi in un ammasso di lava bollente e fluida.
In quel momento le voci entusiaste di Sakura e Naruto non li raggiungevano, solo rumori in lontananza tra loro due.
            Kakashi sentì come la presa di Hikaru non era affatto ferrea e ne approfittò per dare un colpo di reni e ribaltare la situazione, attendo a non gravarle sulla gamba offesa e sorridendo da sotto la maschera.
            «Forse avresti dovuto farti aiutare da Shiro» le sussurrò a pochi centimetri dall’orecchio.
            «Avrei avuto un vantaggio… quando tu non avresti comunque usato lo Sharingan» rispose semplicemente lei con lo stesso tono di voce, beandosi per un attimo del calore che le procurava la sua vicinanza.
            «Volevi perdere?»
Hikaru accennò un mezzo sorriso prima di sgattaiolare via dalla sua presa e riprendere le stampelle con cui aveva camminato fino a quel momento.

            Era pomeriggio inoltrato quando Hikaru rientrò finalmente a casa, togliendo i sandali con un sospiro di piacere e per dare finalmente una tregua ai muscoli stremati. Nella pace della casa raggiunse la cucina e afferrò qualcosa da mangiare nel frigo mentre sentì distrattamente alcuni colpi attutiti disturbare quella quiete e provenire dalla stanza accanto.
La stanza degli allenamenti era in disuso da parecchio e lei ancora non ci aveva messo piede da quando era tornata, preferendo di gran lunga gli allenamenti nel piccolo giardino sul retro.
            I colpi si interruppero quando Hikaru decise di dare un’occhiata agli allenamenti di Yoshi, facendo scorrere gli shoji venne accolta dal disordine più totale. Dove solo una piccola parte dell’enorme sala era stata risparmiata dal caos di attrezzi e vecchi scatoloni, l’unica parte abbastanza pulita e grande a sufficienza per permettere qualche allenamento non troppo movimentato.
            Yoshi era lì, accovacciato a gambe incrociate a terra, il volto contratto e un’enorme bacinella quasi completamente vuota di fronte a sé. Talmente concentrato su quella tecnica su cui si allenava da giorni che non sentì alcun rumore provenire dalle altre aree della casa, venendo inevitabilmente distratto quando sentì gli shoji della stanza d’allenamento scorrere.
Hikaru era lì in piedi che lo osservava in silenzio e soffocando un sorriso quando, una volta persa la concentrazione, la sfera d’acqua che aveva formato si sciolse ricadendo nella bacinella e bagnandolo per la maggior parte.
            Rivolse un’occhiata truce alla sorella prima di sospirare e alzarsi, prese un asciugamano che aveva di fianco a sé e se lo poggiò sulla spalla prima di passare di fianco a Hikaru.
            «Con la gamba ancora in quelle condizioni non dovresti sforzarti tanto»
Hikaru seguì il fratello minore in cucina dove prese una bicchiere d’acqua, sedendosi stancamente su una sedia.
            «E tu non dovresti perdere la concentrazione per così poco, il maestro Inoichi ha grande fiducia per insegnarti la Sensisfera d’acqua. È una tecnica molto utile» replicò lei semplicemente.
«Sei tu quella che… ehi!» protestò Yoshi quando Hikaru prese l’asciugamano dalle sue spalle e poggiandolo con poca delicatezza sulla testa del ragazzo.
            Senza ascoltare le sue proteste Hikaru sfregò con energia l’asciugamano e con una bassa risata divertita ammirò quei corti capelli ramati, sparati in ogni direzione a causa della frizione con il tessuto. Messo da parte l’asciugamano prese a districare quei capelli mossi con più attenzione, passando le dita tra le ciocche umide e sentendo Yoshi rilassarsi leggermente sotto al suo tocco.
            «Inoichi sensei è severo con te, ma perché sa che sei un ninja in gamba. Gli chiesi di darti una mano con gli allenamenti quando mi avevi detto di avere il chakra dell’acqua, qualche mese prima – lasciò per un attimo la frase in sospeso, fermando le dita sui capelli del fratello, -Mi ha detto però che hai parecchia propensione per le armi e c’è una cosa che non ho avuto il tempo di darti per la tua promozione a chunin… potrebbe esserti molto utile con gli allenamenti»
            Yoshi seguì curiosamente la sorella di nuovo nella stanza degli allenamenti e aiutando la sorella a farsi strada in quel cumulo di scatoloni e disordine, i due finirono verso il fondo della sala. Quella sorta di ripostiglio dove erano conservati vecchi rotoli su rotoli del clan, ammucchiati ma comunque gelosamente conservati in scatole chiuse e al sicuro dall’umidità, altri scatoloni aperti invece contenevano indumenti decisamente più sgualciti e vissuti, molto più pesanti di quelli che portavano adesso e con il fiore di loto del clan orgogliosamente mostrato sul retro.
            «Cosa stai cercando?» domandò finalmente Yoshi quando vide Hikaru borbottare confusa prima di fiondarsi su uno specifico angolo del ripostiglio.
Tra il marasma di armi da allenamento, gettando da parte le stampelle che la aiutavano a camminare, tirò fuori due lame.
            «Queste erano per te, papà ha sempre avuto intuito e ha capito subito che una Kusanagi come la mia non sarebbe stata adatta» disse Hikaru a bassa voce porgendogli le due Kodachi.
Yoshi le ispezionò con trepidazione, estraendo le due lame di poco meno di una cinquantina di centimetri dalle loro custodie. L’impugnatura era perfettamente adatta alla sua mano e notò come sull’estremità finale era rappresentato finemente il fiore di loto stilizzato sullo sfondo cremisi, stesso colore della fascia che sia lui che Hikaru portavano in vita. Le lame erano perfettamente integre, avevano solo bisogno di una profonda e accurata pulita.
            «Ma pensavo che la tua fosse…»
            Hikaru annuì, «E lo è. Le tue Kodachi hanno avuto la precedenza per ovvie ragioni, -disse grattandosi la fronte coperta da alcune ciocche che lasciavano intravedere il marchio, -prima che venissimo qui a Konoha. Sono state anche un regalo dei nostri cugini per te»
Quando i due tornarono poi in soggiorno Hikaru prese la propria Kusanagi, molto più consumata sia nel fodero che nell’impugnatura, fasciato in parte per nascondere il simbolo del clan visto che la utilizzava anche quando era un Anbu.
            «Le lame sono più resistenti e con un po’ di pratica puoi anche infonderle del tuo chakra. Farne di questo tipo fuori dal clan è difficile, utilizzano l’abilità innata della Fusione per lavorare il metallo e anche volendo è quasi impossibile avere gli stessi risultati» anche se c’era amarezza nelle sue parole, lo sguardo orgoglioso mentre guardava i riflessi della sua Kusanagi era impossibile da ignorare.
            In effetti, l’abilità manuale del clan Akuma, anche se non propriamente rinomata vista la loro chiusura agli estranei, era particolarmente utile tra i membri stessi. Le armi che venivano regalate ai nuovi ninja erano su misura per ogni membro, gelosamente custodite e date come segno di crescita.
Un momento in cui venivano rafforzati i legami familiari e si tramandavano le conoscenze vecchie di generazioni.
            «Sai come usarle però?» la domanda di Yoshi era innocente, e visto che anche dimostrando una propensione per il combattimento con le armi quelle erano tutto un altro paio di maniche.
            Aveva percepito chiaramente in quelle parole che c’era qualcosa di cui lui era all’oscuro o che semplicemente non aveva avuto la possibilità di venire a conoscenza, ma quelle due Kodachi erano evidentemente un regalo a cui Hikaru teneva in modo particolare e ricordava ancora chiaramente la maestria con cui lei si muoveva con la sua Kusanagi. Anche se era stata l’arma del padre e quindi non destinata a lei, la sorella aveva imparato a farne un’estensione del suo corpo.
            Hikaru ridacchiò a quella domanda spuntata dal nulla, annuendo ripose nel fodero la propria Kusanagi.
            «Non appena saranno finiti gli esami di selezione dei chunin» ripromise prima di vedere Yoshi corrucciarsi leggermente.
            «Non dirmi che hai ripreso già servizio»
            «Quest’anno i Genin sono tanti, darò una mano a sorvegliare assieme a Izumo e Kotetsu» mentì parzialmente, vedendo il volto di Yoshi distendersi leggermente, rilassatosi a quella notizia.
            Hikaru si sentì in colpa per la necessità di nascondere la verità al fratello minore, ma non voleva incrinare definitivamente il timido segnale di ripresa del loro rapporto. Sarebbe rimasta al villaggio ancora per parecchio tempo, quello era un ordine diretto dell’Hokage al quale non poteva sottrarsi e anche se a malincuore, fu sollevata dal dover solo presenziare per la sicurezza del capovillaggio.
            «Stai attenta con quella gamba» le ricordò il fratello a bassa voce, gli occhi fissi sulle due Kodachi che stringeva in mano, evitando il suo sguardo.
            «Sempre attenta per tornare da te» mormorò lei vedendo la testa del fratello scattare nella sua direzione a quella frase. Anche se il momento era serio, il piccolo sorriso di Hikaru bastò a rassicurarlo, ricordando come dicesse quella frase ogni volta che lui era preoccupato per lei.
            Gli occhi cremisi di Yoshi erano pieni di preoccupazione ma anche di sollievo nei suoi confronti e Hikaru ricambiò lo stesso sguardo con un sorriso tranquillo, intimamente contenta di come fosse ancora in grado di tranquillizzarlo con quelle poche parole.
            Era inutile perdere tempo in mille scuse e promesse quando lui era piccolo, si attaccava a lei come un koala e non la lasciava andare mai fuori casa se non c’era lui a tenerla d’occhio. Quella frase era stata l’unica soluzione che aveva scoperto, che le permetteva di tranquillizzare il fratello abbastanza da non farlo piangere e da rassicurarlo sulla sua salute.
Quando la conversazione avuta quella mattina con Inoichi però le ritornò alla mente, sperò che sarebbe stata in grado di mantenere quella promessa nei tempi a venire.
   
 
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