Anime & Manga > Opere Go Nagai
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Autore: onelux    04/11/2021    0 recensioni
Ringrazio Ken Ishikawa e Gō Nagai per aver creato la saga "getter" e l'ultima in ordine di uscita "Getter Robot Arc" a cui questa FF deve la sua nascita. Protagonisti di questo racconto sono quasi tutte le figure presenti nell'anime ma si incentra principalmente attorno alla figura di Kamui Sho e alla sua ricerca di una stabilità tra i due mondi ai quali appartiene. Sono gradite osservazioni costruttive.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Ormai non contava più le notti in cui si svegliava sudato spaventato e piangente.
Il respiro affannato e gli occhi spalancati nel buio.
Le mani tremanti.
Aspettava qualche minuto.
Per riprendere il controllo e rimettere una maschera sul viso. E fingere che non fosse successo nulla.
Alcune volte gli sembrava di ricordare qualche cosa dei sogni e degli incubi che faceva ma non voleva soffermarsi e li lasciava andare via.
Sapeva che al mattino qualsiasi vago ricordo sarebbe scomparso.
La paura no.
Quella continuava a ricordarla.
E ogni volta era sempre più difficile dormire.
Chiudere gli occhi e ritornare in quel mondo onirico che lo portava nel profondo del suo inconscio.
Si sarebbe alzato come sempre appena ripreso il controllo e si sarebbe recato al bagno a rinfrescarsi.

Nel suo bagno dove non c’era uno specchio.
Non voleva vedere il suo viso. Viso che non sentiva di riconoscere.
La confusione che sentiva dentro mal si accordava con il suo volto e i suoi tratti.
Che erano un miscuglio gradevole di due mondi di due realtà che fino a pochi lustri prima si erano massacrate senza pietà.
Non riusciva a guardarsi e riconoscersi.
E quando capitava si sentiva strano.
Vedeva un mostro e sentiva negli sguardi degli altri il suo stesso fastidio.
Era difficile per lui reggere qualsiasi occhiata. Anche casuale.
Quando era più piccolo provò a chiedere al comandante Hayato cosa fosse quello che provava dentro di se …ma Hayato era la persona meno indicata a rispondere e a gestire un bambino.
E questo aggravava la situazione interiore del piccolo.
Crescendo il turbamento legato anche al cambiamento fisico che portava la pubertà e poi all’adolescenza non fece che aggravare il suo stato.
Le poche cose stabili che aveva cambiavano.
E invece di riconoscere il suo corpo come quello di un giovane che cresceva e si sviluppava lo trovo come un allontanarsi dalle uniche certezze che aveva di essere.
Anche nelle poche presenze femminili del centro non riusciva a riconoscere un interesse sincero convinto com’era di essere un mostro senza appartenenza.
La strada per amare se stesso si presentava ardua.
  
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