Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: coopercroft    09/11/2021    0 recensioni
Sherlock, nel perverso gioco di Eurus a Sherrinford, viene costretto dalla sorella a scegliere tra Mycroft e John. Punta l’arma verso suo fratello maggiore e preme il grilletto. Cosa accadrà a Mycroft Holmes quando si ritroverà nel paradiso di Dante?
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando Mycroft riaprì gli occhi, non capì subito in che posto fosse. Era seduto, la schiena appoggiata a una roccia di una piccola isola brulla con qualche arbusto e pochi alberi, circondata da acqua di un azzurro intenso. Vicino a lui c'erano delle altre persone con la stessa aria stupita e trasognata. Le guardò e si sentì solidale, come se gli appartenessero. Ebbe la strana percezione di essere morto.

Tutto sommato si sentiva bene. Anzi benissimo. Nessun dolore, nessun tormento, nessun rimpianto. Era decisamente sereno come non lo era mai stato. Notò le sue scarpe lucide e costose, macchiate di rosso e gli venne una gran voglia di toglierle. Le sfilò insieme ai calzini, rimase a piedi nudi a godere l'aria che gli giocava tra le dita dei piedi.

Fu allora che vide la giacca del completo tre pezzi forata al centro del petto, la stoffa strappata. La scostò, la sua camicia preziosa era macchiata di rosso. Un rosso vivo, ancora pulsante. La cravatta irrimediabilmente lacerata.

Eppure non sentiva dolore, il suo cuore spezzato si era fermato. Quel buco nel cuore glielo aveva fatto Sherlock. Il suo amato fratello. Ora ricordava: era morto per mano sua, con l'arma che gli aveva fornito Eurus a Sherrinford: l'imposizione della scelta tra amicizia e famiglia. E John Watson era molto di più.

Strinse le labbra sottili e si massaggiò il petto. Poi sorrise, infondo lo aveva voluto lui, si era offerto per rendere a Sherlock la cosa più facile. Si era reso conto che John era la sua famiglia e lui non ne faceva più parte. Il suo compito era finito.

Si alzò in piedi, si tolse la giacca, il gilè, via la cravatta, aprì la camicia lasciando che pendesse di fuori, camminò scalzo fino alla riva.

Non era più in vita, era un fantasma, ecco perché era lì. Si guardò intorno, quel posto gli ricordava i suoi studi scolastici della Divina Commedia. Scosse la testa, pensando che l'aldilà era già stato scritto secoli prima.

Aveva sempre pensato di finire all'inferno, ma a quello dantesco, proprio no. Ora avrebbe pagato la sua inutile vita con atroci sofferenze. Sarebbe finito fra i dannati, quelli che non avevano avuto tempo per gli affetti, quelli che non avevano creato legami, né dato amore...

Si avvicinò all'acqua e vide sotto di lui il buio dei gironi infernali, il vociare angoscioso della dannazione, avvertì l'odore della punizione eterna. E rabbrividì, la sua vita non era stata un granché di beatitudine. Era rassegnato, si strinse nella camicia strappata e sporca di sangue e gemette per il freddo.

Fece altri due passi e fu attirato dal calore che veniva dall'alto. Volse lo sguardo: una energia luminosa, accecante, avvolgeva corpi fluttuanti nell'aria che respiravano e si nutrivano di quello splendore abbagliante. Era il paradiso, la ricompensa, il bisogno di pace.

Si fermò, la luce alla sommità di quel cielo terso lo attirava. Era tutto così bello, così assolutamente appagante.

Non sapeva perché era nel mezzo, in quella specie di attesa. 

   
 
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