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Autore: Hikari_1997    09/11/2021    2 recensioni
Dal testo "Dall’adolescenza passata alla Mafia, Dazai aveva sempre odiato compilare moduli e consegnare rapporti, prediligendo l’opzione di lasciare il fastidioso lavoro al povero Chuuya.
La sola eccezione avveniva, però, quando era ammalato.
Perché Dazai non voleva mostrarsi debole, non voleva permettere a Mori di avere l’ennesima opportunità per aggiungere altre cicatrici sul suo corpo.
Quindi, stringeva i denti e completava il suo lavoro."
Dazai non si sente bene, proprio prima di un importante incontro con la Port Mafia; questo gli farà ricordare un fatto avvenuto anni prima, quando era ancora un esecutivo dell'organizzazione criminale.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsushi Nakajima, Chuuya Nakahara, Doppo Kunikida, Osamu Dazai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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8 novembre, Agenzia dei Detective Armati.

Pioggia.

Dazai osservava lo scroscio di acqua che si riversava sulla metropoli nipponica, il cielo terso rischiarato di tanto in tanto da qualche lampo.
Il successivo fulmine fece saltare sulla sedia il povero Atsushi, impegnato a ripassare da più di due ore il manuale del codice stradale siccome Kunikida lo aveva costretto ad iscriversi per ottenere la patente.
-Atsushi, non distrarti e continua a ripassare- la voce di Kunikida arrivò ovattata alle orecchie di Dazai.
Tossicchiò recuperando la tazza contenente la tisana che si era preparato poco prima, sorseggiando l’infuso bollente.
-Ah, non va bene- sospirò lui constatando che il gusto della camomilla era pressoché inesistente nonostante avesse utilizzato due bustine.
Appoggiò la tazza ricominciando a scrivere il rapporto sull’ultima missione effettuata.

Era durata una settimana intera, una settimana passata a pedinare un uomo sospettato di trafficare in stupefacenti.
Lo aveva seguito ovunque, dormendo a malapena e restando sotto l’acquazzone che bagnava Yokohama da più di dieci giorni.
Bagnato e infreddolito, solo il giorno precedente aveva ricevuto un messaggio da Kunikida, incitandolo a tornare in ufficio per completare il rapporto allegando le immagini scattate.
E questa era un’altra campanella d’allarme per il detective.

Stava lavorando.

Dall’adolescenza passata alla Mafia, Dazai aveva sempre odiato compilare moduli e consegnare rapporti, prediligendo l’opzione di lasciare il fastidioso lavoro al povero Chuuya.
La sola eccezione avveniva, però, quando era ammalato.
Perché Dazai non voleva mostrarsi debole, non voleva permettere a Mori di avere l’ennesima opportunità per aggiungere altre cicatrici sul suo corpo con i suoi esperimenti volti a "prepararlo" per diventare il prossimo Boss della Port Mafia.
Quindi, stringeva i denti e completava il suo lavoro.
Evidentemente le brutte abitudini muoiono con difficoltà, siccome ora Dazai stava diligentemente svolgendo il lavoro chiestogli dal collega, senza mancare di tossire o soffiarsi il naso a intervalli regolari.

-Dazai-san … sta bene? – chiese debolmente Atsushi, notando il suo mentore strofinare le mani sulle braccia.
-Um Atsushi-kun non preoccuparti- l’aver pronunciato quella frase era stato al quanto complicato, sentiva la gola bruciare, deglutire era un’impresa.
Inoltre, avvertiva un calore anomalo alle gote e le palpebre erano sempre più pesanti.
Si alzò, passando vicino al sottoposto, preoccupato come non mai.
Atsushi mise un segnalibro al capitolo sui cartelli stradali, trotterellando vicino al suo mentore sempre più allerta.

Dazai si avvicinò al divano usato solitamente per ospitare i clienti.
Sentiva il bisogno di stendersi, la vista diventava sempre più annebbiata e il suo cappotto non era più sufficiente per proteggerlo dai brividi di freddo che percepiva.

Quel giorno in agenzia erano solo in quattro siccome Kyouka e Tanizaki non erano di turno, Kenji era tornato a casa per una breve visita alla famiglia, Akiko e Ranpo erano fuori città per un caso e le giovani segretarie solevano svolgere il lavoro da casa in giorni come quelli.
-Sono le 10.20, tra pochi minuti un esponente della Mafia dovrebbe arrivare per discutere sui prossimi compiti congiunti- constatò Kunikida osservando l’orologio da polso –Dazai alzati, mi serve il tuo aiuto-
Il ventiduenne strizzò gli occhi, ormai non cercava nemmeno di fingere, udì un lieve tintinnio lontano, riconducibile alla campanella d’ingresso; il membro della mafia era già arrivato, e Dazai non riusciva a muovere un muscolo.

-Kunikida-san, non penso sia il caso, non credo stia troppo bene-
Percepiva la voce di Atsushi sempre più lontana, riuscì debolmente ad aprire le palpebre, sentiva le voci dei colleghi, Kunikida che si precipitava a chiamare Fukuzawa.

Gli parve di intravedere qualcosa, un brillante azzurro e un fiammante rosso in netto contrasto con le scialbe mura scrostate dell’ufficio.
Prima di perdere i sensi, schiuse le screpolate labbra sussurrando


-Chuuya-
 
*******************
 
Cinque anni prima, 14 marzo.

Orano le 2.11 di notte.

Il giorno seguente Chuuya avrebbe affrontato una missione con Dazai, e aveva un assoluto bisogno di riposo.
Aver a che fare con quello sgombro bendato non era mai facile, tuttavia Mori adorava mandarli in missione insieme e –purtroppo- Chuuya non poteva rifiutare un ordine del suo Boss.
Alzò il piumone fin sopra i capelli voltandosi, in dormiveglia, sul fianco sinistro, sentendosi leggermente cullato nel sonno dal regolare respiro che gli solleticava la nuca.
 
Aprì di colpo gli occhi.
 
Si affrettò ad estrarre il pugnale che teneva nascosto sotto il materasso, accendendo l’abatjour, pronto ad affrontare l’intruso, finché non notò un cespuglio di riccioli castani sparsi sul cuscino.
Sentì una forte irritazione percorrergli tutto il corpo, abbassando l’arma per scostare di colpo le lenzuola urlando –Cosa accidenti ci fai qui?? –
Il nuovo arrivato si limitò ad alzare lo sguardo ghignando –Ohh Chuuya che maleducato, volevo solo controllare che il mio cagnolino dormisse a sufficienza-
-Sciupa bende dei miei stivali, non sono il tuo cane, ora hai tre secondi di tempo per uscire dal mio letto, dalla mia camera e dalla mia casa prima che ti pianti questo coltello in gola- disse lui scandendo ogni parola.
-Eeehh??? Chu-Chu è sempre più violento; scommetto che è tutta quell’ira che ti impedisce di crescere, non supererai mai il metro e 60 se continui così … chibi-

Il rosso sopracciglio di Chuuya si alzò un paio di volte, afferrando la massa di capelli castani, pronto per scaraventare ragazzo fuori di casa, tuttavia si bloccò.
Lasciò la presa, notando lo sguardo stranamente mesto del partner.
Le mani tremavano leggermente, inoltre Dazai stava stranamente cercando di rimettersi sotto le coperte.
Si affrettò ad appoggiare una mano sulla fronte, ritraendola quasi subito –Teme … sei bollente-
 
******************
 
Chuuya osservò esasperato la scritta sul termometro -39.2; ho avvisato Mori, per almeno una settimana sono costretto a farti da balia-
Dazai ridacchiò –Eh, almeno il mio desiderio di avere Chuuya come Maid personale si avvera-
-Chiudi quella fogna sciupa bende, mi sorprende che sia riuscito ad arrivare fi qui senza collassare al suolo; mi spieghi come hai fatto a beccare una febbre così alta? Il check-up medico con Mori è stato l'altro ieri se non sbaglio-

Dazai non rispose, limitandosi a distogliere lo sguardo.

Chuuya sospirò, dirigendosi velocemente in bagno per recuperare una pezza bagnata e posizionarla sulla fronte del ragazzo.
Dazai sussultò percependo le dita di Chuuya scostargli le ciocche dalla fronte, strizzando gli occhi quando qualcosa di bagnato gli toccò la fronte –ohi, perché il chibi ha bagnato la pezza con dell’acqua calda? –
-Non è affatto calda, sei tu a percepirla così per la febbre; vado a farti qualcosa da mangiare, stai qui e riposa- disse il rosso mafioso, socchiudendo la porta della camera da letto.
Iniziò a preparate tutto il necessario per cucinare un porridge veloce, sapeva che Dazai malato era una continua lagna, ma costi quel che costi, avrebbe dovuto mangiare qualcosa o la medicina non avrebbe fatto effetto.

Rimase a spadellare in cucina per dieci minuti circa, affrettandosi poi a portare un vassoio con il bollente piatto in camera.
-Su, vedi di mangiarlo tutto- disse lui piazzando il vassoio sul letto.
Lo osservò di sbieco mentre si alzava lentamente adocchiava stranito la pietanza quasi indeciso sul da farsi.
-Dazai, è semplice porridge- disse Chuuya, recuperando il cucchiaio e mangiandone un po’ per dimostrare al ragazzo che non c’era nessuna strana sostanza se non latte, avena, acqua e qualche scaglia di cioccolato (giusto per dare un po’ più di sapore al piatto, altrimenti Dazai non lo avrebbe nemmeno sfiorato).

Reticente, Dazai prese la posata, assaggiando una cucchiaiata.

Sussultò quando la pezza bagnata gli scivolò dalla fronte, scaturendo una risata da Chuuya –Sei un disastro- esclamò lui recuperando il panno per asciugare con un asciugamano pulito le gocce d’acqua e di sudore dalla fronte del ragazzo.
Il volto di Dazai era arrossato dalla febbre e, questo Chuuya non lo avrebbe mai confessato a nessuno, quel broncio che gli stava mostrando era semplicemente adorabile.

-Chibi non è divertente- sbuffò lui mangiando un altro boccone, fermandosi poco dopo.
-Cosa c’è? – chiese Chuuya alzando confuso un sopracciglio al sorriso apparso sul viso di Dazai.
Scosse la testa –Niente solo … Chibi ha messo del cioccolato bianco nel porridge-
-Oh … si- disse lui –Era l’unico che avevo in casa, perché? –
Dazai mosse il cucchiaio alla bocca, mangiando l’ennesima cucchiaiata leccandosi le labbra senza distogliere lo sguardo da Chuuya –Sei in tempo per il White Day … Chuuya-
Soppresse un ghigno nel vedere le guance di Chuuya tingersi di cremisi –Non … non ho fatto apposta sai che non mi piace il cioccolato fondente-
-Mh lo so, nonostante ciò un mese fa hai polverizzato i cioccolatini che ti ho regalato- constatò lui.
-Perché altrimenti ti saresti lamentato all’infinito, e ora mangia! – esplose Chuuya sentendo il bisogno di allontanarsi da Dazai e dalla sua risata, aprendo l’armadio per prendere dei vestiti che il ragazzo aveva lasciato l’ultima volta che si era fermato a dormire.
-Piuttosto, devi cambiare i vestiti; non puoi restare con quelli e togliti anche le bende; niente ma Osamu, quando starai meglio le potrai rimettere-
-Chibi è prepotente oggi- ribatté lui.
Chuuya alzò gli occhi al cielo, ormai aveva abbastanza esperienza per affermare che Dazai si sarebbe lamentato comunque per qualsiasi cosa.

Quando il partner finì di mangiare lo aiutò a cambiarsi per poi portare le stoviglie sporche in cucina.
Quando tornò in camera notò che il ragazzo era rannicchiato sotto le sue coperte, in posizione fetale, le sopracciglia corrucciate mentre cercava di coprirsi il più possibile.

Chuuya recuperò una coperta di lana stendendola sopra il piumone del letto, sedendosi sul pouf lì vicino.
Allungò timidamente una mano, appoggiandola nuovamente sul capo di Dazai.
Iniziò a muoverla lentamente, massaggiando il cuoio capelluto.
Si fermò un secondo al sospiro scappato dalle labbra di Dazai, notando poi che il ragazzo muoveva la testa verso la sua mano.
Chuuya sorrise, ricominciando a massaggiargli i capelli, restando al suo fianco fino a quando non si addormentò.
 
*****************
 
Aprì lentamente le palpebre riconoscendo il lampadario della sua camera da letto.
Il ruvido tessuto del suo futon sopra di lui e il fastidioso ticchettio delle gocce di pioggia sul vetro della finestra.

Volse la testa a sinistra notando Kunikida al telefono –Si, va bene presidente-
-Ah, Dazai-San! –
Il viso di Atsushi entrò all’improvviso nel suo campo visivo, i suoi occhi viola-oro lo scrutavano preoccupati.
-A … Atsushi- la sua voce era un disastro e il male alla gola non accennava a smettere.

Fece leva sui gomiti cercando di alzarsi, tuttavia una mano si posò sulla sua fronte, spingendolo lentamente a sdraiarsi di nuovo.
Percepì delle affusolate dita insinuarsi nei riccioli, massaggiando lentamente il capo.
La famigliarità di quel gesto rassicurò Dazai, rilassandosi quasi subito.

Ancora con gli occhi chiusi sussurrò –Chuuya-

-Oh Nakahara-san era venuto in agenzia per discutere su una nuova missione tuttavia … ecco, Dazai-san ha 38.6 di febbre- pigolò Atsushi.
Il detective aprì gli occhi, incrociando le iridi nocciola con quelle azzurre di Chuuya, sorridendo inconsciamente –Eh, Chibi è a testa in giù-
-Non parlare disastro ambulante- commentò Chuuya seguitando a muovere le falangi a circolo –Hai fatto spaventare a morte il marmocchio-

-Dazai, io e Atsushi dobbiamo tornare in ufficio; mi devo fidare nel lasciarvi da soli- commentò Kunikida riponendo il taccuino in tasca.
-Per tua informazione detective, ho più esperienza di tutti voi investigatori messi insieme per gestire questo sgombro sciupa bende- commentò Chuuya –Ohi Nakajima, sei andato a comprare quello che ti avevo chiesto? –
-Oh … si- pigolò lui sorpreso –Ma a cosa le serve il ci-
-Grazie- lo liquidò Chuuya –Ane-san sarà già alla vostra agenzia per sostituirmi con la riunione, potete andare ora-
Kunikida si sistemò gli occhiali sul naso, avviandosi verso l’uscio mentre Atsushi eseguì un breve inchino per poi seguire il ventiduenne.

Dazai avvertì il rumore della porta d’entrata chiudersi, il chiacchiericcio dei due colleghi si faceva sempre più lontano.
L’improvvisa presenza di un panno bagnato sulla fronte lo costrinse ad aprire nuovamente gli occhi, alzando il braccio sinistro per sistemare meglio la stoffa, notando che ora indossava un pigiama.

Sorrise.

-Sei stato tu a cambiarmi chibi? –
-Che c’è? Fai pure il timido ora? – chiese alzando un sopracciglio.
Rise, trovandosi costretto a fermarsi a causa del bruciore alla gola –No, avrei tanto voluto vedere le reazioni di Kunikida però-
-Oh beh, si è affrettato a scrivere qualcosa sul suo quaderno dicendo che aveva ancora “molto da imparare in questo mondo”, invece il tuo nuovo sottoposto era preoccupato a morte, per farlo stare zitto l’ho spedito a fare la spesa siccome un certo sgombro suicida aveva la dispensa vuota- il suo tono era duro, quasi pieno di disprezzo, in netto contrasto con la gentilezza con la quale il mafioso continuava a massaggiargli la cute.

Dazai sorrise, spostò la mano incrociando le dita con quelle di Chuuya.
-Grazie-
Lo sentì ridacchiare, ricambiando il piccolo abbraccio tra le loro mani –Di nulla, partner-
 
****************
 
Mattina.

I tiepidi raggi del sole penetravano timidamente attraverso le tapparelle della finestra di Dazai.
Il detective si alzò lentamente.
L’orologio sul muro indicava che erano le 10 passate.
Si sentiva ancora uno straccio; il pizzico in gola era sempre presente, tuttavia la dormita gli aveva fatto bene, si sentiva meno frastornato rispetto al giorno prima.

Era solo, non poteva certo pretendere che Chuuya saltasse i suoi doveri alla Port Mafia per fargli da tata, per quanto attraente fosse quel pensiero.
Recuperò le pantofole a forma di panda che gli avevano regalato Kyouka e Atsushi per il compleanno, camminando lentamente verso la cucina.
Non appena mise piede nella stanza, si trovò costretto a strabuzzare incredulo gli occhi.

Avvolta da una pellicola trasparente vi era una ciotola, di fianco ad essa un bicchiere d’acqua, alcuni farmaci e un biglietto.
Dalla perfetta scrittura Dazai dedusse che lo aveva lasciato Chuuya.
 
“Scaldalo e mangialo fino all’ultimo chicco.
Passo in serata, riposa.
Chuuya”

 
Dazai non seppe trattenere un sorriso adocchiando la ciotola, commentando –Sentimentale- alla vista del porridge con cioccolato bianco.
 

 
   
 
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