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Autore: Theironlady    11/11/2021    2 recensioni
" Troppe volte aveva fantasticato -contro la sua volontà- su un bacio con Fujiko, o forse anche qualcosa di più, nelle sere in cui la noia lo assaliva e per qualche motivo gli veniva in mente la prima volta che lei aveva cercato di sedurlo, come un ricordo lontano che per qualche ragione custodiva gelosamente dentro la sua testa. Tuttavia, nessuna di quelle volte se lo era immaginato in quel modo; era sempre violento e passionale, tanto da farle male."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Jigen Daisuke
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Poggiato sul davanzale di quella ringhiera, Jigen gettò distrattamente un mozzicone che aveva torturato tra i denti per diversi minuti. Si lasciò attraversare dalla leggera brezza estiva; era una serata limpida e tutto era filato liscio come l’olio. Lupin si era sposato la ricca ereditiera Rossellini e presto un altro colpo perfettamente organizzato sarebbe stato portato a termine. Gli dispiaceva un po’ non aver detto nulla a Goemon, ma in fondo trovava quasi divertente vederlo complimentarsi sinceramente con Lupin per le sue nozze, vedere che il suo amico don Giovanni aveva deciso finalmente di mettere la testa a posto riempiva il cuore di un samurai come lui; in fondo gli faceva tenerezza, puro e innocente com’era e come sempre sarebbe rimasto. Ma Goemon se n’era già andato via, lasciandolo solo con quella donnaccia, Fujiko, che adesso si trovava accanto a lui fingendo di non prestargli attenzione. Non riusciva a sopportare quel suo atteggiamento fintamente distaccato, quel silenzio che lei non sembrava aver intenzione di rompere. Allora lo fece lui, irritato, soltanto perché andarsene senza nemmeno dirle due parole sarebbe stato troppo maleducato perfino per uno come lui.
<< Di’ la verità, sei gelosa perché un’altra donna ti ha soffiato Lupin. >> disse la prima cosa che gli venne in mente, senza pensarci troppo. Sapeva di aver toccato un tasto dolente e subito dopo averlo detto gli parve di avvertire un barlume di senso di colpa affiorargli nel petto, in fondo … forse anche una donna come lei poteva provare gelosia, invidia, dolore. Dopotutto Lupin era sempre stato ossessionato da lei e l’aveva inseguita per anni, nonostante le altre donne che talvolta aveva incontrato e per le quali aveva perso altrettanto la testa; solo Fujiko però sembrava essere rimasta l’unica sua costante.
<< Ma non farmi ridere … >> rispose lei sarcastica, sciogliendosi i folti capelli castano-ramati e lasciandoli cadere elegantemente sulle spalle.
<< Allora dimmi, per quale motivo hai accettato il suo invito? >>
<< E invece tu perché l’avresti fatto? >> restituì la domanda  << Non è mai stato semplice ingannarmi, ormai dovresti saperlo. >>
Rimasero in silenzio per qualche istante. Forse Fujiko stava iniziando a sospettare qualcosa, o forse l’aveva già capito. Era una donna scaltra, tutt’altro che raggirabile, e probabilmente a quel punto avrebbe dovuto andarsene, salutarla e tornarsene in Hotel, per evitare che quella volpe avida potesse anche solo provare ad estrapolargli qualche informazione sul loro piano, come puntualmente faceva. Jigen si aspettava che gli facesse altre domande, che tentasse di sedurlo proprio lì, su quella ringhiera illuminata dalla debole luce dei lampioni, e già stava preparando nella sua mente le risposte da darle, chiamando forza nelle braccia per respingerla, socchiudendo gli occhi per non guardarla e venirne ammaliato.
Ma i minuti passavano, e lei non faceva assolutamente nulla. Dopo un po’, mosso dalla curiosità Jigen volse lo sguardo verso di lei, trovandola immersa nei suoi pensieri a fissare l’orizzonte nero pece del mare in lontananza, nel quale non si scorgeva altro che buio impenetrabile.
Quella visione lo disorientò a tal punto che aggrottò le sopracciglia per guardarla meglio, incredulo quanto incuriosito.
<< Che ti prende? >> borbottò con voce roca, fingendosi incredibilmente infastidito mentre si accendeva un’altra sigaretta.
Fujiko non rispose subito. Passarono alcuni secondi, dopodiché, senza volgere lo sguardo verso di lui, mormorò: << Non fare caso a me, sono semplicemente stanca >> sorrise malinconica, poggiando la schiena alla ringhiera << Puoi stare tranquillo Jigen, non tenterò di rubarvi il bottino stavolta.>>
<< Non credere di potermi ingannare fingendoti innocente, so benissimo quanto tu sia furba. No, non me la bevo per niente. >> le rispose secco con sguardo torvo, senza accennare ad abbassare la guardia.
La donna parve riflettere per un momento. << Fa’ pure come vuoi. Comunque dovrei proprio andarmi a bere qualcosa, dopotutto la notte è ancora giovane. Ti saluto, Jigen! >> disse, alzandosi con un movimento stanco e dondolante e iniziando a salire su quella stradina acciottolata, nella quale si sentivano solo i suoi tacchi scandire piccoli passi veloci.
L’uomo ebbe un istante di confusione. Tanto meglio, no? Quella maledetta se ne stava andando e lui poteva tornarsene tranquillamente nella sua stanza d’Hotel, riposarsi e aspettare gli ordini di Lupin. Ma chissà cosa diavolo stava tramando … se ne sarebbe davvero andata via in quel modo, senza tentare di mettere in gioco tutte le sue carte per scoprire il loro piano? Forse aveva in mente qualcos’altro. No, non poteva lasciarla scappare e rovinare il loro colpo. S’incamminò dietro di lei, recuperando rapidamente la distanza e rimanendole alle spalle come un abilissimo pedinatore.
<< Se volevi unirti non c’era che da dirlo >> esclamò la donna con tono divertito << e puoi anche avvicinarti, a meno che tu non preferisca il panorama che vedi dietro di me … >> azzardò con un tono di voce a metà tra il sarcasmo e la seduzione; ma qualsiasi cosa uscisse dalle sue labbra a Jigen suonava unicamente come la seconda, e ciò gli dava ancora più fastidio. Avvampò di colpo per l’imbarazzo, imbronciandosi e abbassandosi il cappello sugli occhi per fingere di non averla guardata e la raggiunse con passi pesanti, proseguendo a camminare accanto a lei.
<< Smettila di dire stupidaggini, io non ho alcun interesse in questo. >> volle ribadire con estrema serietà, guardandola con la coda dell’occhio.
<< Che peccato … >> sillabò lei con voce suadente, facendolo arrossire ancora. Avrebbe voluto abbassarsi il cappello tanto da nascondersi completamente, scomparire e ritrovarsi come per magia sul suo letto morbido, nella beata solitudine. Non era più padrone delle sue emozioni, solo con lei provava quel dannatissimo vacillamento che lo faceva sentire un idiota, uno stupido burattino nelle sue mani. Come Lupin, come tutti gli altri uomini … ed era proprio questo che lo faceva impazzire di rabbia. Lui non poteva essere come gli altri, non lui. Doveva controllarsi, doveva restare vigile e impassibile, non poteva permettersi di perdere la ragione per quella maledetta donnaccia; si ripeteva in continuazione, mentre proseguivano a camminare l’uno accanto all’altra.
Entrarono nel primo pub che incontrarono, e qualche minuto dopo si ritrovò al bancone con in mano un bicchiere di bourbon, che aveva preso a fissare intensamente al punto di sentirsi come annegato in quel liquido scuro, accogliente, lontano dalle luci al neon e dalla musica discutibile di quel localino affollato. Non sapeva nemmeno come ci fosse finito e perché. La scusa che aveva seguito Fujiko Mine solo per controllare che non intendesse sventare il loro piano era fin troppo ridicola perché continuasse ad aggrapparvisi. Poggiò il viso tra le mani e tentò di recuperare le sue facoltà mentali per andarsene. Era ancora in tempo. Non si sarebbe dovuto trovare in quel posto, non con lei, non in quel momento. Maledisse la sua vita.
<< Sai Jigen >> fece Fujiko, riportandolo alla realtà proprio mentre il pistolero stava per scendere dallo sgabello e filarsene via con una scusa qualunque << non so cosa stia tramando Lupin, ma vederlo sposarsi non mi ha fatto nessun effetto particolare. >>
<< Mh? >> mugugnò l’ex-gangster, riposizionandosi immediatamente come richiamato da una forza più grande di lui << Che cosa vuoi dire? >>
<< Beh >> iniziò la ladra, bevendo un sorso del suo mojito << credevo che nonostante tutto, vederlo scegliere un’altra donna anche solo per finzione mi avrebbe ferita. Sia chiaro, non ho mai pensato neppure per un istante che lui mi amasse per davvero, insomma, è Lupin; sai com’è fatto. Però … ciò che ho provato è stato semplicemente orgoglio ferito. Sì, mi ha dato fastidio sentirmi messa da parte come una controfigura, sai bene che a me piace essere l’attrice principale. >> prese una breve pausa, seguita da un lento sospiro << Ma niente più di questo. >>
Jigen aggrottò le sopracciglia e si grattò la barba sul mento. << Stai dicendo che dopo tutti questi anni, per Lupin tu non provi nulla? >>
<< Non metterla su questo piano. Voi uomini siete talmente bravi a far sembrare noi le antagoniste della storia, soltanto perché analizzate le cose dal vostro punto di vista. Ti restituisco la domanda: pensi davvero che Lupin mi abbia amata sul serio anche solo per un istante? Mi desiderava, ovvio, mi inseguiva, mi bramava, come si brama un oggetto prezioso. E lui è un ladro, è questo che fa; ciò che vuole se lo prende, lo ruba e se lo mette in tasca. Con me non ha potuto farlo, ed è soltanto per questo che non ha mai smesso di rincorrermi. Io sono un premio, il diamante più inarrivabile, e per questo di altissimo valore, ma che una volta ottenuto finirebbe per essere messo da parte. >>
<< Hai una visione davvero cinica della vita, Fujiko. Però lo ammetto, ciò che dici potrebbe avere un senso. È vero, Lupin è fatto così; ma tu? Non sei diversa da lui, in fondo. Fuggi, torni per dargli delle briciole per poi farti inseguire ancora, ma dove ti porterà tutto questo? Io dico che questo gioco tra di voi è durato fin troppo, siete proprio come due dannati bambini. >> sentenziò il tiratore, prendendo un grosso sorso del suo liquore senza assaporarlo a pieno, solo per fare una pausa da quel discorso così intimo per lei.
La donna sorrise malinconicamente, giocherellando col suo bicchiere. << A me non importa proprio nulla di ottenere l’amore di Lupin. Non lo amo neppure io, e nemmeno lo desidero. Sono una donna della peggior specie, perché lo sfrutto e basta. Faccio ciò che so fare meglio, lo seduco e mi prendo ciò che voglio. Ma poi, sai … in sere come queste provo soltanto una profonda solitudine. Sono stanca. >> concluse, finendo il suo drink in silenzio. Jigen rimase come pietrificato; tutti quegli anni in cui l’aveva odiata nel peggior modo possibile sembravano aver perso di colpo tutto il loro peso, come se si fosse tolto per la prima volta un macigno dalle spalle dopo averlo portato per troppo tempo.
Per la prima volta si chiese chi fosse davvero la donna che aveva davanti, per la prima volta la vide come un essere umano come lui, più fragile di quanto pensasse. Ma ciò che provava non era pena. Era comprensione, sorpresa … interesse. Provò un istinto violento e irrefrenabile di tirarla a sé tra le sue braccia, ora che la vedeva davvero viva, vera, completamente nuda davanti ai suoi occhi, come forse non lo era mai stata in tutta la sua vita davanti a qualcuno.
<< Il fatto è che, per una volta, mi piacerebbe essere amata e basta >> sussurrò lei a bassissima voce, timidamente, quasi non volesse farsi sentire << da qualcuno che ne sia capace. >> proseguì, alzando lo sguardo verso di lui. A Jigen parve la prima volta che i suoi occhi incavati e stanchi si specchiavano davvero nelle iridi color cioccolato di Fujiko, così vive e brillanti … gli parve di coglierne tutte le sfumature, i contorni e gli effetti che la luce dava su di loro. Era talmente bella, la sua Fujiko … tanto bella che a guardarla in quel momento, mentre stava seduta elegantemente su quello sgabello col suo abito rosso scuro, la sua pelle giovane, candida e liscia, le gote e le labbra rosee e morbide, pensò che anche se avesse mai trovato il coraggio di  baciarla avidamente e liberamente, di prendersi ciò che desiderava nell’angolo più buio e dimenticato di sé stesso, ne avrebbe irrimediabilmente rovinato la bellezza. Chi mai avrebbe potuto desiderare un uomo come lui? Rovinato dagli anni, arrugginito e pieno di rughe come i vecchi alberi, dalla barba e i capelli incolti, sempre impregnato dalla puzza di alcool, fumo e polvere da sparo.
Chiuse gli occhi. Si vide allungare una mano verso di lei, trascinarla con forza a sé e prendere possesso delle sue labbra, ma non in modo violento: bensì lento e delicato, quasi dolce, in modo da ricordarne il sapore e il tatto per tutta la vita. Troppe volte aveva fantasticato -contro la sua volontà- su un bacio con Fujiko, o forse anche qualcosa di più, nelle sere in cui la noia lo assaliva e per qualche motivo gli veniva in mente la prima volta che lei aveva cercato di sedurlo, come un ricordo lontano che per qualche ragione custodiva gelosamente dentro la sua testa. Tuttavia, nessuna di quelle volte se lo era immaginato in quel modo; era sempre violento e passionale, tanto da farle male.  
Fujiko … non mi importa di quello che farai domani. Puoi fuggirtene all’alba e rubarmi il portafogli se lo desideri, ma ti prego … questa notte, soltanto questa notte, passala con me.
Quando riaprì gli occhi, chissà quanti interminabili minuti dopo, si ritrovò da solo. Fujiko era già andata via, silenziosa come un’ombra, non l’aveva neanche sentita. Forse aveva pensato che lui si fosse addormentato, immerso com’era in quella divina immaginazione, intontito dall’alcool e dalla stanchezza.
Ma in fondo, era stato meglio così, si disse. Si era fatto tardi e Lupin lo stava aspettando.
Mentre si alzava, con la coda dell’occhio intravide un fazzoletto di carta poggiato sul tavolo, proprio sotto il suo bicchiere vuoto. Lo sollevò delicatamente, aggrottando le sopracciglia; c’era soltanto il segno sbiadito di un bacio stampato col rossetto. Senza pensarci lo strinse avidamente tra le mani, portandoselo al viso e premendolo contro le sue labbra. Profumava di lei.
Lupin, forse adesso capisco cosa provi tenendo in mano un gioiello inestimabile appena rubato.
Lo infilò nella tasca interna della giacca, dove teneva sempre la sua magnum, e uscì dal locale immergendosi nuovamente nella città notturna.
   
 
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