Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Heartakiri    19/11/2021    0 recensioni
Rise di sé stesso: sarebbe stato in grado di affrontare un’orda di giganti proprio lì, in quel momento, ma non sapeva come confrontare una giovane donna dagli occhi blu, né i sentimenti che provava per lei.
“Levi, Levi...” gli aveva detto qualcuno una volta. “sei un soldato eccezionale ed un Capitano brillante. Ma a dirla tutta come essere umano, come uomo, hai davvero tanta strada da fare.”
Patetico.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Okay, ho fatto un casino.  Ho avuto la presunzione di essere in grado di portare avanti una FF di più capitoli. Che sciocca. 

Questa one-shot si è scritta da sola, all’improvviso, mentre cercavo di lavorare a “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce” che è stata prontamente cancellata, per una serie di motivi: 

-Spulciando tra le altre FF, ho notato che si sono davvero tante protagoniste femminili che si chiamano Elise/Elizabeth. Mi dispiace per non averlo visto prima. 

-Non sono capace di mandarla avanti perchè questa OS doveva esserne parte, ma vive meglio come essere indipendente. 

 Vi chiedo però di mantenere la foto di riferimento come rappresentazione della nostra nuova protagonista, Rose. Capirete perchè leggendo. 


Piccolo consiglio: se vi piace accompagnare la lettura ad una canzone, “The Disciple” di Asaf Avidan è la canzone con la quale ho scritto questa one-shot. 

Sono decisamente più soddisfatta di questo lavoro. Buona lettura a tutti! 

 



 

KIMOCHI「気持ち」- Una rosa e le sue spine 
Kimochi: letteralmente “emozione, sensazione, stato d’animo”, esprime una gamma di differenti sfumature di significato. 

I giapponesi tendono a non mostrare in pubblico il loro sentire più profondo e sono culturalmente portati a dare la priorità all’altrui “kimochi”. Il proprio sentire, la propria “kimochi”, non deve essere protagonista assoluta della scena e deve invece venire dopo quella di chi ci è accanto.  

Da WA La via giapponese all'armonia (Vallardi editore, 2018) 

 

 

 Levi era un uomo d’onore. 

Un uomo d’onore con tutti, tranne che con sé stesso.  

Si faceva promesse che non poteva mantenere, si raccontava bugie. Si impediva di essere felice. 

Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. 

Si era convinto che fosse stato tutto casuale, che la sua attenzione fosse stata catturata da una ragazza qualsiasi, che non eccelleva in nessuna delle caratteristiche che lui era solito cercare. 

Così finse di non aver notato i lunghi capelli corvini così simili a quelli in cui affondava il viso nei primissimi ricordi che aveva della sua vita. 

Finse di non aver notato i suoi occhi amorevoli o i gesti materni che rivolgeva ai suoi amici. 

Finse di non vedere nessuna somiglianza tra lei ed il ricordo sbiadito di quell’amore profondo quanto fragile che gli era stato strappato via da bambino. 

Le ragioni del suo cuore Levi le aveva capite fin troppo bene. 

Nonostante la brutale repressione dei suoi sentimenti, non gli ci era voluto molto a capire che la sola esistenza di Rose lo faceva sentire spaesato, inerme, disarmato. Ma a Levi avevano insegnato che la risposta migliore alla debolezza, alla vulnerabilità, fosse il contrattacco: così l'aveva allontanata, l’aveva ignorata, l’aveva disprezzata e ne aveva sminuito le capacità davanti ai compagni più forti di lei. 

Poi, come un bambino capriccioso, aveva iniziato a desiderare ardentemente ciò che gli era stato negato, anche se a negarselo era stato lui stesso. 

Da quando si erano trasferiti nel vecchio quartier generale la presenza di Rose era diventata costante, soffocante a tratti, e lui era ogni giorno più affamato. 

Affamato di una parola, un contatto. 

Se prima il suo coinvolgimento si era limitato a sguardi fugaci che si ripetevano più volte, adesso il bisogno che lei lo vedesse come lui vedeva lei si era fatto insistente, ossessivo. 

Rise di sé stesso: sarebbe stato in grado di affrontare un’orda di giganti proprio lì, in quel momento, ma non sapeva come confrontare una giovane donna dagli occhi blu, né i sentimenti che provava per lei. 

“Levi, Levi...” gli aveva detto qualcuno una volta. “sei un soldato eccezionale ed un Capitano brillante. Ma a dirla tutta come essere umano, come uomo, hai davvero tanta strada da fare.” 

Patetico. 

 

 

 Quella notte, nel giardino del vecchio quartier generale del Corpo di Ricerca, mentre tutti si divertivano alla festa di compleanno di Hanji (che aveva imposto come unica regola il non indossare la divisa), complice uno dei pochissimi bicchieri di vino della sua vita, Levi aveva realizzato due cose molto importanti: la prima quando, affacciatosi alla finestra a cui era appoggiato, aveva visto Rose raggiante, danzare sorridente nei suoi abiti da civile.  

Era innamorato di lei.  

Aveva accolto i suoi sentimenti con inaspettata serenità e si era fatto cullare dagli stessi al ritmo della musica, le risate, i piedi che battevano sul prato. 

Si era sorpreso a rimuginare su quanto gli sarebbe piaciuto vederla più spesso così spensierata, con quel delizioso vestito ocra, oppure senza. 

A quella vista, i muscoli del suo viso avevano deciso, tutti insieme nello stesso istante, di abbattere qualsiasi barriera eretta in anni ed anni di autocontrollo ed impenetrabilità: le aveva sorriso. 

Ma era stato pochi istanti dopo, quando lei si era girata ed aveva ricambiato il suo sorriso, che la seconda realizzazione lo aveva dolorosamente travolto: non sarebbe mai stato in grado di darle tutto questo; ballare con i piedi scalzi nell’erba umida, ridere dimenticandosi degli orrori del mondo. 

Non poteva privarla della sua gioventù, delle sue esperienze. Non poteva costringerla ad assumersi la responsabilità di raccogliere i suoi cocci e rimetterli insieme. Perché questo era Levi: un minestrone di tragedie che avevano dato vita ad una macchina spietata. 

Come avrebbe potuto mettere il suo egoistico desiderio prima della felicità di Rose? 

Aveva perciò preso l’unica decisione possibile: sarebbe stato la spina più feroce del suo bellissimo stelo, l’avrebbe protetta da tutto, avrebbe abbattuto tutti i giganti del mondo per tenerla al sicuro e preservarne la delicata purezza. 

Ma lei non avrebbe mai dovuto saperlo. 

Si era allontanato dalla finestra ed era tornato nella sua stanza con l’amara quanto ferma consapevolezza che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui si era permesso di amarla. 

L'ultima, almeno per quella notte. 

Al giorno seguente ci avrebbe pensato poi. 

 







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Fine. 

Fine? Dipende da voi. 

Questo è l’unico modo in cui io riesco ad immaginare questa storia: maliconica, inconclusa.  

Ma spesso mi succede, dopo aver letto una FF così, di volerla continuare. Se succede anche a voi, siete liberissimi di farlo. Continuatela come meglio credete (fatemi sapere se lo fate!), mi farebbe davvero davvero piacere leggere finali alternativi. 

Buona scrittura a tutti! 

  
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