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Autore: Maryfiore    24/11/2021    1 recensioni
Rispetto: solo questo li legava.
Un profondo rispetto reciproco che - dopo la notte antecedente alla 57° spedizione all'esterno delle Mura - tornarono a manifestare apertamente di fronte agli altri membri della Squadra.
Inchino, saluto, ossequi.
Ed erano di nuovo un Capitano e la sua sottoposta.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Petra Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Levi non amava Petra.

Non sapeva neanche cosa volesse dire amare: nessuno glielo aveva mai insegnato. Levi non sarebbe mai stato in grado di amare Petra, né qualsiasi altra persona. Il suo cuore, ormai arido e freddo come una landa di ghiaccio, lo aveva reso incapace per sempre di imparare.

Levi Ackerman e Petra Ral non si amavano.

Erano solo un Capitano e la sua sottoposta. A volte erano solo due persone che si sedevano in silenzio allo stesso tavolo e sorseggiavano un tè assieme; a volte erano solo due membri del Corpo di Ricerca che combattevano fianco a fianco come compagni d'armi.

A volte erano solo un uomo e una donna che trascorrevano le notti insonni nello stesso letto, alla disperata ricerca di quel piccolo sprazzo di piacere che la vita offriva loro; alla ricerca di una normalità illusoria, di una valvola di sfogo per scacciare via la rabbia, l'angoscia e i pensieri di morte.

Alla ricerca di un modo per sentirsi vivi.

Levi non amava Petra, ma quella specie di loro tacito contratto era vantaggioso e faceva fatica a distaccarsene.
Quando stava insieme a lei sentiva il calore di un'altro corpo sotto le mani, quel calore diventava anche il suo e si scaldavano entrambi. Sentiva il suo fiato umido sulla pelle, le loro ossa che si scontravano, tendini e muscoli che si flettevano, il ritmico pulsare delle arterie alla base del collo e il cuore di lei che batteva, intenso e volce, contro il proprio petto. Levi non si era mai sentito tanto aggrappato alla vita come in quei momenti.

Levi non amava Petra, ma pensava che Petra fosse oggettivamente una persona molto amabile. Era gentile, cortese, calma, ponderata e una delle persone più leali che avesse mai conosciuto, con un forte senso del dovere e una razionale caparbietà che tirava fuori nelle situazioni più critiche.

In più sorrideva spesso. Troppo, per essere una veterena spettatrice di morti e distruzione.

Levi non poteva amare Petra.

Non avrebbe potuto nemmeno se avesse saputo o voluto farlo.

Erano soldati, e lì fuori c'era un mondo che rivendicava protezione, che pretendeva il loro coraggio e, se era necessario, le loro vite. Non c'era illusione che tenesse contro quella realtà: non c'erano sicurezze, non c'erano promesse e non c'era nulla di solido su cui poter costruire qualcosa.
Non aveva niente da offrirle se non qualche nottata di distrazione.

Il resto erano torri di fumo.

Levi non era un tipo molto attento ai bisogni degli altri, ma Petra era una brava persona e aveva deciso che si meritava i suoi sforzi. Aveva sempre fatto in modo che ogni notte trascorsa insieme fosse per lei piacevole almeno nella stessa misura in cui lo era per lui. Con il tempo aveva memorazziato precisamente i punti da colpire e le corde da sfiorare.

Levi non amava Petra. Era solo uno strumento che gli piaceva suonare.

Rispetto: solo questo li legava.
Un profondo rispetto reciproco che - dopo la notte antecedente alla 57° spedizione all'esterno delle Mura - tornarono a manifestare apertamente di fronte agli altri membri della Squadra.

Inchino, saluto, ossequi.

Ed erano di nuovo un Capitano e la sua sottoposta.

Quel giorno, la seconda volta che Levi vide Petra, lei era inginocchiata contro il tronco insanguinato di un albero, gli occhi vacui e il collo spezzato.

Levi si era soffermato a guardarla quando era tornato nella foresta per rintracciare i cadaveri. Era rimasta nella stessa posizione: ginocchia a terra, torso accasciato al tronco, braccia penzolanti lungo i fianchi, testa reclinata, bocca dischiusa e gli occhi ambrati - ancora aperti - rivolti verso l'alto. Ogni dettaglio di quella posa la rendeva un'immagine bellissima e disturbante; sembrava una farfalla appuntata con gli spilli su una tela, incorniciata dai bagliori dell'attrezzatura per il movimento tridimensionale.

La scintilla vitale che tanto aveva agognato in lei... sparita.

Non c'era stato tempo per piangerla, bisognava fuggire. Senza scomporsi, si era avvicinato a chiuderle gli occhi, l'aveva presa tra le braccia, avvolta in un lenzuolo e adagiata su un carro, così come tutti gli altri. Doveva portare il corpo alla famiglia, le avrebbero dato una degna sepoltura... e una tomba davanti alla quale avrebbe potuto rivolgerle l'ultimo saluto.

Ben presto, anche quella prospettiva svanì.

Erano inseguiti. Dovevano andare veloci... più veloci.

- Gettate i cadaveri a terra. -

Levi sentì la sua voce pronunciare quelle parole come se non gli appartenesse davvero. Il tempo scorreva troppo veloce e la sua mente doveva tenere il passo. Troppi avvenimenti in rapida successione, non c'era tempo per pensare, non c'era tempo per esitare, non c'era tempo, non c'era tempo, non c'era tempo...

Non ci sarebbe stata nessuna salma davanti alla quale portare dei fiori.

Aveva pensato che non l'avrebbe più rivista, e che il pensiero di lei lo avrebbe abbandonato seguendo il solito corso naturale delle cose, invece la vide di nuovo quella stessa notte. Era nella stessa foresta, distesa su un fianco ai piedi dello stesso albero, con gli occhi placidamente chiusi.

Sembrava semplicemente addormentata, così come aveva avuto occasione di vederla altre volte.

Ma era impossibile: i suoi occhi l'avevano vista con il viso imbrattato di sangue e gli arti irrigiditi nell'abbraccio della morte. Prima che se ne rendesse conto era inginocchiato su di lei.

- Petra. - Sussurrò il suo nome come una preghiera.

Le sue palpebre si schiusero lentamente e due occhi ambrati, pieni di vita, lo guardarono. - Capitano Levi. -
L'uomo sentì una fitta glaciale trapassargli il petto da parte a parte.

- Dove siamo? -

Nella mia testa.

Da nessuna parte - rispose.

- La missione - disse con voce flebile, - Cosa è successo? -

Levi le scostò delicatamente i capelli dal volto. - Niente, non importa adesso. Riposa. -

- Un vero soldato non riposa mai. Lei lo diceva sempre... -

- Non sei più un soldato, Petra. -

Si guardarono in silenzio per qualche munito, poi Levi vide un lampo di consapevolezza attraversarle lo sguardo.

- Capisco... -

Delicatamente, le mise una mano sugli occhi. - Dormi ora. -

- Capitano Levi? -

Lui scosse la testa. - Solo Levi. -

- Levi. -

Suonava così diverso il suo nome, pronunciato da lei in quel modo.

- Ho... adempiuto al mio dovere? Ho combattuto? -

- Fino all'ultimo. -

Un lieve sorriso le increspò le labbra e Levi sentì i suoi occhi chiudersi sotto le sue falangi. All'improvviso sia l'albero che il viso di Petra erano di nuovo sporchi di sangue, esattamente come doveva essere. Sollevò il suo corpo rigido e lo strinse a sé, cullandola come se fosse una bambina.
In realtà lo era davvero... giovane, così giovane...

Levi non amava Petra, ma in qualche modo si sentiva responsabile dei suoi sogni e delle sue speranze stroncate.

A quanto pareva l'unico luogo in cui gli era permesso piangere i suoi compagni era nei suoi sogni. Ma Levi aveva smesso di piangere già molto, molto tempo fa. In quel momento aveva gli occhi aperti, fissi e asciutti, mentre ascoltava il suo cuore creparsi contro quello immobile di Petra.

- Va' a prendere la tua aureola - si piegò a sussurarle all'orecchio un'ultima volta, - Se gli angeli esistono c'è un posto tra loro che ti attende. -

Inchino, saluto, ossequi.

Forse Levi aveva davvero amato Petra...
E non se ne era mai reso conto.

   
 
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