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Autore: ChrisAndreini    24/11/2021    0 recensioni
Misaki pensava che quello sarebbe stato l'inizio del più bel capitolo della sua vita, invece si trova catapultata in un incubo dal quale non vede via d'uscita.
Un hotel a 5 stelle isolato dal mondo, 16 studenti di enorme talento, un orso pazzo telecomandato da non si sa chi, tantissime regole che possono farti ammazzare e una sola che è davvero importante: Se vuoi uscire devi uccidere. E attento a non farti beccare.
Tra eventi con gli amici, freetime, omicidi, class-trial e moventi sempre più pericolosi, Misaki dovrà fare del suo meglio per restare in vita e proteggere le persone più care.
Ma attenzione, le apparenze raramente si rivelano realtà.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Monobear, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Chapter 3: Tied up with a friendship bracelet

Hotel Life


Misaki non riusciva ad addormentarsi.

E non solo per il tremendo processo del giorno prima, che si era protratto fino a ben oltre l’orario notturno, ma anche per la rivelazione che Nowell le aveva fatto subito dopo di esso.

Continuava a riviverla nella mente.
 

-Aspetta, aspetta… noi stavamo… anniversario di… eravamo una…- Misaki non aveva saputo cosa dire, ed era arrossita fino a diventare del colore della giacca del ladro davanti a lei.

-Stavamo insieme, anniversario di quando avevamo iniziato a stare insieme, eravamo una coppia- Nowell aveva confermato i suoi dubbi, a bassa voce, concludendo per lei le frasi.

Quindi, come nei peggiori cliché, avevano letteralmente finito le frasi l’uno dell’altro. Era una prova più che sufficiente per confermare che erano una coppia.

Oh cielo, Misaki non riusciva a crederci!

E non sapeva minimamente come reagire alla notizia. La sua mente era andata in corto circuito. Aveva iniziato a fissare la polaroid come se potesse darle la risposta.

Nowell, capendo il suo dramma interiore, gliel’aveva ripresa dalle mani, e se l’era infilata nella tasca della giacca.

-Senti, non… non te l’ho detto per tornare insieme o altro…- si era affrettato a spiegare, non guardandola negli occhi.

Misaki aveva sentito una punta di delusione alla base dello stomaco.

-Ah no?- aveva chiesto, cercando di non far capire che fosse delusa. Non doveva essere delusa. Nowell era un ragazzo in gamba, e lei si sentiva effettivamente molto attaccata a lui, ma lo conosceva solo da qualche giorno, dopotutto. Giorni pieni di ansia, omicidi e processi di classe. Era poco appropriato pensare ai sentimenti in quella situazione.

Fuori di lì, forse…

-No, il passato è passato e abbiamo dimenticato tutto, quindi non conta. Te l’ho detto perché mi sembrava giusto informarti. Le polaroid di River, Godwin e Alan mi hanno fatto pensare- Nowell aveva assunto un’espressione riflessiva, e Misaki si era messa sull’attenti, improvvisamente meno imbarazzata a fronte di una teoria che avrebbe potuto aiutarla a capire i ragionamenti di Monokuma.

-In che senso?- aveva indagato, curiosa, e riflettendo a sua volta.

-Erano estremamente collegate tra loro, e sembravano dare un motivo proprio di uccidere Kismet. Ci sono due possibili opzioni riguardo a questa cosa: o Monokuma ha elaborato delle polaroid del genere per varie coppie, e Alan ha agito prima degli altri…- Nowell aveva iniziato ad illustrare le sue teorie. A Misaki era venuto un brivido lungo la schiena.

-Se così fosse sarebbe solo questione di tempo prima che qualcun altro agisca- aveva capito la sua preoccupazione.

-Esatto. Siccome nella mia polaroid c’eri tu, ho pensato che magari anche tu avevi qualcosa a che fare con me. Magari io sarei quello che dovrebbe uccidere per salvarti a fronte del nostro precedente rapporto, e magari… non so… Leland ti ha fatto qualcosa?- aveva ipotizzato Nowell, non guardandola negli occhi.

-Leland? Perché Leland?- aveva chiesto Misaki, inarcando un sopracciglio. 

Le orecchie di Nowell si erano fatte nuovamente rosse.

-Non so, ipotizzavo. Ti gira sempre intorno- aveva alzato le mani in segno di resa. Misaki non era riuscita a trattenere una risatina.

-No, non ho nessun ricordo con Leland. In realtà non penso che la mia polaroid centri in qualche modo con nessuno di noi studenti rimasti. Forse Monokuma non le ha elaborate a gruppi di tre. Dopotutto Chap ne ha una dove affronta Sophie ad una gara di barzellette. Sembra parecchio innocua- Misaki era tornata all’argomento principale, cercando di non pensare al proprio ricordo. Non aveva la minima intenzione di pensare al proprio ricordo!

Nowell era tornato pensieroso, un po’ preoccupato.

-Se Monokuma non ha puntato a polaroid di gruppo… allora scatta la mia seconda ipotesi- non sembrava molto felice all’idea.

-Ovvero?- Misaki gli si era avvicinata, pendendo dalle sue labbra.

-Domattina incontrami alla sala bimbi, prima di colazione- Nowell non aveva però continuato il suo pensiero, si era alzato, e se n’era andato, lasciando Misaki completamente sola con i suoi dubbi e le nuove consapevolezze.

Tsk, che modi! Non si trattava così la propria ex ragazza!

 

-Buoooongiorso a tutti quanti! Sono le sette del mattino. Preparatevi ad un’altra grandiorsa giornata!- l’annuncio di quel mattino aveva una leggera modifica, che Misaki non apprezzò minimamente. Ma quante battute su orsi si era preparato Monokuma per tediarli completamente?!

Misaki aveva dormito qualcosa come tre ore… massimo, quindi era più morta che viva quando si alzò dal letto per vestirsi in fretta e poi dirigersi al secondo piano, dove Nowell le aveva dato appuntamento.

Prima di arrivare alle scale, però, venne attirata da delle urla al piano di sotto, e aveva talmente i nervi a fior di pelle per quanto accaduto che si svegliò completamente, e si diresse in direzione delle voci, al piano terra, sperando di non trovare un altro cadavere.

Per fortuna c’era solo un omicidio in corso.

…aspetta, cosa?!

-Che succede qui?!- chiese, sconvolta, entrando nella sala da pranzo, dove Winona stava agitando un coltello contro River, che era seduto a terra e completamente impassibile.

Godwin era appiccicato al muro, terrorizzato. Pierce osservava la scena con disinteresse totale, bevendo caffè, mentre Midge, la quale era di turno per cucinare, aveva lasciato cadere il vassoio per la sorpresa e tremante stava raccogliendo i cocci di vetro.

Era stranissimo non vedere Alan, sempre il primo in cucina, ma non era il momento di pensare al passato.

Misaki si frappose immediatamente tra Winona e River, faccia a faccia con la giornalista, che sembrava davvero fuori di sé.

-Che stai facendo?- chiese alla ragazza, che ritirò il coltello al petto, ma non smise di guardare storto il medium, che però aveva lo sguardo basso.

-Sto solo intimando l’assassino di stare lontano da me!- esclamò Winona, furiosa.

Non sembrava neanche più lei.

Misaki aveva imparato ad associarla ad una ragazza solare, un po’ esuberante e per niente capace di farsi i fatti propri, ma non credeva l’avrebbe mai vista perdere il controllo in quel modo.

-Assassino?- chiese Misaki, sorpresa, lanciando un’occhiata a River, che non cercava neanche di difendersi, e rimase inerte come una bambola di pezza.

-Ha lasciato Kismet morire! È un assassino quanto Alan, e merita di pagare per i suoi crimini!- spiegò Winona, a voce sempre più alta, facendo irrigidire Misaki al pensiero.

Non aveva tutti i torti, dopotutto. Sebbene il suo intento fosse di difendere l’amico, River aveva lasciato Kismet morente in sala bimbi. E aveva cercato di condannarli tutti solo per salvare Godwin, esattamente come aveva fatto Alan.

Misaki esitò, senza sapere cosa dire per placare gli animi, e venne tratta in salvo dall’arrivo di Chap e Sophie, giunte di corsa ancora mezze addormentate.

-Wo, wo! Che stai facendo?!- chiesero entrambe, nello stesso istante, rivolte verso Winona. Chap si mise a difesa di Misaki, mentre Sophie cercò di prendere il coltello dalle mani della giornalista.

Erano molto più reattive di quanto Misaki si sarebbe aspettata.

-Non mi toccare!- ma Winona fu ancora più reattiva, perché schivò il tentativo di Sophie e la spinse via, rischiando di farla cadere a terra.

Chap intervenne in aiuto dell’amica, e con lo sforzo di entrambe, riuscirono a disarmare Winona.

Misaki era congelata sul posto, incapace di agire.

-State davvero difendendo un assassino?!- si indignò Winona, indicando River, ancora immobile a terra.

-Assassino?- chiese Chap, sorpresa, tenendo ferma la giornalista, e lanciando uno sguardo verso Misaki.

-Stavamo difendendo Misa Misa!- le diede corda Sophie, che teneva il coltello con attenzione, avvicinandosi alla friendship maker e controllando le sue condizioni.

-Non le avrei fatto niente! Stavo puntando a River!- si difese Winona, lamentosa.

-Fate talmente tanto casino che vi si sente dalle camere insonorizzate. C’è bisogno di urlare?- l’arrivo di Leland attirò l’attenzione della sala.

Il suo volto infastidito si allarmò immediatamente quando notò la scena, con Winona immobilizzata, e Sophie con un coltello vicino a Misaki. Corse dalla ragazza strappando il coltello dalle mani di Sophie.

-Che avevi intenzione di fare?!- chiese a Sophie con sguardo assassino. La ragazza alzò le mani in segno di resa e indietreggiò.

-Stavo vedendo come stesse Misaki, Winona la stava minacciando con un coltello!- si difese, indicando la giornalista.

-Stavo puntando a River l’assassino!- si difese lei.

Leland lanciò uno sguardo a tutti i membri del litigio.

-Va bene, non voglio intromettermi, ma questo lo prendo io- si diresse in cucina per posare il coltello, e senza la minaccia imminente, gli animi si acquietarono un po’.

Misaki era completamente scombussolata, e come prima cosa porse una mano a River per aiutarlo ad alzarsi. Lui la guardò qualche secondo, poi si alzò da solo, e si diresse in fondo alla stanza, senza dire una parola.

-Ecco, bravo! Vattene! E cerca di non farti più vedere!- gli gridò dietro Winona, ancora estremamente arrabbiata con lui, ma anche tenuta ferma da Chap, molto più forte di quanto si potesse pensare.

-Perché ce l’hai tanto con lui?- le chiese la comica, lanciando al medium un’occhiata dispiaciuta.

-Come “perché”?! Ha ucciso Kismet!- spiegò Winona, furente.

-Non l’ha uccisa lui- provò ad obiettare Godwin, con voce tremante. Forse le due ragazze non lo sentirono perché la sua voce era troppo bassa. O forse semplicemente lo ignorarono.

-Che dici? È stato Alan a uccidere Kismet, giusto?- Chap si rivolse a Misaki, una delle più attive durante il processo, che annuì appena.

-Ma lui l’ha lasciata a morire! È colpevole quanto Alan e Godwin!- Winona lanciò un’occhiataccia anche in direzione di Godwin, i cui occhi si fecero immediatamente lucidi, e sembrò sul punto di scoppiare a piangere.

Misaki poteva capire l’astio nei confronti di River, ma non aveva il minimo senso prendersela anche con Godwin.

-Non esagerare, Winona! Godwin non ha niente a che fare con l’omicidio di Kismet! Non ucciderebbe mai nessuno- si erse a difesa del filantropo, che sembrava già abbastanza devastato senza che gli venissero lanciate accuse completamente false.

Winona non rispose, e distolse lo sguardo dalla ragazza, liberandosi con uno strattone dalla presa di Chap.

-Fatto sta che qui c’è qualcuno di pericoloso che ci voleva condannare tutti, e non voglio che resti libero di uccidere altre persone solo per salvarne una!- insistette poi, tornando a concentrarsi su River.

-Che proponi di fare, legarlo?- chiese Sophie, come se l’idea fosse assurda.

-Forse! Non sarebbe male come idea- Winona si mostrò interessata.

Pierce, che aveva osservato tutta la scena con divertimento sempre crescente, ridacchiò.

-Che ci trovi di buffo?!- si irritò Winona, lanciando un’occhiataccia anche a lui.

-Nulla, solo che mi sembra stupido pensare che River sarebbe capace di uccidere qualcuno dopo quello che è successo. Sarebbe troppo ovvio, e poi il gioco sarebbe noioso. Inoltre sarebbe il primo sospettato. Non è così stupido da tentare una cosa del genere- osservò, logico, finendo il caffè e facendo cenno a Midge di portargliene un altro.

La gioielliera, che nel frattempo era riuscita a riprendere tutti i cocci di vetro, sobbalzò e ne fece ricadere la maggior parte a terra.

Ora che la situazione con River si era leggermente calmata, Misaki si affrettò ad aiutarla.

-Grazie- sussurrò appena Midge, guardandola come se fosse un angelo sceso in terra.

-E dovremmo lasciarlo libero? Anche se non ammazza nessuno, ha comunque lasciato morire qualcuno, e deve pagare per i suoi crimini!- insistette Winona.

-Onestamente in questa situazione disperata non me la sento di giudicare- Pierce alzò le spalle e lasciò cadere l’argomento, per poi rivolgersi a Godwin -Dixon, più tardi raggiungimi in infermeria. Ti faccio un esame del sangue approfondito- gli diede appuntamento, prima di alzarsi senza neanche prendere il secondo caffè, e dirigersi tranquillamente fuori dalla stanza.

-Non così in fretta!- lo fermò una vocina irritante che nessuno avrebbe voluto sentire tanto presto.

Godwin sobbalzò e si spalmò nuovamente contro il muro. Sophie e Chap si strinsero l’una all’altra spaventate, mentre Winona lanciò un’occhiataccia al proprietario della voce.

Leland fece spuntare la testa fuori dalla cucina, preoccupato, e non uscì del tutto.

Midge face cadere per la terza volta tutto ciò che era riuscita a recuperare con l’aiuto di Misaki, che dal canto suo si irrigidì completamente.

Gli unici a non battere ciglio furono River e Pierce. Il primo ancora in fondo alla sala sembrava non essersi nemmeno accorto dell’arrivo dell’orso malefico. Il secondo rimase fermo sul posto, e non lo guardò nemmeno.

-Fammi indovinare, hai aperto un nuovo piano?- chiese a Monokuma, impassibile.

-Sto aspettando che tutti voi vi raduniate per annunciarlo, ma sì! Non dirò qual è finché non sarete tutti qui!- Monokuma ridacchiò per il suo dispetto. Pierce sospirò, irritato, e si risedette al proprio posto, lanciando un’occhiata a Midge per incoraggiarla a portare il secondo caffè.

Midge corse in cucina per scappare dall’orso, che rimase seduto tranquillo e si guardò intorno.

-Che musi lunghi, è morto qualcuno per caso? Oh, giusto. Già quattro persone, upupupupu!!- rise sguaiatamente alla propria battuta, e un brivido passò attraverso tutti gli studenti nella sala.

Misaki adocchiò la porta. Nowell la stava ancora aspettando al terzo piano, probabilmente.

-Vado a chiamare gli altri- si offrì, indicando la porta, ma prima che Monokuma potesse obiettare o darle il permesso, qualcuno fece il suo ingresso, e non sembrava di buonumore.

-Oh, eccoti, Misaki, ti stavo aspettando!- Nowell l’adocchiò immediatamente, e la guardò a braccia incrociate.

-Scusa, ma avevo sentito urlare, e ho pensato…- Misaki iniziò a giustificarsi, un po’ imbarazzata, ma si rese conto che non sembrava riuscire a guardare il ladro negli occhi senza arrossire fino alla punta delle orecchie.

Nowell sembrò piuttosto deluso dal suo imbarazzo.

-Non mi stai evitando, vero?- chiese, un po’ preoccupato, abbassando la voce e avvicinandosi. Non sembrava essersi accorto né degli altri studenti nella stanza, né tantomeno di Monokuma.

-Mai sentito parlare di spazio personale, ladruncolo? Non vedi che la metti a disagio avvicinandoti così tanto?- lo provocò Leland, uscendo dalla cucina e avvicinandosi ai due ragazzi.

Misaki aprì la bocca per obiettare, ma Nowell fu più veloce.

-Perché non lasci che sia Misaki a difendersi? Se le do così fastidio con la mia presenza non penso che si faccia problemi a dirmelo, senza aver bisogno di un tramite- rispose alla provocazione di Leland, affrontandolo di petto.

Misaki provò nuovamente ad obiettare, ma Leland parlò prima che potesse farlo lei.

-E oltretutto dove la stavi aspettando, per fare cosa?- indagò, sospettoso.

Nowell non si scompose, e replicò prima che Misaki potesse difenderlo.

-Non sono affari tuoi. E non l’ho di certo obbligata a raggiungermi lì, vero Misaki? …Misaki?- quando finalmente uno dei due si decise a far parlare lei, Misaki se n’era già andata, si era seduta in un tavolo il più lontano possibile dai due, e aveva iniziato a chiacchierare con Midge che era tornata nella sala con alcuni caffè.

-Tsk, testosterone- borbottò tra sé, infastidita dal comportamento di entrambi i ragazzi.

-La giapponese è richiestissima a quanto vedo- ridacchiò Monokuma, adocchiandola con l’occhio rosso che brillava.

Misaki si sentì parecchio inquietata da quello sguardo penetrante, e cercò di sottrarsene.

-Non per mia scelta. E di certo non nel modo che vorrei- rimbrottò i due ragazzi che stavano litigando per lei, che ebbero la decenza di zittirsi e apparire colpevoli.

Prima che potessero difendersi o scusarsi, nella sala arrivarono le ultime persone mancanti, Naomi e Brett, quest’ultimo che sembrava stare inseguendo la prima, molto irritata e come sempre con il volto disgustato dalla vita.

-Non capisco perché ti comporti così dopo quello che è successo ieri!- si stava lamentando Brett, irritato a sua volta, e probabilmente per motivi giustificati.

-Non è successo nulla ieri, e ora stai zitto!- l’esclamazione di Naomi era chiaramente la fine della conversazione, e sembrava essere giunta in mensa proprio per evitare di continuare a parlare con l’idraulico, che aprì la bocca per obiettare, ma poi la richiuse, mordendosi il labbro inferiore, e decise di non insistere.

Si sedette in un tavolo isolato, completamente lontano da chiunque altro.

Naomi prese un caffè, e si sedette dall’altra parte della stanza, impassibile.

Qualsiasi cosa fosse successa tra i due prima dell’omicidio, era probabilmente molto più grossa di quanto gli studenti avrebbero potuto immaginare.

Ma non era il momento di indagare, perché Monokuma si mise in piedi sul tavolo e si sgranchì la voce.

-Bene! Ora che ci siete tutti, è il momento di fare il mio annuncio. Prova microfono, prova microfono. Perfetto! Visto che siete stati in grado di risolvere anche lo scorso omicidio, ho deciso di premiarvi con l’apertura di un nuovo piano dell’hotel!- annunciò, con enfasi.

-La biblioteca?! Ti prego apri la biblioteca!- esclamò Sophie, saltellando sul posto, eccitata.

-No! Lasciami finire. Il piano in questione sarà il piano sotterraneo. E BASTA! Sono sicuro che sarà una doccia fredda per molti di voi upupupupupu!- e con questa specie di battuta che nessuno capì, Monokuma sparì nel nulla come al solito.

-Il piano sotterraneo dovrebbe essere la piscina interna e la spa- rifletté Leland, ricordando i dettagli della piantina dell’hotel che avevano trovato durante la prima esplorazione.

-Ohhhh, ecco perché la doccia fredda! Bleah, che pessime battute!- borbottò Chap, scuotendo la testa.

-Ehi, le mie battute sono straorsinarie!!- si lamentò Monokuma, ricomparendo un secondo per poi sparire nuovamente.

-No, non lo sono, ma vabbè- Chap lasciò perdere, e si alzò per iniziare a dirigersi ad esplorare.

-Aspetta, facciamo come al solito ed esploriamo in gruppo?- chiese Sophie, prendendola per un braccio sia per interromperla che per prenotarla in modo da esplorare insieme. Quelle due erano davvero inseparabili.

-Siamo rimasti in 12, quattro gruppi da tre o sei gruppi da due, o tre gruppi da quattro o due da sei… ci sono parecchi modi di dividerci in gruppi- rifletté Pierce, in tono divertito.

-Io sono da sola, grazie mille- Naomi si alzò ed uscì dalla stanza senza neanche dare il tempo a qualcuno di fermarla o obiettare.

-Peccato, 11 è un numero primo indivisibile- osservò Pierce, finendo la terza tazza di caffè.

-Anche io andrò da solo. È meglio per tutti- River, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, seguì le orme della cantante lirica e uscì dalla stanza attraverso la sala da ballo, a testa bassa ma con tono freddo.

Godwin fece un inconscio movimento come a seguirlo, ma poi si trattenne, e rimase sulle sue.

-E rimasero in dieci. Cinque gruppi da due?- chiese Pierce, che si stava davvero divertendo a fare il mago matematico.

-Ha ancora senso dividersi in gruppi? Anche io vado da sola. Non voglio avere a che fare con nessuno di voi!- borbottando insulti tra sé e sé, anche Winona abbandonò la sala.

-Nove. Possiamo solo fare tre gruppi da tre… ma lasciamo stare, tanto so che nessuno vuole avere a che fare con me. Vi saluto, gente. Dixon, dopo l’esplorazione, vieni in infermeria, voglio farti delle analisi approfondite- e con quasi le stesse parole di prima, Pierce si congedò, stavolta senza essere fermato da Monokuma.

-Va bene, ho capito l’antifona. Io e Chap andiamo insieme- Sophie, che aveva tenuto Chap per il braccio tutto il tempo, scosse la testa e uscì con l’amica.

-Misaki…- in contemporanea, la friendship maker venne chiamata da due voci maschili, appartenenti a Leland e Nowell, che però decise di ignorare.

-Midge, vieni con me, come al solito?- chiese all’orafa, che non si aspettava di essere chiamata in causa, ma sorrise radiosa quando Misaki si propose.

-Certo! Certo! Con tantissimo piacere!- esclamò, eccitata -Aspetta solo un secondo che metto a lavare le tazze- sparì in cucina con il vassoio pieno di piatti sporchi, e prima che Misaki potesse seguirla per aiutarla, venne presa per il polso da Nowell.

-Amicona, per quando riguarda quello che volevo farti vedere…- cominciò a parlare di qualsiasi cosa ci fosse in sala bimbi.

Effettivamente era stato maleducato da parte di Misaki non presentarsi all’appuntamento, quindi decise di ascoltare cos’aveva da dire.

Purtroppo Leland era ancora sul piede di guerra.

-Ancora ad invadere il suo spazio personale? Cos’hai di tanto segreto da dirle?!- si mise in mezzo, facendo lasciare la presa al ladro, che sbuffò, irritato.

-Ne parliamo dopo pranzo, okay?- si fece promettere da Misaki, che annuì.

-Sei davvero irritante!- insultò poi il critico, prima di superarlo per uscire dalla stanza ed esplorare da solo.

-È lui ad essere irritante- borbottò il critico, per poi rivolgersi a Misaki -Misaki, ti va se…- iniziò a proporle, con voce improvvisamente più calma, ma la ragazza si era stancata di quei litigi da ragazzini.

-No, non mi è affatto piaciuto il comportamento di entrambi, quindi non ho voglia di esplorare il piano sotterraneo con te- rispose immediatamente, questa volta interrompendolo lei, e guardandolo storto.

Leland aprì la bocca per obiettare, offeso, ma poi la richiuse, e sospirò.

-Capisco- cedette quasi immediatamente, guadagnandosi qualche punto, per poi avviarsi all’uscita -Però stai attenta al ladro, non è una persona affidabile- disse infine, con enfasi, prima di chiudersi la porta alle spalle.

Nella sala, oltre a lei, erano rimasti solo Godwin e Brett. Il primo ancora attaccato al muro, che sembrava farsi piccolo piccolo. Il secondo seduto al tavolo, a testa bassa.

Misaki si avviò da Godwin, mettendolo in cima alla lista delle priorità.

Dopotutto aveva appena perso il suo più caro e vecchio amico, in un modo davvero orribile.

-Godwin, stai bene?- chiese, pentendosi immediatamente della domanda. Che razza di domanda era?! Era ovvio che Godwin non stesse bene. Stava anche morendo lentamente, maledizione!

Godwin annuì appena.

-C’è chi sta peggio, non posso lamentarmi- rispose, senza guardare Misaki negli occhi.

-Godwin, con tutto il rispetto, ma credo che tu sia la persona con più diritto a lamentarsi dell’intero hotel- gli fece notare Misaki, il cui maggiore dramma personale al momento, oltre a dover sopravvivere, era capire cosa fare con Nowell e Leland. Lei no che non aveva il diritto di lamentarsi.

-Non mi piace lamentarmi- Godwin scosse la testa, e si staccò dal muro per avviarsi, lentamente, verso l’uscita.

Misaki avrebbe voluto fermarlo, proporgli di unirsi a loro per l’esplorazione, ma intuì che al momento preferiva di gran lunga restare solo. Decise di non insistere, e si avviò invece verso Brett, che non aveva sollevato la testa da quando si era seduto a quel tavolo.

-Ehi, Brett. Tutto bene?- chiese, questa volta con molta più incertezza. Non aveva interagito molto con l’idraulico da quando erano finiti tutti quanti in quella situazione.

Però al momento era così miserabile che le sembrava crudele non interessarsi alla sua situazione.

E poi era curiosa di sapere cosa fosse successo tra lui e Naomi.

Brett sembrò davvero sorpreso dall’interesse dimostrato da Misaki, perché sobbalzò vistosamente, e si guardò intorno qualche secondo prima di rivolgersi a Misaki.

-Dici a me?- chiese, sorpreso, indicandosi.

-Sì, mi sembri giù di morale. Va tutto bene?- Misaki si sedette sul tavolo accanto a lui, e gli sorrise incoraggiante.

-Uh…- Brett sembrava davvero sconvolto dall’improvviso interesse dimostrato dalla ragazza, e continuò a guardarsi intorno come se non credesse di aver attirato la sua attenzione.

-Io… sì… sì tutto bene. Niente mi ferma, modestamente!- una volta appurato che erano soli nella stanza, Brett assunse il suo più riuscito (ma sempre molto poco riuscito) tono flirtante, e si atteggiò a duro.

Misaki aveva sempre trovato il suo comportamento piuttosto irritante, ma ora come ora le fece quasi tenerezza.

Perché era chiaro che fosse turbato da qualsiasi cosa fosse successa tra lui e Naomi.

-Sì, sei una tigre- Misaki cercò di incoraggiarlo. Brett sembrò parecchio soddisfatto dall’elogio.

-Misaki, ho finito! Possiamo andare!- in quel momento Midge uscì nuovamente dalla cucina, pronta a dirigersi al piano sotterraneo.

Misaki le sorrise e diede le spalle a Brett, notando però con la coda dell’occhio che Brett sembrava essersi nuovamente sgonfiato come un palloncino nell’essere messo da parte.

Si rigirò in tempo record verso di lui, provocandosi un certo giramento di testa.

-Vuoi venire con noi?- chiese, cercando di farlo sentire un po’ più incluso.

Ora che ci pensava, Brett era davvero molto isolato da tutti gli altri.

Le persone con le quali aveva legato di più, se si escludeva Naomi, con la quale probabilmente non aveva legato poi così tanto, erano Ogden, Alan e in parte Janine… tre persone che non erano più lì con loro.

Anche con Sophie e Chap sembrava avere un qualche tipo di rapporto, ma era più che altro il soggetto di prese in giro e scherzi da parte della fangirl e la comica. Non aveva dei veri amici.

E Misaki era la friendship maker, doveva rimediare!

-Io?- chiese Brett, sorpreso dall’essere invitato con tale semplicità.

-Lui?- si lasciò sfuggire Midge, non trattenendo una nota di estrema delusione alla notizia che non sarebbe stata sola con Misaki.

-Sì, perché no? Tre è il numero perfetto, dopotutto, e mi sono abituata ad andare a gruppi da tre- si giustificò Misaki, lanciando ai due delle occhiate incoraggianti.

-Sì, in effetti porta fortuna- Midge cambiò immediatamente atteggiamento, e sorrise, anche se continuava a non sembrare molto convinta.

Brett ci mise qualche secondo in più a rispondere. Sembrava decisamente molto sorpreso.

-Okay…- disse infine, per poi accennare un sorriso sorprendentemente sincero -…se ci tieni tanto- si alzò, e si affiancò alle due ragazze.

-E poi ci fa comodo avere una tigre in squadra- Misaki gli fece un occhiolino e gli diede una pacca sulla spalla, mentre iniziavano ad avviarsi verso il piano sotterraneo.

Una volta scese le scale, si ritrovarono davanti a due porte dai lati opposti, sopra le quali c’erano i simboli maschili e femminili.

Accanto alle porte, c’era una specie di schermo che sembrava quello davanti alle loro camere.

Misaki intuì che le porte si aprissero con gli e-Handbook, probabilmente per evitare che qualche ragazzo andasse nella porta delle ragazze e viceversa.

-Saranno gli spogliatoi per accedere alla piscina- suppose Misaki, ricordando la mappa che avevano trovato il primo giorno.

-Pensate che ci sia ancora la piscina? Non è che Monokuma l’ha sostituita con una sala delle torture?- chiese Brett, preoccupato, osservando la porta che dava allo spogliatoio dei ragazzi come se potesse esplodere da un momento all’altro.

-Speriamo di no! Anche se effettivamente ha detto che ci aspetta una doccia fredda…- anche Midge si preoccupò, e Misaki iniziò a pentirsi di aver chiesto a loro due di accompagnarla. Insieme sembravano più ansiosi e pessimisti del solito.

Cercò di calmarli con delle pacche sulle braccia.

-Non fasciamoci la testa prima di essercela rotta. Per il momento entriamo negli spogliatoi. Brett, ci riuniamo in piscina- Misaki separò il gruppo e prese Midge per mano, avviandosi verso lo spogliatoio delle ragazze. Purtroppo non poteva fare altrimenti, dato che era vietato prestare i propri e-Handbook, quindi non poteva far entrare Brett con loro.

E poi, obiettivamente, anche se avesse potuto farlo entrare, non era proprio il caso che Brett venisse ammesso nello spogliatoio delle ragazze.

Il gruppo, quindi, si divise.

Quando Midge e Misaki entrarono nello spogliatoio, incontrarono immediatamente Chap e Sophie, intente ad osservarne ogni angolo.

La stanza era piuttosto spaziosa, e oltre ad alcune panche e degli armadietti, si poteva notare chiaramente una zona docce. Molto comoda da usare quando si usciva dalla piscina piena di cloro, o da un bagno di fango alla SPA.

Misaki iniziò a guardarsi intorno, e in particolare si avvicinò a Sophie, che stava osservando ogni singolo armadietto. C’era una tastiera al posto del lucchetto, ma non c’era modo di capire quale fosse la password da digitare per chiudere una porta.

-Piuttosto inutile, vero?- osservò Sophie, capendo quello che passava per la mente di Misaki.

-Magari c’è un modo per farli funzionare, o delle password segnate da qualche parte- provò a suggerire quest’ultima, controllando con attenzione ogni centimetro di uno degli armadietti.

-Nah, abbiamo visto ovunque, e non abbiamo trovato nulla- Chap si avvicinò alle due, seguita un po’ in dispare da Midge.

-Che altro c’è nei dintorni?- provò a chiedere Misaki, ma prima che Chap o Sophie potessero rispondere, vennero interrotte da un urlo di Midge, che fece girare le tre ragazze spaventate.

-Dovresti essere ormai abituata a me, guarda che così mi offendo, upupupu- si ritrovarono davanti Monokuma, giunto in quel momento dal nulla, che fece sobbalzare tutti quanti.

-Anche voi?! Ed io che vi volevo spiegare il funzionamento degli armadietti… ah, magari vi lascerò nel dubbio- minacciò l’orso ghignando malefico.

-Non puoi entrare qui! Tu sei un maschio!- si indignò Chap, proteggendo il proprio corpo anche se era perfettamente vestita.

-Già! Questo è lo spogliatoio delle ragazze!- le diede man forte Sophie, puntando il dito contro di lui alla Phoenix Wright.

-Non c’è alcuna regola che mi vieta di entrare dove voglio- le fece notare Monokuma.

In effetti le regole vietavano di prestare l’e-Handbook, ma non di entrare in stanze bloccate da essi.

Quindi teoricamente i ragazzi potevano entrare anche lì senza essere uccisi.

-Non è questione di regole. È decenza!- insistette Sophie, guardandolo storto.

-Iniziate a prendervi troppe libertà con me, ma d’accordo, facciamo che per questa volta vi assecondo… tanto presto morirete!- con questa non velata minaccia, Monokuma scomparve, e nello stesso istante lo schermo della stanza si accese, mostrando l’immagine di un altro pupazzo di peluche, fatto a cartone animato, sempre diviso in due colori che però erano rosa e bianco. Inoltre non era un orso, ma sembrava un coniglio.

-Salve ragazze! Io sono Monomi, e vi spiegherò il funzionamento degli armadietti!- annunciò, in tono gentile e materno. Cozzava completamente con l’aria minacciosa e crudele di Monokuma. Ma forse proprio per questo era a tratti più spaventosa.

Chap e Sophie si strinsero tra loro, Midge si nascose tremante dietro Misaki.

Quest’ultima non si scompose più di tanto, e osservò semplicemente lo schermo.

-Il loro funzionamento è semplice. Per bloccarli dovete chiudere lo sportello e digitare una password a vostra scelta. La luce vicino alla tastiera diventerà rossa. Per sbloccarli, basta digitare nuovamente la password scelta. Non ci sono password preimpostate- spiegò Monomi, affabile, illustrando il funzionamento con dei disegni in 2D.

-Oh… figo- ammise Chap, soddisfatta dal meccanismo.

-Non era più facile utilizzare gli e-Handbook?- commentò Sophie un po’ tra sé.

Misaki si avvicinò ad uno degli armadietti provò a mettere una password a caso per controllare che funzionasse.

La luce accanto alla tastiera, che fino a quel momento era rimasta verde, divenne rossa.

-Funziona- annunciò alle altre due.

-Sono felicissima di esservi stata utile! Passate una buona vacanza all’insegna dell’amiciz…- l’augurio inappropriato del coniglio venne interrotto bruscamente quando lo schermo di spense all’improvviso.

Era stato strano, a dirla tutta. Come se quel peluche fosse comparso dal nulla e non appartenesse minimamente a quel luogo. Probabilmente non l’avrebbero rivista mai più.

-Ora che abbiamo capito il funzionamento degli armadietti… cos’altro avete trovato?- chiese nuovamente Misaki, sperando di non venire interrotta questa volta.

-Niente di che, cose da spogliatoio- Sophie alzò le spalle, poco impressionata.

-Già… dubito fortemente che verrò qui tanto spesso. Non sono fan dei costumi da bagno- annuì Chap accanto a lei.

Bene… molto d’aiuto.

-Misaki, ci sono accappatoi e costumi da bagno qui. E anche ciabatte e vari asciugamani- Midge fu molto più utile, e le indicò un armadietto senza password e molto più grande, dove erano sistemati tutti gli oggetti a disposizione degli ospiti.

Misaki vide parecchi accappatoi bianchi, e costumi da bagno tutti uguali, blu, come quelli delle scuole giapponesi.

Certo che per essere in una scuola americana c’erano parecchi riferimenti alla sua nazione.

Misaki cercò di non pensarci.

-Beh, almeno ci sono solo cose normali e niente di pericoloso- osservò, cercando di essere ottimista.

-Stai scherzando?! In questa stanza ci sono gli oggetti più pericolosi del mondo!- la contraddisse Sophie, con veemenza.

Midge sobbalzò, preoccupata.

-Cosa?!- chiese, in tono acuto.

-Le docce!- rispose Chap, in tono sacrale.

-Le… docce?- chiese Misaki, senza capire a cosa si riferisse.

-Sono una delle maggiori cause di morte domestiche! Uno scivola nella doccia, sbatte la testa, e boom! Bisogna stare molto molto attenti!- spiegò Sophie, in tono cospiratore.

Misaki non sapeva come ribattere. La guardò piegando la testa e cercando di capire il suo ragionamento.

-Ma… i bagni delle camere hanno le docce- osservò Midge, confusa.

-Sì, ma quella è una sola. Qui ce ne sono sei! Sei tutte in un posto solo! Una miniera di rischio!- esclamò Sophie, enfatica.

Chap annuì accanto a lei.

Misaki annuì a sua volta, poi prese Midge per le spalle, e la trascinò fuori, senza commentare ulteriormente.

-Guarda che è una faccenda serissima!- esclamò Sophie, ma Misaki si richiuse la porta alle spalle prima che potesse continuare.

-Okay, lo spogliatoio sembra innocuo… docce a parte- fece il punto della situazione con Midge, che annuì.

Misaki poi si guardò intorno nella enorme sala appena raggiunta, con un’enorme piscina dall’acqua cristallina.

Ce n’era un’altra in un angolo, tra i due spogliatoi, che era più piccola, e sembrava più bassa. Probabilmente era la piscina per i bambini.

E a proposito di spogliatoio dei maschi, all’ingresso di esso, c’era Brett appoggiato accanto alla porta, che sembrava le stesse aspettando, ma allo stesso tempo osservava con sguardo triste un trio singolare formato da Leland, Nowell… e Naomi.

Mentre i due ragazzi sembravano discutere, la ragazza era appoggiata al braccio del ladro, e osservava la scena con un certo divertimento, obiettando di tanto in tanto con ciò che diceva Leland.

Misaki sentì un nodo nello stomaco, e un enorme fastidio che non aveva senso di provare.

Dopotutto lei non stava con Nowell, era anzi arrabbiata con Nowell, e non le doveva minimamente interessare se Naomi fosse interessata a lui.

Fece il massimo sforzo possibile per ignorare il trio, e si rivolse a Brett.

-Hey, Brett!- lo chiamò, sbracciandosi per attirare la sua attenzione.

Attirò l’attenzione anche del trio, senza volerlo.

…o forse inconsciamente volendolo, ma solo inconsciamente!

L’idraulico si avvicinò a loro con una certa incertezza, e Nowell e Leland lanciarono a Misaki due identiche espressioni scandalizzate.

-Hai chiesto a LUI di accompagnarti?- chiesero insieme, indicando Brett, che sobbalzò sentendosi chiamato in causa.

Per un secondo, Naomi sembrò indispettita, quasi ferita, ma si aprì presto in un sorrisino di scherno.

-Sei caduta davvero in basso se chiedi aiuto a lui- lanciò una frecciatina, e Brett si girò verso di lei, decisamente ferito dalle sue parole.

-Tu invece mi sembri regredita ad uno stato di reginetta della scuola che pensa ancora che facendosi odiare riuscirà a salvarsi. Pensavo avessimo fatto dei progressi- Misaki ignorò il commento negativo, e le lanciò un’occhiata parecchio delusa.

-Sei ridicola se pensi che avervi preparato il caffè una volta sia indice di mio interesse nei vostri confronti. Ho ripagato un debito, e non ho più intenzione di mischiami a voi- Naomi scosse i lunghi capelli, impettita.

-Lo dicevo per te, Naomi. Le reginette non sono granché al sicuro in mezzo a liceali con istinti omicidi. Chiedi a Heater Chandler- Misaki non aveva intenzione di minacciarla, né di portare alla luce gli omicidi, ma c’era qualcosa, nel modo in cui Naomi era quasi attaccata a Nowell, nel suo sguardo, nel suo comportamento, che stava facendo attorcigliare lo stomaco della ragazza, come un’emozione sepolta nel tempo che stava lottando per uscire fuori.

-Misaki…?- Leland la richiamò, guardandola con un sopracciglio inarcato, come se non la riconoscesse più.

Naomi si strinse maggiormente verso Nowell.

-Mi stai minacciando per caso?- 

E l’unione di quei due responsi al suo commento sembrarono svegliarla da una trance.

Si affrettò ad alzare le mani in segno di rese e ad allargare il sorriso.

-Ma certo che no! Volevo solo fare una reference. Devo aver passato troppo tempo con Sophie, ultimamente- ridacchiò, imbarazzata, e cercando di distendere l’atmosfera.

-Già… prima nello spogliatoio era molto strana- le diede man forte Midge, cercando di prendere le sue parti.

-Strana, in che modo?- chiese Nowell, un po’ preoccupato.

-Nel suo solito modo particolare, niente di cui preoccuparsi. Ora, con permesso, noi tre dobbiamo esplorare la piscina- Misaki cercò di cambiare argomento, e fece cenno a Midge e Brett di seguirla. Quest’ultimo lanciò un’occhiata finale a Naomi prima di tallonare le due ragazze.

C’era sicuramente molto non detto tra di loro.

Non c’era granché da esplorare in piscina.

Oltre le due vasche, il pavimento era del tutto sgombro, ad eccezione della telecamera della stanza e di un paio di panche dove sedersi. Non sembravano esserci indizi di sorta.

Pierce era seduto a bordo della piscina più grande, e aveva i piedi a mollo nell’acqua.

Il gruppo gli si avvicinò per indagare.

-Allora, com’è l’acqua?- chiese Misaki, tastandola con attenzione. Sembrava di temperatura accettabile e piuttosto piacevole.

-L’acqua è stupenda. Ottimo equilibrio tra gli agenti chimici, davvero ben mantenuta. Rilassante- commentò Pierce, muovendo i piedi con un certo divertimento.

Misaki era felice di vederlo così sereno, immerse con più decisione la mano nell’acqua, ma la rimosse immediatamente pensando ai propri bracciali.

Erano a prova di cloro, ma comunque alcuni di essi erano troppo importanti per lei per rischiare di rovinarli.

Midge le si inginocchiò accanto, e mise senza esitazioni la mano nell’acqua, bracciali e tutto.

-Wo, non temi di rovinarli?- chiese Misaki, un po’ preoccupata.

Midge le sorrise. Per la prima volta da che Misaki la conoscesse, sembrava piuttosto sicura di sé.

-Tranquilla, Misaki, tutti i miei gioielli sono di ottima qualità, non c’è niente che possa rovinarli, neanche l’acqua di una piscina. Quelli di Naomi, al contrario…- Midge iniziò ad indicare la cantante lirica, ma si interruppe immediatamente, mettendo una mano sulla bocca e arrossendo imbarazzata.

-Cos’hanno i gioielli di Naomi? Sono bellissimi!- si affrettò a difenderla Brett, con meno veemenza del solito, ma sempre leale al suo secondo amore della vita.

-Sì! Sì! Sono bellissimi! Ma… beh…- Midge tornò ad essere molto incerta e impacciata. Pierce concluse per lei.

-…sono bigiotteria da quattro soldi che a contatto con il cloro inizierebbero a scolorirsi e a rovinarsi- spiegò, indicando la ragazza che ancora stava accollata a Nowell, che non la degnava di grande attenzione, ma non la stava neanche cacciando via. Il ladro era impegnato a controllare le panche.

Naomi si stava sistemando i capelli, mostrando con chiarezza i gioielli che Pierce aveva indicato.

La collana d’argento con rubino, un bracciale di perle solitamente nascosto dalle lunghe maniche del suo coprispalla, e degli orecchini di perla.

In effetti, messi a confronto con i delicati gioielli di Midge, era chiara la differenza di qualità.

O forse Misaki era solo ancora un po’ infastidita da Naomi, e in cerca di una scusa per prendersela con lei.

Si impose di non pensarci.

-Mi sembra che abbiamo visto già tutto di questa sala, perché non andiamo oltre?- propose a Midge e Brett, che annuirono e la seguirono verso una delle due porte nella direzione opposta rispetto agli spogliatoi. Le due porte erano ai lati opposti del muro, una all’estrema destra, l’altra all’estrema sinistra. Come fossero l’ingresso e l’uscita di un percorso guidato.

Il trio cominciò dall’estrema sinistra.

E si ritrovarono in una stanza con una grande vasca idromassaggio.

-Wow! Sembra davvero rilassante!- commentò Brett, parecchio interessato, togliendosi i guanti per controllare l’acqua calda.

-Sembra che Monokuma non abbia toccato neanche la zona SPA- commentò Misaki, ottimista, guardandosi intorno ma non notando niente di che oltre ai comandi per controllare la funzione della vasca idromassaggio.

-Questa zona a Naomi piacerà un sacco- Brett sorrise, ripensando alla ragazza.

Misaki gli si avvicinò, mentre Midge dava un’occhiata alla sala successiva.

-Posso farti una domanda un po’ indiscreta?- chiese, con l’intenzione di indagare un po’ su quanto successo tra i due il giorno prima e in generale. Non riusciva proprio a capire come facesse l’idraulico ad essere così leale e interessato a una persona tanto tossica.

-Okay… certo?- Brett la guardò allarmato, ma non si allontanò.

-Cosa ci trovi in Naomi?- chiese Misaki, senza troppi giri di parole, ma cercando di risultare solo curiosa, e priva di ogni giudizio.

-Oh… beh…- Brett arrossì parecchio, fino a diventare del colore della bandana che portava tra i capelli -…so che sembra un po’ antipatica, ma è meglio di quanto sembri! Non posso dire nulla, le ho promesso di non parlare, ma la amo tantissimo, e non mi arrenderò mai con lei!- Brett strinse i pugni, determinato.

-Anche se lei non vuole avere niente a che fare con te?- Misaki era poco convinta.

-Senti… è complicato, okay? Mi sta mettendo alla prova, lo so! Per capire se può fidarsi di me. E può fidarsi di me!- Brett era fermo sulle sue idee. Misaki non capì se fosse un illuso o più percettivo di quanto apparisse. Decise di non insistere, era evidente che Brett non avrebbe dato ulteriori informazioni circa il suo rapporto con Naomi.

-Nell’altra stanza c’è una sauna!- Midge, di ritorno dalla propria esplorazione, indicò la porta dalla quale era appena riemersa, con occhi lucenti.

Misaki si mise dritta e si avviò nella sua direzione.

Anche Brett fece altrettanto.

-Sembra che questo sia un percorso connesso- rifletté Misaki, una volta nella sauna, al momento spenta, osservando come ogni porta collegasse alla zona successiva e non fuori dalla spa.

Poi, mentre si guardava intorno, per poco non le prese un colpo nel rendersi conto che non erano soli, lì dentro.

-Godwin!- chiamò il ragazzo, seduto in un angolo immobile e quasi invisibile, che sollevò la testa e osservò il gruppo con occhi tristi, senza dire una parola.

-Godwin? AH! Non l’avevo notato!- Midge sobbalzò nell’accorgersi che per tutto il tempo della sua esplorazione in solitaria non aveva visto il filantropo, che abbassò nuovamente la testa.

-Se volete me ne vado- borbottò con un filo di voce.

-No, non ce n’è bisogno… perché sei qui da solo?- chiese Misaki, in tono dolce, avvicinandosi a sedendosi accanto a lui.

-Lo capirai andando nell’altra stanza- rispose enigmatico il ragazzo, alzandosi e uscendo nella direzione dalla quale il gruppo era entrato.

-Procediamo oltre?- chiese Brett, indicando la stanza successiva ma continuando a guardare la porta dalla quale il filantropo era uscito con un certo timore.

Era talmente distratto che finì per inciampare su una panca della sauna e cadde a terra, rimanendo a gambe all’aria.

Misaki si affrettò a soccorrerlo.

-Tutto bene?- chiese, controllando che non fosse ferito. Ma per fortuna non sembrava aver battuto la testa.

-Sì… sì… scusate. Solo che quel ragazzo mi inquieta un sacco!- ammise Brett, rimettendosi in piedi e lanciando un’ultima occhiata alla porta.

-Perché?- chiese Midge, confusa.

Misaki aveva una mezza idea di cose avrebbe potuto dire, ma sperò non si rivelasse fondata.

-Beh… dai… è colpa sua se Kismet e Alan sono morti- purtroppo la risposta di Brett confermò la sua mezza idea.

Misaki sospirò, ma non obiettò, e si limitò ad andare nella stanza successiva, chiedendosi quale fosse il modo migliore per riportare la fiducia reciproca nel gruppo e smettere di dubitare l’uno dell’altro.

Lo spettacolo che le si parò davanti, insieme ad una sala con dei lettini per i massaggi, fu una prova di quanto urgente fosse agire il più in fretta possibile.

Perché Winona aveva spinto River al muro e lo teneva per la gola in modo che non potesse scappare mentre sembrava fargli una lunga e aggressiva predica.

Misaki rimase un secondo interdetta.

Poi si affrettò a prendere Winona per le spalle e allontanarla dal medium, che per poco non cadde a terra e ricominciò a respirare.

-Dico, ma sei impazzita?!- esclamò, preoccupata per le condizioni del ragazzo, che però era rimasto completamente impassibile.

-Non l’avrei ucciso!- si giustificò Winona, come se potesse essere una giustificazione -Gli stavo solo intimando di consegnarsi alla giustizia e stare lontano da tutti!- 

Misaki si prese il volto tra le mani, incredula. 

-Se vuoi che ti stia lontano, stagli lontano tu per prima. Ti comporti esattamente come Kismet con Godwin prima che scoprisse che l’aveva aiutata!- fece notare a Winona.

-Con la differenza che io mi baso sui fatti recenti, e non su quelli datati! E sembro l’unica a cercare di fare qualcosa contro un aspirante omicida!- si difese la giornalista.

-Winona, siamo in una situazione disperata, ai limiti. Non possiamo metterci l’uno contro l’altro in questo modo, facciamo solo il gioco di Monokuma!- provò a farla ragionare Misaki. Ma Winona era agguerrita.

-Solo perché la situazione è particolare non significa che metterò da parte i miei principi. E il mio motto è “Giustizia prima di ogni cosa!”- Winona diede una spallata a Misaki, e la superò per uscire dalla stanza.

Misaki perse l’equilibrio e si tenne ad un lettino per non cadere a terra. Sospirò, e si rimise dritta.

-Misaki, stai bene? Ti sei fatta male?- Midge si affrettò a controllare le sue condizioni, Misaki le sorrise per rassicurarla.

Brett era in un angolo e sembrava combattuto sull’avvicinarsi o no. Si vedeva che fosse estremamente spaventato da River, perché era il più lontano possibile da lui.

Misaki si rivolse proprio al medium, che era rimasto inerme come una bambola.

-Tu stai bene?- gli chiese con dolcezza. River annuì, senza guardarla negli occhi.

-Non dovresti difendermi- sussurrò, a voce così bassa che Misaki lo sentì a malapena.

-Cosa?- chiese confusa, avvicinandosi.

-Se mi difendi, sarà solo peggio per te- River alzò la voce, e la testa, guardandola finalmente negli occhi. Le sue parole apparivano minacciose, ma il suo tono sembrava preoccupato. Misaki sentì un brivido lungo la spina dorsale, e il suo primo istinto le suggerì di allontanarsi da quel ragazzo inquietante.

Combatté con quell’istinto, e rimase ferma al suo posto.

Midge e Brett, al contrario, fecero due passi indietro, in completa sincronia.

-Perché dici questo?- indagò Misaki, sperando potesse darle un indizio sul futuro.

River scosse la testa.

-Non lo so, ma ogni volta che mi difendi, sento come se venissi presa di mira- River si rigirò il medaglione che aveva al collo tra le mani.

Misaki si morse il labbro inferiore.

-Tipo… prossima vittima?- sussurrò, cercando di non tremare.

River scosse la testa.

-Non lo so… se ti può consolare, non credo che morirai. Ma non so dirti se è una cosa buona- con queste ultime enigmatiche parole, River li precedette nella stanza successiva.

-È… è… è buono… no?- chiese Midge, tremante come una foglia, avvicinandosi a Misaki e mettendole una mano sulla spalla per confortarla, anche se sembrava più lei quella che doveva essere confortata.

-Sì… certo che è buono!- Misaki provò ad essere ottimista e annuì con sicurezza.

-Quel tipo è il più inquietante di tutti! Forse dovremmo davvero rinchiuderlo da qualche parte- commentò Brett.

-Non dovremmo rinchiudere nessuno! Non è una buona idea!- Misaki scosse la testa -continuiamo ad esplorare- incoraggiò poi gli altri ad osservare la stanza dei massaggi.

Come le stanze precedenti, non c’era niente di troppo interessante, solo degli oli, qualche massaggiatore automatico, e degli asciugamani. Così passarono in quella successiva, che si rivelò essere quella adibita ai bagni con sostanze particolari, con una grande vasca e parecchi armadietti dove erano contenuti vari modi per riempirla.

Non ci furono scoperte degne di nota, almeno finché Midge non si esibì in un urletto emozionato.

-Che succede?- chiese Misaki, avvicinandosi preoccupata.

-Ci sono delle pietre stupende!!- esclamò l’orafa, indicando una ciotola piena di pietre preziose messe lì probabilmente per scopi di cura energetica.

-Wow, potresti usarle per qualche gioiello- propose Misaki.

-Assolutamente! E con i materiali nel magazzino possiamo fare i bracciali dell’amicizia di cui avevamo parlato il primo giorno!- propose Midge, Misaki non l’aveva mai vista così sicura di sé. Poter mettere in luce il suo talento e la sua passione l’aveva fatta rifiorire.

-Mi sembra una splendida idea!- la incoraggiò Misaki.

Serviva proprio un po’ di amicizia in quel momento.

Soprattutto visto che l’investigazione di quel piano aveva portato molte meno svolte rispetto a quelle dei piani precedenti.

 

Freetime

 

Una volta finita l’esplorazione, Misaki decise che c’era ancora abbastanza tempo prima di pranzo per fare qualcosa, e sebbene potesse approfittarne per ritrovare Nowell e andare alla sala bimbi che non aveva potuto visitare quella mattina, decise che era meglio posticipare. Non aveva molta voglia di vedere Nowell in quel momento, e non voleva rischiare che ci fosse ancora Leland con lui e che ricominciassero a darsi addosso.

Adocchiò Midge, che stava osservando con attenzione le pietre trovate. Forse poteva passare un po’ di tempo con lei e iniziare quei bracciali dell’amicizia.

Ma la sua attenzione passò presto all’altra figura in stanza con loro, che, a fine esplorazione, era tornata distratta e abbattuta. 

Uscì dalla stanza senza salutare, e Midge non si rese neanche conto che era andato via.

Misaki però sì, e dopo aver fatto un cenno a Midge e averle detto che si sarebbero viste a pranzo, si affrettò a seguire l’idraulico.

-Hey, Brett! Hai un secondo?- Misaki lo raggiunse, e lui sobbalzò, sorpreso dall’essere stato richiamato.

-Io? Sì, cosa c’è?- chiese, squadrandola con un leggero sospetto, come se non riuscisse a credere che Misaki volesse ancora avere a che fare con lui se non con un doppio fine.

-Non ti chiederò nulla su Naomi o altro, non preoccuparti, volevo solo passare un po’ di tempo con te. Magari potremmo analizzare insieme l’impianto idraulico della spa, sono sicura che la tua analisi esperta potrebbe essere davvero illuminante!- propose Misaki, incoraggiante, indicando la piscita e in generale la stanza.

Brett sembrò illuminarsi.

-Oh, sì! Magari controllare l’impianto idraulico potrebbe dare degli indizi su come uscire- annuì, pensieroso.

Misaki dubitava di trovare qualcosa, ma non guastava tentare.

I due fecero nuovamente il giro del nuovo piano, stavolta da soli, e analizzando molto più nel dettaglio come funzionavano le cose in piscina e nella spa.

Purtroppo non trovarono assolutamente nulla, ma Misaki rimase piacevolmente sorpresa da quanto esperto fosse Brett in quello che faceva. A volte, viste le sue avventure come casanova fallito e i suoi drammi con Naomi, la ragazza si scordava che era in mezzo a loro per via del suo talento, ma di talento ne aveva davvero da vendere. 

-Sei davvero incredibile, Brett! Come hai imparato? La tua famiglia lavorava nell’idraulica?- chiese ad un certo punto, mentre lui le spiegava il funzionamento della vasca idromassaggio.

-Nah, mia madre era un’attrice. Una grande attrice!- rispose lui, distrattamente, per poi irrigidirsi appena, come se si fosse lasciato sfuggire un’informazione che non avrebbe voluto rivelare.

Misaki però non ci vide nulla di strano.

-Un’attrice? Fighissimo! Non sono esperta di attori americani perché sono più portata verso quelli giapponesi, ma di cosa si occupava?- indagò, innocentemente, sinceramente interessata, dato che la settima arte era una sua grande passione.

Ma in generale la recitazione le piaceva.

-No, ecco, non la puoi conoscere. Era un genere un po’ di nicchia, diciamo, ma era bravissima! Davvero! Ed era sempre a lavoro. E mi portava con sé sui set, e lì io…- Brett si interruppe, e si morse il labbro inferiore, un po’ a disagio. Il suo sguardo si fece piuttosto sofferente, anche se cercò di nasconderlo -Comunque… non ho parenti idraulici, che io sappia- concluse poi, con finta noncuranza.

Misaki decise di non insistere.

-Beh, in ogni caso sei davvero bravissimo! A prescindere da dove venga il tuo talento!- si complimentò, dandogli una pacca sulla spalla.

Lui le sorrise sinceramente grato, e Misaki notò, che a differenza di tutti i sorrisi che mostrava sempre, quello gli aveva raggiunto gli occhi, ed esternava una traccia di tristezza.

Fu felice di aver passato un po’ di tempo con lui, e aver imparato a conoscerlo un po’ meglio.

Passarono il resto del tempo ad indagare, ma non trovarono niente.

 

Fine Freetime
 

Una volta giunta l’ora di pranzo, Misaki si avviò puntuale alla mensa. Era il turno di Chap di cucinare… e l’assenza di Alan si fece sentire davvero tanto.

La cucina era praticamente in fiamme, e se non fosse stato per la tranquillità delle persone già presenti, Misaki si sarebbe davvero allarmata.

-Tranquilla, è tutto sotto controllo, non c’è un incendio in cucina, solo tanto tanto fumo- inoltre Sophie, appostata all’ingresso, l’accolse con quella frase, e a giudicare da come la disse, l’aveva sicuramente imparata a memoria e la ripeteva a tutti quelli che entravano.

Oltre all’inseparabile duo comica-fangirl, nella sala erano già presenti Godwin, solo in un angolo, Winona, che stava accoltellando del pane con una forchetta e l’espressione letale, Pierce, che era al suo stesso tavolo e osservava l’accoltellamento con un certo interesse, e Nowell, che fece un cenno di saluto a Misaki, che però distolse immediatamente lo sguardo da lui e non ricambiò, troppo imbarazzata per approcciarlo.

Doveva decisamente superare i suoi problemi romantici.

Decise di mettersi vicino a Godwin. Forse una buona dose di realtà e una sguazzata in problemi ben peggiori l’avrebbero convinta ad abbracciare la relazione che non ricordava.

-Misaki, scusami tanto, ma non ho molta voglia di parlare- Godwin probabilmente capì gli intenti reconditi della friendship maker, e Misaki arrossì, imbarazzata da essere così prevedibile.

-Possiamo sempre non parlare, e mangiare e basta. Ma se vuoi posso sempre andare altrove- si offrì, già pronta ad alzarsi.

-No, no… non voglio cacciarti, voglio solo…- Godwin sospirò, i suoi occhi erano pieni di lacrime -…Alan era il mio più vecchio amico, non riesco ancora a capacitarmi che abbia fatto una cosa del genere a Kismet, e che entrambi non ci siano più, e che sia stato tutto a causa mia- ammise, sottovoce, come se il solo lamentarsi fosse motivo di estrema vergogna e un fatto da tenere nascosto il più possibile.

Misaki non riusciva neanche ad immaginare il suo dolore.

Non sapeva come avrebbe mai potuto reagire alla scoperta che qualcuno avesse ucciso un’altra persona per lei, per poi sacrificarsi a sua volta.

Sperò di non trovarsi mai nella posizione di Godwin.

Gli mise una mano sulla spalla, ma non trovava le parole giuste per confortarlo.

Dopo qualche secondo di riflessione, fu Godwin a rompere il silenzio.

-Hai ragione, avevo chiesto di non parlare, e sono stato io il primo a sollevare l’argomento, che ipocrita- sospirò, abbattendosi ulteriormente.

-No, no! Non sei ipocrita, è giusto che tu ti sfoghi se ne hai bisogno. Mi dispiace non poterti essere maggiormente d’aiuto- si affrettò a rassicurarlo, era la prima volta che Misaki non aveva la minima idea di cosa dire. Le era sempre venuto spontaneo adattarsi anche alla situazione più brutta, e distribuire conforto e attenzione ad ogni amico in difficoltà.

-Grazie Misaki. Sapere che sei dalla mia parte è già più di quanto potrei sperare. E molto più di quanto merito, visto quello che ho causato- Godwin abbassò la testa.

-Godwin…- Misaki provò a rassicurarlo, ma venne interrotta dall’arrivo di Nowell al tavolo, che si sedette accanto a lei senza accorgersi di aver rotto il momento.

-Tranquilla, non mi sto imponendo o altro, ma volevo parlarti un attimo prima che arrivi il pallone gonfiato- mise immediatamente le mani avanti. Misaki suppose che il pallone gonfiato fosse Leland, ma non commentò oltre, e si girò pronta ad ascoltarlo, ma sempre senza guardarlo negli occhi.

-Volete che vi lasci soli?- chiese Godwin, già pronto ad alzarsi.

-No, tranquillo piccoletto, ci vorrà un secondo. Misaki, mi dispiace per stamattina- non perse tempo, e Misaki sentì il cuore accelerare nel petto.

Avvertiva la sincerità di Nowell, e doveva ammettere che riusciva decisamente a vederlo come un suo ipotetico passato ragazzo. 

-Non volevo dare l’impressione che non mi interessi la tua opinione, mi interessa la tua opinione, eccome, solo che Leland mi irrita. Non voglio perdere la tua amicizia per una stupida lotta di testosterone, quindi cercherò di evitarlo o di non ribattere alle sue provocazioni, promesso- Nowell concluse le scuse.

Chiare, concise, perfette per Misaki, che sorrise, ma continuò a non riuscire a guardarlo negli occhi, perché era troppo impegnata a cercare di non arrossire.

Credeva sempre di più al contenuto delle polaroid, perché quello era proprio il suo ideale di ragazzo.

Ahhh! Non era il momento, né il luogo per pensare ad una cosa del genere!

-Tranquillo, Nowell, so che sei meglio di così, e mi fanno molto piacere le tue scuse. Non perderai mai la mia amicizia per questo- gli promise, sorridendogli ad occhi chiusi per evitare di essere costretta a guardarlo negli occhi.

Lui capì che c’era qualcosa che non andava, ma non indagò al riguardo.

-Mi fa piacere. Per quella cosa che ti avevo chiesto, va bene andarci dopo pranzo?- chiese poi Nowell, riferendosi alla sala dei bimbi da visitare.

Misaki annuì.

-Certo, va bene- annuì, tornando poi a guardare Godwin.

Nowell lo prese come un congedo, e si alzò.

Non era l’intenzione di Misaki, ma meglio così.

-Allora a dopo, amicona. Ciao anche a te, piccoletto- Nowell salutò i due ragazzi e tornò al proprio posto.

Misaki avrebbe voluto riprendere il discorso interrotto con Godwin, ma proprio in quel momento Midge entrò nella stanza e si sedette accanto a lei, poi Chap iniziò a servire i tavoli con l’aiuto di Sophie, e ormai il momento era finito.

Il pasto si rivelò meno bruciato di quanto Misaki pensasse, ma non ne mangiò poi granché, e quando concluse, iniziò a guardarsi intorno.

L’atmosfera era piuttosto gelida. Gli ultimi fatti avvenuti avevano dato una batosta non indifferente agli studenti, e se i primi giorni c’era sempre un chiacchiericcio e una folla di persone agli stessi tavoli, adesso erano molto divisi, sospettosi l’uno dell’altro, e silenziosi.

Oltre al tavolo di Midge, Misaki e Godwin, solo quello di Chap e Sophie era composto da tre persone, con Brett come terzo, anche se era chiaro che non fosse felice lì, e adocchiava il tavolo solitario di Naomi, che non era l’unica sola, dato che anche Leland, Nowell e River non avevano un compagno al proprio fianco.

Sebbene Winona e Pierce fossero insieme, erano ai lati opposti, e non avevano spiccicato parola per tutto il pranzo.

Misaki sentì di dover fare qualcosa.

Sebbene l’avvertimento di River non fosse stato accolto con disinteresse o cinismo, la ragazza sapeva di non potersi permettere di tirarsi indietro quando c’era bisogno di un po’ di ottimismo, speranza, e unità tra gli studenti.

Si alzò in piedi, e si rivolse ai compagni di sventura.

-Ehm… scusate se vi interrompo, ma visto che siamo tutti insieme, che ne pensate del piano appena aperto?- chiese, iniziando la conversazione su un argomento semplice, e dove tutti avevano da guadagnarci, quindi nessun poteva obiettare.

-Gli armadietti sono interessanti. Il fatto che ognuno di noi possa mettere la propria password li rende completamente sicuri, anche da Monokuma, dato che non può aprirli se copriamo la password dalle telecamere degli spogliatoi- Sophie fu felice di entrare nel discorso, e riferì le proprie scoperte.

-Inoltre le telecamere degli spogliatoi non coprono le docce e hanno parecchi punti ciechi, quindi Monokuma è meno guardone di quanto pensassi- aggiunse Chap.

-La piscina è molto bella- Pierce si unì nel discorso con poche parole.

-E devo ammettere che la SPA è decente- ammise Naomi, quasi tra sé.

-Purtroppo, a indizi stiamo messi a zero- Nowell sospirò, concludendo con quello che tutti stavano pensando.

-Più l’hotel si allarga, più questa trappola sembra stringersi intorno a noi, e sempre meno possiamo fidarci dei nostri compagni di viaggio- borbottò Winona, melodrammatica e irritata, lanciando un’occhiataccia a River.

Al suo commento, un sacco di persone iniziarono a mormorare, seminando maggiore clima di sospetto e disperazione.

Misaki ne aveva avuto abbastanza.

Sbatté il pugno sul tavolo, attirando l’attenzione di tutti e facendo piombare il silenzio.

-Ora basta! Mi sono stancata di questo atteggiamento!- esclamò, con forza e determinazione, salendo sul tavolo per farsi vedere da tutti e attirare maggiormente l’attenzione con un’esibizione di forte impatto.

-La Drama Queen cerca un ruolo da protagonista?- Naomi scosse la testa, ma fu l’unica a non essere interessata a ciò che Misaki aveva da dire. Tutti pendevano dalle sue labbra. Anche Winona sembrava troppo sorpresa per ribattere. Forse il suo istinto da reporter, dato che aveva già messo mano alla penna e al blocco per appunti.

-Lo so che è un momento difficile per tutti. Abbiamo perso due compagni di avventura, ed è difficile dimenticare quanto terribile sia stato lo svolgersi dei fatti, e che alcuni di noi abbiano avuto un forte ruolo in questo omicidio. Forse, se qualcuno avesse agito diversamente, a quest’ora Kismet e Alan sarebbero ancora tra noi…- ammise ciò che tutti pensavano. Era il modo migliore per evitare che qualcuno potesse obiettare mentre Misaki andava avanti.

Scoprire prima le carte peggiori per toglierle di mezzo quando poi venivano sostituite da quelle migliori.

Gli sguardi degli studenti si puntarono su River e Godwin, che abbassarono entrambi la testa, sentendosi colpevoli.

-Ma con il nostro puntare il dito, concentrandoci solo su quell’errore, ci stiamo dimenticando di una semplice ma fondamentale realtà…- continuò Misaki, monopolizzando nuovamente l’attenzione.

-E sarebbe, Misa Misa?- chiese Winona, poco convinta da qualunque cosa sarebbe potuta uscire dalla bocca della friendship maker per convincerla a lasciar perdere la sua lotta contro River.

-Il motivo per cui una cosa del genere è stata possibile. E non mi riferisco solo al movente, ma a questo malato gioco in primo luogo. Il vero cattivo, qui in mezzo, non siamo noi studenti, costretti da terribili circostanze ad agire in maniera inaccettabile ma disperata. No, il vero cattivo, è Monokuma!- Misaki indicò lo schermo, sfidando apertamente l’orsetto di peluche, che stranamente non fece alcuna comparsa. 

Molti sembrarono in procinto di obiettare, ma Misaki fu più veloce. Non aveva ancora finito.

-Monokuma, o chiunque lo stia manovrando, è il vero responsabile di questo gioco. Ha elaborato moventi particolari solo per spingerci al limite, per triggerare le nostre più profonde e radicate paure. E se ci allontaniamo l’uno dall’altro, facendoci guidare dal sospetto, e puntandoci a vicenda il dito contro, faremo solo il suo gioco- Misaki cercò di usare la logica della sopravvivenza. Perché sapeva che alcune persone non avrebbero accettato semplicemente la scusa del “diamo solo la colpa a Monokuma”. Neanche lei riusciva ad accettarla e basta. Quelle persone, dopotutto, avevano ucciso. E sì, Monokuma le aveva spinte in quella direzione, ma non li aveva costretti. Solo che Misaki doveva credere che fosse solo colpa sua, doveva credere che un omicidio potesse essere giustificato in determinate circostanze, e doveva farlo credere a tutti gli altri. Lo necessitava, sia per lei, che per i suoi compagni.

Era l’unico modo per andare avanti e sperare di uscire.

-Credete che Monokuma non avesse messo in contro una possibilità del genere? Lo scorso movente è stato messo apposta per dividerci, non solo per farci uccidere a vicenda. Non so cosa abbiate ricordato, ma so quello che stiamo vivendo adesso, e non lo supereremo mai se non lavoriamo insieme, dimenticando le nostre divergenze, e i nostri errori. Fuori da qui, sarà tutta un’altra storia, ma qui dentro… abbiamo solo l’un l’altro, e…-

-…se non riusciamo a vivere insieme, moriremo da soli- Sophie concluse il discorso per lei.

-È la seconda volta che citi Lost, Sophie- le ricordò Winona, che sebbene cercasse di mantenere la facciata dura, sembrava davvero toccata dal discorso della friendship maker.

-Non è colpa mia se è terribilmente azzeccato per questa situazione- si difese la fangirl, che guardava Misaki con occhi brillanti.

Non era l’unica. Quasi tutti, nella sala, sembravano davvero presi dalle parole di Misaki.

Tutti la fissavano con attenzione.

Persino Pierce e River, da sempre i più impassibili, erano il primo davvero interessato, il secondo sembrava quasi commosso.

L’unica impassibile era Naomi.

-Bel discorso…- commentò, fissandosi disinteressata le unghie -…non cambia il fatto che non siamo affatto più vicini ad andarcene da qui. E voglio ricordare che lavorare insieme non ha aiutato né Janine né Kismet- scosse la testa, si alzò, e iniziò ad avviarsi fuori dalla mensa.

-Se sei così brava a sopravvivere, perché non dici tu qualche parola di incoraggiamento, o qualche consiglio migliore per uscire- Misaki la fermò, davvero stanca del suo comportamento.

Naomi non ebbe bisogno di alzare la voce o mettersi sopra un tavolo per ottenere l’attenzione di tutti.

Il suo talento la rendeva magnetica e attraente qualsiasi cosa facesse.

Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-Beh… il mio consiglio è semplice: non fidatevi di nessuno, soprattutto di qualcuno che ha già tentato di uccidere. State lontani, e magari non uccidete le persone, dato che è già stato dimostrato che qualsiasi killer verrà consegnato alla giustizia. Ci vediamo a cena- senza alcuno sforzo, portò a zero tutti i progressi raggiunti da Misaki, che sospirò abbattuta, e scese dal tavolo, delusa dal non essere riuscita ad infondere un po’ di speranza e unione nel gruppo.

-Sai, Misa Misa…- Winona però prese la parola, controllando gli appunti che aveva preso quasi inconsapevolmente da quando era iniziata la discussione -…credo che la tua strategia sia più convincente- ammise poi.

-Janine non si fidava davvero del gruppo, ed è stata puntata dall’assassino proprio per questo- osservò Pierce, ricordando il primo caso.

-E Kismet si era parecchio isolata, insieme a Godwin, dopo aver scoperto che lui le aveva ricomprato i cavalli- aggiunse Leland, pensieroso.

-Appunto… forse lavorare insieme come gruppo coeso potrebbe davvero portare a qualcosa. E se siamo sempre insieme sarà più difficile escogitare nuovi omicidi- concluse Winona, accennando un breve sorriso nei confronti di Misaki.

La ragazza non riusciva a crederci. Era davvero riuscita a scalfire la sua corazza impenetrabile e testarda?

-Bada bene, non perdono quello che ha fatto River… ma per il momento sono pronta ad una tregua… per il bene della sopravvivenza- aggiunse poi Winona, lanciando un’occhiataccia colma di disprezzo verso River, che annuì.

-Mi sembra giusto… ho fatto un gesto imperdonabile- ammise il proprio errore, con sguardo basso.

-Posso dire che sai stare benissimo su un palco, Misa Misa? Al prossimo spettacolo mio e di Chap scriveremo un monologo solo per te. Magari il teatro potrebbe essere il tuo futuro!- Sophie spezzò la tensione con parole di incoraggiamento.

Misaki non riuscì a non arrossire, presa in contropiede dall’improvviso complimento.

-Oh… davvero? Nah, non credo di essere così brava- cercò di sminuire.

-Al contrario… hai presenza scenica e ottime doti oratorie- Leland diede manforte a Sophie.

-Oh, beh… eh, grazie- Misaki si coprì il volto con le mani, imbarazzata.

Ma non le piaceva particolarmente che la vedessero come una brava attrice.

Perché lei cercava sempre di essere autentica, qualunque cosa facesse.

Cercò di prendere solo il lato positivo di quei complimenti, e il resto del pranzo passò con molta più allegria rispetto a prima.



 
 
 




(A.A.)
Allora... questa volta il primo hotel life ho dovuto dividerlo in due... non ho potuto fare altrimenti, era uscito troppo lungo. Quindi niente movente a questo giro. 
Inoltre ammetto di non aver finito di scrivere tutto il chapter, ma solo gli hotel life, quindi non posso assicurare un aggiornamento a settimana, tranne i primi tre capitoli. Spero comunque che aggiornando subito e avendo una specie di deadline, l'ispirazione per la storia aumenti. Comunque ho progettato tutto ciò che c'è da scrivere, devo solo mettermici *determinazione!!*
Questo capitolo è un po' un after trial, più che altro, con l'esplorazione del piano successivo. Quello che ha fatto River non è passato in secondo piano, e sono tutti più turbati del solito dall'omicidio di Kismet e l'esecuzione di Alan. Speriamo però che il discorso di Misaki abbia dato speranza... e che non le si ritorcerà contro.
Ma senza fare eventuali spoiler, spero che il capitolo vi sia piaciuto :)
Un bacione e alla prossima :-*
   
 
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