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Autore: Jeremymarsh    26/11/2021    9 recensioni
Kagome finalmente accoglie il suo secondogenito mentre Inuyasha riflette su tutto ciò che la vita gli ha donato e Sesshomaru fa una sconcertante scoperta.
Una One-shot all'insegna del fluff che si sofferma in particolare sul rapporto dei due fratelli e sull'importanza dei nuovi legami.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'erede'
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N/A: Questa One-shot appartiene all'universo creato nella mia storia "L'erede" ed è un missing moment che si colloca tra il capitolo 33 e 34. Tuttavia, si può leggere anche come storia singola se vi piace il genere. 

 
Father’s Eyes
 

Il sole era già spuntato oltre l’orizzonte quando si udì il primo grido nella quiete del villaggio che ora si stava svegliando.

I contadini stavano organizzando i loro attrezzi per andare nei campi, mentre le mogli preparavano loro il pranzo e cercavano di calmare i figli un po' troppo irrequieti.

Allo stesso tempo, in una capanna più grande, al confine tra il villaggio e la foresta che lo circondava, i suoi abitanti avevano appena accolto un'altra vita.

Era stata una notte lunga e difficile, urla di dolore e minacce di smembramento erano state udite in tutto il villaggio, ma Inuyasha era rimasto accanto a sua moglie durante le fatiche del travaglio. Il fratellastro, che stranamente aveva insistito per rimanere durante l’arrivo del nuovo cucciolo, si era preso cura del primogenito.

Kagome non era mai stata così spaventata in vita sua e, sebbene avesse sperimentato quel dolore prima, le era sembrato tutto decisamente diverso.

Non aveva avuto le comodità che la medicina moderna assicurava; non aveva potuto fare controlli mensili o scoprire in anticipo il sesso del bambino. Non aveva avuto Ayame che la rassicurava che tutto sarebbe andato bene o Sota e il nonno che festeggiavano in anticipo il bambino.

Soprattutto, non aveva avuto sua madre che le teneva fermamente la mano o le asciugava la fronte e la confortava durante le contrazioni più forti.

Di contro, aveva insistito che Inuyasha potesse entrare nella stanza adibita a sala parto, anche se sapeva troppo bene che non era un'usanza di quell'epoca. Kaede, infatti, l'aveva guardata male quando lo aveva suggerito. Però, aveva anche minacciato Inuyasha se avesse osato disturbare Kaede mentre l’anziana sacerdotessa l'aiutava a partorire. Aveva bisogno di lui accanto a sé perché non era sicura di potercela fare senza.

Dal lato opposto a quello in cui stava Inuyasha, Sango aveva preso il posto di sua madre, mormorando parole tranquillizzanti e incoraggianti. Aveva accompagnato Kagome durante le ore più difficili, assicurandole che tutto sarebbe andato bene, che non aveva nulla da temere.

Il travaglio era durato certamente meno del primo, eppure le era sembrato mille volte peggio senza il conforto dell'epidurale e con il dolore mille volte amplificato. La paura – per lei, per il nascituro e per la sua famiglia – fu il sentimento predominante in quelle ore. Grosse lacrime le avevano rigato le guance e lei aveva stretto i denti per sopportare il dolore. Infine la voce le era uscita rotta mentre dichiarava di non potercela fare.

Inuyasha l’aveva guardata impotente, incapace di fare qualcosa per alleviare il suo dolore tranne che starle accanto e asciugarle le lacrime. Gli si era stretto il cuore nel petto; negli ultimi mesi si era spesso trovato a desiderare che il pozzo fosse rimasto aperto un po' più a lungo. Anche se aveva immaginato che la separazione sarebbe stata inizialmente dura per tutti, niente lo aveva preparato a quello che era successo.

Scoprire poco dopo la distruzione della sfera dei quattro spiriti della nuova gravidanza non aveva certo aiutato e in parte era stato uno shock enorme. Inuyasha era stato felicissimo e pensava che fosse una fortuna perché, in quel modo, Muteki avrebbe potuto crescere con un fratello a lui più vicino per età. Inoltre, in tutta onestà, aveva scoperto che gli piaceva essere padre, sebbene a volte era difficile e spaventoso prendersi cura di un'altra persona.

Sapere che un'altra vita dipendeva da lui non gli faceva più paura – o almeno non così tanta – e quegli occhi così simili ai suoi, pieni di stupore e amore, che lo guardavano lo ripagavano di ogni notte insonne o capriccio.

Inuyasha amava sentire l'odore da bambino di Muteki e tenerlo vicino mentre dormiva e gli solleticava il collo, cercando conforto. Aveva amato stringere le sue manine paffute e sostenerlo mentre imparava a camminare. Aveva addirittura pianto quando aveva finalmente iniziato a chiamarlo “Papà” o “Papi” – e non si vergognava nemmeno di ammetterlo!

Avere la possibilità di vedere il corpo di Kagome evolversi con il figlio, sentire quel profumo più dolce che la proclamava incinta e passare le notti ad ascoltare il battito del cuore del cucciolo – appoggiando l'orecchio contro la pelle nuda del suo ventre e allo stesso tempo massaggiandole il pancione lo rendeva ancora più orgoglioso di lei – era qualcosa di apparentemente così piccolo e, allo stesso tempo, il più grande regalo che avrebbe mai potuto ricevere.

Ma sapeva anche che Kagome avrebbe volentieri aspettato un altro po' di più prima di averne un secondo figlio. Aveva ancora il cuore spezzato a causa della separazione dalla sua famiglia e stava imparando ad affrontare un tale sentimento. A volte era costretta a sorridere anche quando non ne aveva voglia per il bene di suo figlio. Sapere che avrebbe passato i mesi successivi senza l'aiuto di sua madre era stato ancora più difficile. Per fortuna, tutti l'avevano aiutata a superare il momento e alla fine, influenzata anche dalla gioia di Inuyasha, Kagome si era rallegrata della notizia.

Naturalmente, non era stato così quando le si erano rotte le acque poco dopo che erano andati a letto: le era salito il panico e niente di quello che Inuyasha aveva fatto era servito a calmarla.

Tuttavia, quando finalmente si sentì il primo grido, tutto sembrò scomparire, e Kagome si ritrovò a piangere, anche di più, per pura gioia. Strinse la presa sulla mano di Inuyasha e si appoggiò al suo petto, esausta, aspettando che Kaede portasse il nascituro, dopo averlo lavato e pulito con l’aiuto di Sango. Kagome e Inuyasha pensarono fossero passate ore, non minuti, quando finalmente l'anziana sacerdotessa si avvicinò a loro con il fagotto mentre la sterminatrice lasciava la stanza per informare chi stava aspettando fuori.

Kaede allentò lentamente la fasciatura che teneva fermo il bambino, che si stava agitando molto anche per un neonato, rivelando un altro ciuffo di capelli argentati. Mise il cucciolo tra le braccia della madre e finalmente disse: “Congratulazioni, è un altro maschietto.”

Le labbra di Kagome formarono un'ampia “o” prima di chinarsi e baciarlo leggermente sulla sommità della testa. Inuyasha strinse le braccia attorno a entrambi mentre memorizzava il nuovo profumo e, infine, il bambino smetteva di piangere, riconoscendo il battito del cuore della madre. Un secondo dopo, il suo nasino iniziò a contrarsi furiosamente, identificando quelli che lo tenevano in braccio come i suoi genitori.

“Un altro maschietto,” mormorò Inuyasha, sfiorando la guancia del bambino con le nocche e guardandolo ipnotizzato. Mentre sia lui che Kagome avevano sperato che avrebbero avuto una bambina da viziare, in realtà lui era un po’ sollevato fosse un maschio. Un bambino poteva gestirlo, anche Muteki era un bambino, e aveva imparato a trattare e giocare con lui. Insieme i due potevano essere i fratelli che lui e Sesshomaru non erano mai stati e sostenersi a vicenda mentre crescevano. Ma una bambina... una bambina lo spaventava, e quando sarebbe arrivato il momento di averne una, una principessa da viziare, Inuyasha voleva essere sicuro di essere preparato.

Il piccolo non aveva ancora aperto gli occhi, ma vi erano già lacrime secche ai lati. Inuyasha le asciugò prontamente e notò la pelle morbida e fragile come quella di qualsiasi altro neonato.  Aveva un piccolo naso all'insù e guance paffute; la sua bocca era chiusa, ora che aveva smesso di gridare, e le sue labbra erano increspate come se stesse contemplando se ricominciare con il rumore o no.

“Penso che questa volta non potrò reclamare tanta somiglianza,” dichiarò Kagome, ancora piangendo, osservando le rughe del suo piccolo viso e l'espressione imbronciata. Le fecero pensare che sarebbe stato ancora più difficile da crescere, se i suoi primi momenti fossero stati indicativi. Se avesse deciso di somigliare in tutto e per tutto a suo padre, lei e Inuyasha sarebbero stati davvero nei guai, pensò con una risatina. “Credo proprio che scoprirai in prima persona cosa significa avere a che fare con un carattere come il tuo, paparino,” disse Kagome, senza distogliere lo sguardo dal figlio per un momento.

Anche Inuyasha ridacchiò. “Me lo sono proprio meritato, vero?” Spostò la mano verso il viso di lei e le catturò le labbra in un bacio pieno di amore, mentre le lacrime minacciavano di rigare anche le sue guance. “Kagome...” mormorò con la voce rotta, incapace di trasmettere a parole la profondità dei suoi sentimenti.

Lei chiuse gli occhi, beandosi del tocco di lui e sospirando soddisfatta. “Lo so, koi, anch'io,” sussurrò. Non aveva bisogno che lui le dicesse nulla.

Erano passati quasi tre anni dalla notte in cui Inuyasha aveva preso Kagome come sua compagna e a volte aveva ancora qualche difficoltà a credere che quella fosse la sua vita, che gli fosse stata data una tale possibilità.

A causa del modo in cui era stato trattato dalla sua famiglia – sia da parte di sua madre che di suo padre – da quando era un cucciolo, per il modo in cui tutti lo avevano chiamato un ammasso inutile o un abominio, non poteva credere che la sua vita fosse cambiata così tanto. Era davvero l'hanyou più fortunato del mondo.

“Grazie,” mormorò comunque, la sua voce appena udibile, e Kagome era sicura che non l'avrebbe sentito se non le avesse parlato direttamente all'orecchio.

Lo baciò di nuovo e, non potendo toccarlo perché le sue mani erano occupate dal bambino, strofinò la guancia contro la sua, mentre cominciava a piangere di nuovo per l'enormità di quello che era appena trasparito tra loro due. Non riusciva a ricordare, era stata così emotiva anche subito dopo la nascita di Muteki?

Un secondo dopo, sentirono dei rumori provenire dalla porta e, spostando lo sguardo, notarono Sesshomaru sulla soglia con Muteki aggrappato al suo braccio. Il bambino non riusciva più a contenersi; non vedeva l'ora di raggiungere i suoi genitori e la nuova aggiunta.

Il mezzo demone sorrise e gli fece segno di raggiungerli. “Vieni, cucciolo. Vieni a conoscere il tuo fratellino,” disse, sorridendo ampiamente.

Gli occhi di Muteki brillavano per l'eccitazione. Corse immediatamente verso di loro e saltò tra le braccia del padre, guardando con circospezione il nuovo fagotto che la madre teneva con sé. Si sarebbe fatto volentieri spazio in grembo a lei, ma quando fece per chinarsi, suo padre lo trattenne. Mise il broncio e incrociò le braccia. “Voglio stare anch’io con la mamma. È ancora mia, vero?” chiese, insicuro, quasi come se stesse dubitando del suo posto ora che qualcun altro reclamava l'abbraccio di sua madre.

Inuyasha trattenne una risatina e Kagome distolse per la prima volta lo sguardo dal neonato per guardarlo. “Siamo ancora la tua mamma e il tuo papà, Muteki,” disse dolcemente.

“Dovrai solo dividerci con il fratellino. Non vuoi vederlo?” Inuyasha continuò mentre Kagome aggiustava le coperte per facilitare la vista del bambino.

Muteki sembrò contemplare l'idea, facendo dapprima una smorfia, poi assottigliando lo sguardo verso il padre e ripeté: “Ma mamma e papà sono ancora miei.”

Una risata cristallina riverberò nella stanza mentre Muteki finalmente guardava per la prima volta il nuovo arrivato. “Un fratellino?” chiese per conferma, la sua voce piena di curiosità ora che si era almeno assicurato che nessuno stesse cercando di rubargli il posto.

Inuyasha e Kagome annuirono entrambi, sorridendo alla sua impazienza. “Può venire a giocare?” Almeno era un maschio, pensò il cucciolo più grande; non avrebbe più dovuto passare così tanto tempo con le femmine. Non gli piacevano i giocattoli da bambine con cui le gemelle lo costringevano sempre a giocare.

“Presto, ma non ora, Muteki,” rispose Inuyasha, evitando di dirgli che avrebbe dovuto aspettare ancora un po'. “Ma ricorda che ora è un piccolo cucciolo ed è molto delicato. Ti ricordi cosa ti abbiamo detto quando è nato Hisui? Stai attento a lui nei primi mesi e poi avrai tutto il tempo di questo mondo per insegnargli tutto ciò che vuoi.”

Muteki toccò timidamente il piccolo ciuffo di capelli argentati, ma non osò fare altro, dando retta al padre.

Sì, sarebbero cresciuti insieme, e non avrebbero mai dovuto temere la solitudine. Non importa cosa sarebbe successo d'ora in poi, i suoi due figli avrebbero sempre avuto l'un l'altro, pensò Inuyasha.

Nel frattempo anche Sesshomaru si era avvicinato. Stava osservando da vicino la famiglia ora più numerosa, le interazioni di suo fratello e suo nipote e memorizzando il nuovo profumo.

Kagome alzò lo sguardo verso di lui e gli offrì un sorriso sincero. Era ancora stanca dopo una notte insonne, e in realtà, lui non avrebbe nemmeno osato entrare nella stanza se la sterminatrice non gli avesse assicurato che andava tutto bene e se Muteki non si fosse agitato così tanto.

Il dai-youkai pensava che quello fosse un momento privato e che in nessun caso avrebbe dovuto guardare la compagna di suo fratello in quelle condizioni. Ma a quanto pare, a loro non importava troppo, e Sesshomaru si rese conto che quella era l'ennesima prova di quanto suo fratello si fosse aperto con lui. Dimostrava quanto fosse migliorato il loro rapporto e quanto Inuyasha si fidasse di lui se gli permetteva di assistere a un momento così delicato mentre lui stesso a volte faceva ancora fatica ad accettare tutti quei cambiamenti.

Ciononostante, Sesshomaru aveva insistito per essere presente all'arrivo del nuovo cucciolo. Nel profondo voleva assicurarsi che fossero altamente protetti se suo fratello era impegnato a confortare la sua compagna. Non che dubitasse della prontezza di riflessi di Inuyasha, ma mentre i suoi sensi erano più concentrati sulla miko, Sesshomaru si era occupato di Muteki e si era assicurato che nessuna minaccia esterna entrasse nel villaggio.

Kagome girò il bambino un po' più verso di lui e diede al demone cane la possibilità di guardare meglio il cucciolo. “Ti presento tuo nipote, Sesshomaru,” mormorò.

Sia i suoi occhi che quelli di Inuyasha erano pieni di gioia e di orgoglio. Non per la prima volta da quando aveva riallacciato i rapporti con suo fratello, Sesshomaru si chiese se quelle erano emozioni che avrebbe provato un giorno se avesse avuto la fortuna di avere una compagna e un suo erede.

Proprio in quel momento, il cucciolo aprì gli occhi e proprio come Kagome sospettava, si rivelarono dorati come quelli del padre e del fratello, solo di un tono leggermente più caldo. Si mossero freneticamente, cercando di acquisire il più possibile, anche se ancora non avevano alcuna consapevolezza. Infine, si fermarono su Sesshomaru e il dai-youkai li scrutò, vedendo nel cucciolo qualcosa che pensava fosse stato perso da secoli.

Erano di una tonalità d'oro più scura che aveva quasi dimenticato e, anche se razionalmente si rendeva conto che era impossibile, riconobbe in loro gioia. Un'ombra si alzò dietro il piccolo, quasi impercettibile, ma allo stesso tempo definita e impossibile da confondere con qualsiasi altra cosa. Per un attimo gli sembrò che suo padre gli sorridesse e annuisse, come se approvasse per la prima volta le sue scelte di vita.

“Padre,” mormorò, alzando i propri occhi dorati, incapace di fermarsi finché non fu troppo tardi.

La testa di Inuyasha scattò immediatamente verso di lui. “Cosa?” chiese, sconcertato. Erano così presi dal loro piccolo mondo che non si erano accorti della reazione di Sesshomaru al cucciolo finché lui non aveva pronunciato quelle parole. L'attenzione di tutti si spostò sul dai-youkai, persino Muteki era improvvisamente più curioso di quello che gli adulti stavano dicendo che del fratellino.

Sesshomaru raddrizzò la schiena e si ricompose dopo il suo momentaneo errore. Non era possibile che avesse davvero visto il fantasma di suo padre. “Ho detto che, per un momento, ho creduto di guardare negli occhi di nostro padre.”

“Non intendi mica…” Inuyasha cercò di dire.

La risata cristallina di Kagome riempì di nuovo la stanza. “Ho detto a tuo padre che sarai un piccolo mascalzone, vero?” disse lei. “Hai decisamente preso dal suo lato, allora. Anche tuo zio l'ha detto.”

“Beh, sembra che anche lui diventerà un grande guerriero, allora,” proclamò Inuyasha.

“Un guerriero? Anch'io voglio essere un guerriero,” lo seguì subito Muteki. “Saremo guerrieri come te, papà.”

“Non finché non lo riterrò sicuro per entrambi.” L'affermazione di Kagome stroncò sul nascere i sogni di tutti. Inuyasha e Sesshomaru stavano già pianificando mentalmente il miglior allenamento per entrambi, ma Kagome sembrava sempre coglierli in flagrante.

“Come si chiama il cucciolo?” Sesshomaru chiese, proprio come la sua versione futura aveva fatto in precedenza alla nascita di Muteki. Non che lui lo sapesse.

Inuyasha e Kagome si guardarono negli occhi e quest'ultima sorrise calorosamente. “Penso che sia ovvio, no? Dobbiamo onorare il nonno paterno,” proclamò e poi alzò gli occhi verso Sesshomaru per studiarne la reazione.

Il demone cane si limitò ad annuire, per nulla infastidito dalla scelta, qualcosa che invece, anni fa, lo avrebbe fatto andare su tutte le furie. Il cucciolo era il secondogenito di suo fratello e, se volevano usare il nome di suo padre, andava bene per lui. Non è che potesse aspettare il suo. Da quello che sapeva, poteva anche dover aspettare secoli per un erede maschio.

“Toga,” dichiarò Inuyasha, riconoscendo la benedizione del fratello. “Questo bambino si chiama Toga.”


N/A: Finalmente pubblico la One-shot che vi avevo promesso da qualche settimana. Spero che il fluff non vi sia sembrato diabetico (questa tra l'altro è la prima cosa fluffosa che abbia davvero scritta - è vecchia di mesi e mesi d'altronde) e che la storiella vi sia piaciuta. Ho voluto ritrarre Sesshomaru e Inuyasha sotto una luce diversa e con alle spalle già sette anni di tregua e collaborazione. Quindi per chi non avesse letto ciò che viene prima nell'Erede, il personaggio non è inutilmente OOC, semplicemente ha già subito una sua graduale trasformazione che è dipinta capitolo per capitolo lì. 

Come al solito, vi invito a lasciarvi un vostro pensiero. Un abbraccio e a presto ❤. 
   
 
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