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Autore: Funlove96    29/11/2021    1 recensioni
[Edens Zero X Gate of Nightmares crossover]
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Aveva paragonato più volte, durante le tante lune che li vedevano uniti, il loro legame ad un cocco. Duro all'esterno, ma che una volta aperto rivelava il nettare più dolce che gli dèi potessero creare...
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Piccola ("piccola") one shot Wermit (Weisz Steiner x Hermit Mio) ambientata nell'universo del videogioco di Gate of Nightmares, per un'occasione speciale.
Spero vi piaccia, buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermit, Sister Ivry, Sorpresa, Weisz Steiner
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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~Like a coconut~





Forti vagiti si levarono, spezzando finalmente le urla di dolore che avevano albergato in quella capanna per un tempo che era sembrato infinito...

"È-È..." le parole gli mancavano, forse per la prima volta in vita sua, mentre osservava il sangue del suo sangue agitarsi tra le braccia della compagna. La donna era sudata con alcune ciocche azzurre attaccate alla fronte, mentre il rossore -dovuto allo sforzo immane che aveva affrontato per mettere al mondo quell'esserino- persisteva. Eppure il volto era illuminato di un caldo sorriso, mentre gli occhioni azzurri scrutavano ogni più piccolo dettaglio di quella vita che si era appena affacciata al mondo.

Il visetto paffuto e arrossato, le ciocche bionde, le dita delle manine che stringevano le vesti della donna, era tutto così...
"Perfetta!" esclamò Weisz. Non vi era altra parola che potesse usare per descrivere la bimba -ora già più calma essendosi attaccata al seno che sua madre le aveva offerto- che era appena arrivata nelle loro vite...
"Vuoi tenerla?" gli domandò Hermit, dopo una buona quantità di tempo che era servito alla piccola per calmarsi e al biondo per fissare quell'immagine idilliaca nella sua mente, e Weisz avrebbe volentieri risposto con un , che già gli si era affacciato sulla punta della lingua, nel più spontaneo dei sorrisi che gli tiravano la faccia da non sapeva nemmeno quanto tempo...
Beh, se solo qualcuno non si fosse intromesso...
"Allora, possiamo vedere il nuovo arrivo o no?" irruppe nella capanna il ragazzo, che venne immediatamente fulminato dallo sguardo severo del capo villaggio, mentre la donna si copriva il seno, fortunatamente coperto da occhi indiscreti grazie alla muscolosa schiena di suo marito. "Allen! Ti sembra il modo di entrare?" se avesse potuto lo avrebbe ucciso all'istante per tanta impudenza, ma quel biondino insolente doveva ringraziare di essergli un fedele alleato in battaglia, nonché grande amico d'infanzia della compagna, che intanto aveva preso a sghignazzare a quella scena...

"Andiamo a dare la notizia agli altri..." disse dopo aver lasciato un tenero bacio sulle labbra della compagna e uno sulla fronte della piccola, ormai quasi addormentata, per poi tirare l'altro per la pelliccia, portandolo fuori dalla capanna, dove ad accoglierli furono gli abitanti del villaggio, in attesa lì e ansiosi di sapere come fosse andata. "Abbiano una nuova vita tra di noi fratelli miei!" e gli bastarono quelle parole perché l'intero villaggio esplodesse in un boato di gioia, iniziando danze e canti tradizionali perché fossero portatori di buona sorte, contagiando i due, che risero felici di cotanta gioia...

Un altro ramo venne scansato dal biondo, colpendo Weisz -proprio dietro di lui- in pieno volto e costringendolo a trattenere un gemito di dolore.

Uno spintone invece costrinse Allen a fermarsi e, voltandosi con fare interrogativo, una muta domanda aleggiò nei suoi occhi. Perché non lo avesse scansato era un mistero, lui che aveva sempre avuto i riflessi pronti...
Ma Weisz non rispose prima di tirarlo via per portarlo un po' più lontano, in modo da poter parlare liberamente senza far agitare gli animali che abitavano quella foresta. "La bambina ci dà un bel po' da fare, sono giorni che non faccio una dormita come si deve... ed Hermit non sta messa meglio, anzi... tra i dolori e il doversi svegliare di continuo in piena notte è distrutta..." "Non vorrei essere nei tuoi panni amico mio, deve essere sfiancante..." i segni violacei sotto gli occhi del capo villaggio testimoniavano la veridicità delle sue parole, ma un po' per dargli coraggio e un po' per non farsi sentire dagli animali che avrebbero dovuto essere le loro prede in quella battuta di caccia, trattenne la leggera risatina che gli scaturiva il pensiero di come egli stesso, fino a poco tempo prima, non volesse legami e tantomeno prole...

Eppure si era ritrovato a unirsi a quella ragazza dai lunghi capelli azzurri, figlia del capo villaggio con cui, grazie proprio a quella unione, ora la loro tribù non era più in conflitto, iniziando di fatto un'era di pace.
Il Weisz di un tempo non era tipo da accasarsi, e all'inizio solo il fatto di avere dei doveri come futuro capo villaggio lo aveva spinto a cercare una compagna. Tante donne, molto avvenenti e ben predisposte a una unione, gli erano state presentate, ma lui le aveva rifiutate tutte. Solo con Hermit aveva fatto un'eccezione, non rifiutandola non solo perché lei stessa non era intenzionata a unirsi non nessuno, ma anche perché le gesta della giovane Erano giunte anche alle sue orecchie, e la fama di miglior tiratrice della sua tribù precedeva quella ragazzina lunghi capelli azzurri, illuminati dalle sfumature verde-acqua, e gli occhi azzurri come io cielo quando era sgombro di nubi.
Non era certo intenzionato a unirsi con lei, che però, doveva ammetterlo, aveva abbastanza coraggio da fronteggiarlo e rispondere a tono alle sue battutine sulla sua scarsa altezza.
Lo aveva sfidato -e battuto- pretendendo, in caso di vittoria, di decidere ella stessa se unirsi con lui o meno, intenzionata poi a lasciare il villaggio l'alba successiva...

La sconfitta bruciava, Weisz doveva ammetterlo, e il fatto di essere stato battuto da una che a malapena gli arrivava alla spalla lo innervosiva non poco. E forse era per questo che aveva raggiunto la capanna dove ella era ospite, svegliandola in piena notte -rischiando di farsi rompere l'osso del collo dalla ragazza- e chiedendole la rivincita...

Avrebbe potuto urlare, e sì, magari scatenare anche una guerra tra le tribù, per via dell'impedenza dimostrata dal biondo. Eppure Hermit non lo fece.
Per poco non gli aveva rotto qualche osso per la presa ferrea con cui lo aveva immobilizzato, e gli aveva così dimostrato -per la seconda volta- quanto potesse essere forte. Non aveva mai preteso rispetto solo perché figlia del capo villaggio, lo aveva guadagnato ogni singola volta, e mai avrebbe fatto la parte della povera ragazzina indifesa a cui era stato fatto un torto da uno stolto che aveva osato entrare nella sua tenda di notte.
Accettò la proposta, sfodandolo in un campo poco lontano da lì.
E il biondino era forte con la spada certo, quella era la loro seconda sfida e, forse complice la stanchezza, era finita in parità, ma anche quella volta aveva avuto non poche difficoltà a tenergli testa. E fu lì che decise, un'alleanza simile, con due capi che sapevano combattere bene -perché una cosa era certa, lei non se ne sarebbe stata ad occuparsi della prole mentre lui si beccava la parte più emozionante della lotta-, avrebbe giovato ad entrambi i villaggi...
Almeno, questo era ciò che pensavano entrambi mentre giuravano, diverso tempo dopo, consacrando la loro unione agli dèi, perché nessuno dei due si aspettava ciò che avrebbero trovato lungo il loro cammino insieme...

"Ed è sfiancante! Ma non vorrei nessun'altra fatica se non questa..." rispose il capo villaggio, con lo sguardo perso chissà dove, non troppo difficile da decifrare però per l'amico.
Allen aveva paragonato più volte, durante le tante lune* che li vedevano uniti, il loro legame ad un cocco. Duro all'esterno, ma che una volta aperto rivelava il nettare più dolce che gli dèi potessero creare...
Ed era vero, lo avevano scoperto entrambi dopo diverse lune passate a condividere la vita quotidiana, che quel legame racchiudeva qualcosa di più. Qualcosa di così profondo e intenso che poteva essere soltanto opera degli dèi più benevoli...

Erano passate tre lune* dalla nascita della piccola, e i due erano alle prese con quel nuovo cammino intrapreso, insieme alla loro Ronya*. I capi villaggio l'avevano chiamata così speranzosi che quel nome fosse portatore di fortuna per quella piccola vita che aveva lottato per venire al mondo, uscendone vittoriosa.
Non c'era stato un solo attimo di pace durante il parto, e la levatrice aveva temuto che madre e figlia non ce l'avrebbero fatta, spaventando l'uomo come mai in vita sua. Ma alla fine Weisz poteva continuare ad abbracciarle entrambe e per questo il suo cuore non poteva essere più grato agli dèi che avevano assistito la sua compagna e la loro figlia durante quei momenti. Mai -giurò sentendo i vagiti- avrebbe mancato di ringraziarli a dovere coi doni più preziosi che avesse ricavato dalla caccia e dal raccolto.

"Vedrai che presto sarà tutto più facile. Aspettiamo che cresca..." gli posò una mano sulla spalla per consolarlo e, nell'esatto momento in cui l'altro stava per rispondergli di tornare a caccia, un ruggito spezzò l'aria tranquilla che li aveva avvolti, facendoli mettere in posizione di combattimento.
Si diressero verso la direzione dalla quale veniva il ruggito, trovandosi davanti un enorme leone dalla criniera dorata che si avvicinava lentamente ad una ragazzina, con l'evidente intenzione di divorarla.
La bambina -doveva avere sì e no sette anni- era distesa sul terreno, priva di conoscenza, e i due, armi alla mano, si lanciarono sull'animale, intenzionati a fermarlo...
A colpi di spada e frecce magiche i due riuscirono a tramortire la belva in poco tempo, correndo a soccorrere la ragazza, che Weisz caricò sulle spalle per poi tornare in fretta al villaggio. La ragazza era ferita e, sebbene non fossero molto profonde, ella aveva bisogno di cure immediate...

Sistemò meglio i codini, raccogliendo i lunghi capelli in due code legate alla base della nuca, cosicché non la intralciassero troppo. La piccola si era finalmente addormentata, e ora riposava tranquilla nel marsupio di pelli che si era accuratamente legata dietro la schiena -attenta che fosse ben stretto, in modo che Ronya non rischiasse di cadere-, laddove l'aveva adagiata per portarla con sé. Hermit si stava preparando per raggiungere Sister nella sua capanna, dove avrebbe aiutato la giovane donna a preparare le pozioni curative con le erbe che avevano raccolto il giorno prima. L'inverno si stava avvicinando e molte piante sarebbero state introvabili. Ma loro era state fortunate, trovando molte specie differenti di erbe, perfette per i preparati miracolosi del medico della tribù...

Attraversò abbastanza in fretta le strade del villaggio, salutando gli abitanti che incontrava lungo il cammino, e che le rivolgevano sorrisi e riverenze in cambio. Quel momento non era come lo aveva immaginato per tutto quel tempo, riusciva a fare le stesse cose di prima -non la caccia certamente, e nemmeno poteva allontanarsi troppo dal villaggio, e non da sola, dato che doveva portare la piccola con sé per darle il latte ogni qualvolta che lo chiedeva e non poteva certo metterla in pericolo- e la bambina non la intralciava minimamente, anzi. Forse le fatiche le sembravano anche più sopportabili, sebbene il corpo ne risentisse. Doveva solo prendere le giuste precauzioni per evitare che la bimba si facesse del male nel caso lei avesse fatto qualche movimento troppo brusco, ma riusciva a mandare avanti la vita quotidiana del villaggio.
L'unica cosa di cui poteva veramente lamentarsi alla fine erano il mal di schiena e il seno dolorante, che per fortuna quel giorno avevano deciso di farla soffrire di meno, e Ronya che se ne stava buona, non apportandole ulteriore dolore.
Dopo un'altra notte movimentata, in cui la piccola aveva tenuto svegli sia lei che il compagno, finalmente sembrava tranquilla e questo era un vero sollievo. Aveva intenzione di chiedere all'albina se fosse normale tutto questo, pur sapendo che le avrebbe risposto alla stessa maniera del giorno prima. Era del tutto naturale -le aveva già detto-, dovevano solo passare i primi mesi e i due non vedevano l'ora che ella smettesse di piangere di notte. L'amavano entrambi, ma avevano davvero bisogno di dormire se volevano essere in forma, soprattutto con la festa del raccolto che si sarebbe tenuta di lì a poco, e col villaggio in subbuglio nell'organizzarla. I capi villaggio non potevano certo esimersi dai propri doveri, anche se non era cambiato più molto, non era la prima volta che si dividevano i compiti e spesso era lei ad andare a caccia mentre Weisz restava tra le mura del villaggio a risolvere i problemi degli abitanti. C'era sempre qualcosa da fare ed essere in due li aiutava anche in questo. Solo in due funzionavano bene, le aveva detto Weisz una volta...

"Puoi curarla?" una voce fin troppo conosciuta si fece largo nelle sue orecchie non appena si era avvicinata all'entrata della capanna e no, non era quella frase che tanto l'aveva colpita tempo addietro. Il tomo preoccupato del compagno non presagiva nulla di buono...
"Sì, ma mi ci vorrà un po'... andate fuori, vi chiamerò una volta finito!" e detto questo la donna si occupò della bambina dai verdi capelli, mentre i due uscivano dalla capanna, incontrando lo sguardo preoccupato della donna. "Weisz, Allen, cosa succede?" "Nulla di grave, almeno spero..." rispose il compagno. La piccola non aveva fatto altro che mugugnare di dolore lungo il tragitto, e l'uomo sperava che le ferite non fossero troppo profonde e che l'esperienza di Sister fosse sufficiente per salvarla.
Prese la compagna tra le braccia, carezzandole la fronte con le proprie labbra per poi osservare Ronya. Weisz le carezzò leggermente il capo, pensando se al posto di quella bimba ci fosse stata sua figlia. No, non poteva sopportarne neanche il pensiero, che però non voleva abbandonare la sua mente...

E nulla poterono se non aspettare mentre la donna si faceva raccontare cosa fosse successo. Si sedettero su un cumulo di paglia posato lì vicino, con Hermit che carezzava la testolina della bimba -ora tenuta al proprio petto dato che ella aveva iniziato ad agitarsi-, mentre entrambi pregavano gli dèi perché assistessero Sister e che ella potesse dar loro buone notizie al più presto...

Due notti si susseguirono prima che la piccola si svegliasse, e la prima cosa che gli occhioni verdi videro fu una capigliatura azzurra dai riflessi verdognoli, raccolta in due codini sotto la nuca, mentre la donna, dai contorni sempre meno sfocati, armeggiava con qualcosa. Di vetro, a giudicare dal rumore...

Un colpo di tosse le arrivò alle orecchie, facendole posare delicatamente le due ampolle -datele da Sister- sul tavolo per voltarsi verso il giaciglio di morbide pelli, fatto apposta per farla riposare comoda, dove vide la bimba sveglia. "Finalmente!" le si avvicinò, sedendosi accanto a lei. "Come ti senti?" domanda sciocca, ma la donna era in ansia. Troppo tempo era passato senza che la piccola aprisse gli occhi e il suo cuore di madre ne risentiva come se quell'esserino indifeso che giaceva senza conoscenza l'avesse tenuta con sé -sentro di sé- nove lune anziché appena due notti...
"Non voglio farti del male..." disse con voce dolce, quando la bambina si ritrasse un poco nel vederla avvicinarsi. Quella donna aveva dei segni rossi sulle gote e lungo le braccia, di cui però non riconosceva la tribù d'appartenenza. Non che fosse molto esperta comunque...

"Ora sei al sicuro... puoi stare qui tutto il tempo che vuoi, poi potrai pure tornare dai tuoi genitori, a proposito..." si mosse sulle pelli per avvicinarsi un po' di più a lei, sorridendole dolcemente. "Vuoi che mandi loro un messaggero? Sai dirmi dove si trova la tua tribù?" non l'aveva vista prima che fosse stata curata, e Sister per medicarla aveva dovuto pulire le ferite, cancellandole i simboli sulla pelle -che comunque era talmente macchiata di sangue da non riuscire a distinguerla dai segni di tinta rossa-, perciò non poteva essere certa di sapere a quale tribù appartenesse. Ma a quelle domande gli occhi della piccola si inumidirono e i singhiozzi non tardarono ad arrivare.
Il ricordo dei suoi genitori, morti tra le fauci di quelle belve feroci, si fece ancora più vivido, facendola scoppiare in lacrime al solo pensiero di essere ormai sola al mondo...

Due braccia la circondarono, stringendola al petto di quella donna che tanto dolcemente le aveva parlato poco prima, lasciando che sfogasse tutto il dolore che le attanagliava l'animo.

Hermit non seppe quanto tempo erano rimaste abbracciate, né riuscì a quantificare le lacrime della bambina, seppe solo che non la lasciò andare finché ella stessa non si scostò, con gli occhi arrossati e ormai secchi per quanto aveva pianto.
Le carezzò il capo dolcemente, come aveva fatto spesso nel lasso di tempo in cui la piccola era rimasta senza conoscenza nel comodo giaciglio che avevano appositamente preparato per lei dopo averla portata nella propria capanna, laddove aveva potuto riposare molto più tranquilla che da Sister, la quale doveva assistere gli altri abitanti del villaggio.
Stranamente Ronya era stata tranquilla durante quelle notti, quasi a non voler disturbare il sonno di quella povera bimba che era stata tanto fortunata da essere soccorsa in tempo...

"Facciamo così..." iniziò la donna, prendendole il volto tra le mani e incastrando i propri occhi con quelli verde scuro di lei mentre le carezzava le gote coi pollici. "Adesso pensiamo a farti rimettere in sesto, vedremo cosa fare più tardi... va bene?" la piccola annuì, stupita e stranita al contempo da tanta gentilezza.
"Vado a prenderti un po' di zuppa e..." "Hermit..." la voce del compagno -accompagnata dal pianto di Ronya- la interruppe, anticipandone l'immagine di lui che, con la piccola in braccio, scostava di poco la tenda che divideva quello spazio dal resto della capanna. La neonata si era svegliata e lui non riusciva a farla calmare.

E vedere la bambina finalmente sveglia fu un sollievo per il capo villaggio, che si avvicinò, lasciando che Hermit prendesse Ronya per calmarla, mentre lui sorrideva alla bambina seduta in mezzo alle pelli del caldo giaciglio che l'aveva vista riposare per tutto quel tempo...

"Finalmente sei sveglia! Come ti senti?" provò a carezzarle la fronte ma ella indietreggiò un poco intimidita. "Mh... Weisz, perché non vai a prendere una bella ciotola di zuppa? Dovrebbe essere bella calda..." gli disse la compagna, e lui annuendo uscì, mentre la donna si sedeva di nuovo accanto alla bambina. "Sai, lui e un altro ragazzo ti hanno trovata e portata qui. Eravamo tutti molto preoccupati per te..." le disse, mentre la piccola spalancava gli occhi, probabilmente imbarazzata della propria ingratitudine verso quell'uomo. "Ma ora stai meglio ed è questo ciò che conta. Il villaggio farà festa ringraziando gli dèi per questo dono!" le sorrise ancora Hermit, carezzandole una guancia con la mano libera, mentre sull'altro braccio sonnecchiava la piccola Ronya.
E quando il biondo tornò con una ciotola fumante -aveva preso anche un bel tozzo di pane e dell'acqua- la piccina gli sorrise timidamente, accennando un flebile 'grazie' con la vocina acuta, che fece spalancare gli occhi ad entrambi i capi villaggio, i quali sorrisero poi nel vederla mangiare poi di gusto...

~Bonus~



Il respiro pesante e le manine serrate alle vesti, la piccola sonnecchiava tranquilla tra le braccia della madre, che le carezzava dolcemente i capelli in un lento massaggio che l'aveva aiutata a farla addormentare...
Erano passate ormai diverse lune -dodici precisamente- da quando era arrivata, e il villaggio ci aveva tenuto a festeggiare la sua venuta come avevano fatto poco tempo prima con Ronya. Aveva temuto che ciò avrebbe scatenato la tristezza in Luka* -questo il nome della bimba, come avevano scoperto tempo dopo dalla stessa, ed Hermit aveva pensato che quel nome fosse perfetto per cotanta luminosità che irradiava la piccola anche solo nel più timido e impacciato dei sorrisi-, eppure la bambina aveva sorriso tutto il giorno, circondata dall'amore del villaggio che l'aveva accolta tempo prima...

Weisz ed Hermit non avevano trovato -in realtà non vi avevano neanche mai pensato per un secondo- altra soluzione se non quella di tenerla, rendendola loro figlia a tutti gli effetti. Non potevano certo fare altro, dato che i suoi genitori naturali erano morti e lei, figlia di due nomadi, era rimasta sola al mondo, e non che fosse pesato così tanto ai due capi villaggio, anzi...
Non era stato facile farle tornare il sorriso. La piccola era stata triste per lungo tempo, e tanto avevano dovuto aspettare per poterla vedere serena, ma alla fine la piccola Luka era entrata nei cuori di tutto grazie anche al suo meraviglioso sorriso.

Hermit aveva tanto pregato gli dèi perché dessero pace alle anime dei due sconosciuti, assicurando loro di amare la piccola al pari della propria primogenita, e non era stato difficile quello. Le uniche difficoltà erano state occuparsi di due figlie all'improvviso, ma nulla era un peso al pensiero di ritrovarsi lì ogni sera, nel caldo giaciglio che avrebbe dovuto essere riservato solo a lei e Weisz, ma che presto aveva fatto spazio alle due piccole diavolette sgambettanti...

"Si è già addormentata?" la voce del compagno la strappò ai propri pensieri, e annuendo la donna gli rivolse un sorriso, riempiendosi lo sguardo azzurro dell'immagine di lui con in braccio la piccola Ronya. "Non la smetteva di tirare i capelli di Allen..." disse lui, riferendosi ad una pestifera Ronya, che aveva dovuto staccare dalle spalle del biondo, in evidente difficoltà col carattere dispettoso della piccola, ora già vittima di Morfeo, che sonnecchiava tranquilla tra le calde braccia paterne.
Non ci volle molto perché i due si trovassero insieme sul loro giaciglio notturno, uno accanto all'altro abbracciati ai fini più belli che gli dèi potessero aver fatto loro e sì, pensava Weisz mentre stringeva a sé la compagna e le figlie, quel giaciglio era assai più comodo quando erano insieme...



*Lune: Una luna equivale a 27 giorni circa, almeno secondo internet :)
*Tre lune: Circa 3 mesi.
*Ronya: Dal sito Charlies-names.com: "Ronja significa "luminoso" e "alba" (da Roxana) e "vera immagine" o "vincitore" (da Veronika). Inoltre, Ronja significa "il consiglio del sovrano" (dal norreno antico "regin" = consiglio (degli dei) + "valdr" = sovrano/potere) e "autocontrollato", "sensibile" (da Sophronia)." In questo caso io ho usato la traduzione come "colei che vince" o "vittoriosa".
*Luka: Sempre dal sito: "Luka significa “dalla Lucania” (regione dell'Italia meridionale) e “luce”, “portatore di luce” o “luminoso” (dal greco antico “leukós/λευκός” = luminoso/chiaro/bianco e latino “lux” = luce )." In questo caso ho usato la traduzione "luce" o "luminoso".



Angolo autrice.
Regalo per due persone speciali, con i miei sinceri auguri per un felice anniversario🥰
Auguri ad entrambi, e grazie di esistere Asia, ti voglio bene❤️
   
 
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