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Autore: Darlene_    04/12/2021    0 recensioni
Nella notte più spaventosa dell'anno un blackout improvviso e degli strani cigolii provenienti dal piano superiore mettono in allerta Oliver e Connor, cosa si cela davvero nel buio?
Genere: Comico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Connor Walsh, Oliver Hampton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per la notte bianca di Halloween di Lande di Fandom




Una notte da paura




Lo schermò mostrò il ghigno di Saw ed Oliver si strinse maggiormente nella coperta, conficcando le unghie nel palmo della mano per non urlare. Non aveva mai amato particolarmente gli horror e avrebbe volentieri trascorso una serata tranquilla ad intagliare zucche e mangiare dolcetti, ma non poteva certo mostrarsi fifone di fronte a quell’adone seduto accanto a lui al loro secondo appuntamento, perciò aveva accettato di vedere un film sgranocchiando pop corn. Connor probabilmente avvertì il suo trasalimento e gli cinse le spalle con un braccio percorrendo il collo di baci.
“La paura ti rende sexy.” Sussurrò solleticandogli l’orecchio. Il giovane hacker arrossì cercando di trattenere un sorriso compiaciuto: non riusciva ancora a capacitarsi del motivo per cui un giovane playboy si fosse invaghito di uno sfigato come lui, ma ne era lusingato. Voltò il capo posando le sue labbra contro quelle dell’altro, assaporandone il calore. Il film proseguiva sullo schermo senza che nessuno vi prestasse attenzione: le parole dei protagonisti non erano altro che un sottofondo di scarsa importanza. Connor gli mise le mani sotto alla camicia, carezzandogli la schiena senza staccare la bocca dalla sua ed Oliver gli massaggiò i capelli, scendendo sul petto e giù fin alla cintola. Stava per abbassare la zip dei pantaloni quando un tuono squarciò la notte e all’improvviso tutta la città piombò nel buio.
“Cazzo.”
“Il tuo o il mio?” Scherzò il ragazzo cercando di abbassargli i pantaloni.
“Sorprendimi.” Sussurrò rivolto a quello che presumeva essere l’orecchio. Gli tolse la camicia buttandola a terra quindi lo spinse contro la seduta del divano. Le sue labbra percorsero tutto il torace riempendolo di baci umidi. Oliver rise per il solletico provocato dal fiato caldo sulla pelle e si aggrappò a passanti dei jeans. “Non dirmi che questo cigolio è prodotto dalle tue ginocchia.”
“Oh, no, le mie sono abituate.” Prese l’elastico dei boxer tra le dita, quindi li abbassò. Era pronto ad iniziare le danze quando le gambe dell’altro si chiusero di scatto dandogli una ginocchiata sul viso.
“Cazzo, Oli.” Borbottò massaggiandosi il setto nasale.
“Lo hai sentito?”
Passandosi una mano tra i capelli corvini scosse la testa completamente disinteressato a qualsiasi rumore all’infuori dai gemiti di piacere del ragazzo seduto di fronte a lui.
“Proveniva dal piano di sopra.” Continuò Oliver rimettendosi i boxer. “Dovremmo andare a controllare.”
Risollevando la zip con un sospiro spiegò che l’inquilino del terzo piano si era trasferito da almeno un paio di mesi e nessuno lo aveva ancora occupato. Cercò di riportare l’attenzione sulla loro serata, ma ormai l’informatico era curioso di scoprire cosa si celasse dietro quei cigolii. Ormai la notte di piacere era irrimediabilmente sfumata, così Connor si mise in ascolto (più per soddisfare il suo compagno che per interesse) ed effettivamente udirono dei tonfi seguiti da qualcosa trascinato sul pavimento.
“Dovremmo chiamare la polizia.” Decretò arraffando il telefono per poi masticare un’imprecazione quando si rese conto dell’assenza di segnale. “Andiamo a controllare.”
“Forse è meglio di no.” Protestò Oliver la cui fantasia aveva cominciato a galoppare disegnando nella sua mente orribili scenari di morte. “Magari è solo l’umidità.” Il suo timido tentativo di convincerlo a restare chiusi in casa cadde nel vuoto e si trovò a seguire Connor per le scale con la torcia del cellulare come unica fonte di luce.
Bussarono alla porta senza ottenere risposta, quindi si introdussero nell’appartamento.
“Questa è violazione della privacy.” Lo avvisò a bassa voce.
“Vorrei ricordarti che tra noi due sono io l’avvocato.”
Attraversarono il soggiorno e lo stretto corridoio e si fermarono davanti all’uscio della camera da letto. In quel punto si sentivano dei gemiti e il cigolio delle assi del parquet. Connor stese un braccio in avanti spingendo Oliver dietro di sé quindi spalancò la porta con una spallata.
“E voi chi cazzo siete?”
Ovviamente i due ragazzi avevano frainteso perché di fronte a loro un uomo completamente nudo sovrastava una biondina e il viso arrossato di entrambi non era certo dovuto all’imbarazzo.
“Noi abbiamo…” Connor non riuscì a trovare le parole adatte e rimase imbambolato sulla soglia.
Nel frattempo l’uomo aveva indossato un paio di pantaloni ed in piedi pareva ancor più massiccio. I muscoli tesi del viso mettevano bene in chiaro quanto fosse arrabbiato nel trovarsi di fronte due sconosciuti.
“Questa è casa mia e voi non avete nessun diritto di essere qui.” Tuonò. La donna era rimasta a letto e nascondeva le rotondità sotto al lenzuolo.
“Le chiediamo scusa signore. Abbiamo sentito dei rumori e temevamo…” Si passò una mano sul viso aggiustandosi gli occhiale. “Insomma, è stato un equivoco, ma adesso ce ne andiamo.”
“Sarà meglio altrimenti chiamerò la polizia.”
“Certo, ci scusi ancora.” Connor indietreggiò di un passo, poi un altro ed infine voltò le spalle alla coppia. Prese Oliver per mano ed entrambi corsero al piano di sotto.






 
  
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