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Autore: Kifuru    04/12/2021    0 recensioni
All'indomani della Quarta Grande Guerra Ninja, nel mondo shinobi iniziava una nuova era di pace, sotto l'insegna della grande alleanza. Tra i complessi e delicati rapporti diplomatici e la lotta contro pericolose organizzazioni criminali, i giovani eroi della guerra, salvatori dell'umanità, cercavano di costruire con tutte le loro forze una vita serena e felice, lasciandosi alle spalle tutto l'odio e la violenza del passato. In questo clima di incertezza e speranza, l'ambasciatrice Temari della Sabbia e lo stratega Shikamaru della Foglia affronteranno ogni genere di esperienza per poter difendere il loro legame e il loro futuro insieme.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Shikamaru Nara | Coppie: Hinata/Naruto, Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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CAPITOLO 8
 
 
 
SQUADRA DI INSEGUIMENTO
 
 
Kankuro era concentrato al massimo. Niente in quel momento avrebbe potuto distrarlo dal suo compito, né la delicatezza della situazione, né tantomeno il familiare calore rovente del deserto. Stava sperimentando una tecnica nuova, la quale richiedeva un’enorme quantità di chakra e concentrazione. Era la prima volta che la metteva in atto nel bel mezzo di una missione, per l’unico e disperato intento di ritrovare i bambini rapiti.

La lunga caccia era iniziata due giorni prima, davanti i cancelli del Villaggio della Sabbia. Il Kazekage in persona aveva formato in poco tempo una forte squadra di inseguimento comandata da Kankuro. Quest’ultimo era stato messo al comando di una squadra di dieci Jonin, ai quali come da regolamento si era aggiunta anche un ninja medico.

Molti dei membri della squadra erano particolarmente esperti nelle missioni di inseguimento, dei veri e propri professionisti quando si trattava di leggere e interpretare le tracce di un fuggitivo in qualsiasi tipo di territorio. Tuttavia, Kankuro aveva chiesto al fratello minore anche la presenza di ninja più affini al combattimento corpo a corpo all’interno del gruppo. Anche se si trattava di una missione di ricerca e inseguimento, non era mai possibile prevedere cosa sarebbe potuto accadere.

Con le braccia sollevate in avanti e gli occhi chiusi in un’espressione di totale concentrazione, il marionettista restava ben attento a mantenere stabili i fili di chakra collegati alla sua nuova creazione. Si trattava di una marionetta particolare, specializzata unicamente in ricerche ed infiltrazioni.

Kankuro non aveva molta familiarità con questo tipo di opere. Nel corso degli anni si era costantemente impegnato nel realizzare marionette da combattimento, specializzandosi nella creazione di armi letali da sfoderare in battaglia con il preciso obiettivo di uccidere il nemico in ogni modo possibile. Pertanto, la marionetta che stava usando per la prima volta in quella missione rappresentava una grossa novità per lui.

L’utilità stava proprio nel fatto che il giovane marionettista potesse controllare la sua creazione anche a diverse miglia di distanza. Poteva spedire la marionetta in avanscoperta, mantenendo sempre al massimo la concentrazione e la stabilità dei fili di chakra, i quali, almeno all’apparenza, sembravano estendersi all’infinito. Più la marionetta si allontanava alla ricerca del nemico in fuga, più aumentavano le difficoltà a mantenere attiva la tecnica.

Era tremendamente difficile e faticoso controllare la marionetta a quella distanza. Nonostante il frenetico prosciugamento del proprio chakra, però, il marionettista non poteva negare l’enorme utilità di quella tecnica. Con la propria energia Kankuro aveva imparato a connettersi direttamente con la marionetta impegnata nella ricerca, anche se così lontana da non poterla vedere nemmeno all’orizzonte. Al suo fianco, i compagni sotto il suo comando attendevano progressi in silenzio. Sfruttavano quei momenti di attesa per riposare e recuperare fiato e chakra, in modo da essere pronti per la ripresa della marcia.

La marionetta d’inseguimento non soltanto era in grado di coprire molte miglia a gran velocità risparmiando tempo prezioso, ma possedeva anche la capacità di mimetizzarsi perfettamente con l’ambiente circostante. Anche se si fosse avvicinata troppo agli schiavisti, sarebbe stato comunque estremamente difficile per loro individuarla. Tuttavia, c’era anche un limite che non poteva superare: un limite di distanza. All’improvviso Kankuro percepì chiaramente di non riuscire più ad estendere i fili di chakra. La lontananza era eccessiva, di conseguenza non poteva più controllare la tecnica. Se avesse tentato di proseguire, avrebbe rischiato con ogni probabilità di perdere definitivamente il contatto con la marionetta.

Così, dopo un’intera ora di ricerca silenziosa, Kankuro fu costretto a richiamare la propria creazione. Il corpo urlava per la fatica, eppure egli avrebbe voluto mantenere attiva la tecnica molto più a lungo. Il suo fisico provava un enorme sollievo, ma il fratello del Kazekage riteneva di aver fallito miseramente per non essere nemmeno riuscito ad individuare il nemico in fuga.

Kankuro riaprì gli occhi, ansimando per gli sforzi compiuti < < Siamo ancora troppo lontani > > disse, rompendo finalmente il silenzio che si protraeva da più di un’ora.

Faceva molta fatica a parlare. Mentre richiamava la marionetta con i fili di chakra, cercò lentamente di recuperare fiato ed energie.

< < Hai scoperto qualcosa, Kankuro? > > chiese un giovane ninja dalle capacità molto promettenti. Si chiamava Akio e nonostante la giovane età, era già stato promosso al grado di Jonin.

Kankuro sospirò pesantemente, fissando l’orizzonte, nonché la strada che presto avrebbero dovuto percorrere. < < Ho spedito la mia marionetta molto lontano. Non ho ancora molta familiarità con questa tecnica, ma è molto più semplice entrare in contatto con essa quando si trova a pochi passi da me. Purtroppo quando si trova così lontana, non posso mantenere il controllo per troppo tempo. L’ho dovuta richiamare > >.

< < Sei riuscito almeno a seguire le tracce di quei bastardi? > > chiese un altro Jonin.

< < Si > > rispose Kankuro < < Per molte miglia. Non sono riuscito a vederli, ma non credo che fossero molto lontani dal punto in cui ho interrotto la ricerca > >.

< < Che direzione hanno preso? > >.

Il marionettista si sedette sulla sabbia. I fili di chakra erano ancora ben visibili nelle sue dita e i piccoli movimenti con esse lasciavano intendere che la marionetta di ricerca era sempre più vicina. < < Hanno fatto molte deviazioni. Le tracce sono facilmente seguibili, grazie anche alle piccole impronte dei nostri bambini. Anche se hanno tentato di far perdere le loro tracce con molte deviazioni, sono riuscito più a meno a comprendere la direzione che stanno seguendo attualmente. Logicamente è molto probabile che faranno molte altre deviazioni lungo la strada ed è questo che mi preoccupa maggiormente. Quanto potranno resistere i bambini ad un ritmo di marcia così forzato nel deserto? > >.

Nessuno del gruppo aveva il coraggio di dare una risposta.

< < Dunque si trovano ancora nella Terra del Vento. Non sono ancora riusciti a varcare i nostri confini. È pur sempre un vantaggio per noi > > intervenne Kones, una delle guardie speciali del Kazekage. Era uno dei guerrieri più forti e preparati del Villaggio della Sabbia. Kankuro era ben contento di avere un membro del genere nella sua squadra.

< < Per un lungo tratto di strada si sono diretti verso est, poi ad un certo punto hanno piegato bruscamente verso sud > > disse Kankuro.

Kones si passò una mano sul capo calvo.  Aveva combattuto valorosamente durante l’ultima guerra ed era abituato ad ogni genere di missione. Conosceva bene i risvolti di un inseguimento come quello. < < Se fossi in loro proverei a fermare i miei eventuali inseguitori durante la fuga stessa > >.

< < Potrebbero farlo, Kones > > convenne Kankuro < < Ma non sappiamo quanti sono. Per poterci sorprendere in un agguato, si presuppone che sia un gruppo numeroso. Forse a coloro che hanno partecipato all’incursione notturna si sono aggiunti dei rinforzi > >.

< < Non importa quanti sono. Per prima cosa dobbiamo trovarli. Poi potremmo spazzarli via > > esclamò Akio impaziente.

< < Frena l’entusiasmo, Akio > > lo rimproverò duramente Kankuro < < Ricorda sempre che il nostro obiettivo principale è quello di liberare i bambini. Non ingaggeremo nessuno scontro fino a quando i nostri giovani resteranno nelle loro mani > >.

I ninja della Sabbia restarono silenzio, pensierosi sotto il sole cocente del mattino. In quel momento finalmente la marionetta di inseguimento raggiunse il gruppo dopo il lunghissimo giro. Come tutte le marionette della Sabbia, era costruita interamente in legno, ma aveva delle dimensioni più piccole rispetto a quelle da combattimento. Aveva anche un aspetto meno appariscente, senza accessori o armi visibili.

< < Continueremo a seguirli > > disse il fratello del Kazekage, rialzandosi in piedi. Subito dopo ripose la marionetta in uno dei rotoli magici usati appositamente per custodire le sue creazioni durante una missione.

< < Stando bene attenti a non perdere le loro tracce, scopriremo presto dove sono diretti. Nel frattempo anche noi riceveremo dei rinforzi > >.

< < Il Lord Kazekage ha chiesto l’aiuto della Foglia. Non abbiamo bisogno del loro aiuto per risolvere le nostre faccende, Kankuro > > esclamò Akio adirato.

Kankuro gli lanciò un’occhiata adirata, anche se comprendeva piuttosto bene il suo punto di vista. < < Un tempo la pensavo come te, ragazzino. Per tua fortuna non hai dovuto mai affrontare l’orrore della guerra, almeno fino ad adesso. Credimi quando ti dico che è molto meglio combattere al fianco di compagni fidati, soprattutto quando devi affrontare un nemico assetato di sangue. Il tuo sangue. La Foglia è nostra alleata e con il loro aiuto proteggeremo la nostra gente > >.

Il giovane Jonin abbassò lo sguardo, senza sapere come ribattere.

< < Muoviamoci, ragazzi. Abbiamo già perso fin troppo tempo > > disse Kankuro, ordinando la ripresa dell’inseguimento.

< < Non dovremmo aspettare Lady Temari, Kankuro? Ormai potrebbe raggiungerci da un momento all’altro > > chiese uno dei Jonin.

Kankuro si concesse una breve risata, ripensando a quanto Temari odiasse essere chiamata con la propria carica nobiliare. Stranamente per lui non c’era mai stato questo problema a Suna e andava benissimo così.

< < Mia sorella è forte ed esperta. Conosce questo deserto meglio di chiunque altro. Sarà lei stessa a raggiungerci molto presto, credetemi. Ragion per cui non c’è alcun bisogno di interrompere la caccia, anche perché non possiamo proprio permettercelo > >.

La squadra di ricerca della Sabbia era pronta a riprendere la marcia.

< < Diamoci una mossa. Marceremo fino al tramonto > >.
 
 
………………………………………
 

Temari superò una grossa duna di sabbia con un unico agile balzo, continuando poi la sua corsa frenetica. Non si era concessa alcuna pausa da quando aveva lasciato la piccola oasi. Seguendo i segnali lasciati da Kankuro lungo la strada, lei aveva proseguito con ritmo costante, dosando le energie come era abituata a fare durante le corse nel deserto. Nella sua carriera di shinobi, Temari aveva spesso affrontato missioni di ricerca e inseguimento lungo lo sconfinato oceano di fuoco della Terra del Vento. Di conseguenza aveva presto imparato a gestire le energie durante una corsa così proibitiva, era stata istruita fin dalla più tenera età per resistere al caldo infernale della sua terra: sia quando si trattava di combattere, sia quando si trattava di inseguire una preda.

In realtà, in situazioni del genere in lei subentrava anche un altro notevole ostacolo: l’enorme peso della micidiale arma che portava dietro la schiena. Fin dalla più tenera età, l’ambasciatrice della Sabbia si era dovuta allenare duramente, allo scopo di fortificare continuamente il suo corpo, per poter essere in grado di trasportare la sua pesantissima arma per lunghi tratti di strada e con qualsiasi clima o temperatura. Ovviamente si era anche addestrata per essere pronta a usarla con letale freddezza al momento opportuno.

I segnali lasciati da Kankuro erano semplici. Si trattava di un sistema di comunicazione fortemente utilizzato dai ninja della Sabbia, soprattutto quando era necessario dividersi nel corso della missione. Come concordato in precedenza, il fratello aveva piazzato lungo il cammino numerosi pali di legno, ben piantati sul terreno sabbioso. Legate a ciascuno di essi, Kankuro aveva lasciato delle fasce colorate, in modo da guidare la sorella maggiora nella giusta direzione. Ad ogni colore, infatti, corrispondeva una specifica indicazione sulla strada da seguire.

Una volta trovato il primo palo di legno, per Temari era stato facile continuare a seguire il percorso tracciato dal fratello. Ne aveva trovati molti altri durante la corsa, avvicinandola sempre di più al gruppo di inseguimento di Kankuro, ma al tempo stesso allontanandola dall’uomo che amava. Temari continuò a seguire i segnali del fratello, fermandosi soltanto per bere e per consumare frugali pasti. In quella corsa estenuante contro il tempo, la giovane kunoichi lottava duramente con sé stessa per non lasciarsi travolgere dalle emozioni, per non essere sopraffatta completamente dall’irrefrenabile desiderio di tornare sui suoi passi. Doveva costantemente contrastare il richiamo quasi irresistibile di riprendere la corsa nella direzione opposta.

< < Probabilmente, pigro come è, lo raggiungerei in pochissimo tempo > > pensò lei con un sorriso amaro.

Si chiese dove si trovasse in quel momento, se Shikamaru fosse già al sicuro fuori dai confini della Terra del Vento. Gli aveva promesso di tenerlo aggiornato su ogni progresso e anche se preferiva tenerlo fuori il più possibile dai pericoli del suo paese, era fermamente decisa a mantenere la sua promessa. Presto sarebbero arrivati i rinforzi della Foglia e Temari era certa che tra i gruppi di ninja inviati in loro soccorso, ci sarebbe stato certamente anche il suo amato. Il pensiero che presto avrebbero combattuto fianco a fianco era sufficiente a sollevarle il morale, ma allo stesso tempo aveva anche il potere di terrorizzarla.

Accarezzata dal caldo vento del deserto, Temari non poté fare a meno di ripensare ancora una volta alla sua vita, a tutto quello che aveva conquistato negli ultimi anni e a tutto quello che avrebbe potuto perdere. Il suo Shikamaru senza saperlo aveva distrutto tutte le rigide barriere che lei aveva faticosamente eretto intorno a sé, per nascondersi da tutto quello che avrebbe potuto ferirla. Dopo gli orrori del passato, finalmente era tornata a fidarsi delle persone. A parte il legame con Shikamaru, la bionda ambasciatrice della Sabbia, un tempo conosciuta come una delle kunoichi più crudeli del mondo, aveva sviluppato molti altri legami di amicizia all’interno dell’Unione Shinobi.

In realtà la maggior parte delle sue amicizie si trovava a Konoha, senza contare il fatto di essere stata accolta immediatamente come una di famiglia all’interno del clan Nara. Era diventata persino una sorta di sorella maggiore per la piccola Mirai Sarutobi, la figlioccia di Shikamaru. La sua vita era completa più di quanto si sarebbe mai immaginata in passato. Il suo defunto padre, per tutta la vita, aveva sostenuto fermamente la pericolosità dei legami per un ninja, la loro attitudine a rendere irrimediabilmente vulnerabili. Ma ora lei era di diverso avviso.

In effetti Temari era arrivata a credere proprio il contrario: ora non andava più in battaglia senza paura per la fredda consapevolezza di non avere nulla da perdere.

Temari aveva paura. Affrontava il pericolo con il terrore di poter perdere i propri legami. Ciò la rendeva vigile e implacabile contro i suoi nemici. Tutto stava nel saper dominare la paura e anzi nel saperla sfruttare per agire con prudenza e decisione. Anche se la voglia di tornare indietro era forte, alla fine prevaleva sempre il suo enorme senso del dovere. Forse in un altro contesto lei si sarebbe potuta abbandonare completamente ai propri desideri dimenticando ogni altra cosa, ma certamente non avrebbe potuto farlo per la missione che si apprestava ad affrontare.

Temari ne era certa: non avrebbe avuto pace fino a quando non fosse riuscita a liberare tutti i bambini. Anche il suo Shikamaru era solito comportarsi in questo modo e presto lo avrebbe trovato al suo fianco per combattere i maledetti schiavisti.

Nelle due ore successive Temari continuò a seguire i pali di legno lasciati dalla squadra di ricerca. Per un buon tratto di strada le tracce non portarono verso nessuna direzione specifica. Le deviazioni erano così irregolari da rendere la ricerca veramente difficoltosa e illogica, almeno per inseguitori poco abituati al territorio. Nei deserti selvaggi della Terra del Vento nessun fuggitivo poteva sperare di poter seminare i ninja della Sabbia. Dopo aver seguito le tracce verso est per diverse miglia, all’improvviso la bionda notò che i segnali di Kankuro piegarono verso sud, facendola allontanare sempre di più dalle zone sicure e controllate della sua terra.

Il Villaggio della Sabbia era situato nel cuore della più grande e selvaggia distesa desertica del pianeta. Tuttavia, a sud delle mura della città l’arido e desolato oceano di sabbia diventava ancora più pericoloso e selvaggio. Era noto in tutte le mappe geografiche con l’appellativo di Pianura Rossa, tristemente famosa per le tante vittime che avevano trovato un’orribile morte in un vero e proprio inferno rossastro. Un luogo definito da molti come infernale, pieno di pericoli e mostri senza nome e dove il caldo raggiungeva livelli troppo estremi per il corpo umano. Si estendeva per migliaia di chilometri, sempre più lontano dai territori controllati e gestiti dal governo della Sabbia.

Temari ci era stata molte volte, fin dalle sue prime missioni come Genin. Nonostante tutta la sua esperienza, però, era ben consapevole che ogni viaggio lungo la famigerata Pianura Rossa rappresentava una sfida con la morte stessa, dove anche il più piccolo errore poteva costare la vita. Gli occhi concentrati della kunoichi restavano fissi sull’orizzonte. Era sorpresa del fatto di non essere ancora riuscita a raggiungerli. Aveva percorso molte miglia a tappe forzate, resistendo alla devastante calura del deserto. Con il tramonto sempre più vicino l’aria diventava più fresca, anche se presto avrebbe dovuto ugualmente fermarsi per riprendere le forze, soprattutto in vista di un possibile combattimento.

Al calar della sera Temari raggiunse una piccola radura. Un ennesimo palo di legno era ben fissato sul terreno vicino una grossa roccia. Si fermò senza fiato ad analizzarlo: come gli ultimi che aveva visto, il segnale continuava a puntare pericolosamente verso sud. Anche se a malincuore, la bionda decise di fermarsi per riposare almeno qualche ora. Il suo fisico era troppo provato: le gambe pesanti, lo stomaco vuoto e persino la vista le sembrava annebbiata per la stanchezza.

Si accinse a recuperare il sacco a pelo per proteggersi dal freddo in arrivo. La kunoichi si era appena distesa, quando una terribile esplosione rimbombò come un tuono nell’ambiente circostante, propagandosi come un eco terrificante tra i venti del deserto. Temari trasalì impaurita, investita poi dalla sabbia che si innalzava impetuosamente. Con un gesto istintivo si ritrovò immediatamente a stringere con forza il manico metallico del ventaglio da guerra che teneva al proprio fianco. In un attimo era già in piedi, pronta a combattere.

L’impatto dell’esplosione era stato forte e violento, al punto che la kunoichi ne sentiva ancora il calore sul viso. Tuttavia essa si era verificata a diverse miglia di distanza e con orrore Temari vide che proveniva chiaramente da sud.

Ignorando il dolore e la stanchezza, la giovane guerriera salì sopra la grossa roccia della radura per avere una visuale completa. All’orizzonte cominciavano ad alzarsi le prime ondate di fumo. Lei era orribilmente consapevole dei danni causabili da questo genere di attacchi, soprattutto se il gruppo veniva colpito a sorpresa.

Nonostante il luogo dell’esplosione fosse ben visibile all’orizzonte, la kunoichi sapeva di dover ancora percorrere diverse miglia prima di poterlo raggiungere. Il corpo urlava per la stanchezza dopo le lunghe e massacranti ore di marcia. Come se non bastasse, le ferite non ancora del tutto rimarginate dell’ultimo scontro con gli schiavisti iniziavano dolorosamente a farsi sentire.
Temari digrignò i denti per lo sforzo e la rabbia. Respirò lentamente, cercando di calmarsi, osservando la meta lontana con occhi di fuoco. Era una follia gettarsi in uno scontro nelle sue condizioni, ma non aveva altra scelta.

< < MALEDIZIONE! > > urlò al cielo la compagna di Shikamaru, per poi scattare come una furia verso il luogo dell’esplosione.
 
 
……………………………………..
 

Kankuro osservò attentamente il paesaggio davanti a sé, pronto a combattere in qualsiasi momento. I crateri e le rocce distrutte lì attorno descrivevano chiaramente i resti di uno scontro. Uno scontro tra shinobi. Non era certo uno spettacolo che il marionettista si sarebbe aspettato di vedere nel bel mezzo dell’inseguimento. Non c’erano altre tracce sul terreno, segno che con ogni probabilità lo scontro era avvenuto all’interno del gruppo di fuggitivi. Nonostante i rischi di avere un intero villaggio shinobi sulle loro tracce, i rapitori avevano trovato il tempo di scontrarsi tra loro. Forse dispute sulla direzione da seguire oppure sulle modalità di riscatto. La paura più grande ovviamente stava nel sospetto che il litigio potesse in qualche aver coinvolto i bambini.

< < Per quale motivo lo hanno fatto? > > si chiese Kankuro ad alta voce.

Gli altri membri della squadra erano già schierati in formazione, attenti anche al più piccolo rumore o segnale di pericolo. Alcuni di loro, come Kankuro, erano impegnati nella ricerca di possibili indizi sul campo di battaglia.

Kones era chino sul terreno vicino ad uno dei grossi crateri. C’erano resti di strane pietre sparsi ovunque e non sembravano per nulle le tipiche rocce del deserto della Terra del Vento.

< < E’ stata consumata un’enorme quantità di chakra in questo luogo > > disse Kones, passando le dita sul terreno sabbioso in fondo ad uno dei crateri. < < L’energia si può ancora percepire distintamente nell’aria. Si tratta di un chakra di Terra, molto forte, impregnato di un’irrefrenabile voglia di uccidere. Ciò che mi preoccupa, però, è che non riesco a percepire nient’altro. Contro chi ha combattuto il possessore di questo tipo di chakra? > >.

< < Le tue abilità sensoriali sono tra le migliori del nostro villaggio, Kones. Se tu non riesci a percepire altra energia, oltre a quella che hai già percepito, significa che difficilmente potremmo trovare altre risposte su ciò che è accaduto qui. Forse da ora in avanti sarà ancora più difficile seguire le loro tracce > > osservò Akio, stringendo i pugni.

Kankuro si voltò verso i suoi compagni. < < Per quale motivo si sono scontrati fra di loro? > > domandò di nuovo, questa volta rivolto direttamente a loro.

< < Soprattutto con un intero villaggio sulle loro tracce. Il tempo perduto a causa di uno scontro può essere fatale per un gruppo in fuga > >.

< < I bambini potrebbero essere stati coinvolti nella battaglia, Kankuro > > disse ansiosamente l’unica donna del gruppo, nonché l’ufficiale ninja medico della squadra. Si chiamava Lessin ed oltre ad essere estremamente preparata nelle sue competenze mediche, era anche una donna molto sensibile, sempre pronta ad aiutare il prossimo.

< < Non c’è modo di saperlo > > rispose il marionettista con un certo timore < < Voglio soltanto sperare che i rapitori nutrano un forte interesse verso i nostri piccoli allievi. Hanno corso così tanti rischi per rapirli, quei maledetti bastardi hanno ucciso in casa nostra per realizzare il loro obiettivo. Avranno tutto l’interesse a mantenerli in vita e in buona salute > >.

< < Kankuro > > lo chiamò Kones, il quale stava sempre chino sul terreno.

Sempre con il massimo della prudenza, i membri della squadra si avvicinarono velocemente al cratere. L’espressione della guardia speciale era seria e concentrata. < < Ci sono tracce di sangue qui intorno. Non sono tante. Hanno tentato in tutti i modi di nasconderle, ma per un ninja sensoriale è molto semplice distinguere l’inconfondibile tanfo della morte. Dopo una battaglia è quasi impossibile nascondere del tutto il sangue versato > >.

< < Questo significa che uno di loro sarà rimasto ucciso o gravemente ferito > > disse un altro Jonin.

Kankuro annuì, portandosi un pugno alla bocca. < < Considerando con chi abbiamo a che fare, è molto probabile che la lotta sia conclusa con la morte di uno dei rapitori. Il cadavere potrebbe ancora trovarsi qui, ma sarebbe del tutto inutile cercare di trovarlo. Perderemmo soltanto del tempo prezioso > >.

< < Che senso ha far sparire un corpo, quando si lasciano tutte le altre tracce dello scontro? > > chiese Akio, guardandosi nervosamente alle spalle.

< < Probabilmente il loro obiettivo era soltanto quello di farci perdere tempo > > osservò Kankuro pensieroso < < Costringerci a fermare l’inseguimento su questo campo di battaglia. I rapitori sanno perfettamente che per noi non c’è alcun modo di stabilire con certezza cosa sia accaduto qui. Tuttavia, noi abbiamo interrotto la caccia per analizzare gli ultimi eventi accaduti in questo luogo, mentre gli schiavisti continuano la loro fuga > >.

< < Allora l’unica cosa che possiamo fare è proseguire. Non possiamo rischiare di perdere le loro tracce. I bambini non resisteranno a lungo > > esclamò Lessin, stringendosi le braccia nervosamente.

< < Forse hai ragione > > disse il leader della squadra < < Ma sono anche convinto che ci sfugge qualcosa. Sento che c’è qualcosa di pericolosamente sbagliato in questa faccenda > >.

< < Percepisco anch’io un’inquietante sensazione di pericolo. Abbiamo sbagliato a tardare tanto in questo luogo > > convenne Kones, più serio che mai.

Kankuro incrociò le braccia, perso in mille riflessioni, quando uno dei suoi uomini lo richiamò alla realtà. < < Kankuro, credo di aver trovato qualcosa > >.

Il Jonin si era allontanato di pochi passi dal gruppo, attirato da un oggetto nero conficcato sul terreno.

L’uomo si avvicinò guardingo ad esso, cercando di capire cosa fosse.  < < Sembra una freccia nera > >.

Kones uscì dal cratere che stava analizzando improvvisamente allarmato. < < Una freccia nera! Come quelle che abbiamo trovato la scorsa notta sulla scena del crimine a Suna > >.

< < Non può essere stata lasciata qui per caso > > esclamò Kankuro.

Quest’ultimo si sforzò di analizzare freddamente l’intera situazione. Da quando si erano fermati ad analizzare i resti di quella battaglia, egli aveva continuato a nutrire il forte sospetto di trovarsi in pericolo. Iniziava a temere di aver condotto la sua squadra in una maledetta trappola. Era una paralizzante sensazione di vulnerabilità che non riusciva a spiegare e che soprattutto gli impediva di ragionare lucidamente. Era dai tempi della guerra che non si sentiva così spaesato, totalmente incerto sul da farsi.

Con eccessiva sicurezza l’uomo si chinò per estrarre la freccia dalla sabbia. Di colpo Kankuro comprese, con un tuffo al cuore gli fu tutto chiaro.

< > gridò con forza, ma era già troppo tardi.

Il ninja della Sabbia sfiorò con le dita la freccia ed essa immediatamente esplose. Accadde tutto in un istante: l’esplosione fu terribilmente devastante e investì l’intera squadra di inseguimento. In una drammatica frazione di secondo, Kankuro era riuscito a sfoderare un’unica marionetta di difesa, generando una sorta di barriera. Tuttavia, nonostante il suo enorme sforzo, egli venne investito in pieno dalla violenta onda d’urto, che lo scagliò bruscamente all’indietro a diversi metri di distanza. Il fratello del Kazekage sbatté con violenza sul terreno, non riuscendo a trovare la voce nemmeno per il terribile dolore che ne seguì.

Mentre il mondo intorno a sé si oscurava bruscamente, Kankuro poté soltanto udire le grida disperate dei suoi preziosi compagni. Il suo ultimo pensiero prima di svenire era rivolto unicamente a loro.
 
 
FINE DEL CAPITOLO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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