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Autore: Dalybook04    05/12/2021    0 recensioni
Nell'antichità ogni tanto nascevano persone magiche con delle voci speciali, talmente belle da far tremare le montagne ed esplodere i cuori dei nemici, distruggere le mura nemiche o far fiorire le colture anche durante gli inverni più rigidi. Erano persone molto, molto speciali, e venivano venerate al pari degli dei. Ne nasceva uno su un milione, erano rarissimi. Non ne nascono più da un migliaio di anni, forse di più.
Ma sarà davvero così?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Romolo sospira rientrando in casa e si sfila il cappotto fradicio. Dio, ha bisogno di bere.
Tra tutte le scuole dove Lovino potrebbe andare, proprio quella di Feliciano. Che ci fa lì, tra l'altro? L'ha mandato lontano apposta per proteggerlo. Deve coprirlo, per far passare il terremoto come un terremoto e dissipare qualsiasi sospetto sul coinvolgimento di una Bella Voce. L'ha già fatto in passato, e ha abbastanza contatti e gente che gli deve un favore per farlo.
Aggrotta la fronte. Come fa Lovino a permettersi la retta per la scuola? Che abbia vinto una borsa di studio? Ma se era in orfanotrofio...
Però teneva per mano un ragazzo. Non è una cosa che fa qualcuno sotto la responsabilità delle suore. Inoltre Lovino sui documenti risulta morto, a ben pensarci. Come cazzo ha fatto ad entrare in uno dei collegi più grandi e importanti del paese?
Fa per prendere il telefono e chiamare un suo amico che lavora all'anagrafe, quando uno squillo proveniente dal computer lo fa immobilizzare. Un passo, due, tre, accende la luce del salotto, quattro, cinque ed è davanti al computer.
Una nuova mail sullo schermo gli risponde.
"Te l'avevo detto che il lupo avrebbe ululato"
Porca merda.

Lovino si sveglia colpito da un raggio di sole dritto negli occhi, e la prima cosa che vede è il viso di Antonio a un palmo dal suo. Sgrana gli occhi, poi si ricorda e si rilassa, rannicchiandosi contro di lui alla ricerca di calore. Sospira, non ha dormito bene come quella notte per mesi.
"Buongiorno" mormora Antonio contro il suo orecchio, la voce così roca da fargli stringere lo stomaco. Lovino sorride, si scosta leggermente dal suo abbraccio e lo bacia, piano, memorizzando la forma delle sue labbra contro le proprie.
"Buongiorno" aggiunge, arrossendo leggermente. Da quando è così romantico? Disgustoso. Antonio lo guarda con aria sognante.
"Sei bellissimo appena sveglio" commenta, facendolo arrossire fin troppo vistosamente.
"Zitto" bofonchia Lovino, girandosi per dargli le spalle. Antonio continua a stringerlo come ha fatto per tutta la notte e lo bacia sul collo.
"Cosa ho detto di male? È vero"
"Ho detto zitto" si copre il viso con le mani, sempre più rosso. Antonio obbedisce.
Per dieci secondi.
"Mi dai un altro bacio?"
"No"
"Daaai"
"Non te lo meriti"
"Uno solo"
"Sai quanto me che non sarà uno solo"
"E quindi?"
"E quindi no"
Antonio brontola contro il suo collo, ma non insiste. Poi "Lovi?"
"Mh?"
"Stavo pensando che..." è teso, si sente dal suo tono di voce "forse dovresti chiedere aiuto"
"Per... per cosa?" Per la sua voce? Sta suggerendo che si faccia rinchiudere in qualche manicomio?
"Per te stesso. Hai dei traumi, piccolo, e non so come aiutarti. C'è una psicologa qui a scuola che potrebbe..."
"Spreco di tempo e soldi"
"È gratis e ti potrebbe aiutare"
"Non voglio impasticcarmi"
"Non ti darà dei farmaci. Solo dei... consigli per superare quel che hai passato"
"Sto benissimo"
"Ah, perché quello che è successo ieri lo chiami "stare benissimo"? Quel che hai passato, tuo nonno..."
"Non ho nessun nonno"
"Lo stai negando. Non hai metabolizzato la cosa"
"Ti ho detto che sto bene" si gira a guardarlo, pronto ad arrabbiarsi, ma lo trova in lacrime e tutta la sua sicurezza svanisce all'istante "Antonio..." gli accarezza la guancia e gli sorride con gentilezza "sto bene, okay? Non ho... non sono matto, non ho bisogno dello strizzacervelli. Ieri è... è stata una giornataccia, ma ora sto bene"
Antonio chiude gli occhi, godendosi le carezze del giovane. Poi li riapre "hai detto che hai pensato al suicidio per anni"
Lovino distoglie lo sguardo "sì... e quindi?"
"Ci pensi ancora?"
"Cosa?"
"Ci pensi ancora?"
"Non... io..." Antonio gli prende il viso tra le mani, costringendolo a guardarlo negli occhi.
"Lovino, guardami negli occhi e dimmi che è almeno un anno che non pensi al suicidio, che non ci penserai più e che non hai bisogno di aiuto perché sai di non essere un mostro, sai che quello che ti dicevano da piccolo è falso e hai un'alta stima di te"
L'italiano tace e si sente arrossire. Antonio continua "non ce la faccio a sapere che stai male... ti starò accanto tutto il tempo necessario, ma non sono uno specialista. Non so cosa fare, come aiutarti, e sbaglierò sicuramente perché sono umano, quindi non posso essere il tuo unico appiglio, capisci?" gli trema la voce "non posso perderti, Lovi. Non posso. Per favore, lasciati aiutare"
Lovino si morde il labbro, esita, ma alla fine annuisce e si lascia abbracciare.
"Andiamo a colazione?" gli chiede contro la maglia.
"Hai fame, piccolo?"
"Non chiamarmi piccolo" solleva il viso e gli asciuga le guance, poi lo bacia sulla fronte "e sì, ho fame, tu no?"
"Ho tutto quello che mi serve proprio qui" lo bacia sulla bocca e sorride "sei stupendo" lo sussurra appena sulla sua bocca, baciandolo subito dopo. E poi lo bacia ancora, e ancora, e ancora.
Lovino gli posa la mano sulla bocca per fermarlo, ridendo "lasciami in pace, baciatore seriale. Ho fame, quindi o ti mangio la faccia, o mi porti alla mensa"
"Mi dai un altro bacio prima?"
"Rompicoglioni" lo bacia, prima sulle labbra, poi sul naso "contento?"
"Sì"
"Ora andiamo che ho fame" scosta le lenzuola, lo scavalca e scende dal letto. Antonio cerca di afferrarlo per la vita per portarlo indietro, ma Lovino riesce a schivarlo e va a recuperare i suoi vestiti. La notte prima non è riuscito a dormire, quindi è uscito dalla sua camera per andare da Antonio, e per fortuna ha avuto abbastanza lungimiranza da portarsi dietro un cambio e il necessario.
Antonio lo abbraccia da dietro e lo bacia sulla tempia "ci sarà tuo fratello a colazione" mormora "te la senti?"
"Credo di sì" il più giovane si lascia cullare e socchiude gli occhi "cioé, ieri non è andata male, no? Mi ha abbracciato e piangeva e tutto..."
Antonio lo bacia sulla guancia "sì. Tu cosa provi invece?"
"Non lo so. Sono felice, credo"
"Toglimi una curiosità"
"Mh"
"Ti avevo parlato di Feli. Avevi capito che era tuo fratello o pensavi fosse un altro?"
"No, io..." sospira "lo sapevo, o almeno lo sospettavo. Solo che..." si morde il labbro.
"Che?"
"Che gli ho fatto del male, quando eravamo piccoli"
"In che senso?"
"Con... con la mia voce. Lui piangeva, ho cantato per farlo addormentare e... e ha iniziato a tremare tutto" fissa il vuoto mentre racconta "e mamma e papà sono morti"
"Quanti anni avevi?"
"Sette, Feli quattro"
"Lovi..."
"Ho paura di fargli del male, 'Ndò" gli trema la voce "per questo non ti ho detto nulla, non volevo avvicinarmi e..." il fiato evapora e non lo fa finire di parlare, maledetto bastardo "ma ormai l'ha scoperto, non posso nascondermi, no?"
"E ne sei felice?"
"Non lo so. Non me lo aspettavo. È tutto confuso"
"Vedi come va oggi, mh?"
"Mh"
"Fammi un sorriso"
"Staccati e lasciami andare a mangiare" lo allontana, prende i vestiti e si barrica in bagno. È lì che si accorge di un problema
"Porca merda..."
Antonio sta cercando una maglia pulita nell'armadio quando sente una vocina chiamarlo. Lovino ha aperto uno spiraglio di porta e lo osserva dalla fessurina "Antò..."
"Dimmi"
"Mi puoi prestare una felpa?"
"Certo" adesso lo spagnolo cerca una felpa per lui. Ne prende una azzurro chiaro, che pensa che a Lovino starebbe benissimo, e gliela porge, dimentico di essere senza maglietta. Lovino è rosso, ma per un altro motivo.
"Grazie..." esita nell'allungare la mano per prendere la felpa. Antonio aggrotta la fronte.
"Tutto bene?"
"Sì..."
"Sicuro? Sei pallido"
"Sì sì, dammi la felpa e..." l'italiano allunga un po' troppo la mano fuori dalla porta e...
"Oddio"
Il braccio di Lovino è un disastro di cicatrici: bianche e sottili, oppure tozze e spesse, gli ricoprono l'avambraccio. Lovino ritira subito la mano e china la testa, nonostante Antonio cerchi di incontrare i suoi occhi.
"Non... non me le sono fatte io" sussurra "non ne avevo i mezzi"
"All'orfanotrofio? Lì ti hanno fatto questo?" la rabbia inizia a montare, calda, bollente, un fuoco nelle vene dello spagnolo che è a tanto così dall'andare a sdradicare quel posto infernale mattone dopo mattone.
"Sì... m-ma non mi fanno male!" si affretta a specificare Lovino, sempre più nel panico "non più almeno. Solo non... non mi va di mostrarle in giro" addosso ha una tshirt. Nella fretta e nel buio della sua camera, ha preso una tshirt scambiandola per una felpa.
Antonio inspira ed espira ed inspira ed espira e cerca di calmarsi. Gli passa la felpa "va bene"
"Scusa se... se non te l'ho detto e..."
"Non sono arrabbiato. Non con te" gli sorride, lo bacia sulla fronte e si allontana per lasciargli un po' di intimità e andare a vestirsi. Alla fine si mette una maglietta rossa a caso e si siede sul letto, a ben pensarci non ha mai visto Lovino senza felpa, neanche durante ginnastica. Inizialmente ha pensato facesse così perché abituato al caldo di Napoli, ma...
Lovino esce dal bagno a testa china, raggiunge l'ispanico e si siede sulle sue gambe senza una parola, sembra pensarci e poi lo abbraccia. Sospira "scusa. Sono un dramma continuo"
"Non è colpa tua" lo stringe, sospira e lo bacia tra i capelli "non ce l'ho con te. Vorrei solo far soffrire chi ti ha fatto questo tanto quanto ha fatto soffrire te"
"Lascia perdere" lo guarda e abbozza un sorriso "non mi piacciono i ragazzi vendicativi"
Antonio si sforza di imitare l'espressione del ragazzo "va bene... dai, andiamo a fare colazione"
Lovino annuisce e lo bacia, piano, sospira "sei sicuro di voler fare... questa cosa" indica il loro abbraccio e la propria bocca "con me?"
"Con chi altro dovrei volerlo?"
"Qualcuno di più semplice"
"Qualcuno di noioso? Anche no" l'ispanico bacia l'altro ragazzo sulla fronte "mi piaci tu... e tu... e tu. Nessun altro. E più cose scopro su di te, più vedo quanto sei forte, più mi piaci"
Lovino, tutto rosso, annuisce e si alza dalle sue gambe brontolando "andiamo, idiota" ma gli prende la mano quando escono dalla camera.
Forse occorre spiegare che diamine sia successo in breve.
Quindi, in breve, la situazione è questa: l'edificio più colpito dal disastro è stato quello dove si tengono delle lezioni, perché la soffitta da cui, noi sappiamo, è iniziato tutto, si trova lì. Morale: una settimana senza scuola mentre si cerca di trovare una sistemazione. Buon per loro.
Invece i dormitori sono stati dichiarati agibili perché non colpiti dal sisma, e, visto che la mensa si trova nell'edificio inagibile e questi poveracci dovranno pur mangiare, è stata allestita una mensa all'aperto, ed è lì che i nostri eroi stanno andando.
"Come cazzo fai a non aver freddo in tshirt? Si gela!"
Antonio ammicca "è il mio sangue latino"
"Ma vattene a fanculo"
"Lovi!" Feliciano gli corre incontro e lo abbraccia. Sorride, piccino, con aria entusiasta "come stai? Dormito bene?"
"Uhm, sì..." Antonio, bastardo infame, va dai suoi amici idioti abbandonandolo al suo destino "tu?" come merda si fa conversazione?
"Sì!" ha un sorriso così luminoso che sembra splendere di luce propria. Lovino si sforza di ricambiarlo mentre si vanno a sedere "ci sono i cornetti per colazione. Francis insiste a chiamarli croissant ma sono troppo buoni per essere francesi, no? Ci sono vuoti o con la crema o con la nutella o con..." attacca a parlare a macchinetta delle cose più svariate e Lovino lo ascolta in silenzio, annuendo di tanto in tanto, e Antonio ne approfitta per prendergli la mano da sotto il tavolo.
"A quando il matrimonio?" ghigna Gilbert, interrompendo lo sproloquio di Feliciano. Antonio arrossisce leggermente e ride, Lovino inarca un sopracciglio.
"'Ndò, sono questi gli amici di cui mi parlavi? Quelli con cui mangiavi..."
"Sì"
"Non avevi detto che erano simpatici?"
Feliciano soffoca a stento una risatina, Gilbert sbuffa "che divertente"
"Grazie"
Antonio ride e bacia Lovino sulla testa "non ho mai visto nessuno zittire così Gil, querido"
In risposta il napoletano alza le spalle e torna al suo caffé. Francis si sporge verso di lui, con un sorrisino che non promette nulla di buono.
"Avete fatto l'amour, stanotte?" e lì Lovino rischia di strozzarsi.
"Cosa... no! Ma poi chi è il maniaco che chiede alla gente se ha fatto sesso" nasconde il viso nella maglia, rossissimo. Antonio non è messo meglio.
"Hai una sua felpa..." ribatte il francese, e Lovino arrossisce ancora di più. Grazie al cielo, Antonio ha la prontezza di cambiare argomento, rispondendo con una battutina sull'amico parigino.
"Lovi..." Feliciano guarda il fratello con aria timida, mentre gli altri continuano a parlare "stanotte ti va di dormire con me? Facciamo un pigiama party tra fratelli..."
Lovino esita, ma annuisce "va bene..."
Il piccolo Vargas sorride e lo abbraccia di slancio "grazie!"
"Non... non mi ringraziare" brontola l'altro, rosso in viso. Solleva lo sguardo e vede Antonio che gli sorride con aria d'approvazione, e inizia a chiedersi se sia possibile morire di combustione spontanea.

"Allora" esordisce Gilbert non appena il nostro trio preferito rimane da solo "vuota il sacco"
Antonio lo guarda, confuso "cosa?"
"Sul tuo fidanzatino. Svuota il sacco"
"Ti ho detto che non abbiamo fatto l'amo..."
"Non quello! Come vi siete conosciuti, come vi siete dichiarati..." sospira Francis con aria romantica.
"E come cazzo hai fatto a non capire che è il fratello di Feliciano" sbuffa Gilbert "sono due gocce d'acqua"
"Non è vero. Lovi ha i capelli più scuri, la pelle abbronzata, gli occhi..."
"Sì sì, abbiamo capito, sei cotto marcio"
"Comunque ho chiesto a Lovi se fosse parente di Feli e mi ha detto di no"
"E gli hai creduto?"
Antonio alza le spalle "Feli aveva detto di non avere fratelli"
"Hanno anche lo stesso cognome!"
"Magari erano cugini, che ne so. Non volevo forzare Lovi a parlarmene"
"Sottone"
"Non sono sottone, sono premuroso"
"Sei sottone e premuroso"
Antonio alza gli occhi al cielo "almeno io rimorchio"
"Fanculo"


 

   
 
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