Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Joy    07/12/2021    5 recensioni
È una voce bassa e amica, non quelle arroganti e stridule dei suoi carcerieri, forti della catena che gli blocca il polso alla parete e dell'assenza dell'altro arto.
[Eruri, Erwin&Hange, Erwin&Mike]
[Warning: Aftermath of torture. Scritta per l'Advent Calendar, gruppo Facebbo Hurt/Comfort Italia]
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mike Zakarius
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Autore: Joy Inblue

Fandom: Attack on Titan

Personaggi: Erwin&Mike, Erwin&Hange, ErwinxLevi

Warning: Aftermath of torture

 

Scritta per l'Advent Calendar, gruppo facebook Hurt/Comfort Italia

 

Prompt: Ogni tanto.

 

 

 

Ogni tanto

 

 

 

 

“Comandante Erwin?”

Qualcuno lo chiama.

La voce di suo padre lo faceva spesso, soprattutto quando stava male.

Ogni tanto lo sente ancora, quel sussurro profondo che lo consolava nel cuore della notte.

Forse lo faceva anche sua madre, ma non la ricorda.

Non risponde, non può essere lui, ma solo un fantasma della sua mente. Suo padre è morto.

“Non muoverti Comandante, taglio l'anello” lo avvisa.

Lui dovrebbe tagliarsi la lingua e ancora non basterebbe ad espiare.

“Quasi fatto...” mormora.

È una voce bassa e amica, non quelle arroganti e stridule dei suoi carcerieri, forti della catena che gli blocca il polso alla parete e dell'assenza dell'altro arto.

L'anello cade, il suo braccio crolla senza forza.

“Forza ragazzone” seguita, sollevandolo di peso.

Può essere solo Mike.

“È ora di andare. Gli altri ci aspettano fuori.”

 

***

 

Qualcuno lo tocca.

Sulla fronte e sul collo.

La mano esita, conta.

Numeri in colonna, Erwin.”

No. Le sue memorie dei tempi della scuola non c'entrano niente, ma ogni tanto la mente gli gioca brutti scherzi.

La mano scende sul torace: ha tanto dolore lì, e anche sul fianco, dove sente lo sguardo posarsi al posto delle dita.

“Giriamolo sul fianco sinistro. Quell'ematoma non mi piace...”

Sussulta.

“Lo so, lo so. Fa male. Lasciami controllare tutto, poi ti darò qualcosa per il dolore.”

Quella è decisamente Hange, con le dita affusolate a briglia sciolta sul suo corpo.

Lei può aggiustare tutto.

Ma lui ha certe crepe vetuste che anche a rimettere insieme i pezzi, i bordi non coincidono più: resta uno spazio vuoto.

Là, dove qualcosa mancherà sempre.

E quando è abbastanza stanco o abbastanza sofferente può smettere d'illudersi: non lo troverà in una cantina.

Lui riesce ad usare al contrario persino la sofferenza.

Fortuna che Hange può spegnerla in punta d'ago.

 

***

 

Qualcuno gli bacia le dita.

E non si fa spaventare dalle unghie che gli hanno divelto e dal sangue che ora macchia le bende candide.

Sente scorrere le labbra sulle nocche, le solleva fino a strusciarle sulla guancia pallida, perché quel tocco può essere di una sola persona.

“Chi è stato a farti questo?” mormora in tono duro. “Dammi un nome, Erwin”

Farai la spia al maestro, Erwin?”

Non c'è più alcun maestro, e lui certe volte si sente perso in un gioco, in cui le variabili sono più di quante suo padre gli abbia mai mostrato.

Lascia ricadere il braccio sul materasso: è stanco, anche se si è appena svegliato.

Scuote la testa.

È avvolto in coperte calde e la stanza odora di disinfettante, non di muffa.

Ha bende morbide al posto delle ferite dolorose

“L..Lev...”

Ci prova. Le sue corde vocale dissentono.

“Qui.”

La mano di Levi gli solleva la testa e gli appoggia alle labbra una tazza: “Bevi questo.”

È un liquido tiepido, ma non ne distingue il gusto: da giorni la sua bocca è invasa dal sapore metallico del sangue o dall'arsura.

“N..Nessuna vendetta personale, Levi” si premura di specificare, non appena la voce collabora. “H..ho un piano e vinceremo noi.”

Prova a voltarsi di fianco, perché la pressione sulla sua schiena martoriata è divenuta fuoco vivo e il dolore minaccia di estorcergli quel grugnito che sente di non poter più reprimere.

“Piano...”

Le mani di Levi lo accompagnano, sistemano i cuscini in modo da sostenerlo.

“Puoi pensare a te stesso per una volta?” borbotta infine, le dita distrattamente infilate tra i suoi capelli e lo sguardo preoccupato.

Non sa se lo merita.

In molti hanno pianto per colpa sua.

Qualcuno gli ha vomitato addosso insulti.

Qualcuno gli ha sputato.

“Erwin..”

La voce di Levi trema.

Si era ripromesso di non avere mai più degli affetti accanto.

Un'altra delle cose in cui ha fallito.

Eppure quel corpo caldo che si accoccola accanto a lui sopra le coperte, lo consola.

Allunga il braccio, circondandogli le spalle e Levi sospira, le ciocche di capelli scuri gli sfiorano il petto.

Quello è sicuro di non meritarlo, ma se lo concede lo stesso.

Qualche volta.

Solo ogni tanto.

 

 

 

Fine.

 

  
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