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Autore: jarmione    07/12/2021    1 recensioni
[crossover]
[crossover]Dopo che la memoria e la magia sono tornate, la città si "risveglia"
Le famiglie si riuniscono e le coppie tornano insieme, ma il caos e la voglia di vendetta inizia a far strada nei cuori di molti abitanti e nuovi pericoli sono in agguato.
Amy riuscirà a far fronte alla nuova situazione?
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Sono indecente, indegna e faccio pietà.

Ma spero che questo capitolo abbia reso questa attesa/ritardo mega galattico, un po’ soddisfacente.

Dove eravamo rimasti?

Amy e tutta Storybrooke si sono ripresi dalla maledizione e lei è uscita dall’ospedale con Lucky Luke per cercare KITT.

 

 

 

 

Trovare KITT risultò essere un’impresa a dir poco epica.

Storybrooke era grande, ma la foresta che lo circondava anche di più e chiamarlo a gran voce non sarebbe servito a molto.

Anche se Luke la stava aiutando come meglio poteva, Amy poteva benissimo notare quanto pesasse all’uomo essere lì.

Era meglio se fosse rimasto in ospedale, accanto ad Evelyn e suo figlio.

Sospirò, ben sapendo che lei non aveva alcun potere su di lui.

Tornò a dedicarsi alla ricerca di KITT e lì realizzò una cosa...era inutile girare intorno e avrebbe dovuto seguire il “consiglio” di Sherlock sin da subito.

La cappella numero 5.

Con un brivido, che le percorse tutta la schiena, Amy cambiò direzione e raggiunse il cimitero, sempre seguita da Luke il quale non faceva domande e si limitava ad andarle dietro.

Sembrava che la seguisse perché non sapeva che fare, come un cagnolino smarrito, in realtà era sicura che Luke ne sapesse una più del diavolo.

Giunti al cimitero, Amy corse verso la cappella numero 5, ma la trovò chiusa...sigillata.

Provò a battere i pugni sulla fredda pietra che fungeva da porta, sembrava essere intenzionata a buttarla giù.

Ma era ovvio che non ci sarebbe riuscita.

“Pensi che sia qui?” domandò Luke, ma Amy non sapeva cosa rispondere.

La cappella conduceva sotto terra tramite delle scale e poi lo spazio non sarebbe nemmeno stato adatto a contenere KITT in versione auto, sempre se era tornato ad esserlo.

Amy non era così intelligente come credeva, non era nemmeno sicura che l’indicazione di Sherlock si riferisse a KITT.

Probabilmente aveva preso un abbaglio, chissà cosa le era saltato in mente.

“Non lo so, non lo so!” esclamò, battendo altri pugni “KITT!” chiamò “Ti scongiuro se sei qui, rispondi!”

Non ottenne risposta...non a voce, per lo meno.

Sentì lo scricchiolio delle foglie dietro la cappella, dovuto a dei passi che si avvicinavano.

Erano passi strani, sembravano prodotti da due persone diverse.

Luke la fece indietreggiare e si parò davanti a lei, ma Amy non voleva essere protetta.

Chiunque fosse voleva affrontarlo personalmente.

Da prima spuntarono delle gambe e, successivamente, spuntarono delle zampe.

“Amy?” fu la domanda incredula che udirono da una voce femminile.

Una voce che Amy conosceva molto bene.

“Mamma…”

Luke si fece da parte e lasciò spazio alle due donne, che si strinsero in un lungo abbraccio.

Un abbraccio tanto agognato e che Amy sentiva il bisogno di avere.

Sua madre era l’unica che non aveva visto da quando erano giunti a Storybrooke e, per un attimo, Amy aveva persino pensato che non ce l’avesse fatta.

Luke si limitò ad osservarle, con uno strano sorriso sul volto.

La somiglianza fra le due era incredibile.

Il bambino di Evelyn...il suo bambino, avrebbe avuto una qualche somiglianza con lui?

Certo, era ovvio che ne avesse, dopo tutto era lui il padre, ma sarebbe stato totalmente identico a lui o a lei?

Erano domande alle quali non avrebbe avuto risposta finché non lo avrebbe visto.

Scosse la testa e tornò ad osservare le due donne.

Dopo essersi sciolte da quel lungo abbraccio, Amy volse lo sguardo alle spalle della madre.

“KITT” Amy si fiondò subito verso l’enorme lupo nero e lo strinse.

“E’ un piacere rivederti, Amy” disse lui e, come ben si aspettava, la ragazza sgranò gli occhi incredula.

“Tu...tu…”

“Sei fortunata che adesso capisco cosa stai provando” disse KITT, facendo sorridere Luke “E no, non so perché sono ancora intrappolato in questa forma pelosa e fastidiosa”

Amy non disse altro, ma lo strinse di nuovo, felice di avere di nuovo KITT con sé.

Allora aveva davvero capito l’indizio di Sherlock, KITT si trovava davvero lì.

“Ho bisogno del tuo aiuto” disse Amy al suo migliore amico.

Non servì dire altro.

I tre notarono che le orecchie di KITT si muovevano come se stesse cercando di captare qualcosa.

“Dobbiamo raggiungere la casa del sindaco”

 

*****

 

la villa più sfarzosa di Storybrooke era stata completamente circondata.

Porta di ingresso, porta sul retro e persino le finestre, nulla poteva entrare e nemmeno uscire.

Vani erano i tentativi di reclamare la presenza del sindaco il quale, ben nascosto, li osservava dall’alto e constatava quante menti stupide vi erano al mondo.

Se da una parte vi era un’orda di gente adirata che avrebbe usato fuoco e forconi, dall’altra vi era Michael, solo e che cercava di tenerli tutti a bada.

Ovviamente non stava avendo successo.

Fu questione di pochi istanti, prima che in suo soccorso arrivasse qualcuno.

Era tornato Charles e con lui vi era il proprietario del negozio dei pegni.

Questo fece scattare un campanello di allarme a Jareth.

Anche se la sua forma era più “umana” rispetto a quella che aveva nel suo mondo, il re di Goblin temeva che questi parlasse o si schierasse contro di lui.

Il tutto ben sapendo che la pozione era stato proprio lui, re ghiaccio, a consegnargliela.

Osservò i tre cercare di tenere a bada la massa di persone inferocite, ma erano tentativi sempre più vani fino a che Charles non prese da un gancio dietro della cintura una corona d’oro.

Allungò le mani e fece per mettergliela sulla testa, ma fu interrotto.

“FERMI!” gridò qualcuno, proveniente da dietro l’abitazione.

Prima fece il suo arrivo KITT che, sfruttando il fatto di essere un lupo, balzò davanti al trio e ringhiò nei confronti della folla.

Molti indietreggiarono, altri fuggirono terrorizzati.

Poi venne raggiunto da Amy e Bonnie, che subito si avvicinò a Michael e gli rivolse un enorme sorriso.

Un sorriso dolce, ma che smorzò quasi subito in quanto avevano altro a cui pensare.

Jareth rimase sbalordito, c’era parecchia gente che lo difendeva, indistintamente dal motivo per cui lo facevano.

Ma c’era qualcosa che lo fermava nell’essere “lieto” di questo.

Il fatto che non c’era la sua Sarah a difenderlo.

Da una parte era ovvio, dopo tutto l’aveva trattata male, ma dava comunque fastidio.

Osservò meglio e la vide farsi strada, assieme alla sua amica Maddy...no...Marceline, se non ricordava male.

Una vampira, che aveva dovuto mettersi un cappello esageratamente enorme per evitare di essere colpita dalla luce del sole.

“Simon!” esclamò Marceline, andando verso l’ingresso dell’abitazione “Simone, che stai facendo?”

“Amy?” Sarah rimase sbalordita nel vedere Amy schierata verso Jareth.

“Ucciderlo non vi ridarà quello che vi ha tolto” disse Amy, rispondendo alla domanda muta di Sarah e di tutti “Non vi porterà a nulla!”

“Ma ci farà stare molto meglio!” disse qualcuno dal fondo

“E’ vero!” ribatterono dal centro

“A morte quel rettile di Jareth!” sbottò qualcun’altro.

Erik, che capeggiava la folla, si avvicinò pericolosamente ad Amy, tanto che KITT si mise in mezzo.

Ma Erik non era intenzionato a fermarsi.

“Fatti da parte” sibilò

“Prova a spostarmi” rispose di rimando KITT, lasciando sbalordito per un attimo Michael.

“Dateci quel bastardo e ce ne andremo” ribatté Erik, chiudendo un attimo gli occhi e poi volgendo lo sguardo verso Charles “E tu smettila!” sbottò “Vogliamo lui, datecelo e non vi faremo nulla”

“Simon, vieni via!” disse Marceline, ma Simon scosse la testa.

“Mi dispiace, Marceline, non posso” rispose l’uomo, facendo portare a Marceline le mani sulla bocca per soffocare un grido.

Jareth avrebbe voluto godersi lo spettacolo ancora per un po’.

Adorava, in particolar modo, vedere quelli che prima erano sul retro della casa e che adesso cercavano di farsi largo per vedere cosa succedeva all’ingresso.

E sì, avrebbe voluto stare lì ad osservare beatamente la scena, ma decise che era meglio intervenire per due buoni motivi: il primo, a breve avrebbero fatto irruzione dentro casa e non avrebbe gradito vedere il suo mobilio andare in frantumi, secondo, Charles stava cercando di entrare in contatto con lui.

Era strabiliante come un mutante del suo calibro riuscisse ad essere così discreto e non sbandierare ai quattro venti la sua posizione.

Saltò giù dal rampo e con una planata passò sulle teste della gente e si mise davanti al gruppo che lo sosteneva.

“Quanto ardore” disse “Siete qua per vedermi?”

la folla tentò di parlare in simultanea e tutto ciò che si ottenne fu il caos più totale.

Erik li zittì tutti e prese l’immediata parola.
“Ci hai tolto le nostre vite” disse “Le nostre identità e persino le famiglie” cercò di trattenere un grido di rabbia “Devi pagare per ciò che hai fatto”

“E tu credi che torce e forconi siano utili?” domandò “Credimi, non puoi farmi nulla”

“Erik, ascoltami” intervenne Charles “Ucciderlo non ci ridarà indietro quanto ci è stato tolto”

“Fatti da parte, Charles”

“No, aspetta” lo fermò il mutante “Se lo uccidi, avrà vinto lui e resteremo qui per sempre” poi si rivolse alla folla “Potete imprigionarlo, potete incatenarlo in una torre e persino torturarlo”

“Molto gentile” fu il commento sarcastico di Jareth, ma questo non impedì a Charles di proseguire.

“Ma non potete ucciderlo”

Per qualche secondo calò il silenzio, le persone sembravano d’accordo, anche se dentro di loro avrebbero preferito ucciderlo.

E, di fatti, qualcuno cercò di dare retta a quell’istinto.

La folla più esterna urlò di rabbia e cercò di farsi strada per ottenere la propria vendetta.

Jareth non mosse un dito.

La sua situazione era già compromessa e non avrebbe dato a nessuno altri motivi per tentare di ucciderlo.

Gli bastò volgere lo sguardo verso Charles e questi allungò di nuovo le mani e mise la corona sulla testa di Simon.

“NO!” gridò Marceline, ben sapendo cosa sarebbe successo.

Simon si levò in aria, facendo fermare la folla e creando attorno a se una bufera di neve e ghiaccio.

La sua barba bianca iniziò ad allungarsi, la sua pelle divenne più bianca di quanto già non fosse ed i suoi occhi sembravano come ciechi.

Non vedeva Marceline che tremava e non sentiva la sua voce che lo implorava di smettere.

Non sentiva nemmeno la sua stessa voce che cantava e faceva capire che dentro di sé c’era ancora umanità.

 

Making your way in the world today

Takes everything you've got.

Taking a break from all your worries

Sure would help a lot.

Sometimes you wanna go

Where everybody knows your name.

 

La folla venne fatta indietreggiare dalla bufera, tanto che scapparono via.

Qualcuno venne travolto da essa, ma riuscì a liberarsi dalla morsa gelata e andarsene.

I pochi rimasti, tra i quali Erik, erano ancora intenzionati a farla pagare a Jareth.

Quando Simon tornò a terra, Charle gli tolse immediatamente la corona e la rime agganciata alla cintura e Marceline lo guardò terrorizzata.

Simone si ridestò, non ricordando nemmeno cosa avesse appena fatto.

Ma non ci volle una scienza per capirlo e poi...gli bastò incrociare lo sguardo di Marceline.

Jareth non fece una piega, lasciò riprendere le persone dallo sgomento provocato da re ghiaccio e poi le lasciò avvicinare.

Sentì le il freddo delle manette che avvolsero i suoi polsi e si lasciò spintonare verso la strada.

“Fermi!” esclamò Sarah, parandosi davanti a tutti e guardando Jareth dritto negli occhi.

Non era intenzionata a difenderlo ma nemmeno ad attaccarlo.

Non sapeva nemmeno lei cosa stava facendo.

“Liberati” disse, ma Jareth sorrise ironico e lasciò che Erik e gli altri lo portassero via.

Quando la folla se ne andò, lasciando il gruppo di “difensori” solo, il silenziò regno sovrano.

Appena sicuri che nulla sarebbe più accaduto, ci fu modo per tutti di salutarsi con le loro vere identità.

Simon andò verso Marceline, lo fece lentamente “Marcy…”
“Me lo avevi promesso” disse “Questa maledizione era riuscita a fare qualcosa di buono, non dovevi rimetterla”

“Era necessario”

“Perché difenderlo?”

“Perché...ho collaborato anche io a questa maledizione, sono colpevole quanto lui”

Marceline si portò le mani alla bocca di nuovo “Simon…”

“Mi dispiace, Marcy, non posso più farti promesse” e la superò, andandosene via, sotto lo sguardo implorante della ragazza.

Sarah guardò Amy e sembrava intenzionata a saltarle addosso.

Perché aveva permesso a quelle persone di prendenrlo?

Dopo averle lanciato uno sguardo di fuoco, si voltò e corse via...senza voltarsi.

Amy non sapeva cosa fare, tutto ciò che voleva in quel momento era avere Sherlock con sé.

Ma lui non c’era e non aveva idea del perché.

  
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