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Autore: aki_penn    08/12/2021    5 recensioni
[IwaOi]
Oikawa e Iwaizumi ci provano con Ushijima, che però non si accorge di niente e se ne va, lasciandoli da soli al bancone del bar.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente, dopo più di due mesi, riesco di nuovo a concludere qualcosa. Sono 5.000 parole senza trama e senza pretese, ma spero che possano comunque essere almeno un po’ divertenti.
Prima di iniziare, ci tengo a ringraziare infinitamente Ems, senza la quale questa storia sarebbe finita nel cimitero delle fanfiction del mio computer.
(Questa storia avrebbe dovuto intitolarsi “One last toast”, ma dato che ‘toast’ in inglese significa sia panino che brindisi ero abbastanza certa che non avrebbe sortito l’effetto desiderato, quindi alla fine il titolo è rimasto in italiano. XD)
Detto questo, grazie per essere passati in questi lidi, spero che la storia vi piaccia! <3
 

Un ultimo brindisi
 
 
Appollaiato sul suo sgabello alto, Oikawa tamburellò le dita sul bancone del bar e inclinò di nuovo la testa da una parte per osservare lo sconosciuto che guardava la sala dandogli le spalle.
Se ne stava con la schiena poggiata al banco, con entrambi i gomiti contro la formica.
Era un bel ragazzo, Oikawa l’aveva notato subito, entrando. Era alto, con delle spalle larghe alle quali sarebbe stato un piacere aggrapparsi e una mandibola squadrata da divo. Decisamente il suo tipo.
Il barista gli aveva lanciato un paio di occhiatacce mentre cercava di ripulire il banco con uno straccio umido, impossibilitato da quei due gomiti piantati lì in mezzo e senza neanche la scusa di una consumazione. Il ragazzo non si era accorto di nulla.
Con grande fastidio di Oikawa, il barista non era l’unica persona di cui lo sconosciuto non si fosse accorto. E a Oikawa non piaceva per niente che le persone non si accorgessero di lui.
Batté l’unghia contro la coppa del suo bicchiere. Una posata forse avrebbe funzionato meglio, ma Tooru non ne aveva. Si agitò sulla sedia, rendendosi conto che lo sconosciuto continuava a ignorarlo.
Il barista gli lanciò un’occhiata compassionevole, che Oikawa fece finta di non vedere. Non aveva intenzione di farsi commiserare.
Si schiarì la voce nel modo più rumoroso possibile e finalmente il ragazzo che gli dava le spalle si voltò leggermente verso di lui. Il suo braccio destro si torse e Oikawa fece in tempo a studiarne il bicipite, prima che i loro occhi si incontrassero. Lo sconosciuto lo guardò per un lungo momento che Oikawa impegnò a sorridergli e a fargli l’occhiolino, ma a quel punto lo sconosciuto si voltò di nuovo tornando alla sua posizione precedente.
Oikawa si irrigidì sulla sedia e aggrottò le sopracciglia. Afferrò il suo Cosmopolitan e mandò giù un sorso quasi con rabbia, per quanto si potesse deglutire con rabbia un assaggio di Cosmopolitan.
Poi si voltò verso il barista che stava sistemando le fette di lime da posizionare nei cocktail e sussurrò “Mattsun!”
“No” rispose l’altro con uno sguardo truce. “Come sarebbe a dire ‘no’? Non ti ho ancora detto niente!”
“Lo so benissimo cosa vuoi chiedermi e la risposta è no. È già abbastanza patetico vederti mentre ci provi con la gente, non voglio essere coinvolto” rispose, alzando le mani e allontanandosi da dove stava seduto Oikawa per andare ad aprire la lavastoviglie.
Oikawa gonfiò le guance e lo guardò con gli occhi ridotti a due fessure.
“Domani a pranzo ti offro il ramen” disse poi, a voce bassa. Mattsun, che imbracciava il carrello superiore della lavastoviglie pieno di bicchieri si voltò di scatto verso l’altro, come se avesse sentito il vagito del proprio primogenito.
“Con maiale extra?” si informò, guardandolo con gli occhi semichiusi.
Oikawa alzò gli occhi al cielo, prese un altro sorso dal suo bicchiere di Cosmopolitan e poi disse “Sì”.
Il barista mollò i bicchieri dove li aveva trovati, dentro la lavastoviglie, e corse ad appoggiare i gomiti proprio ai lati del Cosmopolitan che Oikawa aveva posizionato davanti a sé. I due si guardarono intensamente negli occhi per un paio di secondi, prima che Mattsun dicesse “Cosa vuoi sapere?”
Oikawa fece un cenno con la testa in direzione del ragazzo che dava le spalle al bancone. “Cosa sai di lui?”
“Assolutamente niente!”
Oikawa aprì la bocca per ribattere, ma Mattsun si buttò uno straccio umido di vodka e tonica sulla spalla e disse “Allora domani ramen extra maiale!”
“Ma non mi hai detto niente!”
“Non ho mai detto di sapere qualcosa!” e così dicendo si voltò e tornò alla sua lavastoviglie fumante.
Oikawa puntò i piedi contro lo sgabello e strinse i pugni, prima di sgonfiarsi come un palloncino e riappoggiare i gomiti sul bancone, sbuffando.
Lo sconosciuto si voltò di nuovo verso di lui e Oikawa cercò di ricomporsi il più velocemente possibile, lasciando scomparire la sua espressione miserabile e vestendosi in un attimo con il suo sorriso più affascinante.
Il ragazzo lo fissò senza dire niente per un tempo abbastanza lungo da metterlo in imbarazzo. “Anche mio zio ha quel problema” disse poi, portandosi la punta dell’indice all’occhio destro.
Il sorriso di Oikawa si spense come un petardo sotto la pioggia. “Cosa?” le sopracciglia inarcate e gli angoli della bocca che andavano all’ingiù.
“Il tic all’occhio. Anche mio zio ce l’ha. Il dottore ha detto che è lo stress.”
Oikawa batté entrambe le palpebre un paio di volte, prima di riuscire a capire di cosa diamine stesse parlando.
“Oh no, non ho nessun tic nervoso. Era solo…” iniziò a dire, prima di rendersi conto che non valesse la pena di spiegare che quello fosse un occhiolino inteso specificatamente per rimorchiare.
Ma adesso aveva la sua attenzione, bastava solo che la smettesse di paragonarlo a suo zio. Probabilmente il suo nuovo interlocutore non era una cima, ma a uno con quelle braccia si poteva perdonare tutto.
In un attimo gli balzò accanto e si mise seduto sullo sgabello proprio vicino a dove l’altro stava in piedi con la schiena appoggiata al bancone.
“Allora, che ci fai qui stasera?” domandò sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi e accavallando le gambe per far vedere quanto fossero lunghe.
Lui lo guardò impassibile, poi si voltò verso il piccolo palco dove una band sgangherata strimpellava melodie irripetibili “Sono qui per la musica.”
Oikawa sfoggiò un sorriso un po’ tirato “Adorabile!” poi si voltò verso Mattsun che, dietro di loro, stava sistemando una serie di flute freschi di lavastoviglie.
“Ma quelli sul palco dove li hai raccattati? Li paghi?” sussurrò abbastanza piano da farsi sentire solo dal barista.
“No, sono loro che pagano me”
“Ah, ecco. Fanno schifo!” e con una piroetta tornò al suo posto accanto allo sconosciuto serioso.
“Come ti chiami? Io sono Tooru” chiese, cercando di essere gioviale, anche se dall’altra parte non riceveva molto aiuto. A quanto pareva l’altro sembrava interessatissimo alla pietosa performance della band.
“Wakatoshi Ushijima” rispose annuendo serio, prima di tornare a fissare il palco.
“Oh, wow! Vuoi dirmi anche il segno zodiacale?” Probabilmente prendere in giro il ragazzo con cui ci stava provando per avergli detto sia il nome che il cognome non era la strategia migliore, ma la domanda gli era uscita fuori prima che potesse fermarsi.
Con suo grande stupore però l’altro rispose, serissimo “Leone.” Si scrollò e aggiunse “In quello cinese invece sono Cane.”
Oikawa strinse le labbra, preso di nuovo alla sprovvista. Il tizio non capiva l’ironia. La cosa poteva risultare incredibilmente divertente o incredibilmente frustrante. E ciò che era peggio era che probabilmente l’ironia non fosse l’unica cosa che non capiva.
“Oh, anche io sono del Cane. Bevi qualcosa?”
Il ragazzo scrollò le spalle, come a dire che l’argomento gli fosse indifferente. Oikawa si passò la lingua sui denti e lanciò un’altra occhiata al gruppo musicale, che continuava a fare pietà, come e peggio di prima.
“Non saprei cosa ordinare, non bevo spesso.”
Tooru gli fece un largo sorriso, poi buttò giù l’ultimo goccio e batté il bicchiere sul bancone.
“Barista, facci due Cosmopolitan” ordinò, mostrando il numero due anche con le dita per essere sicuro di essere capito al di sopra del fracasso.
“Perché mi chiami ‘barista’ anche se sai benissimo come mi chiamo?” brontolò Mattsun asciugandosi le mani nel grembiule.
Oikawa lo ignorò e aprì la bocca per tornare all’attacco con Ushijima.
Forse il ragazzo non era di gran compagnia, ma d’altronde non è che Oikawa fosse andato lì sperando di incontrare una grande mente con la quale fare discorsi filosofici, anzi sperava che al più presto avrebbero potuto smetterla con i discorsi e passare ai fatti, ma proprio in quel momento qualcosa alla destra di Ushijima parve attirare la sua attenzione.
“Ehi, quella è una maglietta degli Schweiden Alders?”
Ushijima abbassò la testa per guardare la maglietta che aveva indosso, dato che evidentemente non si ricordava cosa si era messo quella mattina. Sul petto, all’altezza del cuore, campeggiava una piccola aquila bianca. Oikawa non l’aveva notata fino a quel momento.
“Sì, sono un fan” aveva poi risposto Ushijima voltandosi verso il nuovo arrivato. Oikawa aveva stretto i denti e gli occhi e si era sporto un poco dal suo sedile per vedere con chi stesse parlando quello che, in teoria, avrebbe dovuto essere la sua conquista quella sera.
Il tizio che aveva parlato era un piccoletto. Oikawa fece una smorfia.
“Oh, anche io. Hai visto la partita di sabato scorso? La battuta finale di Romero è stata uno spettacolo.”
Ushijima annuì. “Sì, è stata proprio una partita entusiasmante” disse con il tono di voce meno entusiasta che Tooru avesse mai sentito. Nonostante questo continuava a guardare il nuovo venuto e a dare le spalle a lui.
“Ehi!” cercò di dire per attirare l’attenzione di Ushijima, senza successo dato che proprio in quel momento partì un pessimo ma rumorosissimo assolo di chitarra.
“Io vado a vedere tutte le partite” stava dicendo il nuovo arrivato, appoggiandosi al bancone.
“Anche io.”
“Magari ci siamo anche incontrati qualche volta senza saperlo” il tizio basso aveva ridacchiato mostrando i denti bianchi e Oikawa aveva arricciato il naso.
“Probabilmente sì. C’è sempre tanta gente ad assistere.”
Oikawa strinse di nuovo il pugno, osservando il tizio che gli stava rubando la preda.
Doveva essere almeno dieci centimetri più basso di Ushijima, portava una maglietta bianca con una manica arrotolata e aveva una sigaretta dietro l’orecchio. Oikawa fece una smorfia, non si poteva far rubare una conquista da uno sfigato simile, che tra l’altro faceva discorsi noiosissimi.
“Ehi!” disse di nuovo. A quel punto sia Ushijima che l’altro si accorsero di lui e si voltarono a guardarlo.
“Scusa, ci stavo parlando prima io con lui!” e così dicendo indicò Ushijima, che guardò prima lui e poi il piccoletto, perplesso.
Il piccoletto si accigliò e fece un passo avanti verso Oikawa “Beh, adesso sta parlando con me, perché evidentemente tu non sei così interessante.”
“Oh, wow! Chissà come se interessante tu, invece. Hai altri argomenti oltre gli Schweiden Alders?”
Ushijima dondolò la testa per guardare prima Oikawa e poi il nuovo arrivato con la sigaretta dietro l’orecchio, poi si staccò dal bancone, si schiarì la voce e si congedò dicendo “Devo andare”, come se in tutto quel bisticcio lui non c’entrasse proprio niente.
I due rimasero a occhi sgranati a guardare la schiena di Ushijima che procedeva in mezzo ai tavoli, diretta al piccolo palco dove la band si stava inchinando. Qualcuno fischiava.
“Due Cosmopolitan. Sono duemila yen.”
Oikawa si voltò di scatto verso il bancone, dove Mattsun aveva appena poggiato due coppe piene di un liquido color magenta, impreziosite da due fette di lime quasi trasparenti.
“Ehi, ma il tizio con cui ci volevo provare se ne è appena andato!” cercò di dire Oikawa sporgendosi sul bancone.
“Non è un mio problema. Duemila yen.” Mattsun non lo stava nemmeno guardando e si era messo a prendere l’ordinazione di qualcun altro. Sbuffò, sbatté il denaro sul bancone e si rinfilò il portafoglio nella tasca posteriore dei pantaloni con la piega. Si fermò a fissare i due bicchieri con il labbro inferiore in fuori in una sorta di broncio infantile, poi li prese entrambi e si rimise a sedere su uno degli sgabelli, prima di ficcarsi in bocca contemporaneamente entrambe le cannucce, succhiando con avidità.
“La delusione fa venire sete, eh?”
Oikawa si voltò di scattò verso la direzione dalla quale veniva la voce, lanciando un’occhiataccia incendiaria.
Il tizio con la maglietta bianca e la sigaretta dietro all’orecchio, appoggiato al bancone con una birra in mano, lo stava guardando sorprendentemente divertito per essere uno che aveva appena preso un due di picche.
“Non mi sembra di essere l’unico ad essere stato rifiutato, qui” commentò Oikawa, acido.
Il ragazzo scrollò le spalle “Io volevo solo parlare un po’ di pallavolo.”
“Certo, come no. Eri chiaramente disinteressato” socchiuse le palpebre e fece un sorrisetto, convinto di aver vinto quella piccola battaglia, ma l’altro si mise a ridere.
“Mi sa che non ci fosse molto che potessimo fare” e con il pollice indicò un punto dietro di sé. Oikawa, che si era rimesso entrambe le cannucce in bocca, seguì con lo sguardo la direzione in cui puntava il dito e vide Ushijima intento a chiacchierare con lo stonatissimo frontman della band che aveva appena finito di esibirsi.
Percepì il succo di mirtillo divenire acido nella sua bocca mentre individuava la mano di Ushijima poggiata sul fianco del musicista.
“Oddio, non ci posso credere” biascicò, masticando le cannucce. “Ci è andata male, a quanto pare.” fu il commento serafico dell’altro mentre si issava sul sedile accanto al suo.
Oikawa grugnì e si ingobbì sul suo sgabello, senza distogliere lo sguardo dai due piccioncini dall’altra parte della sala.
“Beh, almeno tu ti puoi consolare con il tuo cocktail della Barbie.”
La frase fece raddrizzare la schiena a Oikawa e riportò la sua attenzione sul ragazzo seduto accanto a lui. Stava ancora mordicchiando con veemenza le cannucce e, a giudicare dallo sguardo che gli lanciò, avrebbe volentieri azzannato alla giugulare quel tizio che non sembrava volerlo lasciar stare.
“Ehi, questo è un gran buon cocktail e Mattsun è inaspettatamente bravo a prepararlo!”
In lontananza qualcuno chiese “Come sarebbe a dire ‘inaspettatamente’?” in tono acido, ma i due lo ignorarono.
Il ragazzo si strinse nelle spalle e prese un altro sorso di birra “In effetti non l’ho mai provato.” Il suo sguardo si sganciò da quello di Oikawa e scivolò sulla sua mano e sul liquido sorprendentemente sgargiante che oscillava dentro i due bicchieri.
Oikawa strinse gli occhi e le labbra “Vuoi assaggiare?” e gli allungò lentamente uno dei due bicchieri.
Il ragazzo sorrise “Certo.”
Preso un sorso dal bicchiere, si piegò un po’ verso Oikawa e schioccò la lingua.
“Buono…” Esaminò la bolgia danzante davanti a loro, per poi voltarsi a guardarlo negli occhi e aggiungere “…se sei Carrie Bradshaw!”
Oikawa strinse forte lo stelo della sua coppa da cocktail e lo guardò alzando un sopracciglio “Carrie chi?”
“Carrie Bradshaw!” ripeté l’altro. Oikawa arricciò il naso e scosse un pochino la testa.
“Carrie di ‘Sex and the city’!” sbottò allora il ragazzo, apparentemente scocciato da tanta ignoranza telefilmica.
Oikawa si poggiò al bancone con un gomito e lo guardò con un sorrisetto “E tu saresti un fan ‘Sex and the city’?”
L’altro si strinse nelle spalle. “Assolutamente sì” e prese una sorsata dal suo boccale di birra. “Ho visto tutte e sei le stagioni e anche i film. Anche se devo dire che il secondo non è stato un granché.”
Oikawa aveva alzato le sopracciglia. “Ehi, non fare quella faccia. Secondo me piacerebbe anche a te. Tra l’altro hai la stessa pettinatura di Miranda e…”
“Smettila di prendermi per il culo!” La faccia gli era diventata rossa, mentre indietreggiava sullo sgabello per allontanarsi dall’altro.
Il ragazzo incrociò le braccia ridendo e prese un altro sorso di birra “Vuoi assaggiare un po’ di birra?”
Oikawa incrociò le braccia a sua volta e scosse la testa “Non mi piace quel piscio di gatto.”
“La mia birra non è piscio di gatto! La prossima volta ti sputo nel cocktail!” urlò Mattsun alle sue spalle, facendolo sobbalzare. L’altro rise di gusto, guardandolo mentre si ritrovava in piedi accanto al suo sgabello.
Oikawa sembrava essersi d’un tratto rattrappito attorno ai propri bicchieri di Cosmopolitan, dopo aver ricevuto la sgridata. Aspettò che Mattsun si allontanasse per servire una ragazza bionda e, circospetto, si rimise a sedere sullo sgabello accanto a quello dell’altro.
“Magari con l’ingrediente segreto è ancora più buono.”
Oikawa gli lanciò un’occhiataccia e poi si scolò quello che rimaneva nel bicchiere che gli aveva offerto. L’alcol gli bruciò dentro meravigliosamente. Sentì un brivido percorrergli la spina dorsale, mentre iniziava a sentirsi più caldo.
Poggiò la coppa vuota sul bancone e, tamburellando con le unghie sul bicchiere che gli era rimasto, si mise a guardare la sala gremita di gente, individuando subito il musicista per il quale Ushijima l’aveva mollato con quello sciatto bevitore di birra.
“Non posso credere di essere stato mollato per quello lì” mormorò, non abbastanza piano da non essere sentito.
“Ehi, certo che sei proprio una merda!”
Oikawa si voltò di scattò verso il suo compagno di sventura, indispettito. “Beh, cosa sono quei capelli? Tu te lo faresti uno così?”
Il ragazzo si dondolò sullo sgabello “Magari ha una gran bella personalità, a differenza tua.”
Oikawa si ritrasse come un gallo che arruffa le piume, barricandosi dietro il suo sgargiante Cosmopolitan. “Chissà che approfondita analisi che hai fatto su di me, non sai neanche come mi chiamo!”
“Non è che ci volesse granché, fino ad ora hai fatto solo lo stronzo. E comunque, come ti chiami?” La cosa più fastidiosa di quella conversazione era il fatto che quel tizio si stesse divertendo, mentre Oikawa desiderasse solo rifilare un calcio al suo alto sgabello e farlo cadere sul pavimento viscido.
“Oikawa” scandì, preferendo dirgli il cognome e raddrizzando la schiena. Il ragazzo sorrise e avvicinò il boccale al suo bicchiere “Io sono Iwaizumi.”
Si guardarono negli occhi per qualche secondo, con i bicchieri a un soffio di distanza, poi finalmente, seppur con un’espressione infinitamente scocciata, Oikawa inclinò un po’ il suo facendolo scontrare con il vetro del boccale.
“Alla salute!” disse Iwaizumi, prima di piegare la testa all’indietro e prendere un lungo sorso.
Oikawa mugugnò qualcosa e poggiò le labbra al bordo del bicchiere, fissando il braccio di Iwaizumi che si fletteva.
Lo guardò passarsi il dorso della mano sulla bocca per asciugarsi le labbra. Guardandolo bene forse non era così male come aveva pensato all’inizio, preso dal fastidio di essersi fatto soffiare da sotto il naso l’attenzione di Ushijima. Aveva i capelli ispidi, ma lucidi e sotto quella maglietta sciatta sembrava esserci qualcosa di interessante. Di sicuro i bicipiti lo erano.
Per quanto Oikawa potesse darci dentro con lo sport e per quanto potesse essere forte, i suoi muscoli non erano predisposti per ingrossarsi in quel modo. Decisamente, Iwaizumi era basso, ma non era male.
Stizzito dalle sue stesse considerazioni, afferrò un tovagliolino dal dispenser e glielo passò “Bestia!”
Iwaizumi lo prese e se lo passò sulle labbra ancora umide di birra “Grazie, Merdakawa.”
“Cosa?”
“Merdakawa. Non mi ricordo esattamente come mi hai detto di chiamarti, ma Merdakawa ti si addice sicuramente e il suono è lo stesso.”
“Ho solo detto che quei capelli sono orrendi” indicò vagamente Ushijima in mezzo alla folla “perché oggettivamente lo sono. Vero, Mattsun?”
“Non mi coinvolgere!” gli urlò il barista.
“Ah, non importa” mosse in aria la mano, come a scacciare una mosca o eventualmente Mattsun “comunque ho solo detto questo. Sei tu invece che mi hai preso in giro per il mio cocktail e mi hai paragonato a Carrie Bradshaw!”
Iwaizumi si mise una mano sul petto e si accigliò “E in che modo essere paragonati a Carrie Bradshaw dovrebbe essere un insulto, scusa?”
Oikawa sbuffò, incrociò braccia e gambe e si mise a guardare da un’altra parte.
“Ma guarda un po’ come mi tocca finire la serata” si strinse la radice del naso tra indice e pollice come se fosse stato colpito da un mal di testa fulminante.
“Non mi sembra andata così male. Hai bevuto un sacco di Cosmopolitan e hai fatto conversazione con un ragazzo molto bello, anche se poi non se n’è fatto niente.” Con un inspiegabile positivismo e un gesto ampio Iwaizumi indicò Ushijima, che in quel momento era intento a sbaciucchiare in maniera disgustosa il suo compagno dai capelli magenta. Per un secondo Oikawa si chiese se non fosse stata una fortuna che le sue mire sul ragazzo non fossero andate in porto, non gli sarebbe piaciuto per niente farsi mangiare la faccia in quel modo. Sembrava Tobio-chan quando l’aveva beccato a pomiciare dietro al bar insieme al suo minuscolo compare. La consapevolezza che la vita sessuale di Kageyama, seppur esteticamente disgustosa, fosse molto più animata della sua gli trafisse il cuore come una spada di ghiaccio.
“Beh, non è che ci sia stata una gran conversazione, devo dire.” Si mise seduto più comodo sullo sgabello e poggiò i gomiti al bancone, prima di lanciare un’occhiata sottecchi a Iwaizumi, che lo stava guardando con un’espressione estremamente rilassata.
Il ragazzo alzò un sopracciglio in una muta domanda di approfondimento e Oikawa scosse la testa e disse “Gli ho fatto l’occhiolino e lui ha creduto fosse un tic nervoso.”
Un secondo dopo assistette al cambio repentino di espressione di Iwaizumu, al quale seguì un grugnito e uno sputo di birra per terra. Stava ridendo o tossendo, o forse entrambe le cose, così forte da non riuscire a trattenere in bocca il sorso di birra che aveva appena preso.
Ci volle almeno un minuto perché riuscisse a rialzare la testa e a guardare Tooru, che era rimasto immobile a guardarlo, domandandosi a che punto avrebbe dovuto chiamare un’ambulanza.
Il viso di Iwaizumi era diventato fucsia e gli occhi erano umidi e lucidi.
“Davvero?” pigolò, cercando a fatica di non rimettersi né a ridere, né a tossire.
Oikawa annuì lentamente, prendendo un altro sorso dal suo bicchiere.
“Allora forse è quasi meglio che questa serata non sia proseguita” disse con voce roca, sventolandosi la faccia arrossata con la mano.
“E perché? Mica volevo passarla a fare dei discorsi!”
Iwaizumi alzò gli occhi su di lui “Ma sei un animale!”
Oikawa scrollò le spalle “Oh, invece tu ci stavi provando per via della sua dirompente personalità?”
L’altro sporse un poco il labbro inferiore e piegò la testa da una parte “Non lo so. Ci avevo appena iniziato a parlare e a me gli Schweiden Alders piacciono sul serio!”
Con una lunga sorsata finì il suo boccale. Oikawa arricciò il naso e svuotò il suo.
L’altro lo guardò piegando la testa da una parte, poi disse, battendo una mano sul bancone “Dai, per tirarti su ti offro da bere!”
“Ho già bevuto abbastanza per stasera, mi sa” rispose Oikawa incrociando le braccia e guardando dall’altra parte.
“Cos’è, hai paura che ti si abbassano le inibizioni?” Un sorrisetto divertito gli si dipinse sul volto, mentre le guance gli diventavano rosse. Iwaizumi pareva proprio divertirsi da morire.
“Non di certo abbastanza da pomiciare con te” gli rispose Oikawa rigirandosi verso di lui e accavallando le gambe.
Iwaizumi aggrottò le sopracciglia “E chi ti ha detto che ci starei, scusa? Chissà che palla che sei, sempre a lamentarti di qualcosa.”
Oikawa gli fece una pernacchia, l’altro non gli badò e si girò verso il bancone, dove Mattsun stava riempiendo la spillatrice di birra.
“Due Cosmopolitan. Uno è per me, per favore non ci sputare dentro.” Mattsun annuì e si mise al lavoro, mentre Oikawa si rimise a sondare la folla, rassegnato.
In un angolo individuò Tobio insieme al suo fidanzatino minuscolo. La sala era piena di gente che conosceva già o che non aveva interesse a conoscere, Ushijima e il musicista si erano seduti a un tavolo e stavano guardando insieme qualcosa dallo stesso cellulare.
“A cosa brindiamo?” Iwaizumi era rispuntato alla sua sinistra e gli aveva messo il cocktail sotto al naso. Oikawa lo afferrò per la coppa “Ai capelli brutti? Alle serate finite male? A Carrie Bradshaw?”
Iwaizumi fece un sorrisetto a labbra strette, mentre Oikawa continuava “Anche se sono certo che la povera Carrie avrebbe qualcosa da ridere su di te, vestito come sei.” Fece tintinnare il proprio bicchiere contro quello dell’altro. Il liquido color magenta oscillò.
“Per fortuna mi piacciono i maschi, allora.” Strinse le labbra “Anche se forse per Carrie…”
Scrollò le spalle, piegò la testa indietro e bevve in un sol colpo metà del bicchiere, per poi passarsi la lingua sulle labbra.
“Ehi, non è uno shot, va assaporato!”
Iwaizumi gli si fece più vicino e lo guardò alzando le sopracciglia “Lo dici solo perché tu non riesci a farlo.”
“Certo che sono capace di farlo!” Strinse lo stelo del suo bicchiere e buttò giù tutto il contenuto per la gola. Strizzò gli occhi sentendo la vodka che gli bruciava dentro e il mirtillo che sostava, acido, contro il palato. Batté le palpebre un paio di volte, scocciato all’idea di aver sprecato un così buon cocktail per fare una cosa così stupida, ma allo stesso tempo consapevole che non sarebbe mai stato in grado di tirarsi indietro davanti a una provocazione del genere.
Batté il bicchiere sul bancone con irritazione e si passò la lingua sulle labbra umide.
Qualcosa trillò nella tasca della tuta di Iwaizumi e lui si affrettò a infilarci dentro una mano e a controllare lo schermo del cellulare.
“Chi è, il tuo ragazzo?”
Iwaizumi aggrottò le sopracciglia “No, se ne avessi uno mica ci avrei provato con lui!” Gesticolò in direzione di Ushijima intento a ballare completamente fuori tempo rispetto alla musica del locale.
“Allora ammetti che ci stavi provando!”
Iwaizumi alzò gli occhi al cielo “Sì, è ovvio che ci stessi provando. Ancora con questa discussione? Mi piacciono i ragazzi alti, non è colpa mia.”
Oikawa fece un sorrisetto vittorioso e Iwaizumi sospirò “E non fare quel sorrisetto, sei contento che abbia ammesso che anche io abbia preso un due di picche?”
Tooru annuì, mentre il suo sorriso si allargava. Iwaizumi strinse le labbra e gli rifilò un pizzicotto sul fianco. “Ahia!” Oikawa guaì come un cane al quale avessero pestato la coda. 
 
“Però a differenza tua l’ho presa con molta più filosofia, Merdakawa.” Iwaizumi aveva continuato il suo discorso come se niente fosse successo.
“Non è mica l’unico uomo sulla terra. E nemmeno l’unico uomo in questo bar.”
Gli lanciò una lunga occhiata. Oikawa batté un paio di volte le palpebre. Ci stava provando con lui?
Iwaizumi gli fece un altro sorrisetto “Ultimo giro e poi tutti a casa?”
Oikawa scrollò le spalle “Se vuoi fare il tuo ultimo giro, per me va bene. Ma di certo non vado a casa adesso.” Controllò ostentatamente l’orologio da polso con il cinturino in pelle. Non era neanche l’una.
“Per me va bene” e così dicendo fece girare lo sgabello fino a trovarsi rivolto verso il bancone. Oikawa alzò gli occhi al cielo e fece lo stesso. Davanti a loro non c’era più Mattsun, ma un tizio con i capelli più corti e più chiari, con un’aria un po’ meno scocciata del collega.
Iwaizumi gli sorrise “Io e Oikawa volevamo fare un ultimo giro prima di andare a casa. Hai qualcosa di speciale da proporci?”
Oikawa si irrigidì sulla sedia e lo guardò storto “Allora te lo ricordi il mio nome!” poi si voltò di scatto verso il barista “Non dargli ascolto Makki, non ho alcuna intenzione di andare a casa!”
Sobbalzò quando sentì le dita dal ragazzo stringersi sul suo braccio. “Ma tu conosci proprio tutti qui?” Oikawa si voltò di nuovo per guardarlo a occhi sgranati, riusciva a sentire il calore della sua mano anche attraverso il tessuto della camicia che portava.
“Sono uno che si fa notare” disse con il tono più ammaliante che possedeva.
“Non è vero. Andavamo a scuola insieme!” urlò Mattsun che dall’altro capo del bancone stava servendo un ragazzino con i capelli rossi.
Oikawa incrociò le braccia e sbuffò, guardando da un’altra parte.
Iwaizumi ridacchiò, ma tornò serio appena quello che Oikawa aveva chiamato Makki si protese verso di lui con fare cospiratorio “Ho un paio di cocktail speciali fuori menù. Sono praticamente pozioni magiche.”
Iwaizumi annuì stando al gioco. “Ma te li preparo solo se, se Oikawa si ubriaca, lo porti a casa tu. Io e Mattsun siamo un po’ stufi di occuparci di lui!”
“Ehi, è successo solo una volta!” sbraitò Oikawa facendo cozzare la spalla contro quella di Iwaizumi, che pareva incredibilmente divertito dalla situazione.
“Le persone devono essere informate per sapere in che guaio si stanno cacciando a uscire con te!” e così dicendo indicò Iwaizumi con grandissima serietà.
“Ma non stiamo uscendo insieme! È solo uno che ci stava provando con lo stesso tizio con cui ci stavo provando io.”
Lo sguardo di Makki passò da Oikawa a Iwaizumi e poi da Iwaizumi e Oikawa “Non voglio sapere niente di questa storia” poi indicò Iwaizumi “Due pozioni, allora?”
Iwaizumi annuì. “A tuo rischio e pericolo!” si voltò per recuperare un paio di bottiglie di liquore e Iwaizumi e Oikawa rimasero seduti in silenzio sui loro sgabelli, ancora spalla a spalla.
Si guardarono, Iwaizumi con il viso appoggiato a una mano e il gomito sul bancone sembrava estremamente rilassato. Oikawa non poté far altro che pensare che fosse carino. Aveva la pelle di un bel colorito abbronzato e le ciglia lunghe. Non le aveva notate prima.
Si irrigidì, sentendosi d’un tratto un po’ a disagio. Si rese conto in quel momento che anche le loro ginocchia si stavano toccando. Iwaizumi aveva appoggiato la gamba contro la sua, deliberatamente.
“Cosa fai nella vita, quando non prendi in giro la gente nei bar?” chiese alla fine cercando di sembrare disinteressato, ma bisognoso di spezzare quel silenzio che a Iwaizumi non sembrava pesare.
“L’agente immobiliare.”
Oikawa sgranò gli occhi “Vestito così?”
Iwaizumi scoppiò a ridere “No, sono sempre in giacca e cravatta. Per questo la sera esco in tuta!”
Oikawa storse la bocca “Sono sicuro che potresti impegnarti ad essere almeno un po’ più carino di sabato sera.”
Iwaizumi scrollò le spalle “Non ho mai avuto problemi anche uscendo vestito così.”
Oikawa lo vide flettere il bicipite del braccio appoggiato al bancone. Il muscolo si gonfiò contro l’elastico della maglietta. Lo stava facendo apposta? Lo stava facendo apposta!
Oikawa alzò gli occhi al cielo per non farsi beccare a fissarlo e proprio in quel momento Makki rispuntò sbattendo due cocktail dai colori improbabili davanti ai loro nasi.
Con l’indice indicò il bicchiere pieno di liquido azzurrino difficile da identificare, che aveva posizionato davanti a Oikawa “Holy Horror” e poi quello rosso che svettava davanti a Iwaizumi “Bloody Pearl.”
Entrambi guardarono le loro bevande e poi alzarono gli occhi su Makki “Sono le mie ultime invenzioni. Non le ho ancora fatte assaggiare a nessuno. Offre la casa se mi fate da assaggiatori” e così dicendo si mise le mani sui fianchi e li osservò.
“Il bar non è responsabile di ogni eventuale malessere accusato dopo l’assunzione!” urlò Mattsun, spaventando un paio di ragazzine alle quali stava servendo un paio di calici di vino bianco.
Oikawa e Iwaizumi si guardarono, poi contemporaneamente afferrarono i loro bicchieri e li fecero tintinnare “Alla salute!”
Oikawa si portò il calice alla bocca e deglutì un lungo sorso. Aveva il sapore dell’inferno. Strizzò gli occhi e tossicchiò, cercando di non sputare quello che aveva appena bevuto.
“Ma cos’è questa roba?” piagnucolò, con gli occhi lucidi, mentre sentiva l’orribile liquido che gli bruciava la gola.
Makki storse il naso, studiando l’espressione dell’amico. “Ho esagerato con il tabasco?”
“Hai esagerato con tutto, è disgustoso!”
Iwaizumi si leccò le labbra e guardò Oikawa con curiosità “Il mio è buono invece.”
“Lo possiamo mettere nel menù?” chiese Makki ansioso, del tutto dimentico di Oikawa, ancora intento a tossicchiare.
“Sì, mi piace molto” e ne prese un altro lungo sorso.
“Non è giusto, l’hai fatto cattivo apposta solo per me!” Oikawa si massaggiò la gola riarsa dal tabasco, con gli occhi ancora lucidi.
“Non è affatto vero” ribatté Makki, con la faccia di uno che stesse mentendo ferocemente.
Oikawa allora si voltò verso l’altro con un gesto stizzito “Fammelo assaggiare!”
Iwaizumi, con il bicchiere alle labbra, lo spostò quel tanto che bastava per rispondere “No!”
“Come no?” e così dicendo si allungò per afferrargli il bicchiere, ma Iwaizumi scartò e fece girare lo sgabello, scansandolo. Iwaizumi alzò il bicchiere in alto e Oikawa si alzò per afferrarlo, giusto in tempo per accorgersi che Iwaizumi l’aveva riabbassato e se l’era riportato alla bocca per berlo tutto d’un fiato.
Prima di pensare se fosse una buona idea o meno, fece roteare lo sgabello e schiacciò le labbra contro quelle dell’altro. Il cocktail di Makki era proprio buono, dolce sulla bocca di Iwaizumi.
Si ritrasse di scatto “Non è come sembra!”
Iwaizumi, con una mano sul suo bicchiere e una poggiata sul collo di Oikawa, batté le palpebre un paio di volte “Ah, no?”
Oikawa scrollò le spalle “Oh, e va beh!” Un secondo dopo si piegò in avanti per andare incontro alle labbra di Iwaizumi.
“Non ci posso credere” commentò Mattsun, accorso accanto al collega.
Iwaizumi e Oikawa che avevano mollato i bicchieri ed erano impegnati a baciarsi e a toccarsi dappertutto.
“Com’è possibile che riesca a rimorchiare anche quando cerco di fargli i dispetti?”
Mattsun alzò le spalle e allora Makki, incrociando le braccia si voltò verso i due, avvinghiati come l’edera “Oikawa, domani un ramen extra manzo anche a me!”
Oikawa si staccò da Iwaizumi, con il viso rosso e gli occhi ancora lucidi, ma non più per colpa del tabasco, e aprì la bocca per dire che lui non si meritava proprio niente, dato che aveva cercato di avvelenarlo, ma Iwaizumi fu più veloce “Non so se domani per pranzo avrà tempo.”
Oikawa si rigirò verso di lui con uno sguardo interrogativo che si distese quando incontrò quello di Iwaizumi “Cos… Oh…Ah!”
Si fecero a vicenda un mezzo sorriso, prima di riattaccarsi.
Mattsun lanciò uno sguardo torvo a Makki “Per colpa tua ho perso il mio pranzo di domani!”
Makki aprì le braccia in segno di resa “Ma come potevo immaginare che da un cocktail orrendo se ne sarebbe uscito con una performance del genere!”
“Il ramen extra manzo me lo paghi tu” decretò l’altro e poi, voltandosi stizzito verso Oikawa e Iwaizumi, ancora sui loro sgabelli a sbaciucchiarsi “E voi due, smettetela con quella lingua e andatevene a casa, sto per vomitare!”
 
 
 
 
   
 
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