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Autore: pampa98    10/12/2021    4 recensioni
[Questa storia partecipa al "Calendario dell'Avvento" indetto da Cora Line sul forum "Ferisce la penna"]
Lo aveva visto dietro Brienne, tra le fila dei soldati che erano tornati a Grande Inverno. Aveva indugiato su di lui solo un momento, quanto bastava perché la realtà della sua presenza le fosse dimostrata, e poi era tornata a essere Lady Stark.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prompt 10: Cenere

L’ultimo soffio di vento

A Gaia ❤




Lo aveva visto dietro Brienne, tra le fila dei soldati che erano tornati a Grande Inverno. Aveva indugiato su di lui solo un momento, quanto bastava perché la realtà della sua presenza le fosse dimostrata, e poi era tornata a essere Lady Stark.
 

Non l’aveva cercata – perché avrebbe dovuto? – né Sansa aveva cercato lui. Si erano sempre trovati come spinti da un vento silenzioso, capace di avvicinarli quanto bastava per guardarsi negli occhi e, forse, parlare. Fu quel vento a spingerla a uscire dalle sue stanze, agitata – spaventata – per la notte a venire. Lui varcò l’angolo in fondo al corridoio e i loro sguardi si intrecciarono dopo anni di separazione. La mente di Sansa tornò a quando lo aveva visto per l’ultima volta, uccelletto chiuso in gabbia incapace di spiccare il volo, nemmeno con lo slancio di un mastino.
«Credi sia saggio bere prima di una battaglia?» chiese, immobile nella sua distanza.
Sandor grugnì una risata. «Il vino è salutare prima di un combattimento, uccelletto. E poi, potrebbe essere l’ultima occasione di assaporarlo in questa vita.»
Sansa annuì in silenzio. “È l’unica cosa che non potresti più assaporare?” avrebbe voluto chiedergli. Una domanda sciocca, posta da quella fanciulla che albergava ancora dentro di lei e che desiderava un prode cavaliere a proteggerla – no, non un cavaliere: un cane, che non l’avrebbe mai lasciata e mai le avrebbe mentito.
Mosse un passo verso di lui e poi un altro ancora. Sandor non si mosse. Attese che lei si fermasse di fronte a lui. Sansa non lo aveva mai guardato così da vicino: aveva avuto paura del soldato mutilato e si era nascosta dietro il bel principe, credendolo il luogo più sicuro.
«Adesso riesci a guardarmi» disse Sandor, con una punta di soddisfazione nella voce.
«Sì.»
«E che cosa vedi?»
«Vedo un uomo. Vedo un cavaliere.»
Sandor rise, in quel latrato sguaiato e sincero che era risuonato spesso nelle sue orecchie, perenne ricordo di ciò che aveva rifiutato.
«Non hai imparato proprio niente, uccelletto.»
«Ho imparato» ribatté Sansa. Sollevò le mani e le pose sul suo volto. Sandor fremette sotto quel tocco e lei si chiese se mai qualcuno avesse sfiorato le sue cicatrici. «Ho avuto bisogno di molto tempo. Ma ho imparato.»
Si sollevò sulle punte e posò le labbra sulle sue, ruvide e calde, che sapevano di vino. Sandor la strinse a sé, reclamando quella richiesta antica che aveva avuto bisogno di tempo per fiorire e trasformarsi in realtà.
«Quando tutto questo sarà finito...» Ancora un sogno fanciullesco, l’ultimo che le era rimasto.
«Dovrai trovarti un vero cavaliere.» La lasciò andare, con la sua gentilezza – e l’eternità da affrontare. «Io non ci sarò più.»
 

Lo guardò sellare il suo cavallo, in disparte da tutti gli altri. Loro stavano andando a porre fine a una guerra e lui aveva una battaglia personale da compiere: il fuoco che aveva bruciato intorno a lui da quando era solo un bambino era destinato a estinguersi, fino a diventare cenere tra le mani di coloro che restavano.
Quando Sandor montò in sella, il vento lo spinse a guardare in alto, verso di lei. Sollevò una mano, un incerto gesto di saluto da parte di chi qualcuno da salutare non lo aveva avuto mai. Lei ricambiò, con l’abitudine di chi tante volte si era dovuta separare – e la speranza, crudele compagna, che desiderava solo un altro incontro ancora.

* * *
 

Per Sandor era stato un addio;
per Sansa era stato un desiderio di
arrivederci.

 

* * *

La capitale era diventata cenere e aveva avvolto nelle fiamme la vita intorno a sé.
È stato doloroso, Sandor? chiese alla cenere, camminando tra i resti di quella che avrebbe voluto chiamare casa quando non era ancora un lupo. Lui non le aveva mentito, mai: la sua vita era legata a doppio filo alla sua vendetta. E, consumata quella, tutto il resto aveva cessato di esistere.

Una lacrima scese lungo il suo viso e si depositò a terra, sulla cenere – forse lui. Fu l’unico pianto che si concesse, lei, futura regina senza re. Sandor non lo sarebbe stato, né lei lo avrebbe voluto: un cavaliere fedele al suo fianco sarebbe stato tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno.
Ma il cavaliere era cenere, e il vento lo portò via per l’ultima volta.


 
   
 
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