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Autore: BrizMariluna    15/12/2021    15 recensioni
Qualcuno scrive a Candy una lettera che non sarà mai spedita, ricordando i momenti salienti della sua vicenda... Chi sarà?
Questa storia si è aggiudicata il "Premio originalità" della Giuria, nel contest "La lettera mai spedita", indetto dal forum "Gli amici di Candy Candy".
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti/e! È la prima volta che scrivo qualcosa su Candy, anime che ho visto solo da ragazzina, quarant'anni fa! Quindi vi prego: siate clementi, perdonatemi eventuali sviste, e consideratele licenze poetiche.  😉
Un paio di consigli, prima di leggere:
  1. Non fate le birichine (o i birichini) e non andate subito a scapicollarvi a sbirciare chi scrive la lettera alla nostra Candy. Godetevi la shot e divertitevi (so’ presuntuosa, eh? Modestia fatti in là…) a scoprire, leggendo, chi possa essere l'autore di questa missiva, che non verrà mai consegnata alla nostra biondina.
  2. Armatevi di spazzolino da denti, perché rischieranno di cariarsi seriamente; o, in alternativa, munitevi di un salvagente e un antidiabetico per quando verrete travolti dallo tsunami di miele.   
Buona (spero) lettura.
 
 
 
~ Un arcobaleno per Natale ~
 
Cara, piccola Candy… amica mia!
Ho proprio voglia di fare due chiacchiere con te, e parlare di questa bella giornata… ma non solo.
Ti conosco da così tanto tempo, ormai!
Io sono sempre stato al tuo fianco per buona parte della tua ancora giovane vita e, quando non eravamo insieme, ascoltavo gli altri parlare di te.
C’ero, quando ti divertivi con Annie alla Casa di Pony.
C’ero, quando, sulla collina, incontrasti il tuo Principe, con la sua cornamusa che faceva quel suono strano, che tu paragonasti a quello delle lumache che strisciano.
C’ero quando, in quella terribile famiglia che invece di adottarti ti prese come sguattera, venivi sottoposta alle offese, agli scherzi feroci, alle ingiustizie che quei due odiosi, malefici fratelli aristocratici, perpetravano contro di te…
Ma c’ero anche quando i cari Archie e Stear ti difendevano da loro.
C’ero, quando sorridevi felice, inebriandoti del profumo delle rose a cui il tuo innocente primo amore di bambina, Anthony, aveva dato il tuo nome.
E c’ero, ad accogliere le tue lacrime e il tuo dolore, quando lui ha lasciato questo mondo.
Ero con te quando hai attraversato l’oceano per andare a studiare alla Royal St. Paul School, in quel paese così lontano, l’Inghilterra, dove ritrovasti il tuo amico Albert, che amava gli animali e la libertà. E anche più avanti c’ero: quando scopristi che quel biondo, giovane uomo, non era mai stato quel che sembrava, ma molto di più.
C’ero quando incontrasti il bruno e ombroso Terence Granchester, che all’inizio mi pareva nobile solo di nome, per poi scoprire quanto, in realtà, lo fosse anche nell’animo. Lui è stato il tuo primo bacio, il sapore di un amore più da grandi, la prima goccia di passione… e il cuore spezzato dalla separazione, a causa della cattiveria e dell’invidia dei soliti noti, il cui nome non pronuncio nemmeno.
Ti ho vista cadere innumerevoli volte, mia dolce amica…
Sei caduta sull’erba sbucciandoti le ginocchia, quando eri bambina, e ci ridevi sopra; sei caduta nel fango, sporcandoti gli abiti e le scarpe, ma mai il cuore; sei caduta nella neve, ghiacciandoti le dita, e l’anima, e le lacrime…
E ogni volta ti sei rialzata, più forte e fiera di prima: ti sei spolverata e ripulita le mani, le hai strette forte e ti sei fatta largo nella vita, prendendola a pugni quando era necessario; e ti sei, ogni volta, riappropriata di essa con caparbietà e determinazione, ma senza mai dimenticare, neanche per un istante, la gentilezza e la gratitudine verso chi aveva avuto un sorriso e un pensiero nei tuoi confronti.
Ti ho vista piangere, ti ho vista ridere… ti ho vista studiare, pregare, lavorare fino a farti sanguinare le mani; e giocare, arrabbiarti, aiutare gli altri…
T’ho vista dare l’ultimo addio ad amici di una vita, accoglierne di nuovi, ritrovarne di vecchi.
E ti ho vista amare. Amare incondizionatamente, sempre, comunque, anche chi non lo meritava. Anche chi avresti dovuto dimenticare e lasciare andare per la sua strada, per riappropriarti della felicità che avevi ritrovato a New York e che ti spettava di diritto… e che, invece, ti veniva di nuovo rubata da persone egoiste e accentratrici.
Con il tuo amore per Terence relegato in fondo al cuore e la tua vita tra le mani, sei andata avanti sempre, un passo alla volta, un giorno dopo l’altro.
Un mese dopo l’altro.
Un anno dopo l’altro…
Ti ho vista crescere: la bambina monella è diventata un’adolescente scatenata, poi una ragazza studiosa, e infine una bellissima, giovane donna.
E ogni volta che ti vedo arrivare, io riesco ancora a vedere nei tuoi occhi e nel tuo animo, come quando eri bambina, se sei felice, pensierosa, triste, arrabbiata, serena o sfiduciata.
Oggi è stata una giornata speciale, e io non me la sarei persa per nulla al mondo…
Ho arrancato dietro di te, nel tardo pomeriggio, in mezzo all’erba, lungo l’erta della Collina di Pony che conduce a Papà Albero.
Ti ho osservata, trovandoti bellissima nei tuoi semplici abiti da lavoro, sicuramente un po’ mascolini ma che, a mio avviso, ti donavano un fascino non da poco, vagamente selvaggio: un paio di calzoni di stoffa dura, che chiamano blue jeans, e una camicetta a quadretti colorati sotto a un giaccone di lana rossa. Un abbigliamento sicuramente più comodo, per giocare coi bambini e aiutare Miss Pony con i lavori più pesanti, che lei, ormai molto anziana, non sempre riesce a fare.
Ti sei presa qualche giorno di permesso dal tuo lavoro di infermiera; e tornare qui, dove hai passato la tua infanzia, è sempre un grande regalo, per te.
Ti sei seduta sul prato nonostante il freddo, e io ho guardato affascinato i tuoi riccioli ribelli e dorati, non più sacrificati in quei grossi codini, ondeggiare alla fredda brezza invernale e accendersi dei riflessi di un glorioso, infuocato tramonto. Anche le nuvole si sono tinte di colori: alcune erano bianche, altre grigie, altre di un blu violaceo vagamente minaccioso; e andavano, e venivano, rubando al sole i riflessi di oro, rosso, arancio…
Del resto, un bel tramonto ha bisogno di cieli nuvolosi; così come, se amiamo gli arcobaleni, dobbiamo accettare anche il tuono, il fulmine e la tempesta.
Ma ecco, a un certo punto ti sei alzata di scatto e ti sei portata una mano a schermare i tuoi begli occhi verdi.
Qualcuno saliva verso di noi a falcate rapide e decise, un po’ spavalde: il passo sicuro di chi veniva a riprendersi ciò che è suo!
Era il tuo arcobaleno, mia cara piccola Candy.
Quello per il quale hai sopportato fulmini, tuoni e tempeste…
Te lo sei meritato, finalmente!
Un bel regalo di Natale, a mio parere…
Ho trovato che anche lui non fosse cambiato poi molto, da quando era un ragazzo: gli stessi folti capelli scuri, anche se forse un po’ più corti; gli stessi occhi, ma con un’espressione meno cupa, che anzi è diventata, al solo vederti, più luminosa e felice, a brillare nelle iridi color indaco.
Anche lui era vestito in modo informale e comodo, più o meno come te. E, come te, mi è parso un po’ più grande: non tanto più alto, quanto… più adulto.
Il mio cuore batteva forte di aspettativa, mentre vi osservavo guardarvi, quasi increduli, prima di cancellare quei pochi passi che vi separavano e perdervi l’uno nell’altra.
Me ne sono andato, perché quel momento era soltanto vostro, e vi ho lasciati lì, legati in uno di quegli abbracci in cui c’è tutto il mondo.
Quegli abbracci che sanno di sole e di pioggia, di erba tagliata, di complicità; e di risate, pace e cieli sereni.
Quegli abbracci di cui non si può fare a meno; che sono stelle nel buio, acqua nel deserto e fiori tra la neve.
Quegli abbracci che sono aria e respiro, amore e passione, famiglia e torta di mele.
E, semplicemente… casa.
Perché voi due siete tutto questo, e molto altro ancora.
Ho disceso la collina zampettando a passo malfermo, sono persino rotolato, a un certo punto. Sono entrato alla casa di Pony e mi sono sistemato davanti al caminetto acceso, in attesa che tu e il tuo amato Terence tornaste qui, per cenare tutti insieme, con i bambini, Miss Pony e Suor Maria, in attesa della mezzanotte.
La temperatura si è fatta ancora più rigida, e le nuvole si sono addensate mentre la notte arrivava. Chissà se domani festeggeremo il giorno di Natale con la neve…
Ma so già che sarà comunque un Natale memorabile: ho sentito che anche Albert e la sua famiglia verranno a trovarci, domani, e anche Archie ed Annie. Forse persino Patty, che porterà un amico, mi pare di aver capito.
Ebbene… è ovvio, mia dolce Candy, che questa lettera non la leggerai mai.
Anche se so maneggiare cibo e piccoli oggetti, non saprei stringere una penna. E anche se potessi… non saprei certo scrivere.
Ma so per certo che riuscirò a farti capire, come ho sempre fatto, tutto quello che ogni giorno provo e vorrei dirti… perché tu sai leggere nel cuore di tutti, anche nel mio, che è piccino piccino, ma colmo del mio affetto per te.
Ed ecco che ti vedo alzarti da tavola, ti dirigi verso di me e mi stringi al petto, coccolandomi un po’. Che buon profumo, hai!
Oh, sì, spero davvero di farti compagnia ancora per tanto, tanto tempo!
Mica potrò perdermi il tuo matrimonio con il tuo bell’attore, e la soddisfazione di diventare il baby sitter, anche se un po’ sui generis, di un bel marmocchietto bruno con gli occhi verdi!
Uhhh, povero me, sto diventando pericolosamente melenso…
Ma in fondo, ormai sono solo un vecchio procione grasso e spelacchiato. È quindi meglio chiudere questa lettera, fatta solo di impalpabili ricordi e sentimenti, e godermi le tue coccole.
Ti voglio bene, mia piccola grande Candy! E… sì,  giovane Duca di Granchester: voglio bene anche a te!

 
Il vostro affezionato
e per sempre amico
Klin






 
 
 
  
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