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Autore: Gatto1967    16/12/2021    4 recensioni
Vi ricordate Dorothy? La giovane cameriera dei Legan amica di Candy e successivamente sua cameriera personale? Dopo che Candy lascia la casa degli Andrew in seguito alla morte di Anthony, scompare dalla storia e di lei non si sa più niente. Che ne è stato di lei? Si reincontrerà con Candy prima o poi?
Andiamolo a scoprire.
Questa storia è stata scritta per l'iniziativa Maratona di Natale 2021 del Candy Candy e Klin Forum
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il Natale di Dorothy

 

Dorothy percorse a piedi l’ultimo tratto di strada dalla stazione alla villa della famiglia Gates, e girata l’ultima curva in salita se la vide davanti.

La visione di quella villa  faraonica la lasciò senza fiato: in confronto le ville degli Andrew e dei Legan erano modeste magioni di campagna di una qualunque famiglia medio-borghese.

Il giardino, per quanto innevato, era pieno di alberi sempreverdi, due fontane facevano bella mostra dietro a un cancello largo forse il doppio del cancello delle rose, che il povero Anthony Brown curava con tanto amore.

Ebbe un sospiro, ma si scosse subito: davanti a lei c’era una nuova possibilità di lavoro, forse di una vita migliore.

Il cancello era chiuso e in giardino non c’era nessuno.

-Bene, e adesso che diavolo faccio? Qui fa un freddo polare!-

Si avvide di una strana decorazione sulla colonna di destra, sembrava… un orecchio. Già, un orecchio cavo, e un’iscrizione diceva: “Parlate qui”.

Dorothy aveva sentito parlare di quella diavoleria, si chiamava “citofono” o qualcosa di simile, e permetteva di comunicare a distanza in edifici molto grandi.

Vincendo la sensazione di sentirsi una cretina, Dorothy avvicinò la bocca all’orecchio e parlò:

-B-Buongiorno! Mi chiamo Dorothy e sono venuta qui per lavorare come cameriera!-

Dopo un po’ udì una voce provenire dall’orecchio.

-Eccomi arrivo. Non c’era bisogno di urlare!-

Dorothy arrossì. Davvero aveva urlato?

Poco dopo vide qualcuno che usciva dalla casa, era un giovane uomo che dimostrava intorno ai vent’anni. Stava in maniche di camicia e gilet di lana.

Costui dev’essere fatto di legno per resistere a questo freddo, pensò la ragazza.

-Buongiorno! Io sono…- disse lei quando il ragazzo fu abbastanza vicino.

-Sì lo so, tu sei Dorothy, la nuova cameriera. Entriamo in casa, qui fa piuttosto freddo.-

Dorothy non se lo fece ripetere due volte e a rapidi passi seguì il giovane in direzione del cancello.

-Scusami se ho urlato, ma non sono pratica di questi aggeggi moderni.- 

-Oh non preoccuparti, capita spesso. Un giorno questi aggeggi saranno in tutte le case, ma adesso la gente non è pratica e pensa di dover urlare per farsi sentire, ma prego, accomodati. Starai congelando.-

-Eh sì, fa piuttosto freddo.-

Entrati in casa furono accolti dal piacevole tepore di un camino in cui bruciava un bel tronco di legna.

-Dammi il tuo soprabito e accomodati.-

-Grazie, io devo sostenere un colloquio per…-

-Sì, sì lo so. Dammi solo un minuto, ok? Intanto accomodati pure sul divano.-

-Sul… divano?-

-Sì, sul divano ragazza. Non so negli altri posti dove hai lavorato, ma qui i divani si usano per sedersi.-

-Sì certo, ma… ai signori non dispiacerà…-

Il ragazzo sorrise.

-Tranquilla, se te lo dico io puoi star certa che nessuno ti mangerà per questo. Dai siediti che io torno subito.-

Così detto il ragazzo salì una scalinata situata a sinistra del salone d’ingresso, e Dorothy dopo un istante di incertezza decise di sedersi. Se quel ragazzo glie lo aveva detto avrà saputo quello che diceva.

Certo, una cosa simile sarebbe stata impensabile nelle case dei Legan o degli Andrew.

Dopo qualche minuto trascorso a bearsi del calore emanato dal caminetto, Dorothy rivide il ragazzo di prima scendere dalle scale in compagnia di una ragazza dai lunghi capelli rossi, che le ricordavano quelli di Iriza Legan.

Si alzò e strinse la mano che la ragazza le porgeva.

-Ciao. Io sono Amanda.-

-Piacere Amanda io sono Dorothy.-

-Io sono William, ma puoi chiamarmi Bill. Scusami se non mi sono presentato prima, ma prego accomodati.-

-Allora Dorothy.- riprese la ragazza con fare cordiale -Parlaci di te.-

-Io… io mi chiamo Dorothy, vengo da Lakewood nel Michigan, e spero di poter lavorare qui come cameriera.-

-Sai che cosa dovrai fare qui Dorothy?-

-Beh… non di preciso. L’agenzia mi ha parlato di lavorare come cameriera, ma non è entrata molto nel dettaglio.-

-Le tue referenze sono buone, però vorremmo sentirci dire da te delle tue esperienze.-

-Scusatemi, non vorrei apparire scortese, ma non potrei parlare direttamente con i signori?-

La ragazza dai capelli rossi inarcò le sopracciglia.

-I… signori?-

-Sì, i signori, i padroni di casa. I signori Gates insomma.-

Bill e Amanda si guardarono e poi sbottarono a ridere.

-Vedi Dorothy, siamo noi i signori Gates. Bill e Amanda Gates, i nipoti di Arthur Gates, il padrone di questa villa e delle industrie Gates.-

Dorothy avvampò

-Oh mio dio. Perdonatemi signori, io… ho equivocato. Pensavo che voi faceste parte del personale, io…-

-Rilassati Dorothy!- le disse nuovamente Amanda -Non so dove accidenti hai lavorato finora, ma qui non siamo così formali!-

-Rebecca.- disse Bill rivolto ad una signora dall’apparente età di cinquant’anni che passava lì vicino.

-Per favore porta del tè per la nostra ospite.-

-Subito signor Gates.-

-Andiamo Rebecca! Ti ho detto tante volte di chiamarmi Bill come facevi quand’eravamo piccoli. Tu sei stata la nostra Tata.-

-Torno subito signori.-

-Niente da fare.- sbottò il ragazzo dopo che Rebecca si fu allontanata -È irrecuperabile.-

 

Poco dopo, sorseggiando il tè che Rebecca le aveva portato, Dorothy si era decisamente rilassata, e smise di sentirsi in soggezione davanti a quei due ragazzi dall’atteggiamento così cordiale.

-Dunque Dorothy, ti senti più a tuo agio adesso?-

Dorothy sorrise

-Sì signorina. Adesso sono più tranquilla. Sà, le persone per cui ho lavorato finora erano… decisamente più formali di voi.-

-Immagino… molte persone del nostro… chiamiamolo ceto sociale, sono convinte di essere una spanna al di sopra degli altri per il solo fatto di essere piene di soldi.-

Dorothy trattenne a stento una risatina pensando ai suoi vecchi datori di lavoro.

-Intendiamoci: noi siamo sì cordiali e amichevoli con chi lavora per noi, ma anche molto esigenti. Tu in particolare dovrai fare un lavoro molto delicato qui, un lavoro per il quale ti chiediamo la massima serietà e professionalità. 

Come ti accennavo prima abbiamo delle buone referenza su di te, ma adesso vorrei sentire dalla tua viva voce delle tue precedenti esperienze di lavoro.-

Dorothy posò la tazza sul tavolino, assunse un atteggiamento composto e iniziò a raccontarsi.

 

-Posso chiederti perché hai lasciato Lakewood?- le chiese Amanda dopo aver sentito il racconto di Dorothy.

-Dopo che Candy se n’era andata la mia presenza alla villa degli Andrew non era più necessaria, e fui rimandata dai Legan.

La signora Legan però voleva mandarmi in Messico, e così ho deciso di andarmene. Mi sono rivolta a un’agenzia in città e lì mi hanno proposto di venire a lavorare qui. La paga è buona e così potrò continuare ad aiutare la mia famiglia.-

Bill e Amanda tacquero un po’, come a raccogliere le idee, poi fu Bill a prendere la parola.

-Come ti ha accennato mia sorella, tu dovrai fare un lavoro molto delicato qui, un lavoro per il quale ci aspettiamo la massima serietà. Ti pagheremo bene, ti permetteremo di andare a trovare la tua famiglia, ma saremo intransigenti sul lavoro.-

-Ma… che cosa dovrò fare signori?- chiese lei un po’ intimorita.

-Prima parlavamo di nostro nonno.- riprese Amanda. 

-Vedi Dorothy, noi abbiamo perso i genitori che eravamo piccoli, ed è stato nostro nonno, a sua volta vedovo da molto tempo, ad occuparsi di noi. 

Per noi è stato un padre. Non solo ci ha mantenuti nel lusso lavorando dalla mattina alla sera, ma ci ha dato un esempio, un modello da seguire. 

Non pensare a lui come al classico riccone che se ne frega di tutto e di tutti. I suoi dipendenti lo adorano e anche noi.

Purtroppo da qualche tempo non è più completamente in sé, ormai è anziano e ha compiuto 84 anni.

In poche parole non è più autosufficiente e ha bisogno di qualcuno che lo segua passo passo e abbia cura di lui.

Noi adesso stiamo cominciando a prendere in mano le redini delle imprese di famiglia e saremo sempre più occupati.

La servitù di casa è già molto presa, come vedi questa è una casa molto grande e complessa da mandare avanti, quindi ci serve una persona dedicata su di lui. Te la senti?-

Dorothy aveva ascoltato rapita la voce della ragazza davanti a lei. Per quanto ci somigliasse vagamente, non aveva niente a che vedere con Iriza Legan.

-Vorrei conoscere vostro nonno. È possibile?-

-Ma certamente Dorothy!- disse Bill alzandosi -Aspettami qui che vado a prenderlo.-

 

-Prima hai parlato di una certa… Candy. Posso chiederti chi è?-

-Oh, è una lunga storia. Candy era un’orfana che era venuta a lavorare presso i Legan, ma poi fu adottata dagli Andrew.-

-Adottata dagli Andrew? Ma allora la signora Elroy non è quell’arpia che sembra. Sai, io l’ho conosciuta una volta, era venuta qui per un incontro d’affari con mio nonno.-

-In realtà è stato il signor William Andrew ad adottare Candy.-

-Il misterioso signor William Andrew… Colui che manda avanti l’impero degli Andrew ma che nessuno ha mai visto…-

In quel mentre entrarono Bill con suo nonno Arthur. 

L’anziano patriarca dei Gates indossava un’elegante veste da camera sopra il pesante pigiama.

-Ben alzato nonno!- lo salutò Amanda mentre si alzava per abbracciarlo.

-Questa è Dorothy, la ragazza che vorremmo assumere per… farti compagnia.-

Amanda cercava di indorare un po’ la pillola al vecchio magnate. L’uomo fece un mezzo sorriso di rassegnazione.

-Lo so bene perché volete assumerla… perché pensate che mi sia rimbambito.-

-Nonno ascolta…-

-Sono molto lieta di conoscerla signor Gates.-

La voce squillante di Dorothy colse di sorpresa tutti, compreso l’anziano patriarca, che squadrò l’avvenente ragazza da capo a piedi.

-Possiamo sederci signorina? Vorrei conoscerla meglio…-

 

Ovviamente Dorothy fece un’ottima impressione al signor Arthur, e alla fine fu assunta. 

Mentre accompagnava il signor Gates in camera sua, Amanda le disse:

-Ascolta Dorothy, posso chiederti un favore?-

-Mi dica signorina Gates.-

-Ecco… si tratta proprio di questo. Chiamami Amanda per favore…-

-Non mi sembra molto… conveniente, ecco.-

-Oh senti: non mi interessa se i Legan o gli Andrew giocano a fare i nobili alla corte del Re Sole! Noi non siamo così! Io e te avremo più o meno la stessa età e non mi va di sentirmi chiamare “signorina” da una ragazza che vedo tutti i giorni.-

-Ma veramente…-

-Hai sentito cosa ha detto mia nipote?-

La voce di Arthur fece quasi sobbalzare Dorothy.

-Se non vuoi essere licenziata ti conviene accontentarla.-

-Avanti nonno! Non è questo il modo di esprimersi con una ragazza che ha appena iniziato a lavorare con noi.-

-Va bene signor Gates… Amanda…- disse poi Dorothy porgendo la mano alla ragazza.

-Dorothy…- disse lei stringendo quella mano e sorridendo alla nuova venuta.

 

Dopo poche settimane era già la vigilia di Natale, e Dorothy ormai si era ambientata nella villa dei Gates. Con le sue maniere cortesi e affabili era entrata nel cuore di tutti, padroni di casa e dipendenti.

A Casa Gates si respirava un’aria molto più serena che non nelle case dei Legan e degli Andrew.

I padroni di casa erano sì esigenti e severi per quanto riguardava il lavoro, ma anche molto affabili. 

Nel pieno pomeriggio di quella vigilia, con il signor Arthur comodamente seduto sulla sua poltrona preferita, Dorothy stava aiutando le cameriere ad addobbare l’albero.

A differenza delle sue colleghe, lei non indossava un semplice abito da cameriera, ma essendo la dama di compagnia del signor Arthur indossava un elegante completo regalatole da Bill e Amanda, con i quali ormai era molto in confidenza.

 

Quella sera il signor Arthur era un po’ malinconico, e quando le altre cameriere si allontanarono per preparare la cena e apparecchiare la tavola, si lasciò andare a considerazioni un po’ personali.

-Questo potrebbe essere il mio ultimo Natale, e sono lieto di averti conosciuta prima della fine Dorothy.-

-Non parli così signor Arthur. Queste cose sono in mano a Nostro Signore.-

-Oh, non cercare di indorarmi la pillola ragazza mia… mi consola sapere che forse anche quello scapestrato di mio nipote possa mettere la testa a posto… con te…-

-Ma… cosa dice signor Arthur?- disse lei avvampando. -Io e Bill abbiamo solo un rapporto di lavoro, posso assicurarglielo…-

-Non contarmi balle ragazza! Credi che non mi sia accorto di come lui ti guarda? E di come te guardi lui?-

-Signor Arthur, io…-

Almeno con sé stessa Dorothy dovette ammettere che il vecchio aveva colto nel segno. Bill era un gran bel ragazzo, e a differenza di Neal Legan che riusciva a suscitarle soltanto ribrezzo, era anche un gran bravo ragazzo. Serio e dedito al lavoro, e sinceramente affezionato al nonno e alla sorella.

-Per quanto mi riguarda, hai la mia benedizione ragazza!-

Dorothy riuscì soltanto ad avvampare ancora di più. 

Ci pensò l’ingresso di Amanda e Bill a trarla d’impiccio. 

-Dorothy per favore, vai a chiamare gli altri. Dobbiamo fare il tradizionale brindisi!- disse Amanda che teneva in mano due grandi bottiglie di autentico Spumante italiano.

-Brindisi?-

-Ah già, dimentico sempre che tu lavoravi per i visconti “Puzza sotto il naso”. Vedi cara, qui nelle occasioni importanti, come ad esempio il Natale, noi facciamo sempre un brindisi con i nostri dipendenti.-

-Allora vado!- disse lei alzandosi e ridendo dentro di sé all’idea della signora Legan o della signora Elroy che brindavano cordialmente insieme ai loro dipendenti. Il soprannome “visconti Puzza sotto il naso” gli si addiceva perfettamente!

 

Poco dopo nel salone delle feste della sontuosa Villa Gates, Arthur alzatosi dalla sua comoda poltrona, alzò il calice verso i suoi nipoti e i suoi dipendenti riuniti.

-Non so quanti Natali mi sarà dato di vedere ancora, come mi ha appena detto qualcuno a me molto vicino, queste cose sono in mano a Nostro Signore, ma intanto quest’anno sono ancora qui a godere della vostra compagnia, e come tutti gli anni, desidero ringraziarvi dal profondo del mio cuore, per il vostro lavoro, la vostra vicinanza e la vostra amicizia.

Possano questo Natale e il nuovo anno che sta arrivando, portare a voi e alle vostre famiglie tutta la pace e la serenità che meritate!

Auguri miei cari!-

Dorothy non poté trattenere le lacrime, mentre alzava il calice in direzione dell’anziano padrone di casa.

 

Quello non fu l’ultimo Natale per Arthur Gates, il suo dio gli concesse di festeggiarlo altre cinque volte, prima di spegnersi all’età di novant’anni circondato dall’affetto dei suoi cari e dei suoi dipendenti. 

Bill e Dorothy si sposarono tre anni prima di quel giorno, e anche da padrona di casa, Dorothy continuò a prendersi cura del suocero fino alla fine.

 

Pochi mesi dopo il funerale di Arthur, si approssimava di nuovo il Natale. Amanda rientrò in casa dal lavoro nel tardo pomeriggio, e trovò Dorothy dedita a seguire il lavoro delle cameriere e dei cuochi.

-Ciao cognata!-

-Ben tornata Amanda!-

-Dovresti riposare di più nelle tue condizioni!-

-Oh andiamo! Sono incinta, non malata, e anche tu hai lavorato quando aspettavi Arthur.-

-Senti, come si chiamava la tua amica cameriera adottata dagli Andrew?-

-Candy, perché mi chiedi di lei?-

-Per caso il suo nome completo era Candice White Andrew?-

-Sì, ora che mi ci fai pensare sì. Io l’ho sempre chiamata Candy, ma credo proprio che il suo nome completo fosse Candice White. Poi quando venne adottata divenne Candice Andrew, quindi credo che ora si chiami Candice White Andrew.-

-Leggi un po’ qui.- le disse Amanda porgendole un giornale.

Lei lo aprì e rimase di stucco. Nelle pagine interne un trafiletto parlava dell’imminente matrimonio di una star di Broadway con l’ereditiera Candice White Andrew.

L’articolo era una sequela di pettegolezzi sulla sposa, pettegolezzi messi in giro da fonti “ben informate” nelle quali Dorothy vide i soliti Legan, ma poco importava: a Dorothy quello che colpì in quell’articolo era che la sua vecchia amica Candy, colei che un giorno lontano si era umiliata per lei davanti ai suoi odiosi datori di lavoro, colei che aveva tanto sofferto per la morte del povero Anthony Brown, aveva trovato la felicità.

-Buon Natale Candy!-

   
 
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