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Autore: Nao Yoshikawa    23/12/2021    8 recensioni
Neve, vischio, una coppia innamorata e un re degli elfi iperprotettivo. Cosa mai potrebbe andare storto?
«Io non piaccio a tuo padre, eh?» domandò Aragorn mentre beveva un liquido caldo e avvolgente da un calice.
«Non prenderla sul personale, a lui non piace nessuno. Il fatto che tu sia umano non aiuta. Teme che io possa soffrire, credo. A volte dimentica che non sono un ragazzino.»
«Tecnicamente, se teniamo conto che voi elfi siete immortali, sei molto giovane.»
«Non infierire, ti prego» sospirò. «Prima o poi imparerà ad apprezzarti tanto quanto me. Beh, forse un po’ meno di me, altrimenti sarebbe strano.»
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Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per Barby.

Un segno di pace
 
Quando il bosco si innevava, tutto taceva, molti animali andavano in letargo e perfino gli alberi spogli sembravano cadere in un sonno profondo. Gli elfi non avevano problemi a sopportare le temperature troppo fredde o troppe calde, ma Legolas doveva ammettere che non gli sarebbe dispiaciuto essere avvolto da qualcosa di caldo. Ma cos’era un po’ di freddo e un po’ di attesa in confronto a ciò che sarebbe accaduto di lì a poco?
Lui e Aragorn non si vedevano da un po’ e Legolas si rendeva conto che era proprio vero: spesso l’attesa aumentava il desiderio. Ma per sua fortuna, l’elfo non aveva dovuto attendere troppo. Aragorn era giunto, bello come un principe (anzi, un re) sul suo cavallo. Legolas gli aveva sorriso e un leggero rossore gli aveva colorato le guance.
«Legolas, non era necessario che mi attendessi qua fuori. Starai gelando.»
Aragorn esordì così e la prima cosa che fece una volta sceso da cavallo fu stringere le sue mani.
«Sono più resistente di quanto non si direbbe. È bello vederti, Aragorn.»
Legolas aveva un grande controllo di sé o almeno era ciò che poteva sembrare. In realtà Aragorn tirava fuori tutta la sua umanità.
«Sapessi che meraviglia è per me vedere te» sussurrò lui e senza perdere altro tempo lo attirò a sé, donandogli un bacio che scacciò immediatamente via il suo gelo.
Per quanto l’elfo avrebbe desiderato rimanere lì a farsi scaldare, capì che era meglio entrare in un luogo più confortevole e caldo.
Si allontanò piano, schiarendosi la voce.
«Forse dovremmo entrare. Ti senti nervoso?»
«Dovrei?»
Beh, forse un po’ avrebbe dovuto. Suo padre re Thranduil non è che amasse l’idea che il proprio figlio stesse con un maschio di razza umana, ma in fin dei conti non c’era molto che potesse fare. Legolas doveva ammettere di essere un po’ preoccupato.
«No, affatto» rispose, distratto.
Entrarono al palazzo, piacevolmente caldo e accogliente. Aragorn si era sempre trovato bene in compagnia degli elfi, creature sagge, affascinanti e sensibili.
Legolas, ovviamente, era speciale. Ma stare con lui a volte lo metteva di fronte a delle difficoltà. Per certi versi sarebbe stato più facile affrontare un’orda di orchi impazziti. Non poteva dire che re Thranduil lo spaventasse, ma era abbastanza sicuro che sarebbe stato bravo a sentirlo a disagio.
E soprattutto, essendo una persona molto fisica, dubitava che avrebbe potuto sfiorare Legolas anche solo in modo innocente. L’elfo però, almeno per il momento, non sembrava dello stesso avviso. Era proprio questa l’umanità che veniva fuori in sua compagnia, insieme al desiderio.
Una volta rimasi soli, Legolas si fece vicino, stringendolo e respirando la sua stessa aria.
«Perdonami se sono impaziente» sussurrò.
«Oh, non ho niente da perdonarti» Aragorn fece scivolare le mani sui suoi lunghi capelli, poi studiò i dettagli del suo viso che tanto amava. Voleva stringerlo a sé e legarsi a lui in maniera un po’ più intima. E lo avrebbe fatto.
Lo avrebbe fatto, prima o poi.
«Bene, ma tu guarda chi è arrivato da molto lontano.»
Nel sentire quella voce, Legolas non ebbe il coraggio di muoversi. Aragorn sollevò lo sguardo sul re, sorridendo. Sì, in effetti somigliava molto al figlio, anche se aveva un’espressione più austera e lo guardava come se avesse voluto dargli fuoco.
«Maestà. Vogliate scusarmi, sono appena arrivato. Grazie per l’accoglienza» disse chinando il capo, mentre Legolas accanto a lui guardava da tutt’altra parte.
Thranduil lo studiò. Di sicuro sapeva come parlare e come rivolgersi a lui, anche se ciò non bastava.
«Legolas ha insisto per averti qui, non credo che una mia parola lo avrebbe fermato.»
Il figlio tossì.
«Non direi che ho insistito.»
«No, infatti, è stato anche peggio. Devi essere un umano davvero speciale per fargli perdere la testa» disse Thranduil, anche se non proprio con accezione positiva.
Più che a disagio, si rese conto Aragorn, la situazione lo divertiva, ma doveva evitare di scoppiare a ridere, non sarebbe stato saggio.
«Sono soltanto io» disse umilmente.
«Sì, lo vedo» disse il re, sorridendo ironico. «Voi giovani sapete essere così irrazionali. Ma so che vi comporterete come si deve.»
Oh, che cocente umiliazione. Legolas avrebbe desiderato sotterrarsi sotto la neve, ma almeno Aragorn sembrava divertito dalla faccenda.
Come osava ridere delle sue disgrazie?
«Oh no, maestà. Non farei niente che Legolas non voglia» disse affabile, ma quella risposta non piacque molto a Thranduil, il quale rimase comunque impeccabile e controllato.
 
Per sua grande fortuna, il re aveva fin troppo da fare per star loro troppo addosso. Superato l’imbarazzo e la foga iniziale, Legolas e Aragorn parlarono molto. Ritrovarsi era sempre bellissimo e tra una cosa e l’altra finirono anche per parlare di un argomento in particolare.
«Io non piaccio a tuo padre, eh?» domandò Aragorn mentre beveva un liquido caldo e avvolgente da un calice.
«Non prenderla sul personale, a lui non piace nessuno. Il fatto che tu sia umano non aiuta. Teme che io possa soffrire, credo. A volte dimentica che non sono un ragazzino.»
«Tecnicamente, se teniamo conto che voi elfi siete immortali, sei molto giovane.»
«Non infierire, ti prego» sospirò. «Prima o poi imparerà ad apprezzarti tanto quanto me. Beh, forse un po’ meno di me, altrimenti sarebbe strano.»
Aragorn rise. Senza volerlo, Legolas a volte sapeva essere così divertente. Poi però tornò serio.
«È bello essere con te.»
«Anche se sei sotto minaccia?»
Aragorn ci pensò un po’ su.
«Sì, anche se sono sotto minaccia.»
L’elfo sorrise e poi spostò lo sguardo sulla finestra di cristallo finissimo davanti a sé: aveva preso a nevicare in modo lento e dolce, si era creata un’atmosfera che avrebbe osato definire romantica. Aragorn parve leggergli nel pensiero.
«Vuoi uscire?»
«Ma siamo appena rientrati. Non avrai freddo?»
«Suvvia, Legolas. Sono più resistente di quanto non sembri. Anche se sono un umano» scherzò.
In effetti sarebbe stato molto meglio che starsene lì al chiuso con il rischio di essere beccati a fare qualcosa di non gradito al re.
Fuori, tutto taceva. Avevano scherzato e parlato a lungo, Legolas aveva fatto qualche tiro con l’arco, Aragorn aveva finto di sfidarlo con la spada, perché dopotutto di certe cose non potevano farne a meno. E c’era anche un’altra cosa, altrettanto passionale, se non di più, di cui non potevano fare a meno. Aragorn sospirò, lasciò cadere la spada nella neve soffice. Nonostante le temperature, ad un tratto si sentiva accaldato. Anche Legolas aveva mollato arco e frecce e si ea seduto vicino ad un cespuglio. Aveva sul viso un’espressione un po’ giocosa, un po’ dolce.
«Inizio a pensare che tu mi abbia portato fuori per questo. Non sono sicuro che molestare un elfo sia saggio.»
«Hai ragione. Infatti non credo che le mie siano molestie.»
Allungò una mano sul suo viso e Legolas chiuse gli occhi per ricevere una carezza. Ma la mano di Aragorn si poggiò invece sui suoi capelli.
«Aspetta, non ti muovere. Sei incastrato.»
«…Come?»
Non se n’era neanche reso conto, ma i suoi lunghi capelli si erano incastrati in un arbusto molto particolare. Aragorn lo aiutò a liberarsi e poi sollevò le sopracciglia.
«Questo è vischio.»
«Ah, sì. Qui è pieno, soprattutto in questo periodo. Perché sei così sorpreso?»
Aragorn sorrise e con la mano destra staccò i fiori.
«Dalle mie parti questa è una pianta particolare Si dice che porti fortuna e prosperità.[1] Inoltre, si dice anche che se una coppia non si bacia sotto il vischio, la ragazza non si sposerà nell’anno successivo.»
Legolas aggrottò la fronte, arrossendo.
«Io non sono una ragazza e il problema non si pone. Tuttavia, se vuoi baciarmi non dirò di no.»
Quella reazione fece ridere Aragorn, il quale decise di accogliere quel suo suggerimento. Lo baciò e Legolas sospirò, tenendo comunque gli occhi aperti. Non si sentiva tranquillo, aveva la spiacevole sensazione che avesse delle spie attorno.
«Umh… mi sento osservato» ammise.
«Credi che il re degli elfi ci controlli?» domandò divertito.
«Aragorn, non è divertente.»
«Non preoccuparti, impareremo ad andare d’accordo. E a proposito, mi è venuto in mente che se due nemici si incontravano sotto una pianta di vischio abbandonavano le armi e si concedevano una tregua, sancendo il patto con un bacio. Magari ci porterà fortuna.»
Già, avrebbero avuto bisogno molto più della fortuna per sperare che Thranduil desse la sua benedizione per quella relazione.
 
Giunta la sera, Legolas e Aragorn si ritrovarono l’uno davanti all’altro, Thranduil aveva fatto segno di far partire le danze e la musica. Sarebbe stata anche un’atmosfera piacevole e accogliente, se non fosse stato per il palpabile disagio. Legolas preferiva guardare da tutt’altra parte senza dire mezza parola, mentre Aragorn sembrava abbastanza tranquillo, mentre beveva del vino elfico.
«Quanto siete intimi tu e Legolas?»
La domanda arrivò come un fulmine a ciel sereno, tant’è che ad Aragorn andò di traverso il vino. Adesso Legolas voleva di nuovo sparire.
«Padre, non credo sia il momento e il contesto adatto» tentò.
«E perché no? Se voi potete scambiarvi effusioni, io posso chiedere.»
Allora lo spiava davvero, non poteva crederci!
Aragorn intanto si stava riprendendo dal mancato soffocamento.
Come avrebbe dovuto rispondere? Se avesse provato a mentire, Thranduil se ne sarebbe accorto. Tuttavia non era sicuro di voler rischiare.
«Noi abbiamo un rapporto molto speciale» sussurrò. Legolas sospirò, grato, ma non era ancora finita e lo sapeva bene.
«Non fare il vago, conosco bene gli esseri umani. Ti ho visto, lo guardi come se volessi saltargli addosso!» il re lo fulminò con lo sguardo e Aragorn a quel punto non seppe che dire, si sentiva totalmente incapace di mentire. Lanciò uno sguardo a Legolas, come a chiedergli un tacito aiuto.
«Io… credo sia normale, dopotutto provo un sentimento profondo per lui» ammise. La sincerità era la strada giusta. Magari omettendo qualcosa, giusto per assicurarsi la sopravvivenza.
Thranduil si fece attento, non si era accorto minimamente che Legolas si era allontanato. Chi se n’era accorto era invece Aragorn, il quale si stava ora chiedendo che razza di aiuto fosse quello.
«Ah, è così? L’essere umano e debole e muta troppo in fretta. Perché dovrei fidarmi di te?»
Adesso Aragorn iniziava a capire. C’era un motivo se non sembrava gradire la sua presenza, se lo guardava come se fosse un estraneo da scacciare. Da un lato poteva comprenderlo, perché si proteggeva sempre ciò che si amava.
«Non credo che le mie parole servirebbero a molto, maestà. Tuttavia, se mi osserverete attentamente, vedrete che non c’è solo desiderio nei miei occhi. Temo dovrete darmi una possibilità.»
Doveva fare cosa? Lui? Quell’umano aveva coraggio a rivolgersi a lui in questo modo. Thranduil aggrottò la fronte.
«Non possiamo stare qui. Dobbiamo discuterne in un posto più tranquillo.»
 
Legolas non aveva avuto nemmeno il tempo di respirare un po’ d’aria fresca che il panico lo aveva assalito di nuovo. Thranduil e Aragorn si erano alzati ed erano spariti dalla sua vista. Quante possibilità ci sarebbero state di trovarli da qualche parte pronti a combattersi a vicenda?
Ora non essere codardo, hai affrontato molto di peggio. Anche se non posso esserne troppo sicuro.
Li cercò prima dentro e poi di nuovo fuori, accorgendosi che i due si trovavano vicino le piante di vischio… proprio un segno di pace nel momento sbagliato!
Aragorn e il re intanto stavano continuando a parlare.
«Così pensi di poter ottenere la mia fiducia, eh?»
«È quello che spero» rispose Aragorn, che dal canto suo era sempre gentile, rispettoso…e forse adesso un po’ timoroso. C’erano cose che lo spaventavano ben più di una guerra. Con un gesto abile ed elegante, Thranduil sfilò via la spada dal fodero di Aragorn, il quale non poté evitare un’espressione sorpresa e vagamente spaventata. Aveva detto qualcosa di sbagliato? Tanto da portarlo a volerlo uccidere?
«Sai, sei un essere umano sorprendente. Io, del resto, non mi fido di nessuno e Legolas rappresenta tutta la mia famiglia; dunque,… Non sarai sorpreso se tento di proteggerlo da eventuali sofferenze.»
Aragorn ingoiò a vuoto.
Non sono sorpreso, ma quello che soffrirà a breve di sicuro sono io.
Per sua grande fortuna, Legolas era tornato e – sperava – con un aiuto concreto che non fosse scappare. L’elfo teneva in mano i fiori di vischio. Certo, sicuramente uno strumento utile contro la spada.
«Padre, aspettate. Voi non potete fargli male, mi dareste un dolore troppo grande. Provate quanto meno a dargli una possibilità.»
Thranduil si fermò, tenendo la spada puntata contro la gola di Aragorn.
«Ti ascolto, figlio.»
«Cosa…? Non c’è molto che devo dire. Lo amo e lui ama me e insieme siamo molto felici. Io stesso sono molto felice come non lo ero da… non mi ricordo neanche quanto» disse facendo scorrere lo sguardo su Aragorn. «Ad ogni modo io qui ho del vischio e poiché ho intenzione di sollevarlo sulle vostre teste, non puoi attaccarlo.»
A volte Legolas sembra un bambino, si ritrovò a pensare Aragorn. Ma aveva davvero apprezzato il suo intervento tanto sentito.
«Che storia è mai questa?» chiese Thranduil, sicuro che suo figlio fosse impazzito visto che aveva effettivamente aveva sollevato del vischio sopra le loro teste.
«È… un’usanza di noi umani» spiegò Aragorn, attento. «Due nemici che s’incontrano sotto al vischio devono deporre le armi e scambiarsi un bacio come segno di pace.»
Detta così sembrava un po’ stupida, data la situazione tesa. Thranduil fece una smorfia, riponendo la spada.
«Abbassa quel vischio, Legolas. Non ho mai avuto intenzione di tagliargli la gola.»
«… Sembravate molto convinto» disse Legolas, il quale fu quasi colto da una vertigine. Suo padre si divertiva proprio a farlo morire di paura.
«Certo che sembravo convinto, le mie preoccupazioni sono vere» disse guardando Aragorn. «Ma visto che mi sembrate piuttosto sinceri, forse potrei metaforicamente deporre le armi. Solo per un po’ per vedere come va.»
Aragorn sospirò, sollevato. Non sapeva se fosse stato il suo discorso o quello di Legolas a convincerlo (o magari entrambi), ma aveva funzionato.
«Grazie per avermi permesso di fare questa figura balorda» sussurrò Legolas, rosso in viso.
«Non c’è di che. Comunque, non intendo baciarlo.»
Aragorn non riuscì a trattenersi dal ridere. In effetti sarebbe stato un po’ troppo strano.
«Credo che una stretta di mano sia sufficiente, maestà.»
E stretta di mano fu, un primo segno di pace di quella che forse sarebbe stato un rapporto non così complicato. Ma di sicuro Aragorn era sulla buona strada per ottenere un po’ della sua benevolenza.
«Sarà meglio tornare dentro. Ad ogni modo» dicendo ciò li guardò entrambi, severo. «Qualsiasi cosa dobbiate fare, fatela in un posto dove non posso vedervi né sentirvi. Il sapere è già abbastanza fastidioso.»
Sarebbe mai finita quella serata di umiliazioni per Legolas? Quanto ancora doveva rendersi ridicolo?
Per sua grande fortuna la situazione non peggiorò, anzi, rimase piuttosto stabile fin quando lui e Aragorn non si ritirarono in una delle stanze del palazzo, visto che avevano avuto il permesso di dormire insieme, purché stessero in silenzio.
«Io sono al mondo da tanti anni, ma giuro di non essermi mai sentito tanto stupido come stasera» ammise Legolas guardando la mezzaluna alta nel cielo.
«In effetti, quando sei arrivato col vischio, sei stato divertente» ammise Aragorn mentre si spogliava.
«È stato tremendo, invece. Ma almeno adesso so che mio padre non ha intenzione di trafiggerti con una spada. Per ora.»
Aragorn si fece vicino, da dietro lo abbracciò e il suo corpo rigido si rilassò appena.
«Sì, e finché non succede intendo godermi tutto ciò che sarai disposto a concedermi.»
Giusto, pensò Legolas. Siamo soli, dove nessuno può vederci, sentirci e soprattutto controllati.
Si voltò e lo baciò, questa volta lasciandosi andare del tutto.
Era una dura vita, quella di due come loro, di momenti dolci e di momenti molto strani. Ma ne valeva sempre la pena.
 
[1] Cercando sul web, l’origine delle usanze legate al vischio sono varie, alcuni la fanno risalire alla cultura celtica. Ci sono quindi più interpretazioni.

Nota dell'autrice
Beh, spero che alla mia destinaria piaccia questa storia. Ovviamente non potevo non scrivere su Legolas e Aragorn e doveva essere qualcosa di divertente e tenero. Inoltre, mi sembrava carino inserire qualche riferimento al Natale anche in questo universo (in effetti non mi ricordo se nell'universo di Tolkien si festeggi qualcosa di simile al Natale), comunque con il vischio non si sbaglia mai. 
Buon Natale :*
   
 
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