Volevo solamente dire che in questo racconto tutti parlano il giapponese, apparte il nuovo personaggio, e che quindi per lui se ad esempio dico "grazie" equivale ad una parola senza senso. Quando e se dovesse partire a parlare in italiano per qualche strano motivo lo dirò fra parantesi o in altri modi.
Capitolo 2 : risveglio
Aprendo gli occhi a fatica, la bambina si mette seduta e
contempla il luogo per capire dove fosse finita.
C’erano molti mobili semplici ed in legno, lo spazio non era
troppo occupato e c’erano strane scritte su alcuni quadri ed altri oggetti
strambi.
Il pavimento era in legno, sembrava delle parche molto ben
fatto, i muri erano molto chiari e adibiti di decorazioni floreali.
Aveva capito che non era a casa, ma allora dov’era capitata ?
Ogni volta che cercava di pensarci si ritrovava un buco in
testa, praticamente riusciva a ricordare solo le caratteristiche del luogo in
cui aveva vissuto e i suoi genitori, ma … non ricordava nessun nome o altri
particolari …
Nota finalmente una figura umana che la stava fissando, non
sapendo come comportarsi inizia a guardarsi le mani in imbarazzo.
- Per fortuna ti
sei svegliata ! Mi hai fatto preoccupare, come stai ? -
Non aveva capito nulla di quella che ha detto, ma vedendo il
suo viso si accorge che era felice, ma continuava a pronunciare parole
incapibili per lei.
Dopo una pausa di imbarazzante silenzio capisce che non era a
casa, no … era capitata in un luogo dove parlavano il giapponese !
Sapendo questo benedice il suo computer per aver visto i molti
video in quella lingua, così almeno poteva comprendere poche parole abbastanza
usate.
Ma per il resto poteva impazzire.
Per rispondere a quella che poteva sembrare una domanda scuote
la testa in maniera confusa e aspetta quel che poteva dire dopo.
La bambina sembrava confusa e si doveva sbrigare a chiederle
informazioni.
- Come ti chiami ? -
A queste parole la bambina ripete l’ultima parola con un po’
d’insicurezza e capisce che non era di quella parti, molto strano, non capiva
da dove potesse venire perché tutti parlavano il giapponese in quelle terre.
- Chiami ? -
Sospirando e cercando
un modo per farsi capire cerca di spiegarsi a gesti.
Posiziona la mano sopra al petto per indicarsi e poi dice :
- Shikamaru -
Poi indica la bambina che a quel punto aveva capito.
- … Li … Lilian … -
Almeno ora sapeva come si chiamava e di sicuro non era di
quelle zone … adesso però come faceva a far capire le altre domande alla
bambina ?
Intanto doveva indurla a mangiare.
Si era tolta il peso di spiegargli che non ci capiva nulla
della sua lingua, e quindi adesso se si spiegava meglio poteva capire qual
cosina … magari con dei fogli di disegno e una matita sarebbe stato tutto più
facile.
Osserva il tizio di nome Shikamaru porgergli il piatto colmo
di frutti e capendo che voleva che mangiasse afferra un pezzo d’anguria
felicissima e si mette a mangiarla in modo incredibilmente veloce.
Era il suo frutto preferito !
Adesso però doveva ringraziarlo e frugando nei meandri più
polverosi della sua mente cerca di dire la parolina magica.
- Arigatò -
Doveva avergli suscitato un po’ di scompiglio, cioè, prima
afferma che non sapeva parlare la sua lingua e poi se ne esce con una parola
come grazie in giapponese ?
“Lasciamo perdere … “
Shikamaru doveva assolutamente andare dall’hokage il prima
possibile, il tempo scorreva e probabilmente adesso era furiosa …
Alzandosi scocca un’occhiata alla bambina, non poteva mica
lasciarla lì come un sacco di patate, che poteva fare ?
Le fa’ cenno d’alzarsi e questa obbedisce come un cagnolino,
non sapendo cosa volesse fare Shikamaru.
Sarebbe stato imbarazzante andare in giro con una bambina mai
vista nel villaggio, ma dopotutto chi era lui per poter prendere in
considerazione quello che la gente pensasse di lui ?
Inizia a camminare verso l’ufficio dell’hokage, prendendo la
strada meno frequentata, cioè deserta, poiché era piena di cantieri dove
costruivano gli edifici.
- Adesso andiamo
dal capo … -
Afferma con tono poco convinto mentre osservava Lilian
mettersi esattamente dietro di lui, probabilmente era spaventata e smarrita e
lui era per adesso il suo unico punto d’appoggio.
- Che seccatura … -
Gli rimaneva da dire infine, anche se per qualche strano
motivo si accorge che avrebbe fatto meglio a non dirlo.
Il suo tono di voce era abbastanza chiaro per far si che la
bambina si intristisse e diventasse meno sicura.
Subito cerca di tirarla su il morale con una faccia
dispiaciuta che la diceva quasi tutta.