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Autore: LadyOfMischief    26/12/2021    1 recensioni
SEQUEL DI "WHATEVER IT TAKES"
Rey è riuscita a riportare Ben in vita, ma la lotta per libertà della galassia non è ancora finita. Ciò che resta del Primo Ordine, ed i sistemi ancora fedeli ai loro ideali, continua a seminare distruzione e morte minacciando ciò per cui la Resistenza ha lottato.
Per Ben questa è l'occasione per rimediare ai propri errori e dimostrare a tutti quanti che non è più Kylo Ren, ma non sarà un'impresa così facile e nel frattempo lui e Rey impareranno cosa significhi stare realmente insieme.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Finn, Poe Dameron, Rey, Rose Tico
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saving What We Love'
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Premessa: Questo capitolo, se volete, lo potete saltare perché è soltanto uno speciale a tema natalizio, non ho aggiunto altro alla trama.


 
Nel corso degli anni la galassia aveva affrontato conflitti e giochi di potere che avevano portato a tempi oscuri, ma se c'era qualcosa che neppure quei giorni di oppressione erano riusciti a portare via alle persone era la voglia di vivere, celebrare la vita, l'amore per la propria famiglia e le persone care. Quelle erano state le uniche cose che avevano dato conforto – e speranza – al popolo galattico nonostante le separazioni e le perdite durante i conflitti, tutte le vite sacrificate per poter garantire un futuro alle nuove generazioni sarebbero state commemorate in seguito in un'occasione che, dopo la caduta dell'Impero, si sarebbe diffusa presto in ogni angolo della galassia.
Tra i popoli che avevano sofferto di più e avevano perso molto negli anni in cui l'Impero aveva dominato la galassia c'erano i wookiee, schiavizzati sul loro stesso pianeta, costretti a inalare fumi tossici nelle raffinerie che stavano prosciugando Kashyyyk di una delle sue risorse più preziose, altri invece erano stati spediti a lavorare nelle pericolose miniere di Kessel [1]. Ed erano stati proprio i wookiee a condividere con il resto della galassia la loro tradizione più importante, in cui si celebrava proprio la vita e la famiglia. 
Il Giorno della Vita [2] ricadeva pochi giorni dopo la fine dell'autunno – seguendo il calendario standard – e per l'occasione i wookiee si riunivano presso l'Albero della Vita [3], che veniva decorato con sfere di cristallo luminose. Lì si svolgevano rituali, banchetti e festeggiamenti secondo le loro usanze fino al calare del sole, quando tutti i partecipanti alla celebrazione si riunivano per i canti tradizionali. Tale tradizione aveva assunto caratteristiche leggermente diverse a seconda del luogo in cui si celebrava, introducendo anche lo scambio di doni, ma il significato era rimasto invariato ed era diventata una festività ufficiale vera e propria.
Ogni anno gli abitanti di ogni pianeta si riunivano nel luogo più importante della propria capitale o del proprio villaggio, che nella maggior parte dei casi si trattava di una piazza, partecipando a diverse attività – tra cui giochi e competizioni – e scambiandosi storie di famiglia, ricordando anche coloro che non c'erano più. Era una festività amata da grandi e piccoli, ricca di colori, gioia, spensieratezza e che univa gli abitanti di tutta la galassia.
Neppure quando il Primo Ordine era emerso dall'ombra le persone avevano smesso di celebrare quel giorno, seppur in maniera più discreta nei luoghi in cui il Primo Ordine aveva assunto il controllo. Il Giorno della Vita in quei sette anni aveva assunto un ulteriore significato, diventando un promemoria di ciò che contava davvero e che andava protetto a qualunque costo perché nulla poteva avere più valore della propria famiglia o della vita delle persone che si amavano.
A quasi quattro mesi dalla battaglia di Exegol, e tre dall'ascesa del Nuovo Impero, la tradizione sarebbe stata "rispettata" come ogni anno, ma non nel modo in cui ci si aspettava. La rete HoloNet pullulava di annunci che sponsorizzavano un evento sfarzoso in occasione del Giorno della Vita, che si sarebbe tenuto ad Arkanis, e l'unico modo per potervi prendere parte era acquistare un biglietto a cifre accessibili soltanto ai più ricchi. Quella era una perfetta dimostrazione di quanto quel nuovo governo fosse classista poiché quell'evento sarebbe stato l'unico ufficiale e perciò i festeggiamenti in qualunque altro posto erano stati cancellati; per coloro che non avrebbero potuto permettersi di partecipare all'evento sarebbe stata una comune giornata di lavoro come tutte le altre. Nessuno osò protestare, forse consapevoli che al minimo accenno di ribellione avrebbero rischiato la vita o forse per pura rassegnazione, accettando quella nuova realtà e poter vivere pacificamente. 
Quando la notizia giunse alle orecchie di Chewebecca, il wookiee per poco non spaccò in due il tavolo che stava occupando in mensa, ritenendo oltraggioso trarre profitto da una tradizione quasi sacra per la sua gente. I wookiee avevano scelto di condividerla con il resto della galassia più che volentieri, ma non era certamente qualcosa da commercializzare e rendere esclusiva. Il Giorno della Vita era una festività aperta a tutti, a prescindere dal pianeta di provenienza, credo e classe sociale perché non erano fattori rilevanti. Tuttavia l'indignazione non si limitò a Chewbecca, non era soltanto una questione legata una semplice tradizione, ma era una questione – soprattutto – sociale poiché rendere qualcosa accessibile soltanto ai più abbienti era un messaggio più che chiaro: a quel governo importava soltanto di benestanti, ricchi e nobili.
Il Nuovo Impero, tuttavia, non esisteva su Oshira e perciò l'annuale celebrazione si sarebbe svolta ugualmente, i membri del Consiglio ritenevano ci fosse bisogno di un giorno di svago per risollevare gli animi di tutti e, allo stesso tempo, ricordare che persino in quel momento non tutto fosse perduto. Le risorse a disposizione della Resistenza erano alquanto limitate, ma erano sufficienti ad allestire uno spazio in cui riunirsi per i festeggiamenti e improvvisare qualche attività per intrattenere tutti, specialmente i più piccoli. Non erano molti i bambini e gli adolescenti presenti all'avamposto, ma per loro lo svago era quasi sempre inesistente, non potevano neppure trascorrere troppo tempo all'aria aperta a causa delle condizioni climatiche e non avevano molto con cui intrattenersi. Quel giorno – fortunatamente – il clima era dalla loro parte, nonostante facesse freddo, il cielo era limpido e le raffiche di vento si erano affievolite rispetto ai giorni precedenti, perciò c'era la possibilità di organizzare qualche attività anche all'aperto. In molti proposero attività tipiche del proprio luogo di provenienza, la più diffusa e comune era la decorazione di alberi, proprio come facevano i wookiee che appendevano sfere luminose ai rami più bassi dell'Albero della Vita. Nella valle in cui sorgeva l'avamposto non vi erano alberi, probabilmente erano stati sradicati decenni prima per permettere la costruzione degli edifici, ma se si seguiva il corso del fiume fino al lago si poteva raggiungere facilmente il limitare del bosco. Era un percorso non indifferente, considerando che il fiume si estendeva per un paio di chilometri, tuttavia usando gli speeder imperiali che erano stati riparati dal team di meccanici, avrebbe richiesto soltanto metà del tempo che si sarebbe impiegato a piedi.
Diverse persone si offrirono come volontari per andare alla ricerca di un albero adeguato da decorare, altre per la creazione di decorazioni riciclando ciò che c'era nei magazzini e, infine, altre ancora per l'allestimento di qualche gioco all'aria aperta. Si formarono vari gruppi, ciascuno con un compito ben preciso e persino alcuni senatori, senatrici e ministri decisero di contribuire personalmente anziché starsene con le mani in mano.



A Jakku non c'era mai stato un giorno speciale come il Giorno della Vita, Rey non ne aveva neppure mai sentito parlare in vita sua e sentire i propri compagni parlarne con entusiasmo, ricordando il modo in cui lo celebravano o scambiandosi aneddoti a riguardo, la fece sentire un po' fuori luogo. Per quanto potesse essersi integrata in un anno c'erano ancora tante cose che per lei erano una novità, mentre per gli altri erano comuni e scontate, a volte persino Finn e Jannah – che avevano trascorso tutta la loro vita da assaltatori – ne sapevano più di lei perché parte del loro addestramento aveva previsto un minimo di studio di luoghi ed eventi rilevanti nel corso degli anni. Tutto ciò che sapeva l'aveva appreso origliando conversazioni tra i contrabbandieri che si recavano all'avamposto di Niima per acquistare pezzi di ricambio usati, era così che aveva sentito parlare di Han Solo, famoso tra gli altri contrabbandieri sia per i suoi debiti che per le sue imprese.
Rey era incuriosita da quella tradizione, di cui tutti parlavano con tanto entusiasmo, voleva saperne di più e con una nota d'imbarazzo decise di unirsi ai più piccoli, che si erano riuniti in mensa con Chewbecca per ascoltare storie a riguardo. Provò meno imbarazzo quando tra i presenti scorse anche Finn e Jannah, forse quella era una delle poche cose che neppure loro conoscevano, del resto per gli assaltatori che utilità avrebbe avuto saperlo? 
Per fare posto a tutti qualcuno aveva pensato di unire due tavoli e le panche, vedere un wookiee seduto a dei tavoli tra bambini e adolescenti era una scena pituttosto singolare da osservare, o probabilmente era soltanto un'altra delle tante cose comuni a cui Rey non era abituata. I due amici notarono la sua presenza e le fecero cenno di prendere posto accanto a loro all'estremità di una delle panche, visto che tutti gli altri posti erano occupati, ma per lei non era un problema visto che era abbastanza minuta.
"Benvenuta nella squadra dei bambini" le bisbigliò Finn nel momento in cui prese posto, nel bel mezzo di una storia di cui Rey non conosceva l'inizio poiché era arrivata con qualche minuto di ritardo. 
La storia riguardava i primi wookiee che avevano cominciato a celebrare la vita in ogni suo aspetto, grati per le loro famiglie e la prosperità di Kashyyyk, non avendo ascoltato l'inizio di quel racconto Rey non sapeva perché avessero deciso di farlo e neppure perché l'Albero della Vita fosse considerato sacro. I protagonisti del racconto avevano deciso che ogni sfera appesa ai rami rappresentasse una famiglia e che la luminescenza emessa da ognuna di esse rappresentasse la vita stessa, tanto che negli anni a venire alcuni wookiee credettero che fino a quando le sfere non si fossero spente, allora la loro famiglia sarebbe stata al sicuro. 
Chewbecca precisò che quella fosse soltanto una leggenda, quelle erano semplici decorazioni naturali e con un significato simbolico attribuito dal suo popolo, non c'era nulla di magico o soprannaturale in quelle sfere. Da quel momento i wookiee si riunivano ogni anno ai piedi del loro albero sacro, tramandando quella storia – e molte altre – di generazione in generazione.
"Quindi non succede nulla di magico oggi?" chiese Anja con aria delusa, il wookiee scosse la testa e le disse che non ce n'era bisogno per rendere speciale quel giorno.



Quando Ben era un bambino se c'era una festività che adorava, tanto quasi il suo compleanno, era proprio il Giorno della Vita. Ogni anno ad Hanna City, nella Piazza del Senato [4], veniva allestito un albero fatto interamente di luci e le vie principali erano sempre illuminate dalle stesse luci. In quelle stesse vie venivano allestite varie bancarelle che offrivano dolci e altri cibi tipici, altre invece ospitavano giochi adatti alle famiglie e con cui si potevano vincere tanti premi diversi, ma la cosa che Ben preferiva di più era andare ad ammirare l'albero con tutta la sua famiglia. Quello era l'unico giorno in cui sua madre non aveva da lavorare fino a sera e suo padre non aveva mai viaggi in programma, mentre Chewbecca trascorreva con loro quel giorno ad anni alterni poiché aveva ancora qualche parente in vita a Kashyyyk e di tanto in tanto anche Lando si univa ai festeggiamenti a Chandrila, l'unico che mancava sempre all'appello era Luke.
Le cose erano cambiate quando era stato mandato proprio da Luke, la cui unica concessione ai suoi allievi per il Giorno della Vita era poter chiamare le proprie famiglie o inviargli un messaggio. Tutto era cambiato ulteriormente a seguito della distruzione del tempio e, sotto la guida di Snoke, Ben aveva quasi completamente dimenticato la sua festività preferita, rassegnatosi all'idea che non sarebbe mai potuto tornare dalla propria famiglia e che non l'avrebbe più rivista.
Ritrovarsi nel pieno dei preparativi per una celebrazione improvvisata, arrangiandosi con ciò che c'era di disponibile per organizzare un minimo d'intrattenimento, gli fece sentire ancora di più la mancanza dei suoi genitori. Come sarebbe stato se anche loro fossero stati lì con tutti loro? Come sarebbe stato essere di nuovo insieme come una famiglia?
Una cosa per cui, però, Ben era immensamente grato erano i suoi zii acquisiti perché erano tutto ciò che restava della sua famiglia e recuperare il tempo perduto con loro era molto più di quanto avrebbe mai potuto immaginare, qualcosa che in fondo neppure meritava. C'erano dei momenti in cui ancora dubitava di essere degno di un'altra occasione, nonostante la Resistenza avesse ormai accettato la sua presenza e i ribelli avevano imparato a fidarsi di lui, specialmente dopo aver saputo che aveva salvato Poe su Parnassos. In quei momenti Rey gli ricordava che chiunque meritasse una seconda possibilità – tranne poche eccezioni – e che lui non fosse da meno, la vera redenzione era vivere e fare i conti con i propri errori, accettandoli e imparando da essi per essere la versione migliore di se stessi.
"Almeno per un giorno dovresti mettere da parte i pensieri negativi e divertirti" una voce alle sue spalle lo riscosse dai propri pensieri, Ben sapeva già a chi appartenesse perché l'ultima volta in cui ricordava di averla udita era stata a Kef Bir. Non ricordava di aver visto o parlato con sua madre quando anche lui si era unito alla Forza, ogni ricordo di quel periodo era completamente svanito dalla propria mente, ricordava soltanto i momenti in cui era riuscito a manifestarsi a Rey nel mondo dei vivi. Rivedere Leia era qualcosa a cui non era minimamente preparato, sapeva che delle banali scuse non sarebbero state abbastanza per esprimere il modo in cui si sentiva e sapeva anche che lei l'aveva perdonato, ma allora perché non riusciva a trovare il coraggio di voltarsi? Eppure doveva trovarlo, perciò fece un respiro profondo e si voltò.
Erano passati tanti anni, anzi fin troppi, dall'ultima volta in cui Ben aveva visto sua madre di persona ma, nonostante ciò, riconobbe nella figura spettrale i tratti delicati e regali che aveva da giovane; persino l'acconciatura non si discostava troppo dai tipici chignon adornati da trecce tradizionali della cultura alderaaniana. Nel tempo non aveva perso la sua postura elegante né lo sguardo affettuoso e accogliente, l'avanzare dell'età poteva aver fatto il proprio corso, ma sua madre era proprio come la ricordava.
Le luci artificiali del deposito delle proviste – in cui era andato a cercare delle vecchie lanterne – smorzavano l'alone azzurro che di solito circondava gli spiriti e se non fosse stato per il colore sbiadito dell'abito marrone, Leia avrebbe potuto passare per viva.
"Mamma..." fu l'unica cosa che riuscì a farfugliare, sopraffatto dalle proprie emozioni. Avrebbe voluto dirle che gli mancava, che era stato un pessimo figlio, che aveva deluso sia lei che suo padre e che si sentiva in colpa per ogni cosa, ma non riuscì a dirle nulla di tutto ciò.
"Non ricordi nulla di ciò che ci siamo detti, vero?" lui si limitò a scuotere il capo, probabilmente sua madre l'aveva capito dalla sua reazione o era una delle tante cose che gli spiriti, in qualche modo, sapevano sempre "So che credi di essere l'unico responsabile per tutto quello che è successo, anche se non te lo ricordi è un discorso che abbiamo già affrontato e voglio che tu sappia che non è così. Anch'io e tuo padre abbiamo commesso degli errori, soprattutto io, e il mio più grande rimpianto è stato mandarti via...è stato allora che ti ho perso...che ho perso entrambi" Ben era a conoscenza del fatto che da quando lui era stato affidato a suo zio, suo padre avesse trovato una nuova occupazione che lo teneva quasi sempre lontano da casa, ma non aveva mai pensato che dipendesse dalla decisione presa da sua madre.
"Tu stavi solo cercando di proteggermi"
"Non era così che avrei dovuto farlo, avrei dovuto tenerti con noi e addestrarti io stessa, avevi bisogno che io e tuo padre fossimo più presenti. Ho messo il mio lavoro al primo posto ed ero disposta a sacrificare tutto per il bene della galassia, anche la nostra famiglia trascurandola" se soltanto fosse stato possibile Ben avrebbe abbracciato sua madre in quel momento, ma sapeva che con lei non funzionava nello stesso modo in cui era stato possibile con Rey.
"Stavi cercando di rendere la galassia un posto migliore per tutti, inclusi noi, ma io non lo capivo...le voci mi dicevano che tu non mi volevi bene e io ho creduto fosse vero"
"Ben, tu eri soltanto un bambino e io non ti ho dimostrato abbastanza quanto ti amassi, sei sempre stato il dono più grande che la vita potesse farmi" Leia allungò una mano per accarezzargli il volto, ma, a parte un lieve spostamento d'aria, Ben non avvertì quel tocco "Mi dispiace che tu ti sia sentito così a causa mia"
"Non è stata colpa tua, per tanto tempo ho pensato che lo fosse, ma adesso so che non è così e avrei dovuto capirlo prima che fosse troppo tardi"
"Non è mai troppo tardi figlio mio, tu ne sei la prova"
"Ma papà...e tu..." da qualunque punto di vista si analizzasse quella situazione era pur sempre colpa sua se i suoi genitori erano morti.
"Noi siamo e saremo sempre con te, non serve la Forza per questo, saremo sempre parte di te" Ben annuì come gli capitava di fare da bambino ogni volta che sua madre gli spiegava qualcosa o lo incoraggiava "Promettimi che sarai felice e vivrai la vita che desideri, senza che il passato t'impedisca di goderti ogni cosa positiva" non era una promessa facile da mantenere, inevitabilmente i suoi pensieri avrebbero indugiato sul passato, ma Leia aveva ragione.
"Te lo prometto" le disse cercando di sembrare convincente, cosa non facile dal momento che stava trattenendo a stento le lacrime.



Quando la decorazione dell'albero fu completata, con lanterne rimesse a nuovo e varie cianfrusaglie recuperate da uno dei depositi, tutti si riunirono per ammirarne il risultato. L'aspetto non era dei migliori, si trattava di un albero abbastanza basso ma dai rami robusti e dal fogliame arancione brillante, che spiccava particolarmente nel candore della neve. Agli occhi di Rey, però, quell'albero era una delle cose più bella che avesse visto perché era il risultato di un lavoro di squadra, con un contributo anche da parte dei più piccoli, ed era ciò che contava davvero. 
Nel giro di un anno erano cambiate così tante cose nella vita di Rey e aveva cercato di adattarsi così rapidamente a quei cambiamenti, che non si era neppure soffermata ad apprezzare le cose positive. Per quindici anni aveva atteso i suoi genitori, si era chiesta chi fossero e aveva sempre dato per scontato che soltanto con loro avrebbe trovato il proprio posto in quella galassia così immensa, ma adesso sapeva che non era affatto così. In quell'anno Rey aveva trovato degli amici, aveva trovato la forza di andar via da un luogo dove aveva soltanto sofferto, aveva scoperto una parte di se stessa che era stata repressa a lungo – di cui nemmeno sapeva l'esistenza – e, soprattutto, aveva trovato l'appartenenza che tanto desiderava. 
Forse, dopotutto, la famiglia che Rey aveva tanto atteso era proprio lì sotto il proprio naso perché non erano soltanto i legami di sangue, o un cognome, a definire una famiglia, ma anche il sostegno, l'affetto, la comprensione e l'amore. I suoi amici – in particolar modo Rose – c'erano stati per lei nel momento peggiore della sua vita e, sebbene allora non nutrissero alcuna simpatia per Ben, l'avevano sostenuta perché ci tenevano a lei. E non era proprio ciò che avrebbe fatto una famiglia? Avevano accettato, e tollerato, la presenza di qualcuno che gli aveva fatto del male perché sapevano quanto fosse importante per lei, una cosa non da poco e che non tutti sarebbero stati disposti a fare.
Rey si sentiva estremamente fortunata per ciò che aveva, nonostante le difficoltà, era molto più di quanto avesse mai sperato in vita sua ed era tutto ciò di cui aveva bisogno, non le importava del lusso o qualunque altro bene materiale, per lei la cosa più importante era la famiglia che aveva scelto. Adesso comprendeva il significato della festività che stavano celebrando, comprendeva come ci si sentisse ad essere amata e circondata da persone che le volevano bene, ma comprendeva anche come ci si sentisse a perdere persone care, come Leia. Per un anno era stata il suo punto di riferimento, oltre che la sua insegnante, ed era stata la cosa più vicina ad una figura materna che avesse mai avuto; la sua assenza quel giorno si stava facendo sentire di più e sembrava quasi sbagliata, come se qualcosa non fosse al proprio posto.
Ben le cinse le spalle con un braccio e la strinse a sé, chiaramente aveva percepito i suoi pensieri riguardo sua madre, così come lei poteva percepire i suoi, che indugiavano sulla conversazione avuta con Leia e di cui le aveva parlato poco prima.
"Manca tanto anche a me" le disse "Ma lei è sempre con noi"
"Lo so, e lo sarà sempre" affermò Rey accennando un sorriso, nel loro caso era ancora più vero rispetto agli altri perché avevano il privilegio di poterle ancora parlare e vederla. A prescindere dalla Forza, però, Leia sarebbe sempre stata lì per chiunque perché c'erano cose che andavano ben oltre la Forza – o qualunque altro potere – e il ricordo di Leia sarebbe sempre stato mantenuto vivo tra tutte quelle persone che le volevano bene.
"Se mia madre fosse stata qui oggi credo che si sarebbe divertita a mettermi in imbarazzo raccontando storie di quando ero piccolo" sdrammatizzò Ben e Rey gliene fu grata, quello non era il momento di lasciarsi sopraffare da pensieri tristi, al contrario, quel giorno era meglio ricordare chi non c'era più con un sorriso e non con tristezza.
"Per quello potrei sempre rivolgermi a Chewbecca o Lando, sono sicura che anche loro hanno qualcosa di interessante da raccontare" lo stuzzicò lei.
Qualcuno si schiarì la voce per richiamare l'attenzione dei presenti, il padre di Connix si era distaccato dal gruppetto e aveva fatto qualche passo avanti, dando le spalle all'albero.
"So che quest'anno è stato duro per tutti noi, così come gli ultimi mesi, abbiamo perso amici, alleati, famiglia e chi amavamo, ma il loro ricordo non ci abbandonerà mai. Nulla ci potrà mai restituire coloro che abbiamo perso né sostituirli, loro vivranno per sempre nei nostri racconti, nei nostri ricordi e nei nostri cuori.
In questo giorno celebriamo la vita, perché nonostante le perdite la vita va avanti e sono sicuro che anche i nostri cari vorrebbero che andassimo avanti, vorrebbero sapere che le loro morti non siano state invano e che se siamo ancora qui è anche grazie a loro. Fin dal principio ognuno di noi era al corrente dei rischi che a cui andavamo incontro, ma questo non ci ha mai fermati, perché tutto ciò per cui abbiamo sempre combattuto è un futuro migliore per le nostre famiglie e le generazioni a venire.
Quest'anno non abbiamo solo subito delle perdite, abbiamo anche ritrovato vecchi amici, alcuni di noi hanno potuto ricongiungersi alle persone che amiamo, tra cui la mia famiglia, e abbiamo anche accolto nuovi amici. Non vi posso promettere che le cose miglioreranno presto né vi darò false speranze, ma soltanto per questo giorno vorrei invitarvi ad apprezzare ciò che abbiamo, a celebrare ciò che la vita ci ha donato e far sapere a chi ci sta accanto quanto li amiamo, perché non sappiamo cosa ci riserva il futuro.
Felice Giorno della Vita a tutti voi, miei cari compagni" quando il diplomatico terminò il suo discorso, Rey lo vide tornare accanto alla propria famiglia e abbracciare la moglie e le due figlie. 
Si levò un breve applauso e diversi "grazie" prima che l'assembramento cominciasse a disperdersi per poter cominciare i festeggiamenti all'aperto, approfittando del bel tempo.
"Andiamo anche noi?" chiese Rey a Ben, indicando il gruppetto che stava già puntando al modesto banchetto che avevano allestito, alcune persone quel giorno avevano deciso di preparare dolci tipici dei loro luoghi di provenienza – arrangiandosi con ciò che avevano – ed era davvero curiosa di assaggiarli.
"Anch'io cominciavo sempre dai dolci" le confidò Ben "Andiamo prima che finisca tutto!" aggiunse con una lieve risata.





Spazio Autrice:
Buone feste (e Buon Natale in ritardo) a tutti voi, spero che il Natale vi abbia portato tante cose belle e una buona dose d'ispirazione! Confesso che ero abbastanza titubante sulla stesura di questo capitolo, ma poi mi son detta "Ma sì dai, che loro hanno l'equivalente del Natale" e perciò eccoci qui.

Note:
[1] Kessel è il pianeta che vediamo in Solo e da cui prende il nome la famosa rotta fatta proprio da Han, ai tempi dell'Impero molti wookiee lavoravano come schiavi nelle miniere di coassio proprio sul pianeta.
[2] Questa festività è stata introdotta per la prima volta in uno speciale tv del 1978, che non rientra più nel canone e che neppure Lucas stesso lo ha apprezzato (nonostante fosse basato su una sua storia), così come il resto del fandom perché...beh è abbastanza imbarazzante. Lo scorso anno è stato realizzato un nuovo speciale in collaborazione con la Lego, con protagonista proprio Rey (post-Episodio IX), ma gli eventi non sono considerati canonici.
[3] L'Albero della Vita rappresenta il luogo in cui ha avuto origine la vita su Kashyyyk.
[4] Chandrila per un breve periodo è stato il pianeta sede della Nuova Repubblica e la piazza – situata ad Hanna City – è stata rinominata così proprio perché lì sorge l'edificio che ospitava il senato.
   
 
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