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Autore: Crepuscolina13    04/01/2022    1 recensioni
Raccolta di storie indipendenti tra di loro con i Merthur come unico filo conduttore. Le ambientazioni possono muoversi tra le varie stagioni arrivando anche al futuro moderno e alle AU.
Cap.1: Il rituale delle cicatrici
"Per loro due non ci sarebbe stato nessun lieto fine e per questo cercavano di godersi e rendere prezioso ogni singolo istante che passavano insieme."
Cap.2: La vita di un Re vale molto più di quella di un servo
Merlin continua a voler sacrificare la propria vita per il suo Re e ad Arthur questa cosa proprio non piace.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Rating: Giallo
Genere: Romantico, Angst
Note: what if?
Contesto: Quarta stagione

LA VITA DI UN RE VALE MOLTO DI PIU' DI QUELLA DI UN SERVO

Il suo servo aveva sempre avuto quel tipo di comportamento.

Era successo più volte nel corso degli anni che Merlin avesse ritenuto la sua vita più importante della propria.

Il momento più clamoroso, quello di cui Arthur aveva memoria per primo era stato quando uccidendo un unicorno aveva rilasciato una maledizione su tutta Camelot e lui era stato costretto a superare vari test per fare in modo di salvare il suo popolo.

In quell’occasione Merlin era stato a pochissimo dal bere un calice avvelenato che poi aveva bevuto Arthur stesso tramite un inganno, perché era stato lui ad uccidere l’unicorno per cui le conseguenze sarebbero dovute ricadere su di lui e lui soltanto.

Situazioni simili si erano ripetute una o due volte ad ogni anno ma negli ultimi mesi Arthur aveva notato che questo tipo di eventi tendevano a ripetersi sempre più spesso e la cosa stava iniziando a infastidirlo.

Una volta ad una cena di stato Merlin aveva insistito per assaggiare tutto il suo cibo.

Non ce ne era assolutamente bisogno visto che attorno al tavolo aveva solo alleati, non era una cena di riappacificazione con qualche nemico di cui ancora non si fidava completamente anzi.

Quella sera erano presenti solo Re e ufficiali di cui Arthur si fidava molto e di cui era anche amico per cui non c’era proprio nessuna possibilità che qualcuno volesse avvelenarlo ma il suo servitore aveva insistito fino a farlo dannare.

-Merlin non essere ridicolo come tuo solito, non ho bisogno che tu assaggi il mio cibo, inoltre sarebbe irrispettoso verso i miei ospiti, in questo modo mostrerei di non avere nessuna fiducia in loro- ma Merlin aveva preso un piccolo sgabello di legno e si era accomodato alla sua destra come se nulla fosse.

-Non ci si può mai fidare in queste circostanze, è molto meglio che io assaggi tutto per primo- e allungando un braccio aveva afferrato il suo bellissimo calice d’oro dando un sorso al suo vino.

-Mhh delizioso- aveva commentato poi con uno di quei sorrisi circostanziali quando sapeva di averne combinata una delle sue ma voleva fare finta di nulla.

-mErlin- lo aveva rimproverato a voce Arthur prima di guardarsi attorno sperando che nessuno dei reali presenti al banchetto avesse prestato attenzione a loro due.

Il servo poi approfittando della sua distrazione aveva mangiucchiato anche un po’ di pollo e un boccone di patate lesse per poi dare un morso alla fetta di pane.

-Bene non sono avvelenati, potete iniziare a mangiare Sire- e con quello Merlin si era congedato sparendo alle sue spalle come se nulla fosse.

Tutta quella scenetta non aveva avuto il minimo senso per Arthur ma poi non ci aveva più ripensato.

Ma adesso che stava mettendo insieme i pezzi, quella cena stava diventando un tassello molto importante.

Una volta era successo che rientrato nella sua camera aveva trovato il servo con indosso la sua armatura reale.

-Merlin ma che diavolo fai? -

Arthur era rimasto stupefatto anche perché quell’armatura era fatta su misura per il proprio corpo per cui indosso al ragazzo che era molto più piccolo di corporatura stava malissimo.

-Oh Mio Signore perdonatemi ma a Camelot è giunta voce che nei regni vicini abbiano tentato di uccidere un principe deponendo una polvere mortale e quasi invisibile sulla sua armatura da guerra, nel momento che il principe l’ha indossata il veleno è penetrato nella sua pelle e l’ha ucciso-.

Arthur aveva alzato un sopracciglio andando nel mentre a sedersi sul bordo del letto per togliersi gli stivali.

-Questa storia è assurda e fatico a credere che sia vera, e poi perché te la sei messa addosso? Non potevi semplicemente… chessò lavarla?-

Ma il ragazzo dai capelli corvini aveva scosso la testa.

-No Sire dovevo esserne sicuro, non penso che un tale veleno andrebbe via con un misero lavaggio-

Arthur aveva ridacchiato per prenderlo in giro.

-Giusto perché dimenticavo che tu sei molto esperto in materia di veleni mortali…. Per favore Merlin non fare l’idiota e togliti la mia armatura di dosso-

Al che, il servo per fortuna aveva obbedito e una volta riposta in modo adeguato la ferraglia da guerra aveva lasciato le sue stanze.

E comportamenti di quel genere si erano andati a intensificarsi nel corso del tempo.

Una volta lui e i suoi cavalieri si trovavano sulla strada del ritorno verso casa quando come al solito avevano incrociato un fiume da guadare. In quei giorni però aveva piovuto parecchio per cui era più che logico che il fiume si fosse ingrossato parecchio e il punto in cui di solito erano abituati a guadare li aveva preoccupati un po’.

-Mio Re la corrente sembra troppo forte, forse è meglio fare il giro largo e passare per le montagne- gli aveva suggerito Leon.

-Si forse sarebbe meglio, ma questo comporterebbe 4 giorni in più di viaggio e i nostri cavalli sono già molto stremati… no è meglio provare ad attraversare adesso, la decisione è mia per cui io sarò il primo ad andare- ed essendo un ordine, i suoi cavalieri non avevano osato fiatare, nonostante quello mettesse in pericolo la vita del loro sovrano.

Mentre lui e Leon ancora ne stavano discutendo sentirono all’improvviso un nitrato e videro Merlin già a metà percorso, con le cosce completamente immerse nell’acqua, mentre cercava con fatica di calmare il cavallo, giustamente spaventato dall’acqua impetuosa.

-mErlin!! Che diavolo stai facendo? Non ti ho dato il permesso di andare per primo!- Arthur era stato costretto ad urlare per superare il fragoroso frastuono dello scorrere dell’acqua.

Merlin si era girato verso di lui sorridendogli e alzando un pollice in su gli aveva fatto segno che stava andando tutto bene.

-Certo che ne ha coraggio da vendere- aveva commentato Percival alle sue spalle non capendo però quanto il biondo fosse arrabbiato.

-Non mi importa quanto sia coraggioso, non è un cavaliere e non è suo compito fare queste cose, lui cucina la nostra cena, lava le nostre vesti e pulisce la nostra merda! È solo uno stupido servo- ed avendo usato quella parola scurrile, tutti i suoi cavalieri avevano immediatamente capito quanto fosse su tutte le furie e nessun’altro aveva osato dire più nulla.

Quando Merlin riuscì ad arrivare alla riva opposta fece loro segnale che la via era sicura così Arthur, muovendosi per primo, insieme ai suoi guerrieri aveva attraversato finalmente il fiume.

-Che diavolo ti è saltato in mente di fare!- Arthur lo aveva incenerito con lo sguardo e Merlin sembrò ritrarsi dalla paura.

-Perdonatemi Sire, volevo solo assicurarmi che il passaggio fosse sicuro per voi e per il vostro destriero- aveva balbettato il servo.

-Non ti ho ordinato di fare una cosa simile, quello era un mio compito e tu sei stato molto stupido, avresti potuto morire!-

-Ma non è successo- e gli aveva sorriso quasi vittorioso come se quelle parole potessero risolvere la situazione.

Ma ad Arthur quel comportamento aveva fatto arrabbiare ancora di più così dopo aver recuperato una corda contenuta nella sella del proprio cavallo era ritornato da Merlin per legargli i polsi insieme.

-Ma cosa…- aveva cercato di obbiettare il ragazzo nonostante non stesse impedendo al Re di legarlo.

-Per punizione tornerai a Camelot a piedi, così imparerai che non devi fare cose così stupide-.

-Ma Sire…-

-Fa silenzio-.

Nessuno dei cavalieri aveva osato dire nulla quando Arthur aveva legato l’estremità della corda al proprio cavallo, insieme al cavallo marrone di Merlin.

Poi quando tutti furono ritornati sulle proprie selle aveva dato il segno di ripartire e quel giorno il giovane mago fu costretto a seguire a piedi la comitiva del Re che fortunatamente stava conducendo i cavalli a passo d’uomo.

Ad Arthur era dispiaciuto farlo stancare in quel modo ma la paura di perderlo era stata tanta.

Più il giovane Pendragon ci pensava e più gli venivano in mente decine e decine di momenti in cui Merlin era sembrato incredibilmente poco attaccato alla propria vita solo per permettere che nessuno potesse nuocere al suo Re.

Come quella volta che il regno era stato attaccato dai Dorocha sfuggiti quando il velo tra il mondo dei vivi e quello dei morti era stato strappato da Morgana.

Insieme ai suoi cavalieri si era recato all’Isola dei Beati consapevole di dover sacrificare la propria vita per ricucire il velo e riportare l’equilibrio nel mondo.

Alla fine, la sua vita era stata salvata dal valoroso sacrificio di Sir Lancelot ma ricordava bene cosa Merlin gli avesse detto in quell’occasione.

“Non dovete sacrificarvi, prenderò io il vostro posto”*

“Merlin” lo aveva rimproverato lui trovando la sua frase assurda, il popolo era suo ed era lui l’erede al trono, toccava a lui salvare tutta la sua gente.

“Cos’è la vita di un servo rispetto a quella di un principe?” gli aveva risposto lui con assoluta convinzione e dedizione tanto che Arthur si era sentito profondamente toccato dall’affetto e dalla fiducia che Merlin sembrava riporre nei suoi confronti nonostante trovasse la frase assurda.

“Beh è difficile trovare un buon servitore” aveva contraccambiato lui cercando come al solito di portare la profonda conversazione che stavano avendo su un livello più ironico e scherzoso.

“Non sono così bravo”.

“Vero”.

Giorni dopo la morte di Lancelot era venuto a sapere che il suo cavaliere aveva fermato Merlin giusto in tempo perché mentre lui era incosciente il servitore aveva davvero offerto la propria vita in sacrificio alla Guardiana del velo.

Non glielo aveva rivelato Merlin però, era venuto a saperlo tramite Ginevra la quale aveva preteso dal suo amico un dettagliato racconto degli eventi che avevano portato alla morte di Sir Lancelot.

Arthur era stato davvero colpito da quella scoperta e quell’evento si era quindi aggiunto alla lunga lista di momenti in cui Merlin aveva mostrato un comportamento fin troppo arrendevole.

Tutti quei racconti, come tessere di un mosaico si potevano facilmente ricondurre ad oggi, quando tutto ciò era diventato fuori controllo ma anche incredibilmente chiaro.

L’ennesimo stregone, infatti, era venuto a chiedere la sua vendetta per delle azioni che suo padre, ormai deceduto, aveva commesso.

Ma Arthur ci era abituato, le colpe dei padri ricadevano spesso sui loro figli.

Il regno era infatti afflitto da una terribile epidemia che aveva già fatto i suoi primi morti ed era già chiaro a tutti che quella fosse opera della magia. A conferma di ciò Gaius non aveva trovato nessun rimedio medicinale per far guarire le persone da quel terribile morbo che affliggeva i loro polmoni.

Poi l’antico stregone si era presentato nella sua sala del trono per fare la sua richiesta.

-Uther Pendragon ha sterminato tutto il mio popolo, adesso sono qui per avere la mia giustizia, per cui Voi, Arthur Pendragon, consegnatevi volontariamente a me, una volta che il vostro sangue scorrerà sulla mia lama il vostro popolo sarà immediatamente guarito dalla malattia-

-Accetto- aveva risposto ovviamente Arthur.

Eroico e coraggioso, così era sempre stato e così sarebbe sempre stato.

Tra i membri della sua corte e dei suoi cavalieri si era subito iniziato a spargere un leggero mormorio di voci, quasi tutti erano contrari alla sua decisione, non potevano rimanere senza un Re in un momento di simile bisogno ma Arthur non aveva scelta.

-NO! Prendete me al suo posto- si era poi intromesso Merlin e il sovrano aveva perso la calma.

-Lasciatemi!- aveva ordinato alla sua corte alzandosi dal proprio trono.

-Adesso!- aveva poi insistito per convincere i suoi fedeli cavalieri e alla fine era riuscito ad ottenere la sala solo per se, Merlin e il malvagio stregone.

-Merlin che diavolo stai facendo? Stanne fuori- aveva poi afferrato il servitore per un braccio e scuotendolo aveva cercato di farlo desistere.

-No Sire, non potete farlo, Camelot ha bisogno del suo sovrano, Voi siete il Re in passato e Re nel futuro, colui che unificherà le terre di Albion-.

Merlin lo aveva guardato con occhi pieni di profonda fiducia, orgoglio e qualcos’altro che ancora non riusciva a cogliere.

-Smettila con queste sciocchezze e vattene- gli aveva risposto con severità spingendolo a lato con poca grazia tanto che lo aveva fatto cadere a terra.

Arthur si era sentito subito in colpa, non era stata sua intenzione spingerlo così rudemente ma spesso si dimenticava di quanto Merlin in realtà fosse fisicamente delicato.

-La vita di un Re vale molto di più di quella di un servo-

E nonostante lo avesse appena fatto cadere a terra Merlin continuava a volersi sacrificare per lui, nonostante lo usasse come sguattero personale costringendolo ogni giorno a eseguire tutti i suoi ordini senza dirgli mai un grazie o ricompensandolo con dolci parole.

Come era possibile meritarsi una tale fiducia? Arthur era un Re, questo era vero, ma al mondo c’erano tante altre persone migliori di lui come ad esempio Merlin. Merlin era un uomo migliore di quanto lui potesse mai poter sperare di diventare e per questo alle sue orecchie quelle parole non trovavano il minimo senso.

-Merlin devi smetterla con questo atteggiamento, tu non devi sacrificare la tua vita per la mia sono stato chiaro? Tu non mi devi niente-.

Inginocchiandosi di fianco a lui lo aveva afferrato per la sporca sciarpa rossa che portava sempre al collo in modo da poterlo sballottare.

-Vi devo tutto invece, Voi siete il mio signore ed è mio compito proteggervi- aveva sussurrato mentre i loro visi si erano inconsapevolmente avvicinati.

-Se non la smetti con queste insensatezze ti taglio la lingua- lo aveva minacciato sperando che con la violenza gli avrebbe fatto cambiare idea, che forse ricordando quanto lui potesse essere crudele e meschino nei suoi confronti, avrebbe potuto finalmente recuperare un po’ di sanità mentale.

-Accetto lo scambio- aveva pronunciato lo stregone all’improvviso facendo voltare entrambi nella sua direzione.

-Che cosa?? Pensavo volessi la mia vita! Merlin non ha colpe, non osate avvicinarvi! - Arthur si era rialzato in piedi e sguainando la spada si era messo a protezione del suo servitore.

-Sbagliate Arthur Pendragon, la mia vendetta richiedeva la vostra sofferenza e adesso ho deciso che prendere la vita del vostro amato soddisferà la mia fame di giustizia- al che il Re aveva emesso una leggera risata.

-Il mio amato? mErlin?- aveva chiesto come se il pensiero fosse per lui inconcepibile.

-Il senso di colpa per la sua morte vi tormenterà finché avrete vita e tanto mi basta- e nel mentre il suo servo si era rialzato da terra e gli aveva poggiato una mano con delicatezza sul polso così da fargli riporre la spada.

-Arthur vi prego, lasciatemelo fare, vi supplico, la mia vita senza di Voi non avrebbe senso per cui preferisco morire adesso-.

A quelle parole il cuore del biondo aveva preso a battere in modo insolitamente veloce e schiudendo le labbra si era messo a fissare il suo migliore amico cercando una risposta attraverso i suoi occhi.

-Merlin- aveva sussurrato incredulo riconoscendo infine nelle sue iridi quello che da sempre gli era sfuggito riguardo il loro rapporto.

Merlin lo amava, lo amava come un marito ama la propria moglie e nonostante avesse sempre saputo dentro di sé che il loro rapporto era speciale solo in quel momento era riuscito ad arrivare a tale conclusione.

E mentre, la sua mente e il suo cuore stavano ancora elaborando quella scoperta, Merlin aveva fatto altri passi avanti fino ad arrivare di fronte all’antico e malvagio stregone.

Si sentiva completamente paralizzato incapace di prendere una decisione, incapace di capire quello che il suo cuore desiderasse davvero.

Con orrore stava assistendo alla morte del suo amato valletto e non stava facendo assolutamente nulla per impedirlo.

Il tempo sembrò poi rallentare mentre lo stregone pronunciava le sue mistiche parole di morte.

Tutte le volte in cui Merlin aveva cercato di sacrificare la sua vita per farlo vivere si stavano andando a fondere con tutti i loro intimi momenti, le risate, le prese in giro, i discorsi di incoraggiamento, il rincorrersi di sguardi notturni attorno ad un fuoco, il continuo bisogno di toccarsi anche se pur con semplici sfioramenti o pacche sulle spalle.

Tutto adesso stava iniziando ad assumere un suo scopo, un filo conduttore che collegava e che univa la sua vita a quella del servo.

Arthur ripensò ai ricordi di Merlin sull’orlo di morte, tutte le volte che era stato in fin di vita a causa di veleni o ferite quasi mortali e a come si era sentito in quelle circostante.

A come si era sentito nell’immaginare la propria vita senza la costante presenza di Merlin ad illuminare le sue giornate e ad accompagnare le sue avventure.

Impensabile.

Inconcepibile.

Inaccettabile.

Assurdo.

Excalibur, la sua fidata spada che aveva il potere di contrastare la magia si mosse insieme al suo braccio destro come se fossero tutt’uno e senza ripensamenti Arthur l’affondò nel corpo caldo dello stregone decretando così la sua morte.

Merlin sorpreso aveva singhiozzato di fronte a quella spietata scena.

-Arthur cosa avete fatto!- lo aveva rimproverato ma lui incurante delle sue proteste lo aveva afferrato per la sua misera giaccia marrone portandoselo contro.

-Tu non te ne vai da nessuna parte, tu non hai il permesso di abbandonarmi sono stato chiaro? E questo è un ordine Merlin, la tua vita mi appartiene e non puoi decidere di sbarazzartene quando più ti aggrada, tu sei al mio servizio e al mio più totale controllo, tu sei mio-.

Il ragazzo smettendo di respirare lo aveva guardato sorpreso negli occhi e poi era arrossito.

Nessuno dei due aveva pronunciato la parola amore; eppure, entrambi avevano capito quello che era davvero successo in quella stanza.

Arthur aveva continuato a guardarlo negli occhi, solo adesso consapevole dei propri sentimenti nei confronti di quel ragazzo totalmente indispensabile alla sua vita.

Il sovrano aveva provato l’irrefrenabile impulso di baciarlo ma sapeva che se avesse compiuto un simile gesto tutto sarebbe cambiato tra di loro e sapeva anche che un simile amore andava tenuto nascosto.

Merlin non avrebbe mai potuto sedere accanto a lui sul trono.

Così Arthur aveva fatto l’unica cosa che gli era concessa di fare, aveva fatto cadere la spada insanguinata a terra producendo così un rumore metallico che echeggiando si era diffuso in tutto il salone, poi con grande solennità aveva preso la mano di Merlin deponendo sul suo dorso un elegante bacio.

Aveva chiuso gli occhi, trattenendosi qualche secondo nel respirare l’odore della sua pelle.

Poi aveva riaperto le palpebre per unire nuovamente i loro sguardi.

-Non lasciarmi mai- aveva pronunciato prima di lasciar andare la sua mano per poi allontanarsi.

Solo allora a gran voce aveva dato ordine ai suoi cavalieri di rientrare nella stanza.

E in mezzo alla folla aveva notato come il suo servitore fosse ritornato completamente padrone del proprio corpo comportandosi come se niente fosse successo, ma poi i loro occhi si era incrociati ancora ed entrambi avevano sorriso.

Da adesso niente sarebbe più stato come prima.

 

 

 

 

 

*parole tratte dalla 4x02

 

 

 

  
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