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Autore: Magica Emy    05/01/2022    4 recensioni
Lasciarsi andare a quel modo non era proprio da lui, ma Akane era così vicina e il suo profumo talmente inebriante che non era proprio riuscito a resistere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando Akane si svegliò Ranma non era più al suo fianco e questo la destabilizzo`, mettendole in testa delle idee che, solo qualche secondo più tardi, giudico` come ridicole. Accidenti, che sciocca era. Come poteva pensare che l'avesse abbandonata? Dove voleva che andasse, in fondo quella era pur sempre casa sua. Scosse la testa divertita, poi sospirò ravviandosi i capelli mentre sgusciava via dalle lenzuola, raggiungendo a piedi nudi l'armadio di fianco al letto. Da lì, dopo una veloce occhiata, scelse una semplice camicia di almeno due taglie più grandi che non perse tempo a indossare, arrotolando le maniche fin sopra i gomiti. A quel punto si rimirò allo specchio soddisfatta e fece una piroetta, senza riuscire a smettere di ridere. Si sentiva talmente felice ed euforica da avere quasi l'impressione di camminare sulle nuvole. La notte appena trascorsa insieme al fidanzato era stata la più bella di tutta la sua vita, tanto che avrebbe voluto non finisse mai. Arrossendo fino alla radice dei capelli e con un sorriso da un orecchio all'altro si ritrovò a ripercorrere con la mente i magici momenti passati tra le sue braccia, dove le parole avevano di colpo perso ogni significato. Dove l'intima comunione dei loro corpi, stretti l'uno all'altra, era l'unica cosa che importasse davvero. Era quella la vera felicità? Non seppe dirlo con certezza, ma di una cosa era assolutamente sicura: per la prima volta dopo tanto tempo, si sentiva davvero bene. Uscì dalla stanza per raggiungere la cucina, allettata da un delizioso profumino che le riempì le narici, risvegliandole velocemente l'appetito. Fu allora che lo vide. Di spalle e totalmente immerso in ciò che stava facendo, non si accorse della presenza della ragazza finché lei non lo abbracciò da dietro, cogliendolo di sorpresa. 

-Buongiorno - disse allegra, posandogli un bacio sulla spalla - che buon profumo. 

-Ehi - fece lui, senza voltarsi - ben svegliata. Sto preparando del riso al vapore e una zuppa di *miso e *tsukemono. 

-Non vedo l'ora di assaggiare tutto! 

Con un salto si appollaiò sullo spazioso ripiano da lavoro, senza neppure curarsi del fatto che avrebbe potuto sporcarsi facilmente. 

-È quasi pronto. 

Annunciò Ranma e solo allora si voltò verso Akane, restando a bocca aperta. 

Ma cosa… 

Come le era venuto in mente di indossare una delle sue camicie? 

-Che ti sei messa? 

Chiese, increspando le labbra in un sorriso sornione. Dio, se le donava! Le guance rosse e gli occhi accesi, insieme a quel candido indumento le conferivano l'aspetto di un angelo appena disceso dal cielo. Il suo angelo. Completamente ignara del tumulto di emozioni che, con la sua sola presenza era in grado di scatenare nel cuore del giovane, la piccola Tendo abbassò la testa, scrutandosi imbronciata. 

-L'ho presa in prestito dal tuo armadio - disse - è un po' larga, ma… 

-Ti sta bene. 

La interruppe, annullando con un passo la distanza che li separava per sistemarsi tra le sue gambe flessuose che la camicia lasciava in parte scoperte, accarezzandole i fianchi attraverso la stoffa leggera fino a farla rabbrividire di piacere, resistendo all'impulso di sfilargliela di dosso e ricondurla nella sua camera per una nuova "sessione amorosa". Akane però sembrava ancora un po' stanca ed entrambi avevano bisogno di mettere qualcosa nello stomaco. Si limitò così a stringerla a sé, affondando la testa nell'incavo della sua spalla per respirarne il dolce profumo. La fidanzata gli cinse il collo con le braccia. 

Cavolo, com'era sexy con quel grembiule colorato addosso! 

-Perdonami - lo sentì sussurrare, di punto in bianco contro la sua pelle - per tutto quanto. Non volevo ferirti col mio comportamento, ma rinunciare a te era troppo difficile. Poi, quando mi hai confessato i tuoi sentimenti sono andato in confusione, credendo di aver sbagliato e che la decisione migliore, a quel punto, fosse quella di allontanarti da me… 

-Perché anche tu, come mio padre, eri convinto che la colpa di tutto fosse tua. 

Fini` la frase per lui, avvertendo il suo respiro farsi sempre più pesante. 

-Oh Ranma, va tutto bene - aggiunse, stringendolo più forte per rassicurarlo - non parliamone più. 

Il ragazzo col codino sollevò lentamente la testa. 

-C'è una cosa che mi stavo chiedendo. 

Disse a voce bassa. 

-Dimmi. 

Affondo` le mani tra i suoi folti capelli corvini, ravviandoli in una tenera carezza. 

-Come hai fatto a recuperare i ricordi, è successo all'improvviso? 

-Sono state le parole di Ryoga a richiamare la memoria - spiegò Akane dopo un breve momento di silenzio - Lui mi ha messo tra le mani una fotografia in cui noi due eravamo ritratti insieme, rivelandomi che tu eri il mio vero e unico fidanzato, che tutti mi avevano mentito e… lo shock è stato tale da spingermi a scappare di casa senza dire una parola. Avrei dovuto quantomeno ringraziarlo per essere stato l'unico ad avermi rivelato la verità, invece l'ho piantato lì e sono fuggita. 

Se le cose stavano davvero così, anche Ranma avrebbe dovuto tenere a mente di ringraziarlo, prima o poi. Le prese il viso fra le mani, baciandola a lungo sulla bocca con una naturalezza che stupì persino se stesso poiché, se solo ripensava alla sera prima, quando timido e vergognoso aveva lasciato che le dita tremanti si facessero strada su di lei, gli pareva quasi di essere una persona diversa. Più consapevole dei suoi sentimenti. Quel ragazzino insicuro e spaurito faceva indubbiamente ancora parte di lui, ma i suoi movimenti erano di certo più fermi e sicuri adesso, a testimonianza della tenera complicità creatasi tra i due, dopo aver dedicato un'intera notte alla lenta esplorazione di quel corpo meraviglioso, di cui ormai era sicuro di conoscere a menadito ogni minuscolo anfratto. La realtà, però, pendeva inesorabile sulle loro teste come un'impietosa spada di Damocle e, per quanto fosse fastidioso ammetterlo, non avrebbero potuto fuggirla per sempre. 

-Akane - sussurrò così sulle sue labbra, ottenendo in risposta un piccolo suono che pareva tanto assomigliare a un gemito infastidito - credo che… 

-No. Non dirlo. 

-Dovresti… 

-Stai rovinando il momento. 

-Tornare dalla tua famiglia. 

La fidanzata sbuffò. 

-Ecco. Lo hai appena rovinato. 

Sentenziò, accigliata. Ranma sospirò. 

-Sai che ho ragione. 

-Non tornerò a casa. Mi hanno mentito tutti quanti. 

Insistette, irremovibile. I penetranti occhi chiari del giovane catturarono i suoi in una morsa invisibile, indugiandovi a lungo fino a specchiarcisi dentro. 

-Anch'io ti ho mentito. 

Ammise, lapidario, ma la vide scuotere energicamente la testa. 

-È diverso. Non avevi scelta. 

-Per favore, ascoltami… 

-No, ascoltami tu - lo incalzò, agitandosi sul ripiano e costringendolo a indietreggiare di qualche passo - potrei anche passare sopra al fatto che si siano divertiti a raccontarmi un sacco di bugie, e sarebbe già uno sforzo enorme da parte mia, ma non posso perdonare che mio padre ti abbia praticamente sbattuto fuori di casa senza troppe cerimonie, dandoti colpe che non avevi. 

-È stato solo per proteggerti. 

-In che modo mi avrebbe protetta, allontanandomi da te? Non tornerò lì, Ranma, è fuori questione! 

L'improvviso e insistente suono del campanello li interruppe di colpo, costringendoli a ricomporsi. 

-Aspetti qualcuno? 

Domandò Akane, rimettendosi velocemente in piedi. Il ragazzo fece spallucce. 

-No. È presto perché i miei rincasino e poi mio padre ha la chiave. Sarà meglio che vada a vedere chi è. 

Si diresse verso la porta d'ingresso, aprendola con uno scatto e… restando completamente di sasso. Davanti a lui, le sorelle Tendo. Spostò lo sguardo inebetito dall'una all'altra, notando che Kasumi era intenta ad asciugarsi gli occhi con un fazzoletto ormai intriso di lacrime. I loro volti scavati dalla preoccupazione lo supplicavano, muti. La minore fece un balzo indietro, affrettandosi a nascondersi nell'ombra e sperando di non essere già stata notata. 

-Ciao, Ranma - esordì Nabiki dopo un lungo e imbarazzato silenzio, rotto solo dall'insistente ticchettio dell'orologio da parete - so che siamo le ultime persone che ti saresti aspettato di vedere ma, credimi, se siamo qui è per una buona ragione. Akane è sparita all'improvviso, ieri sera. L'abbiamo cercata per tutta la notte senza alcun risultato e a questo punto siamo tutti davvero preoccupati, perciò pensavo che avresti… potuto aiutarci a ritrovarla. 

-Anche Ryoga se ne è andato portando via le sue cose, ma non credo proprio siano insieme. 

Le fece eco la maggiore, in crescente apprensione. Accidenti, non sapeva proprio cosa dire. Tenerle ancora sulle spine però sarebbe stato inutile, oltre che crudele da parte sua. Aprì di più la porta con un lungo sospiro, rivelando così alle ragazze la figura della sorella perduta che, dal canto suo, non poté far altro che incenerirlo con un'occhiata feroce quando lo sentì bisbigliare: - È qui. 

-Grazie tante! 

Gridò al suo indirizzo prima di correre a rifugiarsi in bagno, richiudendosi la porta alle spalle con un tonfo e facendo scattare la serratura, per impedir loro di entrare. Maledizione, come aveva potuto lasciare che la scoprissero a quel modo? Stupido traditore! Kasumi si accostò subito alla porta, bussando timidamente un paio di volte. 

-Akane, grazie al cielo stai bene, eravamo tanto in pena! Perché ti nascondi? 

Esclamò con voce tremante, visibilmente angosciata per quello strano gesto che, per quanti sforzi facesse, non riusciva proprio a spiegarsi. 

-Già, per quale motivo ti sei chiusa dentro, adesso? Su, esci da lì e torniamo a casa. 

Aggiunse Nabiki incrociando le braccia al petto, l'espressione incredula. 

-Mai! 

Fu ciò che ottennero in risposta. 

-Ma… 

-Con voi non verrò da nessuna parte, andate all'inferno! 

-Sì può sapere cosa diavolo sta succedendo? 

Domandò a quel punto, esterrefatta, facendo veramente fatica a non perdere la pazienza mentre indicava a Ranma la porta chiusa di fronte a loro. 

-Ecco… Akane ha recuperato la memoria. 

Spiegò lui, cauto. 

-Sul serio? Quando è successo? 

Chiese la più grande delle sorelle, giungendo le mani a mo` di preghiera ma rabbuiandosi subito dopo poiché, in quell'attimo, comprese finalmente il motivo del suo strano comportamento. 

-Ieri. Per questo, ora… 

Ranma lasciò la frase in sospeso, facendo un cenno eloquente in direzione della porta. 

-Capisco. Ecco perché è venuta da te. 

Considerò Nabiki con un sospiro sconsolato. 

-Sono stato io a portarla qui - continuò il giovane - era talmente sconvolta che non ho potuto fare altrimenti. 

Gli occhi di Kasumi tornarono a riempirsi di lacrime. 

-Akane, so che ce l'hai con noi, ma ti prego, perdonaci. Non avevamo intenzione di… 

-Vattene via, non voglio ascoltarti! 

Fu l'ennesima, secca risposta della piccola Tendo. Ranma si grattò la nuca, palesemente a disagio. 

-Sentite, io credo sia il caso di lasciarla calmare un po', per adesso. 

Disse. 

-Certo. Immagino tu abbia ragione. 

Convenne Nabiki e fece per andarsene ma all'improvviso parve ripensarci, trattenendosi davanti all'uscio e saltellando, sulle spine, da un piede all'altro, quasi incerta sul da farsi prima di riprendere la parola. 

-Eri tu il misterioso Yu, vero? 

Chiese a bruciapelo, cogliendolo alla sprovvista. 

-Come… come fai a saperlo? 

Sul viso della ragazza si dipinse un inequivocabile sorrisetto sornione. 

-Semplice, Akane si è confidata con Kasumi e, uno: non avrebbe mai potuto innamorarsi di nessun altro. Due: le ha fatto una bella descrizione del tuo aspetto, perciò, a meno che non si trattasse del tuo gemello… 

Alzò le spalle. 

Beh, lo avevano scoperto. Negare, a quel punto, sarebbe stato del tutto inutile. 

-Io… non sarei mai voluto arrivare a questo. Mi dispiace. 

-No, sono io quella che deve scusarsi. Chiederti di rinunciare a mia sorella è stato scorretto e meschino da parte mia, lo ammetto, per questo ti prego di perdonarmi. Riconosco che voi due siete davvero fatti l'uno per l'altra e, anche lontani, i vostri cuori hanno trovato il modo di ricongiungersi. 

Non sapeva cosa dire. L'imperturbabile Nabiki Tendo gli stava davvero chiedendo scusa? 

-Perdona anche me, Ranma - si intromise l'altra, la voce ridotta a un flebile sussurro - per non aver avuto la forza di fermare mio padre quando ti ha cacciato di casa. Ti prego, prenditi cura di lei. 

-Lo farò. Non state in pena, proverò a convincerla a tornare da voi. 

Sorrise ricambiando il loro cenno di saluto, poi attese che si allontanassero prima di richiudere l'uscio. A quel punto, bussò alla porta del bagno. 

-Akane, puoi aprire adesso. Se ne sono andate. 

-Non ci penso neppure! Voi tre vi siete messi d'accordo per incastrarmi! 

Nonostante la sua voce risultasse attutita, non poté fare a meno di notare quanto fosse vibrante di rabbia e questo lo preoccupò non poco. Anche se sapeva quanto avesse ragione. Quello che Kasumi e Nabiki le avevano fatto bruciava ancora dolorosamente dentro di lei, ma quelle ragazze rappresentavano pur sempre la sua famiglia e non poteva avercela con loro per sempre. Continuare a serbare rancore non era giusto. 

-Ma che stai dicendo? Smettila di fare la bambina e apri la porta! 

-È così. Altrimenti per quale motivo le avresti fatte entrare? 

Ranma sbuffò. 

-Le ho fatte entrare perché sono le tue sorelle ed erano molto preoccupate per te. 

Provò a spiegare. Maledizione, perché doveva sempre essere così cocciuta? 

-Non ci torno a casa, perciò non provare a farmi cambiare idea! 

Di fronte alla sua ostinazione non vide altra soluzione che arrendersi, almeno finché le acque non si fossero calmate. Akane era ferita e quello era uno dei suoi momenti, non sarebbe riuscito a smuoverla né a farla ragionare. Ormai la conosceva bene. Tanto valeva gettare la spugna o, almeno, lasciarglielo credere. 

-Come vuoi tu - disse - non te lo chiederò di nuovo. Ma adesso, per favore, apri. 

Dopo un paio di interminabili secondi la serratura scattò lentamente. 

-Posso restare da te ancora un po'? 

Chiese con voce lamentosa, facendo capolino e sfoderando uno di quei dolcissimi sguardi supplicanti al quale il giovane sapeva di non poter resistere a lungo. Fece mente locale. I suoi genitori non sarebbero tornati prima di qualche giorno, del resto era così raro che si permettessero una vacanza. E poi, l'idea di vedersela girare per casa con solo quella camicia addosso non gli dispiaceva affatto. 

"Beh, solo per un po'." 

-Come faccio a dirti di no? 

Considerò rassegnato prima che la fidanzata gli saltasse al collo con un gridolino di gioia, scoccandogli un sonoro bacio sulla guancia. 

 

Qualche ora più tardi, dopo aver consumato un ottimo pranzetto preparato da Ranma, per non essere da meno Akane si mise subito a riordinare, facendo però un tale fracasso con stoviglie e porcellane da riuscire a mettere in allarme il fidanzato. 

-Non c'è bisogno che ti metta a sparecchiare. 

Disse, cercando con più tatto possibile di dissuaderla da quell'ammirevole quanto pericoloso intento mentre, chino sul lavabo, lavava e risciacquava accuratamente le varie padelle e pentole utilizzate. Gli venne in mente che, visti a quel modo, potevano benissimo apparire come una coppia sposata. Sorrise a quel pensiero. Era la prima volta che la parola "matrimonio" faceva capolino nella sua testa e si chiese per quale motivo non ne fosse affatto spaventato. Non sapeva perché, ma l'idea di sposare Akane gli mise addosso una strana euforia che si sforzò però di mitigare, costringendosi a tornare al presente. Era decisamente troppo presto per quelle cose. 

-È il minimo - rispose la giovane - considerando che non mi hai neppure permesso di avvicinarmi ai fornelli. 

-Per forza, non sono mica scemo. 

Borbottò tra sé, evidentemente non abbastanza sottovoce da non farsi sentire. 

-Hai detto qualcosa? 

La sentì chiedere infatti, sussultando vistosamente. 

-No, niente. In realtà stavo solo… Ehm… 

"Cavolo, se mettessi giù quei piatti che, tra parentesi, fanno parte del servizio buono di mia madre e che tu hai insistito per tirar fuori a tutti i costi, te ne sarei davvero molto grato." 

Akane lo sfidò con lo sguardo. 

-Cos'è, hai paura che li faccia cadere? 

Insinuò, piccata, alludendo alle preziose porcellane che teneva tra le mani. 

Come diavolo faceva a indovinare sempre a cosa stesse pensando? 

-Credi che sia stupida, per caso? 

Continuò, sempre più agitata. Possibile che per lei ogni scusa fosse buona per mettersi a litigare? 

-Non ho detto questo, e se tu mi lasciassi parlare una volta tanto… 

-Come posso lasciarti parlare se ogni volta che apri bocca lo fai per screditarmi? 

La fissò, basito. 

-Ma se non ho ancora detto niente! 

Replicò, punto sul vivo. La amava più di quanto fosse disposto ad ammettere, ma quella ragazza pareva possedere la strana capacità di fargli saltare i nervi praticamente in ogni occasione. 

-Sei sempre il solito, io… 

Per la seconda volta, quel giorno, il suono del campanello li sorprese, interrompendo qualunque cosa Akane stesse per dire e mettendoli entrambi in allarme. 

Quando Ranma si ritrovò di fronte Soun, il sordo rumore di vetri che si infrangevano sul pavimento lo costrinse a serrare le palpebre in una smorfia dolorosa, come se avesse appena ricevuto un pugno nello stomaco. Ecco. Proprio quel che temeva. E non si riferiva solo ai piatti che la fidanzata, chiaramente sconvolta, aveva appena lasciato cadere dietro di lui, ma anche a una sua eventuale reazione che, com'era prevedibile, non tardò ad arrivare e non fu certo delle migliori. Si lasciò sfuggire dalle labbra un lungo sospiro rassegnato quando la sentì urlare, tutt'altro che amichevole in direzione del padre che, dal canto suo, parve incassare tutto senza batter ciglio. A quel punto, la sua espressione all'apparenza impenetrabile sembrò mutare di colpo, adattandosi ai suoi movimenti mentre al colmo dello stupore lo videro, mesto e colpevole, protrarsi lentamente ai loro piedi. 

-Perdonami, figliola - mormorò, chinando a terra il capo - se ti ho mentito, l'ho fatto solo per il tuo bene. 

-Per il bene del dojo, vorrai dire! È per questo che hai approfittato della situazione per convincermi a sposare Ryoga, non è così? 

Sbotto` Akane, livida di rabbia. 

-Non dire questo, ti prego. La mia intenzione è sempre stata quella di tenerti al sicuro, ma non avevo capito. Sono stato cieco e per questo, Ranma, chiedo perdono anche a te. Dal profondo del cuore. Sono tanto pentito per ciò che è accaduto. 

Disse con voce rotta. A quelle parole il ragazzo col codino sentì stringersi il cuore. Nonostante avesse provato in ogni modo a tenerlo lontano dalla figlia, lui non era mai riuscito a odiarlo davvero. Non poteva. Comunque fossero andate le cose, vederlo umiliare così era decisamente troppo. Mosse qualche passo verso la sua figura rannicchiata sul pavimento, scuotendo piano la testa. 

-Soun, per favore, non c'è bisogno di… 

-Avresti dovuto pensarci prima di costringerlo a lasciare casa nostra - strillo` Akane, incalzandolo senza alcun riguardo - se la signora Nodoka non fosse stata in città cosa avresti fatto, avresti gettato lui e suo padre in mezzo a una strada senza preoccupartene troppo? Come hai potuto fare una cosa tanto ignobile? Come hai potuto anche solo credere che Ranma fosse responsabile dell'incidente, quando sai bene che in varie occasioni ha rischiato più volte la vita per salvare la mia? E come hai fatto a mentire a me, tua figlia, raccontandomi un cumulo di dannate bugie perché ti faceva comodo, senza nemmeno fermarti a pensare quanto questo mi avrebbe fatto soffrire? Io… io non ti riconosco più, tu non sei mio padre. 

-Akane! 

La riprese il fidanzato, facendole notare quanto stesse esagerando con le parole, ma lei non vi badò affatto. 

-In te non è rimasto neppure l'ombra dell'uomo giusto e generoso che ricordavo - proseguì, rincarando la dose - perciò no, non sei mio padre. Mi dispiace, ma non riesco più a considerarti come tale dopo che hai ordito alle nostre spalle per provare a separarci, ma sai che c'è? Non ci sei riuscito perché, come puoi vedere, io e Ranma siamo di nuovo insieme e così sarà sempre, capito? Ora vattene da qui e non tornare, non voglio più vederti! 

Dopo quella tremenda sfuriata, talmente avvilito e mortificato da non avere il coraggio di replicare il signor Tendo si rialzò in piedi con gli occhi pieni di lacrime, apprestandosi a uscire prima ancora che Ranma potesse dire qualcosa, qualunque cosa servisse a trattenerlo in qualche modo. Ma era tardi, ormai. Qualcosa era appena andato irrimediabilmente in pezzi dentro di lui. Sua figlia aveva ragione. L'aveva delusa. 

-Akane, non credo che parlargli così fosse davvero necessario. 

Il ragazzo fu il primo a prendere la parola quando, avvicinandosi cauto, la notò controllarsi a stento mentre stringeva i pugni e le palpebre a un tempo, il viso ancora paonazzo dall'agitazione. 

-Stai zitto - replicò lei a denti stretti - da che parte stai tu, eh? 

-Qui non si tratta di stare dalla parte di nessuno, sto soltanto cercando di farti capire che si tratta pur sempre dell'unico genitore che ti è rimasto e che dovresti correre fuori e convincerlo a tornare indietro. Per parlare e provare una volta per tutte ad appianare le cose. 

Le sfiorò una spalla ma la vide ritirarsi bruscamente, guardandolo accigliata. 

-Come puoi chiedermi questo dopo l'orribile modo in cui si è comportato con te, con me, dopo che ha… 

Si interruppe bruscamente, mordendosi le labbra. Un improvviso nodo in gola le impedì di proseguire. 

-Ascolta - riprovo` Ranma - so che sei arrabbiata e ferita, ma questo non è il modo giusto per affrontare la faccenda. 

-E chi ti dice che voglia affrontarla? 

La sentì gridare con quanto fiato aveva in corpo prima di voltargli le spalle e correre nella stanza di fianco, rifugiandosi sotto le lenzuola come una bimba capricciosa. Abbassò lo sguardo, affranto. Aveva evidentemente bisogno di tempo per incassare il colpo. Decise che l'avrebbe lasciata tranquilla, senza pressarla oltre finché, verso sera, una telefonata che mai si sarebbe aspettato di ricevere non interruppe d'un tratto quell'ostinato silenzio, squarciandolo prepotentemente per costringerlo a tornare sui propri passi. 

-Akane - mormorò quindi con accento grave, richiamandola con forza dal torpore nel quale pareva essere sprofondata - non spaventarti, ma dobbiamo subito raggiungere l'ospedale. Si tratta di tuo padre… 

 

continua… 

 

*Miso= condimento derivato dai semi della soia gialla. 

*Tsukemono= sottaceti tipici della cucina giapponese. 


 
   
 
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