Videogiochi > League of Legends
Segui la storia  |       
Autore: ciredefa    08/01/2022    0 recensioni
C’erano tante cose che Caitlyn non conosceva di Vi. Cose che avrebbe voluto conoscere con tutta sé stessa e con tutto il cuore. Poteva solo immaginare le difficoltà che aveva affrontato, gli orrori che aveva visto; qualche volta aveva condiviso stralci del suo passato, ma erano solo attimi persi, che pitturavano il suo viso di tensione e dolore. [ ... ] Ma non era quello il momento e lei non aveva fretta. Si era promessa di lasciarle tutto il tempo necessario.
{ Post Arcane | estremo caitvi | Ovvero come Caitlyn non comprende perché il mondo sia stato tanto crudele con una persona così buona come Vi e vuole rimediare }
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Caitlyn, Vi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

5.

Il sonno di Vi era spesso disturbato.
Questa scoperta non soprese per nulla Caitlyn. Poteva solo immaginare come la zaunita avesse dormito negli ultimi anni della sua vita, sempre con un occhio aperto e in guardia, come un animale in perenne pericolo.
Alcune volte, quando tornava tardi dal lavoro e la trovava già ronfante nel letto o sul divano, il suo sonno sembrava normale. Lo capiva dal suo viso rilassato e pugni distesi, le labbra schiuse in un respiro lento e regolare.

Altre volte si agitava. Caitlyn avrebbe dato qualsiasi cosa per assistere ai suoi sogni e incubi: girava su sé stessa in continuazione, scalciava, stringeva tra le dita le coperte fino allo sfinimento. In quelle occasioni erano due gli scenari comuni: o Vi si alzava, per poi non tornare a letto e passare il resto della notte insonne; oppure si svegliava, bofonchiava qualche insulto, per poi girarsi verso Caitlyn. Talora l’accarezzava soltanto la spalla o il fianco, non spingendosi oltre; l’ultima volta invece Vi l’aveva stretta in un abbraccio delicato, poggiando la guancia tra le sue spalle.

Questo la piltoviana lo sapeva perché si svegliava ogni volta. Aveva sempre avuto un sonno leggero, dunque assisteva con costanza a questi episodi, però faceva sempre finta di dormire per evitare che Vi si trattenesse. Caitlyn aveva il timore che se avesse reagito in qualche modo, l’altra si sarebbe solo chiusa di più.
Anche se le doleva il cuore rimanere immobile; avrebbe voluto girarsi immediatamente ad ogni richiesta di consolazione, per ricambiare ogni carezza e baciarle la fronte. Per compensare però, ogni mattina dopo si premurava di lasciarle una colazione abbondante sul tavolo, prima di uscire per il suo turno. Era il minimo che potesse fare.

Quella notte fu diversa dalle altre. Fuori dalla finestra, un forte temporale illuminava la stanza ad intermittenza, rendendo il dormire una sfida ardua per Caitlyn, che per prendere sonno aveva bisogno di un minimo di silenzio. Ma appena sembrava che fosse riuscita nell’intento, un tuono o un fulmine la facevano sobbalzare sotto le coperte.
Sentì un lamento provenire dal lato accanto del letto. A quel punto Caitlyn si mise l’anima in pace e capì che avrebbe passato la notte in bianco; fortunatamente il giorno dopo era di riposo.

Mantené comunque il suo solito atteggiamento, evitando di girarsi. Sentì un altro fruscio, e un altro ancora, finché alle sue orecchie non giunse il rumore di un pianto soffocato.
Caitlyn s’allarmò. Sollevò la testa del cuscino, abbastanza per vedere con la coda dell’occhio oltre la sua spalla.
Vi era rannicchiata al bordo del letto; aveva il viso nascosto tra le ginocchia, le mani dietro sulla testa che stringevano con forza i capelli rosa. Da quella posizione Caitlyn vedeva la sua schiena curva e tesa, e notò che tremava come una foglia.

Si mise a sedere, “Violet?” cerco di mantenere un tono calmo, probabilmente fallendo perché all’udire del suo nome l’altra trasalì, tremando ancora di più e affondando le unghie nella cute. Stava mugugnando qualcosa di incomprensibile in modo continuo, come una cantilena, interrotta soltanto dai singhiozzi che con il passare dei minuti si facevano sempre più disperati e gutturali. Caitlyn si trascinò fino a raggiungere il lato del letto di Vi, sedendosi accanto a lei. Provò a scuoterla, tentando di schiudere la stretta che aveva sulle sue gambe per guardarla nel viso.

“Violet, guardami” la implorò, sentendo i suoi occhi cominciare pizzicare. Le prese il volto con entrambe le mani, delicatamente ma con fermezza, e la guardò: i suoi occhi grigi straripavano di lacrime, ma aveva uno sguardo vacuo, le pupille strette. Era terrorizzata, e Caitlyn non l’aveva mai vista in quello stato.
Tentò di calmarla. “Respira, okay? Respira con me” inalò ed esalò, ritmicamente, invitando Vi ad imitarla. “Mi dispiace” continuava a ripete, “mi dispiace” e quelle parole le morivano in gola, strozzate dal panico. Le sue mani si erano spostate sulla camicia da notte lilla di Caitlyn, e la stavano stringendo come se stesse per piombare nel vuoto, come se quello fosse l’unico appiglio per non affogare.

“Non mi chiedere scusa” le carezzò il viso, “voglio solo che respiri. Lo fai per me?”
Vi annuì. Lentamente il suo respiro rallentò, le lacrime si asciugarono lasciando solo delle tracce salate sulle sue guance e la presa sulla camicia si allentò. Caitlyn se la strinse al petto, premendo dei baci leggeri tra i suoi capelli, accarezzandole i capelli e l’incavo del collo. Anche se la zaunita ricambiò quell’abbraccio, se ne divincolò in fretta, lasciando l’altra sorpresa e intimorita da quell’abbraccio dischiuso troppo presto.
Vi si alzò dal letto e si strinse il centro della fronte tra le dita, la sua espressione corrucciata in mille dubbi. Si guardò intorno, senza però incontrare la figura di Caitlyn, evitando accuratamente di posare i suoi occhi su di lei, anche solo per un attimo.

“Va meglio?” chiese timidamente.
No”, sospirò appena, dirigendosi con passi veloci verso la porta della camera. Dal letto, senza parole, Caitlyn sentì le cinghie dei suoi stivali allacciarsi e il rumore della sua giacca. Si alzò di scatto e raggiunse il salotto, dove trovò Vi con una mano già sul pomello del loro ingresso.

Violet …? “
“Non ce la faccio, Cait” lo disse con tono serrato, fissando la sua mano. Non aveva ancora deciso cosa fare e rimase immobile davanti alla porta, esitando sull’ultimo passo che la separava dall’essere fuori quella casa.
“Possiamo parlarne?” Caitlyn fece un passo verso di lei, “fuori c’è un temporale, è notte fonda, non puoi andare via ora” ormai erano quasi faccia a faccia, stava per afferrare la mano di Vi con la sua quando lei gliela schiaffeggiò via, facendola sussultare.
Non capisci!” ruggì, “non potresti mai capire.”
“Perché dici così?”
“Perché sono pericolosa, Cait” disse con una rassegnazione disarmante, come se a questa conclusione ci fosse arrivata da tempo.
“Ogni notte li rivedo morire tutti davanti ai miei occhi. Tutti quelli che ho abbandonato” si girò a guardare Caitlyn, “eppure, tu. Mi tieni e mi stringi come se fossi fragile come un pezzo di vetro. Perché non sai quello di cui sono capace!” disse con tono accusatorio, come un rimprovero, ma più verso sé stessa che nei confronti di Caitlyn.
“Se sapessi mi sbatteresti in mezzo alla strada come un cane. Come biasimarti? Per colpa mia, sono morte le persone a me più care. Per colpa mia, ho perso mia sorella. Per colpa mia, sei stata rapita e hai rischiato la vita” girò il pomello, aprendo la porta. “Sono un mostro.”

Caitlyn scattò in avanti e chiuse la porta, provocando un tonfo sordo. Forse, se questo fosse successo qualche mese prima, l’avrebbe lasciata andare. Avrebbe guardato la porta chiudersi e lei, inerme, lo avrebbe accettato. Ma era stanca; stanca di essere solo un’attenta osservatrice, perché lei riusciva nei suoi obiettivi soltanto agendo. Fu una scelta di pancia, uno slancio di cuore, ma non tentennò. Era convinta profondamente di quello che stava per fare.

 La piltoviana si mise tra Vi e l’uscita, il suo viso serio e determinato, pronta ad attaccare. Prese un respiro profondo prima di parlare.
“Pensi io sia stupida?” chiese, ma era più una domanda retorica. Al gesto di Caitlyn, la zaunita rispose solo con il silenzio.
“Pensi che io non abbia messo in conto tutto questo?” gonfiò il petto, “a Stillwater, ho oltrepassato la linea per avvicinarmi alla tua cella? Ho infranto la legge per farti uscire? Ti ho seguita per ogni vicolo di Zaun senza fiatare?” e la lista sarebbe stata ancora più lunga, ma il concetto era chiaro.
Vi non rispose di nuovo e discostò lo sguardo, colpevole. “Rispondimi.”
“Sì, l’hai fatto.”
“E sai perché?”
Vi scosse la testa.
“Perché ho visto tutto ciò che di buono può avere un essere umano” prese una pausa, “qualcuno avrebbe potuto dire che è stato un giudizio affrettato. Un rischio.”
“Tutte le persone che hanno visto del buono in me o sono morte o mi odiano.”
“Un rischio che vale la pena prendere ogni volta.”

 Vi alzò lo sguardo e incrociò quello dell’altra per la prima volta da quanto aveva cominciato a parlare e per l’ennesima volta rimase senza parole. Stava guardando Caitlyn con occhi pieni di incredulità, lucidi di stupore, e la piltoviana capì che aveva colpito nel segno. Era riuscita a far crollare lo spesso muro di mattoni che circonda l’altra, che in quel momento era immobile, svestita di ogni maschera. Stava per abbracciarla quando Vi cominciò a parlare, rompendo il silenzio con un filo di voce.
“Spero che un giorno riuscirò a vedermi come tu mi vedi” la sua espressione addolorata si sciolse appena in un sorriso accennato. Voleva provare a credere nelle sue stesse parole, aggrappandosi alla credenza che un giorno sarebbero state realtà.

Caitlyn accorciò la distanza che le separava, le mise le mani sul viso, appoggiò la fronte contro la sua e chiuse gli occhi.
“Sei la donna più bella, coraggiosa e forte che io abbia mai conosciuto” e non solo, ma in quel momento non riusciva a trovare le parole giuste per descriverla; perché non bastavano. Nessun aggettivo avrebbe mai descritto a pieno cosa Vi fosse per lei, perché non avrebbero fatto altro che sminuirla. Nulla avrebbe mai reso l’idea.

“Non sarà facile crederci” rispose, avvolgendo le sue braccia attorno alla vita di Caitlyn e portandola più vicina a sé.
“Meglio che cominci a farlo” sorrise, sollevando la testa, “lascia che ti convinca.”
Si guardarono negli occhi per un secondo e poi Caitlyn la baciò. Un bacio dolce e lieve, che durò a lungo e che fu ricambiato con altrettanta dolcezza. La piltoviana la sentì tremare sotto le sue dita, sotto le labbra, per poi calmarsi e sentire le sue mani che la stringevano più forte. Poteva sentire il battito del suo cuore rimbombare contro il suo petto.

Si separarono. “Convinta?”
“Forse” sorrise, dandole un altro bacio.

 

±

Angolo dell'autrice: ho recuperato i file del vecchio pc DAJE
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > League of Legends / Vai alla pagina dell'autore: ciredefa