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Autore: ParoleNelCuore02    13/01/2022    0 recensioni
Estate, sole e un pomeriggio di studio. Tè caldo, biscotti allo zenzero e aria condizionata. Film o libro? Realtà o delirio?
Louis, lo sappiamo, fa quel che può per stare al mondo e complicare la vita ad Harry, se poi gli si chiede pure di dar prova delle sue conoscenze di cultura generale è presto che finita.
________________
[Dal testo]
«Che succede?» chiese Louis[...].
«Le gemelle non riescono a memorizzare 'Orgoglio e Pregiudizio'.» spiegò il riccio.
«Che?!» chiese confuso il castano.
«'Orgoglio e Pregiudizio'.» ripeté Harry, paziente.
Louis scrollò le spalle.
«Mai sentito.» fece.
Tre paia di occhi lo fissarono sconvolti.
«Ma è Jane Austen!» esclamarono in coro le gemelle.
«E' tipo...uno dei pilastri della letteratura inglese!» gli fece notare Haz.
Louis si passò una mano tra i capelli.
«Mi dispiace...non mi dice nulla.» negò.
Harry rimase interdetto a fissare il maggiore a bocca spalancata per qualche istante...
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La proposta
~ ~ ~ ~

«Georgy, ti prego.» fu la prima cosa che disse la signora Tomlinson-Bennet qualche ora dopo, a colazione: erano tutti sfiniti dalla notte di baldoria e sentire la figlia suonare di prima mattina non era sicuramente il desiderio principale della donna.
Il cameriere portò un vassoio di scones appena sfornati e la famiglia riprese a consumare il pasto in tranquillità, tra gli sbadigli delle fanciulle più giovani e il frusciare del giornale del signor Tomlinson-Bennet.
In quel momento, il signor Winston-Collins scese meccanicamente le scale, si posizionò alle spalle della padrona di casa e tossicchiò per richiamare l’attenzione dei presenti.
Zayn, seduto accanto alla madre, si finse particolarmente interessato al suo porridge e il fratello, di fianco a lui, scoprì di avere un’innata passione per il burro e le imperfezioni che creava sul pane.
«Signora Tomlinson-Bennet,» esordì l’uomo con tono mellifluo che spinse perfino il marito ad abbassare il giornale e fissarlo «se non vi dispiace, speravo di poter sollecitare un colloquio privato con il signorino Louis,» il castano impallidì e si voltò, trovando lo sguardo penetrante del parente puntato su di sé «nel corso della mattinata.».
La signora, al contrario, parve raggiante al sentire la notizia.
«Oh sì, certo. Lou ne sarà felice di sicuro.» cantilenò sorridendo al figlio che era di tutt’altro avviso «Andiamo!» invitò la donna iniziando ad alzarsi e a dirigersi concitata verso il resto della famiglia per spingerla a fare altrettanto «Fuori! Il signor Winston-Collins vorrebbe avere un colloquio privato con...» - «No no, aspettate: ve ne prego.» la implorò il giovane «Il signor Winston-Collins non può avere nulla da dirmi che non possiate...» - «Niente sciocchezze, Lou.» lo interruppe la madre, che era già riuscita a far muovere la tre figlie «Desidero che tu rimanga dove sei. Tutti gli altri in salotto. Andiamo!» poi notò il marito ancora seduto «Signor Tomlinson-Bennet! Coraggio!» lo esortò per poi tornare verso il maggiore dei suoi figli che stava cercando fino all’ultimo di non abbandonare il fratello.
Louis lo implorò sottovoce. «Zayn. Zy, no, Zy.» sussurrò mentre vedeva la madre obbligarlo ad alzarsi quasi di peso.
«Mi dispiace.» riuscì a mormorare il giovane con un sorriso di scuse, prima di essere trascinato fuori.
Rimaneva solo il padre come ultima speranza per castano. Lo guardò alzarsi, posare il giornale e sistemare la sedia.
«Papà, resta.» sillabò il giovane, implorante. L’uomo, però, si voltò e uscì, lasciando il figlio solo col terribile cugino.
Louis tentò di fuggire, ma il signor Winston-Collins gli arrivò alle spalle, porgendogli un fiorellino rosato, probabilmente colto da uno dei vasi dell’ingresso.
Il giovane lo fissò per un secondo, poi voltò la testa puntando gli occhi sul vaso della credenza che sembrava particolarmente interessante, in quel frangente.
Il fiore venne depositato sul tavolo di fronte al ragazzo e il signore esordì dicendo «Caro signorino Louis, le mie attenzioni sono state troppo marcate per essere fraintese. Non appena sono entrato in questa casa, ho scelto voi come futuro...compagno della mia vita.».
Louis si limitò a fissarlo come se volesse invitarlo a rendersi ulteriormente ridicolo.
Tuttavia, l’uomo si schiarì la voce e proseguì «Ma, prima che mi faccia rapire dai sentimenti, sarà meglio dichiararvi le ragioni che mi spingono al matrimonio:» - «Signore...» tentò il giovane, inutilmente - «prima di tutto è dovere di un pastore di anime, dare il buon esempio di matrimonio alla sua parrocchia; secondo, sono convinto che questo aumenterà di gran lunga la mia felicità;» - «Io...» provò ancora Louis - «e terzo, è desiderio della mia stimata patronessa Lady Catherine,» pronunciò con riverenza «che io mi sposi. Il mio obbiettivo nel venire a Longbourn era di sceglierne uno tra i figli del signor Tomlinson-Bennet, giacché sarò proprio io l’erede di questa tenuta e una simile unione, di sicuro...» proseguì pragmatico «accontenterà tutti.».
Il signorino lo fissò, indeciso se sentirsi insultato o se ridergli in faccia per la serie di argomentazioni ridicole e quasi provocatorie che aveva portato.
«E ora,» perseguitò l’uomo rivolgendo uno sguardo al giovane «altro non mi rimane che assicurarvi, con i miei più animati accenti, la veemenza del mio affetto.».
Fece per inginocchiarsi, ma Louis scattò in piedi.
«Signor Winston-Collins!» disse a denti stretti «Sign...» - «E nessun rimprovero sulla vostra dote» continuò imperterrito l’uomo, guardandolo dal basso, ormai ginocchia a terra (non che da in piedi lo guardasse dall’alto...), «sfiorerà le mie labbra dopo il matrimonio.».
«Siete affrettato, signore.» lo fermò con più decisione il castano, questa volta con una punta d’ira nella voce «Dimenticate che non vi ho risposto.».
«Devo aggiungere,» ribatté l’uomo, come se fosse già sicuro dell’esito del discorso e necessitasse semplicemente di portarlo a termine, «che Lady Catherine approverà interamente quando le parlerò della vostra modestia e parsimonia e delle altre...» rallentò, come in cerca delle parole «vostre amabili virtù.».
«Signore!» ripeté Louis «Mi commuove la vostra proposta, ma con rammarico devo reclinarla.».
Il signor Winston-Collins parve confuso dalla reazione del giovane.
«So che» tentò di chiarire «i signorini non lasciano trapelare gli impeti em...» - «Signor Winston-Collins, non sono mai stato più serio:» esplicitò Louis a nervi tesi «voi non potreste mai rendermi felice come io non potrei rendere felice voi.».
«Mi lusinga, cugino, che il vostro rifiuto sia una mera delicatezza naturale.» colse l’uomo, sfiorando con la spalla il tavolo accanto a lui, ancora in ginocchio, come a volersi sostenere in quella situazione così difficile ed imprevista «Dovreste tenere conto che, a dispetto delle seduzioni, è oltremodo certo che non vi verrà mai fatta un’altra proposta di matrimonio, ...» - «Signor Winston-Collins!» ora l’ira nella voce del giovane era più che palpabile - «così devo concludere che voi cerchiate di accrescere con l’attesa il mio amore,» - «Signore!» ringhiò quasi, il castano - «secondo i consueti costumi dei signorini eleganti.» - «Signore!» a questo punto Louis perse la pazienza «Non sono il tipo di giovane che tormenta un uomo rispettabile.» esplicitò «Vi prego di comprendermi: non posso accettare!» esclamò con rabbia.
Si voltò e si diresse verso la porta col desiderio irrefrenabile di sbattersela alle spalle. Poi ci ripensò e tornò per un secondo a guardare l’uomo ancora inginocchiato accanto al tavolo da pranzo.
«Inoltre,» aggiunse «siete basso, brutto e viscido: uomo o donna che sia, sarebbe un’insopportabile vergogna sposarvi.».
La porta dell’anticamera si spalancò, rivelando lo sguardo sconvolto di sua madre, le risate di sottofondo delle sorelle minori e il sorriso lievemente compiaciuto di suo fratello. Georgia, come sempre, rimase pressocché impassibile.
Louis, però, era già lontano: aveva spalancato il portoncino d’ingresso e si era diretto a passo di marcia in cortile.
«Cocciuto, folle ragazzino.» sibilò la madre a denti stretti prima di precipitarsi dietro al figlio.
«Non vi preoccupate, signor Winston-Collins:» urlò sbrigativamente al parente che si era affacciato in veranda «porremo rimedio a questo piccolo inconveniente subito!».
Le oche da cortile scapparono al suo passaggio, mentre la donna correva come una furia, alzando polvere e facendo svolazzare le gonne ad ogni passo. Fece una ventina di metri, ma il figlio era già lontano, così tornò arrancante verso casa.
«Signor Tomlinson-Bennet.» chiamò il marito, a corto di fiato, una volta rientrata.
«Signor Tomlinson-Bennet, siamo nello scompiglio!» esordì quando lo raggiunse nel suo studio «Dovete costringere Lou a sposare il signor Winston-Collins!» lo implorò.
Il marito la guardò confuso.
«Il signor Winston-Collins ha fatto la proposta a Lou.» si affrettò a spiegare la donna «Lui dichiara di non volerlo! E il pericolo ora è...» aggiunse sottovoce, la signora Tomlinson-Bennet, adocchiando il parente, fermo in corridoio «che sia il signor Winston-Collins a non volere più Louis.».
«E io che cosa dovrei fare?» le chiese l’uomo, come sempre divertito dai modi teatrali della moglie.
«Venite a parlargli!».
Il signor Tomlinson-Bennet tentennò, per nulla estasiato all’idea.
«Subito!» aggiunse, però, la moglie con il consueto tono da “Apocalisse imminente”.
L’uomo sospirò e la seguì.
Trovarono Louis ai margini della tenuta, accanto al lago dove solevano trascorrere alcuni pomeriggi estivi.
«Ditegli che voi insistete affinché si sposino.» ordinò subito la signora Tomlinson-Bennet al marito.
«Papà, vi prego.» lo implorò il giovane.
«Avrai questa casa!» urlò la madre - «Non posso sposarlo.» spiegò Louis - «E salverai le tue sorelle e tuo fratello dalla miseria.» aggiunse - «Non posso.» tentò ancora, ma la madre non lo ascoltava - «Ora tornerai indietro e gli dirai che hai cambiato idea.». - «No.» - «Pensa alla tua famiglia!» sbraitò ancora la donna.
«Non potete costringermi.» emise con forza il giovane.
«Signor Tomlinson-Bennet, ditegli qualcosa!» ringhiò contro il marito.
L’uomo fu preso in contropiede.
«E così...» asserì mentre la moglie borbottava improperi verso il figlio in sottofondo «tua madre insiste nel volerti marito del signor Winston-Collins.» - «Sì, o non vorrò più vederlo.» confermò la signora Tomlinson-Bennet.
Il marito la osservò per un istante aggirarsi attorno a lui, poi si decise.
«Bene, Lou.» asserì «Da oggi in poi sarai estraneo a uno dei tuoi genitori.» - «Chi ti manterrà quando tuo padre sarà morto?» sbraitò ancora la donna, interrompendo a metà il discorso dell’uomo - «Tua madre non vorrà più vederti se non sposi il signor Winston-Collins...» proseguì imperterrito l’altro, mentre Louis lo osservava in attesa, «e io non vorrò più vederti se lo sposi.» concluse infine.
«Che cosa?!» esclamò la moglie sconvolta, ma il figlio aveva già ringraziato il padre di tutto cuore e stava tornando verso casa, quasi fuggendo dalle urla della madre.
Il signor Tomlinson-Bennet non volle sentire ragioni e si ritrovò a fissare il lago di fronte a sé, mentre la moglie riempiva l’aria di altre grida.
«Figlio ingrato!» diceva «Non ti rivolgerò mai più la parola!» aggiunse correndogli dietro, per poi ricominciare a disquisire a proposito dei suoi nervi e di come soffrissero a riguardo.
Louis la ignorò e si precipitò in casa alla ricerca del fratello.
«Zy!» lo chiamò addentrandosi nei corridoi.
Lo trovò seduto sulla scala, attorniato dalle due sorelle minori.
«Cos’è capitato?» gli chiese il castano, quando notò la lettera che il fratello aveva tra le mani.
Un’altra sventura. Come se quel giorno non ce ne fossero state a sufficienza.
Zayn aveva ricevuto una lettera da Netherfield Park e non portava buone nuove.
 
****
 
«Non capisco cosa lo allontani da Netherfield.» esordì Louis quando, quella sera, riuscì a trovare un momento di tranquillità con suo fratello.
«E perché non dovrebbe sapere quando tornerà?» aggiunse.
Erano nella stanza che condividevano, le candele accese e la finestra spalancata a far entrare l’aria frizzante della notte. Il castano la chiuse e recuperò alcuni vestiti del fratello per depositarli nel baule da viaggio che lo stava aiutando a preparare.
Quando tornò verso il letto, Zayn gli stava porgendo la lettera.
«Leggi, non m’importa.» gli disse il moro.
Louis prese il foglio senza staccare gli occhi dal fratello, sempre a pronto a restituirglielo qualora vi avesse notato segni di pentimento. Non trovandoli, si avvicinò alla candela.
«“Il signor Styles-Darcy è impaziente di rivedere sua sorella» lesse velocemente «e noi non siamo meno smaniosi di lui.» girò il foglio e proseguì «Davvero non credo che Gemma Styles-Darcy abbia chi la equagli per bellezza, eleganza e compitezza, al punto che spero un giorno di averla per cognata.”».
«Non è abbastanza chiaro?» chiese Zayn, retorico.
Louis lanciò la lettera sul letto e il fratello la riprese.
«Eleanor ha visto che suo fratello è innamorato di te e l’ha portato via per cercare di dissuaderlo.» esplicitò Louis, mentre metteva tre paia di pantaloni nel baule e si avviva verso il corridoio alla ricerca delle scarpe di vernice del fratello.
«Ma io so che lei non farebbe mai volontariamente del male a qualcuno.» ribatté Zayn, fermamente convinto della sua visione.
Louis gli lanciò uno sguardo sconvolto dalla porta, perché era inconcepibile il fatto che suo fratello non riuscisse a vedere l’ovvietà della situazione. Alla fine, però, decise di tornare a concentrarsi sulle scarpe e sparì in corridoio.
«Piuttosto è lui che non mi ama e non mi ha mai amato.» aggiunse il moro, rigirandosi la lettera tra le mani.
«Ti ama. Non ti arrendere in questo modo.» ribatté perentorio il minore.
«Va’ dai nostri zii a Londra.» gli disse poi, ricomparendo dal corridoio con le calzature che cercava «Fa’ sapere che sei lì: sono sicuro che verrà a cercarti.» gli ripeté ancora, come aveva fatto per tutta la giornata.
Zayn lo guardò poco convinto, ma aggiunse comunque un’altra camicia al baule e lo chiuse con un sospiro. Louis lo abbracciò per tranquillizzarlo.
 
****
 
L’indomani, Zayn partì di buonora alla volta della capitale.
«Saluta mia sorella.» urlò la madre mentre sventolava un fazzoletto in direzione del figlio «E cerca di non essere di peso, caro.» aggiunse quando ormai il calesse era già al cancello.
«Povero Zayn.» commentò il padre rivolto all’altro figlio, accanto a lui sulla veranda, «Eppure...ad un ragazzo da marito piace di tanto in tanto avere delle pene d’amore: è qualcosa a cui pensare e una sorta di distinzione...tra gli amici.».
«Di certo si risolleverà.» ribatté il figlio.
«Ora tocca a te, Lou.» lo rimbeccò con ancora lo scalpiccio del calesse in sottofondo «Hai rifiutato Collins, sei libero di farti...deludere da qualcun altro.».
Poi si voltò a guardarlo.
«E questo signor Horan-Wickham?» indagò «Ѐ simpatico e mi pare che potrebbe servirti a dovere.».
«Padre...» tentò di fermarlo Louis, ma non ci fu verso.
«E hai una madre affettuosa che saprà...valorizzare la cosa.» aggiunse infatti con fare allusivo.
Louis rimase a fissarlo mentre si allontanava e non riuscì a trattenere un sorriso imbarazzato.
 
****
 
Fu quel pomeriggio che Louis ricevette l’ultima notizia inattesa di quei giorni.
Stava leggendo all’ombra del portico, quando Simon Cowell-Lucas comparve nel suo campo visivo.  Il giovane Tomlinson-Bennet posò più che volentieri la sua lettura per sorridere all’amico.
«Simon!» lo salutò invitandolo a sederglisi accanto. Il giovane però rifiuto.  
«Mio caro Louis,» esordì l’ospite «Sono venuto a darti una notizia: il signor Winston-Collins ed io...ci siamo fidanzati.» annunciò con un sorriso radioso.
Louis non era del medesimo avviso.
«Fidanzati?» ripeté infatti con l’aria sconcertata.
«Sì.» rispose semplicemente l’amico.
Il giovane Tomlinson-Bennet posò il libro sul tavolino lì accanto e aggrottò le sopracciglia.
«Per sposarvi?» chiese ancora.
«Sì, chiaro, Lou: a cos’altro può portare un fidanzamento?». Simon iniziava a diventare irrequieto. 
Louis non poté che fissare l’amico con un’espressione carica di disappunto. 
«Per l’amor del cielo, Lou, non mi guardare in quel modo. Non vedo perché non dovrei essere felice con lui come con chiunque altro.».
«Ѐ un uomo grottesco!» fece presente il giovane Tomlinson-Bennet con ovvietà.
«Taci!» lo zittì l’amico «Non ci possiamo tutti permettere di essere romantici.» emise con fare rassegnato «Mi è stata offerta una comoda dimora e protezione. E ho molto di cui essere grato.» - «Simon!» tentò d’interromperlo Louis - «Ormai ho 27 anni.» proseguì il giovane «Non ho patrimonio, né prospettive.» aggiunse con un sospiro «Per i miei genitori sono già un peso.».
Poi si fermò, guardando l’amico negli occhi.
«E questo mi spaventa.» aggiunse in un sussurro.
Louis stirò le labbra in una linea sottile.
«Quindi non giudicarmi, Lou. Non osare giudicarmi.» fu l’ultima cosa che disse l’amico, prima di voltarsi ed andarsene.br />  




NOTE FINALI  
Non è ancora venerdì! Sono ancora in orario! Mancano solo...41 minuti alla mezzanotte, ma SONO IN ORARIO! 

Comunque...che ne pensate della piccola aggiunta "alla Louis" sul finale della proposta di matrimonio? Ho sempre pensato che Elisabeth avrebbe voluto dire molto di più, perciò...
😎 😎

Fatemi sapere e...vi aspetto giovedì prossimo
xoxo 

 
  
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