Giochi di Ruolo > D&D - Forgotten Realms
Segui la storia  |       
Autore: NPC_Stories    18/01/2022    2 recensioni
O come Dora e Rupert Honeycomb sono sopravvissuti alla propria infanzia.
Grossomodo.
Genere: Commedia, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: Dira_
Genere: introspettivo




Partenze e nuovi inizi



Una locanda vicino a Secomber, Anno 1364. Poco prima della primavera.


Era arrivato il momento di lasciare la Locanda dell’Orso. Succedeva ogni anno da sei anni, ma stavolta per i gemelli Honeycomb era diverso.
Quello sarebbe stato l’ultimo inverno che avrebbero passato lì; con l’arrivo della primavera Dora sarebbe andata a Waterdeep a studiare da chierica e Rupert sarebbe tornato alla fattoria per lavorarvi a tempo pieno.
Sarebbe cambiato tutto.
Dora si sentiva divisa a metà mentre, in dormitorio, preparava la sacca sua e degli altri fratelli per la partenza; da una parte era entusiasta all’idea di aprire quel nuovo capitolo della sua vita. Andare a studiare in una grande città, nel tempio di Lathander più importante della regione… seguire il suo sogno di aiutare la gente sotto lo sguardo radioso del suo dio!
Dall’altra… non sarebbe più stata Dora della fattoria Honeycomb, non avrebbe più dovuto lavorare nei campi, curare le arnie, aiutare la mamma a casa e badare ai suoi fratelli, grandi e piccoli. Non avrebbe più dovuto rendere conto a suo padre.
Strinse la cinghia della sacca con un sospiro.
Non avrebbe più visto Tinefein.
Le guance, quasi a comando, le avvamparono e ricacciò quel groviglio confuso di emozioni da dov’era arrivato, perché Rupert era accanto a lei che faceva palleggiare annoiato una vecchia palla di stracci e non era il caso se ne accorgesse.
Non sarò più l’allieva di Tinefein.
Tinefein era stata, assieme a Tek’ryn, la sua mentore. Ma se Tek era l’insegnante di tutti i ragazzini dell’inverno, Dora considerava Tinefein come solo sua. Anche perché non è che avesse altre allieve.
Perché erano maestra e allieva, ecco. Al massimo amiche. Quegli altri pensieri che aveva da due inverni a quella parte, dovevano finire spinti giù in un buco profondissimo dentro di lei.
Strinse di nuovo la cinghia e metà della roba nella sacca uscì fuori con un'esplosione di vestiti e mutande. Rupert si voltò di scatto, ridendo. “Ehi, è un nuovo gioco?”
“Ma che gioco… ho stretto troppo,” mugugnò raccogliendo un paio di camicie.
Rupert le si avvicinò inclinando la testa da un lato come un gufo scemo. Era il suo modo di indagare l’animo altrui. “Vuoi una mano?”
“No, faccio da sola.”
Rupert aprì la bocca per dire qualcosa, ma non gli diede il tempo. “Non hai altro da fare che darmi noia? Va’ a giocare fuori prima di rompere qualcosa!”
“Va beeeene…” l’altro alzò gli occhi al cielo, afferrò la palla e si diresse ciondolante verso la porta. Si fermò però sullo stipite. “Hai una faccia strana.”
“Va’ fuori!” quasi gridò. Rupert fece un saltello sorpreso, una linguaccia ma finalmente se ne andò.
Dora diede un calcio al pagliericcio, ma poi finì per gettarcisi sopra e seppellire il viso contro il cuscino. Si sentiva un'idiota. Stava per affrontare un nuovo inizio, e i nuovi inizi erano sempre positivi. Perché allora non era felice?

Il giorno della partenza era arrivato, e Dora e i fratelli erano nella rosa di chi avrebbe preso il primo carretto. La giornata era il preludio di una splendida primavera, ventosa, limpida e con il profumo dei primi fiori a spandersi nell'aia.
Dora aiutò Rupert a caricare i loro pochi bagagli sul carretto e poi si voltò verso la locanda, che quel giorno splendeva ai raggi del sole. Da dentro si udivano gli schiamazzi degli altri bambini, e da qualche parte esplose uno scoppio di risate. Dora percepì lo stomaco stringersi in una morsa.
“Fate buon viaggio,” disse Krystel, che era venuta ad accomiatarsi e forse anche ad assicurarsi che non dessero fuoco o distruggessero qualcosa nei preparativi - un'ipotesi non lontana dal reame delle possibilità se c’erano gli Honeycomb di mezzo.
Avevano già salutato tutti gli occupanti e villeggianti della locanda, chi con abbracci, chi con strette di mano o semplici cenni. Si erano accomiatati da Tek’ryn e Amber a colazione mentre avevano incrociato Luel per i corridoi; il mezzo-fatato come al solito aveva sparato una delle sue cattiverie e lui e i gemelli si erano detti addio con una reciproca sfida di gestacci.
Dora però non aveva salutato Tine; ad essere onesti l’aveva accuratamente evitata per tutta la giornata precedente… e per quella ancora prima.
Era da maleducati, ma non era riuscita a varcare il cortile che separava la locanda dall’infermeria. Ogni volta che aveva provato era stato come se un incantesimo blocca persone le avesse incollato i piedi a terra.
Se la saluti sarà un addio.
“Tornateci a trovare. Siete sempre i benvenuti.”
Dora si morse le labbra e fu Rupert, saltando giù col carretto, a rispondere per lei. “Sicuro Kry! Dora sarà troppo occupata a fare la dama di città, ma io verrò tutti gli inverni!”
“Magari non tutti,” scherzò Krystel, ma neanche troppo. “Saltane pure qualcuno.”
“Ma come?!”
“Grazie di tutto,” mormorò Dora con un groppo alla gola che non la faceva quasi parlare. “Mi saluteresti Tinefein… per favore?”
Krystel inarcò le sopracciglia e fece per rispondere, quando Tinefein apparve alle loro spalle. “Direi che non ce n’è bisogno,” commentò la strega con un sorriso mentre Dora sentiva la faccia andare in fiamme.
Brutta idiota, è dovuta uscire lei per venirti a salutare! Sai che non le piace allontanarsi dall’infermeria. Sarà di sicuro arrabbiata!
Alzò lo sguardo, ma Tine… era Tine. Le restituì un sorriso gentile e segnò con le dita: §Fate buon viaggio. Fatti onore nella grande città.§
§Scusa se non ti ho salutato§
sbagliò sicuramente qualche segno per l’agitazione, ma l’altra capì il senso generale perché si strinse nelle spalle.
§Sono venuta io, non è un problema.§
Attorno a loro Rupert litigava con i fratellini per farli rimanere sul carro, il carrettiere chiacchierava con Krystel e Dora sentiva l’ansia bloccarle il petto.
Non me ne voglio andare. Non voglio smettere di essere la tua allieva. Voglio che tutto rimanga com’è.
La locanda era il suo luogo sicuro, dove c’erano persone che conosceva da una vita. Dove Krystel si assicurava che non morissero, dove Tek insegnava loro i fatti del mondo, dove Luel la prendeva in giro e dove c’era Tine. E lei stava abbandonando tutto quello per l’ignoto.
Era stato un errore scegliere di diventare chierica così lontano da casa. Forse avrebbe dovuto chiederle di prenderla davvero come apprendista, e rimanere lì per sempre… al sicuro.
Non voglio che le cose cambino! Non voglio andare via!
Una mano sulla sua spalla la fece sobbalzare. Alzò il viso e Tinefein la stava guardando con espressione carica di affetto. §Andrà tutto bene. Diventerai una brava chierica e guaritrice per il tuo dio. Sono orgogliosa di te. Non dimenticarti di noi.§
La lingua dei segni di Tinefein non era fatta per esprimere concetti lunghi, o particolarmente emotivi. Però bastò.
Dora le gettò le braccia al collo scoppiando a piangere e, dopo una breve esitazione, la drow ricambiò l’abbraccio. Da quando era così piccolina? si interrogò Dora… Da quando l’aveva superata in altezza?
Forse era davvero arrivato il momento di andare.
Grazie. Grazie di tutto Tinefein. Ti voglio bene.
Dora non avrebbe mai voluto lasciare la presa, ma ovviamente doveva.
Anche perché alle sue spalle sentì un grido. Era il carrettiere.
“Ragazzino, molla subito le redini!”
“GLI ADDII SONO PER PERDENTI!” berciò Rupert, in piedi sulla cassetta e con le redini in mano. Diede un energico strattone e il mulo nitrì selvaggiamente e partì al galoppo, lasciando il carrettiere, Dora e le due drow in una nuvola di polvere. Da lontano si udì partire un coro di squillanti voci infantili. Erano Bruce e i gemelli Thom e Teo, i suoi fratellini.
“Osteria numero mille! IL MIO CAZZO FA SCINTILLE!”
“ARRIVO MONDO DEGLI ADULTI!”
“Ma porca puttana…” mormorò Dora. Lanciò un’occhiata sbalordita a Krystel e Tine ma le due parevano essersi aspettato quell’ennesimo colpo di follia da parte della sua famiglia. Tine addirittura sbuffò una cosa molto simile ad una risata.
“Credo che dovresti andare Dora,” disse Krystel. “E buona fortuna. Per tutto.”
Mi servirà, pensò Dora inseguendo il carretto che sbandava da tutte le parti tra le urla disperate del povero carrettiere.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > D&D - Forgotten Realms / Vai alla pagina dell'autore: NPC_Stories