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Autore: Giughi10    18/01/2022    0 recensioni
Zelda non vuole che Link la segua. Lui è il simbolo del loro destino intrecciato. Lui è il cavaliere che impugna la spada che esorcizza il male, lei la principessina incapace e viziata.
Link vuole seguire Zelda. Vuole farle capire quanto in realtà siano simili.
[ZeLink]
Fanfiction di: The Legend of Zelda Breath of The Wild
Non si terrà conto degli eventi di Hyrule Warriors Age of Calamity.
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Link, Princess Zelda | Coppie: King of Red Lions/Daphnes Nohansen Hyrule
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quell'inverno era stato particolarmente gelido, la neve morbida e leggera nel giro di una notte diventava solida e scivolosa come ghiaccio. Quando aveva finalmente iniziato a sciogliersi aveva reso le strade dei pantani di fango che si erano asciugati solo quando il sole aveva ricominciato a rafforzare il proprio calore. Gli alberi si erano riempiti di teneri germogli verdi, l'erba aveva ricominciato a spuntare sotto il terreno gelato insieme ai primi fiori. Zelda passeggiava sui bastioni, osservando i cavalieri uscire dal dormitorio per allenarsi. Quelli che pochi anni prima erano bambini ben presto sarebbero diventati adulti. Nei loro volti era visibile la gioia per la primavera, per l'aria fresca di rugiada che veniva gentilmente portata via dai raggi dorati. Presto sarebbero usciti dal castello per continuare l'addestramento nella natura selvaggia di Hyrule: avrebbero imparato a sopportare qualunque condizione meteorologica sfruttando ogni risorsa disponibile. Li invidiava terribilmente: aveva solo visitato la fonte della forza, nella valle di Nordakkala e la fonte del coraggio ad ovest del lago Hylia, nelle terre di Firone ma non si era mai potuta godere il viaggio come avrebbe desiderato. La scorta le impediva di fermarsi e parlare con i viandanti, per timore che potessero farle del male e sostare per osservare i luoghi che oltrepassavano era solo una infruttuosa perdita di tempo, oltre che pericolosa. Aveva comunque imparato ad apprezzare il meglio di quei viaggi: si era abituata alla fatica della cavalcata, alla scarsa compagnia e al paesaggio sfuggevole sotto i propri occhi. La sua attenzione venne richiamata dalle incitazioni dei cavalieri, riuniti in un ampio cerchio. All'interno due sfidanti si affrontavano con spade da addestramento e pesanti scudi di legno. "Che c'è, Link? Hai paura? Attaccami!" Il biondo aveva lo scudo alzato a coprire il busto, le ginocchia pronte a scattare per evitare i colpi dell'altro. Dal suo punto di vista privilegiato la principessa riusciva ad astrarre le dinamiche dell'incontro, ne osservava gli effetti e le cause come avrebbe fatto con il misterioso meccanismo dei Guardiani. Link allo stesso modo studiava il suo avversario con sguardo calcolatore, senza farsi distrarre dal vociare attorno a loro, dagli incoraggiamenti verso il compagno. Zelda aveva compreso all'istante perché i voti andassero a sfavore di Link: era più piccolo di almeno l'intera testa e ben più esile, i suoi movimenti erano visti come codardia in confronto alla spavalderia dell'altro. Bastava osservare attentamente però per rendersi conto che non era affatto così: le schivate erano estremamente precise, quei pochi centimetri per evitare il colpo, mentre lo scudo, tenuto nella destra, veniva sfruttato per ricevere gli urti e deviarli lontano dal bersaglio, disperdendone la violenza. "Smettila di giocare! Dicono che tu sia il miglior spadaccino del regno, dimostralo! Oppure sei un incapace come la principessa?" Il corpo di Link si irrigidì e non riuscì ad evitare al meglio un colpo al fianco sinistro, che lo fece crollare a terra. Si puntellò con la spada per rimettersi in ginocchio, lo scudo abbandonato nella polvere. L'avversario torreggiava su di lui, le braccia lungo i fianchi, i compagni che esultavano. Link lasciò cadere l'arma e poggiò la mano sinistra sul livido. Appena il ragazzo si voltò per accogliere i giubili, scattò in piedi e lo colpì al collo con il palmo aperto. Il dolore improvviso gli fece perdere il respiro, mentre il biondo gli afferrava un polso e lo torceva, portando poi il braccio dietro la sua schiena e facendo forza sulla spalla. Il corpo muscoloso che fino a qualche istante prima si ergeva eretto e fiero ora era costretto a piegarsi per evitare che il polso venisse rotto o la spalla slogata, il respiro ansimante. Era calato un silenzio pesante, dove si sentivano solo i lievi gemiti del ragazzo intrappolato. Link lentamente guidò il suo corpo, ruotandolo per accogliere la presa anziché respingerla e prendendo, stavolta gentilmente, il polso libero gli mostrò come liberarsi. Raccolse le proprie armi ed uscì dal cerchio, i ragazzi che gli facevano spazio. 

Si lasciò cadere distesa sul letto. Non era riuscita a togliersi dalla mente lo scontro di quella mattina, aveva continuato a ripercorrerne i passaggi, sviscerandoli. Non a caso Link era ritenuto il miglior spadaccino di Hyrule: aveva indubbiamente un corpo e una mente saldi, concentrati e reattivi. Si guardò le mani: "Perché lui riesce ad essere perfetto e io..." Sospirò, stringendosi e rannicchiandosi su un fianco. Si immergeva nelle fonti sacre da quando era una bambina e in tutti quegli anni non era riuscita a sentire alcuna energia spirituale dentro di sé. Nulla che potesse nemmeno somigliare al potere delle sacerdotesse della dea. A causa sua avevano dovuto iniziare a studiare piani alternativi per sconfiggere la Calamità, rinvenendo i Guardiani e i Colossi Sacri. Lei si era presa l'incarico di trovare quattro Campioni per guidare quelle enormi bestie meccaniche. Aveva pensato a lungo a chi scegliere e sicuramente non aveva dubbi su chi avrebbe custodito e pilotato l'errante Vah Naboris. Sorrise pensando ad Urbosa: quella donna era stata un rifugio sicuro per lei, un'isola protetta e felice, dove lei poteva essere solo Zelda, la sua adorata principessina. Lei era l'unica in cui non avesse mai sentito rimprovero nella voce o delusione nello sguardo, dalla matriarca delle Gerudo aveva ricevuto solo comprensione e amore. Avrebbe tanto desiderato parlarle, magari su una delle terrazze di Naboris mentre questo vagava nel deserto, la luce della luna che rendeva la sabbia d'argento. Ma non poteva permetterselo: doveva pregare e trovare il modo di risvegliare il potere della dea. Cercò di addormentarsi ma non ci riuscì. "Perché devo ancora pensare a lui? Non è già abbastanza l'umiliazione che provo senza paragonarmi a lui? So di essere incapace, non serve che ci sia anche lui a rivangare il concetto con la sua perfezione!" Zelda si mise a sedere: "Ma cosa sto pensando? Link fa solo il suo dovere, perché dovrei prendermela con lui?" Lo sapeva perfettamente che quei pensieri erano illogici, eppure non poteva trattenersi dal provare gelosia. Quel giorno di quasi dieci anni prima suo padre aveva rivolto le condoglianze a Link, solo a lui. Non a tutte le famiglie che avevano perso una persona cara. A lei aveva ordinato trattenere le lacrime perché non doveva mostrarsi debole, perché doveva essere un esempio per gli altri, lei una bambina di cinque anni. Solo a Link aveva mostrato dispiacere, solo a quel giovanissimo scudiero. Perché non aveva avuto una sola parola d'affetto per sua figlia? "Ah, mio padre. Sono certa che preferirebbe avere lui come figlio, non me. Sono solo capace di deluderlo, non sono l'erede che desidera. Invece Link è perfetto, da sempre. Lui non aveva gli occhi rossi, non piangeva, ha sopportato tutti gli allenamenti ed è diventato sempre più bravo, senza mai cadere! Io invece ho buttato anni della mia vita e non ho ottenuto nulla, se non lo scherno di tutti e l'odio di mio padre. Perché dovrei rimanere qui? Cosa mi trattiene? Un dovere che non riesco a rispettare in alcun modo? Anche se scoprissi di avere altre doti sarei considerata incapace. Meglio andarsene allora." Si alzò e si vestì, silenziosamente. Procedette in punta di piedi lungo i corridoi, nascosta nella penombra. Uscì nel cortile dove erano situate le stalle. Vi entrò e prese il proprio cavallo, carezzandolo sul muso. Dei passi dietro di lei la fecero sobbalzare mentre cercava di sistemare i finimenti sull'animale. "S-sei tu! Vattene via, non ti voglio qui." Il ragazzo si avvicinò e finì di sellare la giumenta, carezzandola poi sul muso. Si avviò ad un box vicino e prese un giovane stallone. Zelda notò che sulla sella il ragazzo stava allacciando delle borse. "Quindi vuoi venire con me?" Lui annuì. "Te lo ha chiesto mio padre?" Ricevette un cenno negativo. "Dovrei crederti?" Le sorrise divertito e si chinò. Prese da uno zaino degli stracci e li legò sotto gli zoccoli dei due animali. Quando li condusse fuori non fecero alcun rumore. Zelda lo seguì verso la porta di servizio da cui arrivavano i rifornimenti e montò in sella, tolta la stoffa. Link la guardò e diede un colpo di redini: iniziò a galoppare giù per l'altura, verso la piana. Venne affiancato prontamente dalla principessa. Il biancore lattiginoso della luna rendeva tutto immobile e quieto, si sentiva solo il vento muovere lentamente le fronde degli alberi e il fiume che convogliava lentamente nel mare. Zelda non si era mai sentita più libera: sentiva i muscoli resistenti della giumenta sotto di sé guizzare ad ogni falcata e la sua lunga criniera le frustava delicatamente le guance. Non si voltò nemmeno un istante verso il suo accompagnatore: quella notte esistevano solo lei e lo sconfinato mondo argentato. 

 

   
 
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