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Autore: Nihal07    24/01/2022    1 recensioni
[KakaSaku, Anti SasuSaku] E se raggiunto il tuo obiettivo, questo rivelasse un futuro incerto? Se le tue aspettative si rivelassero il risultato di una corsa senza mai aver guardato per davvero l'orizzonte? Ora Sakura deve scegliere: percorrere la strada precedentemente segnata dal passato o scoprire un sentiero tutto nuovo? La guerra le permetterà di ricominciare.
Genere: Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Incontro


Quel “qualcosa da bere” divenne una cena. Sakura mise subito in chiaro quanto odiasse cucinare. Optò per qualcosa di semplice e poi un the per aiutare la digestione. Kakashi la osservava, come si muoveva in casa sua, così sicura e delicata… Tranne quando mescolava e sbatteva il cucchiaio contro la pentola imprecando perché del riso si era attaccato sul fondo. Sakura profumava di quotidiano e lui non si soffermava ad osservarne la bellezza da molto tempo.
Quando ebbero finito di cenare, Kakashi spreparò la tavola e la rosa andò a cambiarsi, vestendosi più comoda: “I piatti rimangono lì, sappilo. Non scapperanno domani mattina.” Gli sporse una tazza di the che aveva appena versato e si sedette sul divano di fianco a lui. “Mi ha fatto piacere che tu ti sia aperto con me oggi. Non me l’aspettavo. E mi colpisce ancora di più il fatto che dopo quello che hai passato, sei rimasto fedele a te stesso. Non hai scelto di seguire la via del rancore o della vendetta.”
Kakashi le sorrise: “Nulla di più eroico di ciò che le persone normali fanno ogni giorno”.
Sakura riflettè su ciò che aveva appena detto. In un certo senso era vero. Tutti abbiamo dei motivi per mollare e dedicarci al male o all’indifferenza… Però cerchiamo di vincere contro noi stessi, scegliamo che bestia nutrire.
“Sai, quando ero più giovane, ho perso così tante persone a me care e odiavo l’idea che loro avessero uno scopo nella vita, stroncato così brutalmente dalla loro morte. Minato aveva una famiglia che amava, Obito sognava di diventare Hokage, Rin era così altruista, determinata. Io invece non pensavo ad altro che ad essere migliore di mio padre, il quale aveva avuto il coraggio di preferire la sua reputazione a suo figlio…” Prese la tazza a due mani e osservò le lievi increspature che si formavano sulla superfice del the. “Io ero l’unico ad essere rimasto in vita e ad aver perso tutto, senza avere più nulla per cui combattere. Perché ero vivo?” Fece una pausa per raccogliere i pensieri poi continuò: “Capii più tardi che tutto quel dolore era il frutto di un amore immenso che avevo ricevuto senza nemmeno accorgermene. Non potevo lasciare che venisse perso.” Alzò lo sguardo verso Sakura: “E poi siete arrivati voi ed i vostri problemi… E mi avete fatto rivivere quelle idee, quella speranza, quei valori che pensavo di aver sepolto da qualche parte, così infondo da dimenticarmene.” Bevve un sorso di the, rimettendosi subito a posto la maschera: “E infine eccomi qui, ad annoiarti con un fiume di parole.” Sorrise dolcemente, un sorriso che toglieva il fiato. Perché erano i suoi occhi a parlare e Sakura ne era affascinata.
Lo guardò intensamente per un attimo, poi sbattè infastidita la tazza da the sul tavolino davanti a lei. “Ora basta.”
Kakashi trasalì non aspettandosi quella reazione. “H-Ho fatto qualcosa che non dovevo?”
Sakura si alzò in piedi ed iniziò a gesticolare: “Si, qualsiasi cosa. Il modo in cui parli, ti comporti, tutta questa aria da uomo vissuto, misterioso, e così dannatamente coinvolgente.”
L’Hatake era disorientato. Lo stava rimproverando? Si stava complimentando con lui? L’avrebbe preso a pugni da un momento all’altro?
La ragazza si avvicinò, mettendosi davanti a lui: “Ho cercato di non darci più credito del dovuto, di essere ironica, carina e allo stesso tempo distaccata. Ma non ci riesco. Sei troppo, tutto questo lo è.”
La rosa indicò il contesto e Kakashi fissò il suo the: cosa c’era lì dentro? Avrebbe fatto lo stesso effetto anche a lui?
“Non posso continuare a fare finta di niente, probabilmente prima o poi rovinerei le cose, farei qualcosa di sbagliato perché io mi lascio trasportare. Quindi tanto vale sbagliare fin da subito, almeno risparmieremo tempo.”
La ragazza si sporse verso Kakashi e prese la tazza che aveva in mano appoggiandola sul tavolino. Lui seduto, lei inclinata verso di lui, le mani appoggiate sulle sue ginocchia. Perché questa cosa spaventava ed eccitava l’Hatake allo stesso momento?
Imbarazzata, Sakura abbassò lo sguardo. L’uomo fece per dire qualcosa ma la ragazza lo zittì, fissando i suoi occhi verdi in quelli di lui. “Ora farò una cosa che potrebbe sembrare avventata… E potrebbe farti scappare da quella porta…” Lo disse avvicinandosi, abbassando sempre più la voce fino a farla diventare un tiepido sussurro: “Ma da quando hai iniziato a parlare…” Gli accarezzò il volto, afferrando un lembo della maschera e abbassandola: “L’unica cosa che mi è passata per la mente è stata questa…”
Le labbra di Sakura incontrarono quelle di Kakashi che non provò a spostarsi nemmeno di un millimetro, tra lo stupore e il fascino esercitato dalla ragazza in quel momento. Sentì le mani di lei accarezzargli il collo, ed istintivamente appoggiò le sue sui fianchi della rosa. Decise di rischiare, di esporsi di più, di farle capire che non voleva che la cosa si fermasse. Il fatto che Sakura avesse fatto il primo passo, lasciava un’ampia gamma di possibilità da esplorare. La presa ai fianchi si fece più solida e l’uomo l’accompagnò verso di lui. La rosa si mise a cavalcioni sopra le sue gambe e il bacio si fece più profondo ed insistente fino a quando Sakura non decise di staccarsi, sistemandosi i capelli che le erano scivolati davanti agli occhi con un gesto semplice e provocante. Si prese qualche istante di silenzio per guardarlo negli occhi e accarezzargli le labbra, seguendone i lineamenti. “Ti direi che mi dispiace, ma non è così. Lo rifarei, di nuovo.”
Kakashi le sorrise: “Rifallo, allora.” Per quello che lo riguardava, poteva fare tutto ciò che voleva.
Sakura si appiattì su di lui, prima baciandolo sulle labbra, poi sul collo. Le sue mani cercarono la maglietta dell’uomo e pian piano gliela sfilarono. L’Hatake era terribilmente curioso di vedere dove sarebbe arrivata ma era determinato a non valicare confini troppo precoci. Infondo, era un gentiluomo. Niente lo avrebbe distratto da… “Argh”. All’improvviso inclinò la testa all’indietro, chiudendo gli occhi e trattenendo il fiato. Sentì l’indice della ragazza sfiorargli la lunga cicatrice che gli attraversava il petto da parte a parte in diagonale. Risaliva alla guerra e forse era la più recente, non era ancora sbiadita del tutto. Al tocco delle sue dita, seguiva quello delle sue labbra, e più si avvicinava alla fine, più il corpo di Kakashi si irrigidiva e la voce gli moriva in gola. In quelle condizioni, non sarebbe riuscito a dirle di fermarsi, la parte più irrazionale di lui aveva preso il controllo. Ad un tratto però, tornò a respirare. La sua pelle aveva smesso di attendere, di prevedere il passo successivo delle labbra di Sakura. Questa si era riportata al livello del suo volto e gli sorrideva: “Non avrai pensato superassi il confine.” Di quale tipo di confine parlava? Perché per come la vedeva lui, quella sera, l’aveva superato eccome.  “Assolutamente no.” Poi le sorrise ironico: “Se vuoi che ai tuoi occhi rimanga un uomo giusto e retto, non pormi domande del genere.”
La ragazza rise ma l’Hatake dovette fermarla, appoggiandole delicatamente una mano sul collo: “Ora ti prego, scendi da qui. Rimango pur sempre un uomo.” Sakura arrossì e si scostò da Kakashi, porgendogli la maglietta. “Puoi rimanere se vuoi”.
L’uomo si rivestì e rispose con tranquillità: “Hai uno spazzolino in più?”
La ragazza ci pensò: “Credo di si. Devo averne acquistato uno in più in caso di necessità. È rosa, spero non ti dispiaccia.” Kakashi negò con la testa: “Rosa mi piace.”
 
Quella notte, Kakashi rimase a dormire da lei. Non successe nulla, se non la cosa più bella che in quel momento del loro incontro potesse succedere. Sakura passò la notte rannicchiata contro di lui, tra le sue braccia che la stringevano. Quel momento, pelle contro pelle, la condivisione di quel tiepido calore, le dava pace, serenità. Poche ore e sarebbe finito, con la speranza di poterlo ritrovare il giorno dopo.
  
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