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Autore: Marilu2003lulu    24/01/2022    0 recensioni
Inghilterra, inverno 1940. Due giovani e ardimentosi piloti dell'aviazione militare britannica, Edward Jones ed Albert Smith, trascorrono le loro giornate abbattendo aerei da caccia tedeschi, facendo a gara a chi ne colleziona di più. I due sono legati da un indissolubile sentimento di amicizia e stima reciproca, e condividono la dura vita del campo sostenendosi e spalleggiandosi a vicenda. Ma quando un Messerschmitt tedesco viene abbattuto a poche centinaia di miglia dal campo, i due dovranno fare i conti con una serie di complicanze suscitate dagli occupanti di quell'aereo, che metteranno a dura prova le loro vite..
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
Capitoli:
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Friedrich aprì gli occhi. Un fiotto di luce solare penetrava dalla finestra illuminandogli il volto pallido, mentre il russare impellente di Stefan, suo fratello, lo faceva gradualmente tornare al mondo reale, ricordandogli che no, non era estate, non si trovavano nella loro magione di campagna, e, no, quella non sarebbe stata una magnifica giornata, all'insegna di cavalcate nei boschi e passeggiate all'aperto.
Scostò velocemente le coperte, toccandosi la fronte imperlata di sudore e provando, allo stesso tempo, un fortissimo desiderio di tornarsene a dormire. Era, infatti, decisamente stanco. Quella notte non aveva riposato adeguatamente, era rimasto sveglio sino a notte fonda a riflettere su una quantità eccezionale di cose, e quando finalmente era riuscito ad assopirsi pochi minuti, il maledetto trillo del campo aveva iniziato a risuonare, facendolo sussultare incredibilmente.
Stefan, come al solito, non si era accorto di nulla, e ciò lo provava il fatto che continuava a persistere in quel meraviglioso stato di incoscienza. Friedrich voltò leggermente lo sguardo nella sua direzione, e notò un ragazzo dalla carnagione notevolmente chiara, con dei lineamenti angelici, i capelli chiarissimi e l'espressione serena e priva di turbamenti. Stefan aveva tre anni in meno rispetto a lui, e non gli era propriamente fratello ma semplice fratellastro, figlio del padre, avuto con un'altra donna. Friedrich, negli anni dell'adolescenza, non era mai arrivato a provare una sincera antipatia nei suoi confronti, ma era consapevole del fatto che non gli andasse a genio. Quando il padre, occasionalmente, andava a trovarlo e portava anche il figlio, Friedrich faceva di tutto per evitarlo e non dargli confidenza. Stefan, infatti, con i suoi modi spontanei ed entusiastici, lo irritava non poco.
Friedrich, contrariamente al ragazzo, era invece introverso, portato più alla riflessione che all'espressione benevola dei propri sentimenti, pacato e a modo, interessato a tutto e a niente in particolare. Trascorreva le sue giornate leggendo e facendo lunghe perlustrazioni in giro per il villaggio. Nulla lo turbava più del dovuto, essendo un attentissimo osservatore preferiva ascoltare che parlare, e la vita, finora, non gli aveva riservato né particolari gioie, né particolari dolori.
Stefan era l'esatto opposto. Lui era un individuo gioioso, solare, estroverso, che parlava in continuazione e mai una volta riusciva a stare zitto, sempre in movimento, con una straordinaria voglia di vivere ed un'incredibile allegria. E, contrariamente a Friedrich, adorava il fratello maggiore. Ogni volta che lo raggiungeva in campagna assieme al genitore era sempre felicissimo di rivederlo, apriva con lui mille argomenti, tentava di intavolare discorsi in ogni momento libero, e, oltre ad ammirarlo e ad aver provato nei suoi confronti un'istintiva simpatia, desiderava anche condividere più momenti assieme a lui. Dunque, quando il padre si era trovato impossibilitato ad andare a trovare il figlio a causa di ingenti problematiche lavorative, Stefan aveva preso l'abitudine di recarvisi ugualmente, da solo. Friedrich all'inizio si era mostrato irritato da quelle continue visite, non sapeva davvero come toglierselo di torno, infatti, nonostante l'indifferenza e la malcelata antipatia, quello sembrava proprio intenzionato ad instaurare un solido legame fraterno. Ed alla fine Friedrich aveva ceduto. Aveva ceduto perché fondamentalmente apprezzava il suo comportamento, quel suo dimostrarsi sempre gentile nei suoi confronti, aveva ceduto perché aveva incominciato a provare tenerezza verso di lui, fino ad essersi reso conto, successivamente, di volergli apertamente bene. I due quindi avevano cominciato a frequentarsi assiduamente, ed erano lentamente diventati inseparabili. C'erano, però, alcuni aspetti della personalità di Stefan che Friedrich proprio non riusciva a farsi andare giù. Detestava l'impulsività del ragazzo, il non pensare alle conseguenze di determinate azioni, ed aveva maturato, a poco a poco dentro di sé, la volontà di proteggerlo. Proteggerlo perché non era assolutamente cattivo, proteggerlo perché, nonostante commettesse errori dettati dalla giovane età e dall'inesperienza, subito dopo era in grado di riflettervi sopra, e comprendere dove avesse sbagliato. Friedrich non si sarebbe mai perdonato di aver permesso che quest'ultimo partisse per il fronte assieme a lui. Né glielo avrebbe mai perdonato il genitore che, alla notizia raccontatagli da Stefan di voler arruolarsi per non lasciare che Friedrich se ne andasse da solo, non gli aveva più parlato per le due settimane successive.
Quando Friedrich aveva scelto di arruolarsi nell'aviazione Stefan si era subito mostrato desideroso di apprendere, casomai avesse dovuto offrirgli manforte nella lotta agli inglesi, ma aveva solo ed esclusivamente ricevuto un secco "no" come risposta. Friedrich infatti non avrebbe mai permesso che quest'ultimo rischiasse la propria vita in circostanze tanto estreme e fondamentalmente sconosciute. Così che Stefan aveva finito per alloggiare nel campo senza rivestire una posizione precisa, schernito dalla maggioranza dei loro commilitoni che non riuscivano a comprendere cosa ci facesse effettivamente lì, visto che non combatteva, non prendeva parte agli assalti, non svolgeva neanche funzioni affidate ad esterni, non faceva assolutamente nulla. Questo faceva soffrire terribilmente Stefan, costretto a perdurare in uno stato in cui non avrebbe voluto minimamente trovarsi, ma l'ostinazione di Friedrich era insormontabile. I due avevano finito per scontrarsi molteplici volte, il primo ostinato a voler volare insieme al fratello per portargli occasionalmente assistenza e allo stesso tempo, anche desideroso di apprendere qualcosa di nuovo, e riteneva che nulla ci fosse di più meraviglioso che librarsi nell'infinità del cielo, non riuscendo completamente a comprendere cosa ci fosse realmente in quella volta celeste, e il secondo caparbiamente deciso a non permettere assolutamente che quello sprovveduto facesse una cosa del genere. D'altronde, Stefan non aveva ricevuto il suo stesso addestramento, raramente aveva guidato per più di una decina di minuti, non conosceva tutti i meccanismi dell'aeromobile, e Friedrich temeva orribilmente che, non appena avesse decretato che il fratello fosse stato pronto per tentare una manovra aerea da solo, avrebbe finito per lasciarci le penne.
Friedrich tirò un profondo sospiro. Era certo che fossero almeno le cinque del mattino, non valeva la pena riprendere a dormire, la sveglia avrebbe suonato fra meno di un'ora. Si sollevò sgraziatamente ed iniziò a stropicciarsi gli occhi per eliminare gli ultimi residui di stanchezza. Quella era un'abitudine rimastagli sin da bambino, ed egli riflettè con un sorriso che non l'aveva mai effettivamente persa del tutto. Nel mentre che afferrava, svogliatamente, la propria uniforme sistemata sul comodino, sentì un brusco movimento provenire dal letto accanto al suo. Stefan si era voltato ed aveva aperto gli occhi. Lo fissava con un'espressione sconsolata, che a Friedrich fece venire la pelle d'oca.
"Buongiorno. Oggi ne inizia un'altra, di giornata, eh?" la tensione di quelle parole era percepibile persino ad un orecchio che non conosceva la situazione che stava intercorrendo fra loro due, e Friedrich sperò con tutto sé stesso che il fratello non iniziasse, come nei giorni precedenti, ad assillarlo con la sua pretesa di volerlo seguire in combattimento.
Stefan continuava ad osservarlo accigliato.
"Sì, hai proprio ragione, un'altra giornata all'insegna della noia e della frustrazione. Per quanto ancora pensi di poter andare avanti così, Friedrich?" il tono del fratello era ostile e con una leggera punta di tristezza, tanto che Friedrich sentì il proprio cuore stringersi nel petto al suono di quelle parole.
Quest'ultimo, in un impeto di rabbia, gettò la canottiera in un angolo della camerata. Gli si avvicinò furente, e, scrutandolo con indignazione, non osò consentirgli di pronunciare un'altra frase.
"Smettila, Stefan. Sono tre mesi che mi stai tormentando con questa storia. Sai perfettamente come la penso. Sei inesperto, non saresti assolutamente in grado di pilotare l'aeromobile come faccio io, non credere che dubiti delle tue capacità, ma non posso lasciartelo fare, per favore. Non stressarmi ulteriormente. Mi rammarico già infinitamente di aver concesso che tu venissi qui, in questo maledetto posto."
Stefan continuò, imperturbabile, ad adocchiarlo con sguardo astioso.
"In effetti, è decisamente meglio stare qui a non fare nulla. Che sciocco che sono. Ed io che mi interstardisco e continuo a persistere nel folle proposito di seguire mio fratello in guerra. Chiunque loderebbe la terra e il mare per trovarsi nella mia attuale condizione, ed io cosa combino? Che idiota. Che stupido idiota sono."
Friedrich abbozzò un sorrisetto malinconico.
"Non lo stai dicendo sul serio, non è così?"
Stefan riprese lo sguardo torvo di qualche attimo prima.
"È naturale che non lo stia intendendo davvero, Friedrich! Credi veramente che io aneli a trascorrere l'intero periodo di guerra in questa dannatissima situazione di stallo? Senza poter fare niente? Senza poter prestare soccorso? Senza poter aiutare, se non te quantomeno i nostri commilitoni, senza potermi rendere utile? Perché diamine mi tieni rinchiuso in questa specie di gabbia dorata? Non sono un ragazzino! Sono un uomo! Decido io cosa è giusto per me. Gli altri mi scherniscono, Friedrich. Forse non te ne sei reso conto in quanto sei eccessivamente concentrato su te stesso, ma io lo noto, lo noto eccome, anche a dispetto del fatto che tali offese non mi vengano rivolte esplicitamente. Come credi che mi senta? Siamo in guerra, Friedrich, in guerra la gente muore, non esistono innocenti, te ne rendi conto? Se non gradisci il mio intervento nei tuoi affari, almeno concedimi l'opportunità di interessarmi a quelli altrui. Te ne prego. Fallo per me".
Friedrich gettò sconsolato il capo all'indietro. Trasse un profondo respiro con l'intenzione di calmarsi, e, soprattutto, di non farsi prendere da una miriade di sensazioni diverse che in quel momento gli invadevano il cuore. Stefan era alquanto restio a credere che, per merito di quel suo sproloquio, il fratello avrebbe cambiato opinione, cosicché si era rifilato testardamente sotto le coperte, senza nemmeno aspettare che Friedrich rispondesse alla sua richiesta. Quest'ultimo gli si avvicinò cautamente e si sedette sulla sponda del suo letto. Tentò di guardare negli occhi Stefan, ma egli aveva riposto la testa sotto il lenzuolo, non avendo più voglia di cercare di portarlo dalla sua parte. Friedrich ponderò attentamente le varie frasi che si accingeva, frattanto, a pronunciare.
"Stefan, per favore, ascoltami. La mia intenzione non è quella di mortificare né le tue capacità, né il tuo implacabile desiderio di servire la nostra nazione nella spaventosa lotta contro quei maledetti inglesi. Non capisci? Lo faccio solo ed esclusivamente per proteggerti. Tengo troppo a te, stupido, come fai a non rendertene conto? Il solo pensiero che ti possa succedere qualcosa mentre stai in volo mi terrorizza, oltre a farmi venire la pelle d'oca. Cosa credi? Immagini che sia bello stare lassù abbattendo aerei nemici? Presumi io mi senta felice e appagato quando vedo gli aerei dei nostri compagni cadere e stramazzare al suolo lasciando che quei poveretti brucino vivi? Pensi questo, sciocco?" il volto del fratello andava accendendosi in un'espressione furente, e, per la prima volta, Stefan ebbe paura, guardandolo. Ma Friedrich continuava, implacabile, accecato da uno sdegno e da un'indignazione che non riusciva più a reprimere dentro di sé. Detestava i momenti di immaturità che lo pervadevano, e riteneva fosse suo pieno diritto tentare di smorzarli il più possibile.
"Allora? Rispondimi! Pensi queste cose? Le pensi davvero? Hai idea di quanto possano essere spietati quegli sciagurati degli inglesi? Ti farebbero fuori in un batter d'occhio! Sono dei vili! Degli esseri ignobili! Degli abietti! Non posso permettere che tu faccia una simile fine. Sai che l'ho promesso. Dovresti sapere che porto sempre a termine le mie promesse. E ti assicuro, Stefan, che, fin quando mi chiamerò Friedrich Janssen e avrò un posto di livello in questo dannatissimo plotone, non oserai pilotare un aereo fin quando non lo avrò ritenuto strettamente necessario. È chiaro?"
Negli occhi di Stefan baluginarono profonda collera e risentimento; ma, nel mentre che suo fratello completava la vestizione, non osò pronunciare ulteriormente parola. Solo quando quest'ultimo uscì, sbattendo la porta, poté dare sfogo alla sua rabbia, colpendo ripetutamente il cuscino.

 
 
   
 
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