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Autore: Rystie_00    29/01/2022    1 recensioni
“Bene.” Anche Yamada si sedette al tavolo, dopo aver offerto a ciascuno le tazze.
Pesante, cadde ancora una volta il silenzio.
Hawks tossicchiò, tentando di incentivare Endeavor.
“Volevate parlare con noi.” Disse Aizawa.
“Sì.” Rispose Endeavor.
“Stiamo aspettano.”
Hawks avrebbe potuto afferrare con la mano la tensione che aleggiava nella stanza.
“Enji… coraggio.”
———
Enji sta cercando di diventare una persona migliore. Hawks lo convince a chiedere qualche consiglio genitoriale a Aizawa e Yamada.
Questa ff fa parte della raccolta “Redemption”, ma può essere letta benissimo da sola.
[AizawaxYamada] [EndeavorxHawks] [ShotoxDeku]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Endeavor, Hawks, Present Mic, Shōta Aizawa, Shouto Todoroki
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Redemption '
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HEALING
 
 
 
 
“Pronto?”
“Eraserhead?”
“Sono io, chi parla?”
“Sono Hawks.” Cinguettò l’eroe e, spinto dal silenzio aldilà del cellulare, proseguì: “Ho saputo che tu e present Mic vivete felicemente insieme e avete adottato un bambino.”
“Non abbiamo adottato un bambino, nostro figlio è già un adolescente.” Il tono piatto di Aizawa non smorzò l’allegria di Hawks.
“Ancora meglio, perché sai, ho questo – come dire – amico che sta avendo dei problemi con suo figlio e avrebbe bisogno di un aiuto.”
Ci fu una pausa che durò qualche secondo in più del dovuto, ma Hawks rimase pazientemente in attesa. “Chi sarebbe?” 
“Endeavor.”
La risposta non tardò ad arrivare questa volta: “Ci sono i ricevimenti scolastici tra poche settimane, se ha bisogno di…”
“No.” Lo interruppe Hawks e il suo tono grave ebbe effetto: Aizawa rimase in attesa. “Non ti sto chiedendo un aiuto in quanto insegnante, ti sto chiedendo un aiuto in quanto padre.”
“Avrebbe potuto chiamare lui.”
“Penso che Enji piuttosto che chiedere aiuto si taglierebbe un braccio.” 
“Quindi, cosa ti aspetti?” Ribatté l’altro. “Vuoi che lo incontri casualmente e gli dia consigli su come non traumatizzare i propri figli?”
Hawks si maledisse, sapeva che sarebbe stato difficile convincerlo. “Per favore?” Provò. “Dirò a Endeavor che ho parlato con te e a quel punto non potrà tirarsi indietro.”
“Lui non mi piace.”
“Non immagini quanto anche lui odi se stesso.” 
Di nuovo, il silenzio tornò fra i due, carico di attesa. Poi, un sospiro e l’insegnante disse: “Venerdì, alle tre. Ti mando l’indirizzo.”
Il cuore di Hawks esultò. “Grazie.”
Ma la telefonata era già caduta. 
 
Davanti alla porta d’ingresso dei due insegnanti, Endeavor esitò: “Andiamo via.”
Hawks lo prese sottobraccio. “Enji, ti farà bene.” 
Endeavor serrò la mascella, non sapeva cosa trovarsi di fronte, ma sapeva che ai due eroi dietro quella porta non andava a genio. Avevano ragione. 
“Sarò qui con te. Ora suona il campanello.” 
Come ipnotizzato dalle parole di Keigo, Endeavor eseguì e suonò. Nell’attesa, Enji pensò un’ultima volta a come potersela dare a gambe, ma i suoi piani furono linciati dall’apertura della porta. Un Aizawa impassibile li fissò e si scostò per farli entrare senza nemmeno salutarli.
“Benvenuti.” Disse Present Mic, giungendo in soccorso. 
“Grazie per aver accettato di vederci.” Mormorò l’eroe numero uno. Hawks vide quanto fosse teso, non lo teneva più per braccetto, ma avrebbe voluto. 
“Che bella casa.” Sorrise Hawks. 
“Staremo in cucina.” Aizawa si mise le mani in tasca e si avviò. Yamada tossicchiò e disse: “Da questa parte, prego.”
I quattro giunsero silenziosamente in cucina dove, altrettanto silenziosamente, si sedettero al tavolo al centro della stanza. Vedendo tutti fermi e in silenzio, Hawks guardò Mic, sperando di nuovo in un suo intervento. 
“Ehm, volevo fare un tè, che ne dite?”
“Fantastico!” Esclamò Hawks e gli parve di essere stato troppo eccessivo. Yamada si affacciò al corridoio e gridò: “Shinsou, vuoi del tè?” Gli altri non riuscirono ad udire la risposta, ma il biondo si mise subito all’opera. 
Endeavor si schiarì la gola: “Shinsou è vostro figlio?” 
“Sì.” Rispose semplicemente Aizawa. 
“Probabilmente Shoto lo conosce, hanno fatto diverse esercitazioni assieme e, forse, a breve si trasferirà nella sua stessa classe.” Canticchiò Yamada.
Nominare Shoto forse era stato un errore, Hawks aveva chiaramente visto le spalle di Enji irrigidirsi. L’arrivo del ragazzo però catturò subito l’attenzione dei due. Shinsou strabuzzò gli occhi nel vedere i due eroi seduti al tavolo di casa sua, ma subito fece gli onori di casa: “Benvenuti”. 
Di poche parole, osservò Hawks, prima di sorridergli a sua volta. “Scusaci per l’intrusione, stai studiando?”
“Sì.” Rispose, prendendo la tazza che Yamada gli stava offrendo. “Vi lascio subito, scusate.” Detto ciò, sparì di nuovo diretto alla sua stanza. Hawks quasi ci rimase male che non gli avesse chiesto nemmeno un autografo. 
“Bene.” Anche Yamada si sedette al tavolo, dopo aver offerto a ciascuno le tazze. 
Pesante, cadde ancora una volta il silenzio. 
Hawks tossicchiò, tentando di incentivare Endeavor.
“Volevate parlare con noi.” Disse Aizawa. 
“Sì.” Rispose Endeavor. 
“Stiamo aspettano.”
Hawks avrebbe potuto afferrare con la mano la tensione che aleggiava nella stanza.  
“Enji… coraggio.” Sussurrò dolcemente. 
Aizawa alzò un sopracciglio, ma per il resto la sua espressione neutra non mutò.
“Come saprete.” Iniziò l’eroe numero uno. “Shoto è un ragazzo…”
“Non è Shoto il problema.” Lo interruppe subito Aizawa. 
Yamada si sistemò sulla sedia: “Lascialo parlare.” 
“Deve stare attento a quello che dice, probabilmente conosco Shoto meglio di lui.” 
Hawks avrebbe voluto strozzarlo. Non gli servì guardare Endeavor per capire che quello che aveva detto Aizawa era la verità. Lo sapeva lui, lo sapeva Enji. Avvicinò il ginocchio a quello del compagno e le loro gambe si toccarono. 
“È vero.” Rispose placidamente Enji. “Hai ragione. Puoi anche dirmi che sono un padre orribile, ti credo, perché lo sono stato, ma… ora sto tentando di cambiare.”
Bene, pensò Hawks. Con calma, tesoro. 
“E come pensi di fare?” Aizawa si raddrizzò sullo schienale e incrociò le braccia.
“Io non lo so ancora.” Ammise. “Non posso pretendere che i miei figli, specialmente Shoto, mi perdonino da un momento all’altro, ma vorrei… vorrei dimostrare loro che ci sto provando e vorrei che riconoscessero quello che sto facendo.”
“E cosa staresti facendo?”
Endeavor prese un respiro profondo: parlare dei propri problemi davanti a persone praticamente sconosciute era un impresa difficile, alla pari della più difficile missione che aveva mai compiuto. 
“Innanzitutto, mi sono trasferito. Sentivo che la mia presenza in casa non era gradita. Sarebbe stato complicato per i ragazzi abbandonare la propria casa, perciò sono stato io ad andarmene e lasciare loro spazio.”
“Beh…” intervenne Present Mic. “È un grande cambiamento. Anche se mio figlio mi odiasse, non riuscirei mai ad andarmene e forse finirei per ferirlo di più. Direi che sei stato coraggioso.”
Hawks lo guardò, grato di aver capito che forse Mic stava patteggiando, forse era veramente disposto ad ascoltare e non si stava nascondendo dietro le apparenze.
Questo sembrò incoraggiare anche Endeavor: “Sì, è stato difficile capire cosa fosse meglio fare, se restare e affrontare il problema giorno dopo giorno, oppure staccarsi e affrontarlo con più calma.” 
Aizawa non disse nulla, pertanto Endeavor continuò. “Poi li contatto anche solo per sapere come stanno, cosa fanno, senza essere troppo invadente.”
“Insomma.” Sbottò Aizawa. “Stai facendo cose normali che fanno tutti i genitori. Vai avanti.”
“Non… non c’è altro. Cerco di capire i loro interessi, ogni tanto prendo loro dei regali, ma Fuyumi, mia figlia, sembra l’unica contenta. O meglio, l’unica che riesce a sorridere quando ci vediamo.” 
Hawks poteva confermarlo, Enji gli aveva raccontato ogni incontro con i suoi figli e ricordava particolarmente i giorni in cui vedeva Fuyumi. Erano i giorni in cui Enji sembrava più tranquillo. 
A questo punto, il discorso cadde e nemmeno Yamada aveva più qualcosa da dire.
Aizawa era silenzioso, non li guardava più, ma si vedeva che la sua mente stava organizzando i pensieri. Sembravano essersene accorti tutti, perciò attesero in silenzio. 
“Endeavor.” Disse infine l’insegnante. “Perché li hai cresciuti così?”
Un altro tasto dolente. 
“Sappiamo tutti che volevi che Shoto diventasse il numero uno, ma avresti potuto farlo in migliaia di altri modi. Perché così? Cosa vedevi in lui di così irritante da maltrattarlo?”
Endeavor parve confuso. “I-io…” balbettò, spaesato. “Io pensavo si crescessero così i propri figli.”
I due padroni di casa strabuzzarono gli occhi: “Cosa?” Non era tanto quello che aveva detto, quanto come lo aveva detto: come se fosse la cosa più ovvia del mondo, come se dovesse giustificarsi.  
La mano di Hawks raggiunse subito quella di Endeavor sotto il tavolo.
“Da dove lo hai imparato?” Ma l’ultima parola di Aizawa sfumò in un sussurro nella realizzazione. 
Endeavor strinse le labbra e poi scattò in piedi. “Hawks, andiamo via.”
“Enji, calmati. Stai andando bene.”
“No, andiamocene.” Ribadì l’altro, rigido. “Scusate il disturbo.” Si avviò senza preoccuparsi che Hawks lo seguisse. Aveva solo bisogno di aria. 
Hawks guardò gli altri due disperato, nella speranza che lo aiutassero. Questa volta, gli occhi di Aizawa lo guardarono con preoccupazione.
“Endeavor.” Lo chiamò, ma non sapeva neanche lui ancora cosa dire. Tuttavia, Endeavor si era fermato proprio sulla soglia della cucina, ancora di spalle.
Hawks era sicuro che i suoi occhi erano sull’orlo delle lacrime, per questo non si era girato. 
Aizawa si morse il labbro e poi continuò. “Capisco quanto sia difficile parlarne, ma devi farlo. La buona notizia è che non devi farlo con noi.” 
Endeavor non disse niente, rimase fermo in ascolto. 
“Io non so quello che hai passato, ma so che spesso le storie degli eroi sono difficili. Non devi vergognartene, però devi parlarne, solo così potrai liberarti del peso che senti. Gli amici, i colleghi…” lanciò un’occhiata a Hawks e azzardò: “I compagni sono qui per questo, certo. Ma a volte è utile anche appoggiarsi a degli specialisti. Io e Mic lo abbiamo fatto per anni, pur avendo l’un l’altro. Sono sicuro che farebbe bene anche a te.”
Anche Yamada riprese voce: “Se per primo non sitemi le cose con te stesso, non riuscirai a farlo nemmeno con i tuoi figli.”
“Enji…” Keigo si avvicinò a lui. “Anche questa è una battaglia e va affrontata. Tu non sei certo uno che si tira indietro, vero?”
A quel punto Endeavor si voltò. Hawks aveva ragione, i suoi occhi erano lucidi, ma non avevano rilasciato nemmeno una lacrima. Hawks lo guardò e gli sorrise, incoraggiandolo. 
“Io sto mettendo tutto in discussione.” Incespicò l’eroe numero uno.
“Lo so, Enji, io lo vedo.” Disse Hawks, e poi aggiunse sottovoce: “Ma hai bisogno di avere qualcuno che ti indirizzi meglio su come affrontare la questione con i tuoi figli e io, io posso starti vicino, ma non so cosa significhi essere un genitore, né tantomeno cosa significhi averne uno.”
Aveva sussurrato, ma era sicuro che anche gli altri avessero sentito. 
Endeavor deglutì, mentre Aizawa prese un foglio e ci scrisse velocemente qualcosa sopra. “Tieni. Questo è lo studio di un terapista di cui mi fido molto.” 
Endeavor fissò il biglietto per qualche secondo, prima di afferrarlo. “Grazie.” Sussurrò. 
Hawks sorrise a Aizawa e emise un sospiro di sollievo. 
“Io penso…” aggiunse l’insegnante. “Che in questo momento sia così difficile parlare con i tuoi figli perché anche loro ora hanno iniziato a mettere delle barriere, Shoto in particolare. Non devi tentare di abbatterle, devi tentare di aggirarle. Devi capire tu come. Vedrai che poi cadranno da sole.”
Endeavor annuì. “Ci proverò.” 
“È questo quello che conta.” Affermò Hawks con convinzione, poi si rivolse agli altri. “Grazie per… tutto.” 
“Di niente. Se non ci si aiuta fra eroi, come potremmo definirci tali?” Rispose allegramente Yamada. L’altro si limitò ad un cenno del capo.
Dopo ancora qualche saluto di cortesia, Hawks ed Endeavor erano fuori dalla porta, diretti a casa. 
 
Endeavor aveva chiesto ad Hawks di restare per cena a casa sua e l’altro non si era di certo rifiutato.
Dopo una breve doccia, Hawks arrivò nella piccola cucina dove Endeavor stava preparando qualcosa da mangiare. 
Hawks si avvicinò da dietro e canticchiò: “Vedo che stai cucinando il mio piatto preferito.”
Endeavor non si scompose: “Il meglio per te.” Disse distrattamente e Hawks si chiese come ci potesse essere gente che lo vedesse come una brutta persona.
“Preparo la tavola.” 
Dopo cinque minuti erano seduti in salotto con davanti un buon piatto caldo e tutto aveva sapore di casa, di quotidianità. 
“Keigo, grazie per oggi. Io penso che sia stato utile sentirmi dire quelle cose.”
“Sono fiero di te, Enji.” Endeavor arrossì lievemente, ancora poco abituato alla spontaneità dell’altro.
“Penso che chiamerò Shoto dopo cena.” 
Hawks gli domandò se fosse sicuro, rispose di sì, e così, quando si accomodarono sul divano, Enji digitò il numero del figlio. 
Attese molti squilli prima che la voce di Shoto non gli rispose.
“Che c’è?”
Endeavor si schiarì la gola. “Ciao, Shoto. Mi chiedevo se domani sera ti andasse di venire a cena qua, volevo farti vedere la casa nuova.”
Passò qualche secondo di silenzio, in cui Hawks sperò con tutto se stesso che il ragazzino non avesse abbandonato la chiamata. 
“Non posso domani, sono con il mio ragazzo. Mydoria Izuku tra l’altro. Ciao.”
Shoto terminò la chiamata senza che Endeavor potesse dire nulla. 
Endeavor guardò smarrito il telefono, mentre a Hawks sfuggì un risolino: “Questa è bella. Tu lo sapevi?”
Enji lo guardò e scosse la testa. 
No, che non lo sapeva. Non sapeva che Shoto avesse una relazione e non sapeva che fosse con un altro ragazzo. Endeavor non era un ipocrita, non gli avrebbe detto niente, ma era rimasto comunque sorpreso. 
Tuttavia, aveva capito perché Shoto gliel’avesse detto. 
Probabilmente, sperava che Endeavor si sarebbe arrabbiato, che si sarebbe sentito deluso. Shoto gli stava offrendo un motivo per allontanarsi da lui: aveva appena messo una barriera. 
Stanno mettendo delle barriere. Non devi tentare di abbatterle: devi aggirarle.
Deciso, ricompose il numero e il telefono squillò a vuoto. Ci riprovò. Tre volte, cinque, finché Shoto, probabilmente stufo, non gli rispose: “Non mi interessa se…”
“Scusa, non volevo scombinare i tuoi piani.” Lo interruppe Endeavor, con una voce così calma che stupì persino se stesso. 
Dall’altra parte, non sentì nessuna reazione, così continuò: “Se vuoi, potresti venire nel fine settimana, con Mydoria. Ci sarà anche Hawks, scommetto che avrà molte domande da fargli dato che, se non ricordo male, è così interessato agli eroi…” 
Ancora silenzio, ma Hawks lo guardò, alzò il pollice e mimò con le labbra: “Furbo.”
“In realtà” aggiunse Endeavor. “Hawks è spesso a casa mia. È un po’ come se vivesse qui.” Endeavor aveva perso sicurezza mentre parlava, quindi decise di rimanere sul vago. Sperò che Shoto intuisse e rimase in attesa. 
“V-va bene.” Balbettò il ragazzino.
Endeavor sorrise. “Scrivimi se è allergico a qualcosa, o se ha qualche preferenza per la cena. Ciao Shoto.”
Questa volta fu lui a chiudere il telefono senza attendere una risposta. 
Enji alzò gli occhi su Hawks e sorrise. L’altro tirò un grido e si gettò su di lui, cingendogli le braccia al collo. “Sei stato grande.” Disse Keigo. 
Endeavor assaporò quell’abbracciò e, innondato da un vortice di gioia e sicurezza, sollevò Hawks in braccio. “Niente televisione oggi.” Disse Enji, risoluto. 
Hawks sorrise: “Sono tutto tuo.”
E insieme, varcarono la porta della camera da letto.
 
 
 
 
BONUS:
“Hey Shoto, che succede?” Domandò Mydoria, vedendo il suo ragazzo allucinato. 
Todoroki balbettò qualcosa di incomprensibile. 
“Non ho sentito, puoi ripetere?”
“Mio padre.” Ripeté Shoto. “Credo che se la faccia con Hawks.”
“C-COSA?!” 




Note: 
Buonsasera, popolo di EFP!
Grazie a chi è arrivat* fino alla fine! Se volete lasciarmi una recensione, mi farebbe piacere! È sempre utile avere un parere al di fuori del proprio!
Mi sono divertita molto a scrivere questa one shot, trovo molto stimolante affrontare questi personaggi. Spero che anche voi li amiate come sento di amarli io.
A presto!
Rystie 
   
 
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