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Autore: Menade Danzante    30/01/2022    2 recensioni
[Raccolta di tre Flashfic che partecipa alla challenge "Questioni di voci e stile" indetta da Rosmary sul forum "Ferisce più la penna" | Dolores&Isabela | Parole totali: 1380]
#I: "Da solo mentre canta, in casa con sua madre o in mezzo alla folla, Mariano parla e mi raggiunge, supera in volume tutti i rumori del mondo e io lo ascolto, sempre.
Solo lui.
Non è mai stato un caso."
#II: "Chissà che colore aveva, per te, la vita che Bruno ti aveva promesso.
(La vita con con cui Bruno ti ha illusa.)
Chissà se allora pensavi a un matrimonio e cinque figli quando hai tappezzato casita di margherite per l'emozione.
(Quando Abuela ti ha detto di smetterla, ché c'era troppo caos in casa.)"
#III: "«Dolores, io... Mi dispiace. Non ho mai voluto farti del male.»
«Lo so. Ma siamo felici, adesso.»
«Sì. Adesso sì.»"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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tonalità

Profezie in tonalità maggiore



I.




«Come ti è venuto in mente?»
«Mi dispiace, davvero–»
«Dire una cosa del genere a
mia figlia! Tua nipote! Come hai potuto?»
«Pepa, non è detto che–»
In cucina tuona e non sento più niente per un po'.

Avrei dovuto intuirlo prima.
Quando ho cominciato a cercare consciamente la sua voce in mezzo al caos, ho capito subito che l'avevo già fatto altre mille volte senza rendermene conto. Per tutto quel tempo mi ero data la spiegazione più semplice: Mariano parla a voce alta, forte e chiaro. In qualunque situazione spicca rispetto agli altri: da solo mentre canta, in casa con sua madre o in mezzo alla folla, Mariano parla e mi raggiunge, supera in volume tutti i rumori del mondo e io lo ascolto, sempre.
Solo lui.
Non è mai stato un caso.

«Cieli tersi, cieli tersi, cieli tersi.»
«Potrebbe essere un'interpretazione sbagliata, ecco...»
«Fammi un favore, eh? Stai.
Zitto
«Dalle un po' di spazio, Bruno. Falla respirare.»
«Oh, s-sì, sì. Scusate.»
La mamma è solo arrabbiata, Tío Bruno, non ti devi preoccupare, le passerà. È che mi vuole tanto tanto
tanto bene.

Una parte di me ha sperato che Tío Bruno si fosse sbagliato, che Mariano mi avrebbe notata e che sarebbe andato tutto bene. Che avrei toccato anche io quella felicità su cui nessuno nella famiglia avrebbe più scommesso.
Non mi sono mai illusa così tanto in vita mia.

«Parlo io con Dolores, va bene?»
«Lo faresti davvero?»
«Subito, mi vida.»
«Posso–?»
«Non ti azzardare nemmeno a finire!»
«No, Bruno, meglio di no. Non adesso, almeno... Voglio vedere come sta, prima.»
«Certo, certo. Dille solo... Che... che non volevo... Che io voglio solo il suo bene, davvero...»
«Glielo dirò.»
Papà è di parola e me lo dice per davvero: anche lui sa che è sincero e tanto ci basta.

Papà lo sa. L'ha capito subito. Non l'ha detto a nessuno, nemmeno alla mamma, nemmeno a me, ma gli è bastato abbracciarmi più forte del solito in un giorno qualunque per farmelo capire.
Mi ha preparato una tisana subito dopo. Una delle sue, alle erbe, fresca e profumata. Una di quelle che dà alla mamma quando ha le sue crisi – quando Abuela le chiede di smetterla con pioggia e fulmini dentro casa. Alla mamma spunta sempre l'arcobaleno tra le nuvole quando le beve. Da piccola papà mi diceva che il miracolo dei Madrigal aveva dato anche a lui un talento, in segreto: riusciva a preparare i suoi infusi con amore, per questo funzionavano così bene. Un po' come Tía Julieta, ma solo per la mamma.
«Bevi, querida. Ti tirerà su.»
Papà è diventato come Tía Julieta anche per me.





II.




«La tua vita sarà esattamente come la vorrai. Non ti potrà deludere niente. Niente! Hai capito, Isa? Sei contenta?»

L'immagine di una bambina felicissima che un attimo batte le mani e quello dopo allaccia le braccia al collo dello zio in un turbinio di fiori ti si presenta alla mente prima che tu possa anche solo realizzare di essere finita di nuovo nel ricordo di quella mattina, quindici, sedici anni fa, quando avevi creduto che avresti realizzato tutti i tuoi sogni.
Li hai scordati, quelli che facevi da piccola.
Chissà che colore aveva, per te, la vita che Bruno ti aveva promesso.

(La vita con con cui Bruno ti ha illusa.)

Chissà se allora pensavi a un matrimonio e cinque figli quando hai tappezzato casita di margherite per l'emozione.

(Quando Abuela ti ha detto di smetterla, ché c'era troppo caos in casa.)

Davvero non lo ricordi, ma il tuo stomaco si torce comunque, si aggroviglia intorno al fantasma di qualcosa che ti manca, che non hai più o che forse non hai mai avuto.
Chiudi gli occhi e inspiri forte dal naso. Rimani sola col tuo corpo, con l'aria profumata che ti stuzzica le narici e la gola, con la trama vellutata dei petali che ti coccola le mani...
Una carezza affettuosa, delicata.
Accogliente.

«Diventerai fortissima! Il tuo potere crescerà a dismisura, vedrai, e avrai tutto quello che desideri!»

Perfetta.

questo il tuo potere più grande?
Questo è tutto ciò che sai – che puoi fare?
Questo è tutto ciò che desideri?)

È solo quando senti le unghie premere contro il palmo della mano che ti accorgi di aver strappato una manciata di fiori, quelli che ora stringi, rovinati e morti, in una presa rapace, possessiva.
Un momento passa. Il tempo per un pensiero di intromettersi nella tua mente e cominciare a prendere forma.
Che cosa accadrebbe se...?

(Ma tu non puoi essere così egoista, non è vero?
Non puoi fare questo alla tua famiglia, non è così?)

Un battito di ciglia e dell'ipotesi non resta che una sensazione, un vuoto nello stomaco, un respiro appena sconnesso. La tua mano che trema lieve è l'unico segno tangibile del cedimento. Un attimo ed è passato anche quello: i fiori si ravvivano sul tuo palmo, splendidi come sempre.
La tua straordinaria routine.
Sul tuo viso compare un sorriso, ma qualcosa dentro di te si incrina lo stesso.
È l'aspettativa.

(Sei diventata così brava a mentire, Isabela. Anche a te stessa.
Soprattutto a te stessa.)

Ti avvii fuori dalla tua stanza e non ti guardi indietro: Mariano sarà lì da un momento all'altro, e tu devi essere pronta ad accoglierlo.





III.




Psss. Psss. Psss.
Dolores ha il dono da una settimana e già non ne può più.
Segue il suono fastidioso fino a quando non è quello che segue lei. Avrebbe giurato fino a pochi attimi prima che provenisse dalla cucina, ma adesso non è più sicura – forse l'ha aggirata.
Deve farlo smettere o impazzirà.
Respira, chiude gli occhi, si concentra.
Lo cerca. Lo trova. Ecco, ci siamo... È–
Dietro di lei!
Squittisce quando vede Isabela che, mezza nascosta dietro una colonna, ridacchia, la bocca coperta dalle mani.
«Che fai? Mi chiami come i gatti?!»
«Allora è vero che senti proprio tutto.»
Dolores fa per ribattere piccata – come ha osato dubitarne? –, ma Isabela soffia sulle dita e la colpisce in pieno viso con una zaffata di fiorellini prima di scappare via. Stavolta la risata è squillante, Dolores deve stringere gli occhi per un attimo prima di ricorrerla, ma ride a sua volta: l'irritazione non esiste più.


-


Nessuno lo nota, ma Isabela trema dalla testa ai piedi e il cuore le batte all'impazzata. I resti del vaso che ha rotto sono ancora lì, in mezzo al corridoio, e lei non ha idea di quanto ancora potrà resistere sotto lo sguardo inquisitore di Abuela. Ha giurato di non essere stata lei a distruggerlo, di aver fatto la solita bimba modello, ma non le è stato ancora permesso di tornare nella sua camera. Sospettano, lo sa. Sua madre la guarda apprensiva e suo padre ha addirittura detto che quello era solo un vaso, pazienza.
Lo sanno.
«Ti prego, ti prego, ti prego.»
Dolores incontra il suo sguardo e alza un sopracciglio nel momento stesso in cui il suo cuore sprofonda: credeva di averlo solo pensato, invece l'ha mormorato appena, che per Dolores è come se l'avesse urlato.
Ora lo sa anche lei.
No, un momento: Dolores l'ha sempre saputo!
È finita. Lo dirà a tutti e–
«È stato Camilo.»
Isabela respira di nuovo mentre il cuginetto viene rimproverato al posto suo.
«Ma allora è vero che non sei così perfetta come sembra.»
Dovrebbe sentirsi offesa, davvero tanto, ma il sorriso malizioso dell'altra gliene fa spuntare uno identico sul volto.
«A volte capita.»


-


«Manchi solo tu a saperlo, lo sai?»
«Cosa?»
Dolores ammicca e Isa ricambia lo sguardo con altrettanto divertimento.
«Mah, niente... Solo che Mariano Guzmán ha occhi solo per te!»
Si era detta che se fosse riuscita a scherzarci su, tutto sarebbe stato più sopportabile.
Si è ingannata.
Il suo cuore s'è sgretolato un po' di più.


Sapeva che il momento sarebbe arrivato.
Lo temeva.
Ma...
«Ti sbagli. Sicuramente.»
«Nah, non credo.»
Tutti, ma non lui.
Come può fare questo a lei?
Come?
«Non pensiamoci ora.»
Il più tardi possibile.


-


«Sai, se fossi in te non la toccherei: è carnivora. Forse dovrei segnalarlo.»
«... Forse, ma... è magnifico! C'è così tanto in te!»
«L'hai sempre saputo?»
«Ovviamente
«Dolores, io... Mi dispiace. Non ho mai voluto farti del male.»
«Lo so. Ma siamo felici, adesso.»
«Sì. Adesso sì.»






[Parole (contatore di Open Office):
I: 442
II: 438
III: 500]





Angolino di Menade Danzante:
Innanzitutto, grazie infinite per essere arrivat* fin qui. Davvero, grazie di cuore!
Questa raccolta partecipa alla challenge Questioni di voce e stile indetta da Rosmary sul forum Ferisce più la penna. La sfida prevedeva di scrivere tre flash incentrate una sul personaggio A, una sul personaggio B e l'ultima sul legame A-B, ma tenendo conto di alcune fondamentali accortezze stilistiche: l'uso di diverse persone narranti (prima, seconda e terza) e l'obbligo di mantenere i dialoghi autonomi e indipendenti. È stata dura – non ho mai utilizzato la prima persona singolare, e secondo me si vede tanto –, non sono convintissima del risultato complessivo, ma all'ultimo ho deciso di pubblicare ugualmente questo tentativo, anche solo per onorare la coppia Dolores&Isabela che ha battuto tutte le altre opzioni in gioco nella mia testa che non hanno superato la prova della narrazione in prima persona (erano cinque)!
Un grazie speciale a Rosmary che con questa sfida mi ha dato l'occasione di mettermi in gioco su qualcosa che non avevo davvero mai affrontato prima, compreso questo fandom, e di questo sono felicissima a prescindere dall'esito.
Ringrazio ancora di nuovo tutt* voi e ne approfitto per augurarvi dal profondo del cuore un Fèlix Madrigal nella vita! <3
Un abbraccio,
Menade Danzante

   
 
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