Anime & Manga > Haikyu!!
Ricorda la storia  |       
Autore: GReina    01/02/2022    3 recensioni
[ranch!AU] [sakuatsu]
Si prospetta essere un incubo l'estate di Sakusa Kiyoomi quando i suoi genitori lo forzano ad andare "in vacanza" in un ranch texano apparentemente per guarire la propria misofobia, e sarà ancora peggio quando incontrerà il ragazzo che dovrà occuparsi di lui nel corso di quei mesi: Miya Atsumu.
O almeno così aveva pensato.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Osamu Miya
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
n.a.
Con il titolo ho voluto omaggiare una delle tante meravigliose colonne sonore di "Spirit - Cavallo Selvaggio" perché è stato proprio ascoltando la sua playlist su spotify che ho avuto l'ispirazione per questa long!
Spero che vi piaccia! Fatemi sapere!

xxx

This is Where I Belong


Prologo

I suoi non erano cattivi genitori. Non erano negligenti, non erano assenti, né testardi o troppo ottusi. Al contrario, i due Sakusa erano sempre stati aperti al dialogo e pronti ad ammettere di aver sbagliato. Sempre. Eccetto che per una cosa.
Kiyoomi era il più piccolo della famiglia. Eri ed Ichiro avevano avuto prima sua sorella, poi suo fratello, ed infine – a diversi anni di distanza dal secondo – lui. La differenza d’età con gli altri due era talmente ampia che Kiyoomi difficilmente avrebbe potuto descrivere, nonostante lo fosse, cosa volesse dire essere un fratello minore. Quando lo avevano avuto, gli era stato raccontato, i suoi genitori erano stati al settimo cielo. Avrebbero tanto voluto avere un terzo figlio, ma con l’età che avanzava avevano smesso di sperarci. La gravidanza era stata complicata, e così il parto. Alla fine, Kiyoomi – tra ansie e paure – era nato prematuro, ma se dopo averlo tenuto in osservazione per sei settimane in incubatrice i medici si erano detti più che tranquilli per il suo futuro, per Eri ed Ichiro era stato diverso. Che fosse una siringa per strada o una semplice macchia non bene identificata sul tavolo da pranzo di casa, i due adulti avevano sempre la stessa reazione: paura. Insegnarono a Kiyoomi a guardarsi da ciò che non conosceva, a toccare poco e a sporcarsi per niente. Con gli anni, certo, avevano iniziato ad allentare la presa, eppure nella mente del ragazzino dai boccoli neri era ormai ben innestata la convinzione che tutto ciò che lo potesse insudiciare fosse pericoloso, pieno di batteri e potenzialmente letale. I suoi genitori l’avevano cresciuto in quel modo per proteggerlo, eppure il risultato era stato l’opposto.
, i suoi non erano cattivi genitori. Non erano negligenti, non erano assenti, né testardi o troppo ottusi. Erano sempre aperti al dialogo e pronti ad ammettere di aver sbagliato. Sempre. Eccetto che per una cosa, e quella era il suo disturbo per lo sporco.
«Possiamo, vi prego, almeno parlarne!!?» tentò invano ancora una volta dopo essere stato costretto con le minacce a salire in macchina.
«Ne abbiamo già parlato, Kiyoomi.» fu la risposta di Ichiro.
«Tu e la mamma ne avete parlato! Ora potreste includere anche me?»
«È per il tuo bene, tesoro.» si unì la donna «Vogliamo solo aiutarti.»
«So io cosa è meglio per me! E questa è una pessima idea.»
«Questa vacanza ti farà bene.» fece come se non lo avesse sentito suo padre «Te l’ho detto, il problema è che sei troppo abituato alla città.»
«Anche io te l’ho detto! Ti stai sbagliando. La mia è una fobia seria, papà! Questa terapia d’urto non mi piace. Mi farà stare male!!» Eri ridacchiò.
«Non chiamarla terapia d’urto.» gli disse osservandolo attraverso lo specchietto retrovisore «È solo un modo per mostrarti che non c’è niente di male in un po’ di terra e fango.»
«Vedrai che starai bene per qualche settimana senza le comodità della città.» si aggiunse ancora Ichiro. In quei momenti a Kiyoomi sarebbe tanto piaciuto urlare.
Perché non potevano trattare quell’argomento come facevano con tutto il resto? Perché non riuscivano a prenderlo sul serio? Perché non capivano? Perché non potevano essere comprensivi come quando aveva fatto coming out? Avevano già fatto lo stesso discorso mille e mille volte senza che il ragazzo riuscisse a cambiarne il risultato. Sbuffò, quindi, e cercò di godersi le diciotto ore che mancavano alla meta ringraziando, perlomeno, che i due adulti avessero acconsentito ad evitare l’aereo. Indossò le cuffie e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi immaginandosi ancora nella sua immacolata camera di Los Angeles con l’odore di disinfettante nell’aria ed una spettacolare vista sul mare oltre la finestra. Avrebbe odiato il Texas, lo sapeva già. Ed avrebbe odiato tutti i suoi abitanti. Soprattutto quelli che avrebbe trovato nel ranch al quale erano diretti per due mesi d’inferno.
 
»«»«»«»«
 
Come sempre, Atsumu aveva impostato la sveglia per le cinque e grazie ad essa anche quella mattina si svegliò di buon’ora. Non era stato subito d’accordo nel doversi alzare ogni giorno così presto, ma dopo più di dieci anni passati ad osservare il sole sorgere il ragazzo ci aveva fatto l’abitudine. La sua maggiore preoccupazione agli inizi, in ogni caso, erano stati gli amici: era difficile equilibrare lavoro e vita sociale quando i suoi coetanei uscivano di casa ad orari in cui lui e suo fratello erano già troppo stremati anche solo per respirare. Le medie erano state difficili, ma il liceo aveva aiutato: erano tanti, infatti, gli studenti in cerca di lavoro, ed il ranch di famiglia era stato felice di accontentarli. Il loro gruppo di amici forse non si divertiva a ballare nei locali, ma non per questo era meno affiatato.
Diede la quotidiana piedata in faccia ad Osamu quando fece per scendere dal letto a castello e non si scusò per questo. L’altro grugnì e rispose con una gomitata. Tutto come da manuale.
Si lavarono e cambiarono. Poi raggiunsero l’uomo di casa in cucina.
«Waffles!?» esclamò piacevolmente sorpreso Osamu. La reazione di Atsumu fu ben diversa: fece una smorfia.
«Sai che vuol dire?» chiese a suo fratello «Papà sta per dirci qualcosa che non ci piacerà.» l’uomo rise confermando ad Atsumu la sua teoria.
«È l’inizio dell’estate, ragazzi.» disse loro «Sapete che vuol dire, no?» i gemelli sospirarono all’unisono. Lo sapevano eccome.
«Turisti.» sbuffarono ancora insieme. Chojiro rise.
«Dovreste esserne contenti! Vuol dire che gli affari vanno bene.»
«Vuol dire fare da babysitter a un branco di imbranati di città che tentano di atteggiarsi a cowboy!» lo corresse Atsumu, ed Osamu (cosa grave) gli diede ragione.
«Be’, rassegnatevi, perché saranno tre gruppi. E anche belli grossi!» il biondo sbuffò ancora, ma accettò in fretta la cosa. D’altronde era da quando aveva sette anni che aiutava il suo unico genitore a portare avanti l’attività. Che fossero cavalli malati, staccionate che cedevano o turisti impacciati, entrambi i ragazzi avrebbero saputo gestirli.
Decise di godersi il suo waffle, quindi, e a prepararsi per una giornata piena di smancerie varie volte all’accoglienza degli ospiti. Capì che la questione non era finita lì quando suo padre si recò verso il freezer solo per tirarne fuori del gelato che mise proprio davanti a lui. Atsumu fissò prima il dolce, poi Chojiro. Assottigliò gli occhi.
«Cosa.» si limitò a pronunciare. L’uomo rise tirato.
«Per accompagnare la colazione.» Atsumu non mollò la presa.
«Cosa.» disse di nuovo. A quel punto il genitore sospirò.
«C’è un ragazzo della tua età che ha bisogno di cure particolari.» Atsumu finì d’ingoiare il boccone che stava masticando ed aggrottò la fronte.
«Qualche disabilità?»
«Non proprio. I suoi genitori mi hanno detto solo che vorrebbero che il figlio fosse seguito singolarmente e ventiquattro ore su ventiquattro.»
«Fantastico!» esclamò il più giovane, sarcastico «Quindi a me tocca il più snob di tutti. Perché non può farlo ‘Samu??» lo chiese ma conosceva già la risposta.
«Il pomeriggio Osamu fa lezioni di doposcuola ai vostri compagni più piccoli, lo sai.» ad Atsumu non rimase che alzare gli occhi al cielo, così suo padre continuò:
«Hanno pagato per il trattamento completo. Vogliono che impari a strigliare, pulire e sellare il cavallo oltre che a montarlo.»
«Come se mai tutto questo possa servirgli nella vita.» mormorò irritato tra sé e sé.
«Non fare così, ‘Tsumu.» ghignò maligno suo fratello. «Magari questo damerino ha qualcosa che ti interessa.» alluse con lo sguardo alle parti intime, così il biondo arrossì violentemente dando un forte calcio sugli stinchi di Osamu prima che loro padre potesse accorgersi di qualcosa. Sembrò non notare nulla, comunque, perché immediatamente dopo li incoraggiò a mangiare in fretta. Si era fatto tardi e c’era ancora tanto lavoro da fare prima dell’arrivo dei clienti.
Quella sarebbe stata l’ultima estate di vacanza per Atsumu prima dell’inizio dell’università e – lo sapeva già – l’avrebbe odiata così come avrebbe odiato tutti turisti. Soprattutto quelli di città.
 
»«»«»«»«
 
Le previsioni di Kiyoomi si rivelarono essere corrette. Quel posto era rozzo, sporco, infetto. Non aveva fatto che tre passi al di fuori della macchina che il suo corpo già fremeva affinché tornasse in essa. Oggettivamente il misofobo avrebbe potuto dire che non era niente male: il prato verde e ben curato, le staccionate solide e i vari complessi ben tenuti, ma oggettivamente il misofobo avrebbe anche potuto dire quanto il legno grezzo fosse saturo di fessure impossibili da igienizzare, quanto gli animali attirassero gli insetti e quanto – ancora – i loro escrementi lo facessero sentire male.
Guardò a terra ed osservò a lungo i propri piedi. Per l’occasione i suoi genitori gli avevano preso degli alti stivali impermeabili, ma vedere il loro colore giallo macchiato dal fango non lo confortava comunque. Era sudicio. Ed avrebbe portato quel sudiciume in casa. Che avesse portato gli stivali dentro oppure no, il sudiciume era ovunque, in quel ranch del Texas.
Ad accoglierlo furono un uomo e due ragazzi del tutto identici in ogni cosa eccetto che per i capelli. Diedero il benvenuto a tutti loro informandoli che le stanze sarebbero state pronte a breve. Kiyoomi non sapeva se quella fosse la norma o solo sfortuna, ma i turisti quell’anno erano davvero tanti. Lui e i suoi genitori, comunque, avevano pagato per il servizio completo, e come tale anche gli alloggi erano più capienti e di lusso.
Fecero un rapido giro del ranch. Gli furono mostrate le scuderie (da lontano, fortunatamente); i recinti e i campi dove avrebbero fatto lezione d’equitazione; la partenza per i sentieri su cui fare trekking; il cortile principale usato per le più svariate attività; ed infine, con somma gioia di Sakusa, la spa.
«Rivedrete tutto meglio domani in compagnia dei miei figli.» concluse l’uomo, aggiungendo poi ammiccante «Tutto tranne il centro benessere, s’intende!» tutti risero. Kiyoomi cercò almeno di apprezzare il tentativo dell’uomo di fare dell’umorismo (non ci riuscì). Infine, tornarono al punto di partenza e consultandosi un attimo con un giovane del personale, il titolare affermò che le camere erano pronte. Tutti si accinsero quindi a dirigersi verso il banco d’accoglienza, ma prima che potessero farlo anche loro, Kiyoomi notò l’uomo del ranch fare cenno verso di loro ai propri figli. Il biondo dei due prese ad avvicinarsi.
«La famiglia Sakusa?» chiese con un sorriso, eppure al corvino non era sfuggita l’espressione svogliata di poco prima. Eri ed Ichiro annuirono presentandosi.
«Io sono Miya Atsumu.» ricambiò il texano «Mi occuperò di vostro figlio.» spostò lo sguardo su di lui e ghignò arrogante «Devi essere tu, signorino di città.» Kiyoomi assottigliò gli occhi. Aveva avuto ragione anche sui suoi abitanti: quel ragazzo era odioso.
«Puoi chiamarmi Sakusa.» grugnì. Al corvino parve quasi che sua madre stesse per riprenderlo, poi però Miya rise.
«Riposati, Sakusa. Domani si lavora.» Kiyoomi rabbrividì. Si portò le mani una sull’altra e strinse forte tentando di smettere di tremare. Sospirò a fondo e guardò i propri genitori: non una macchia di dubbio era presente nei loro volti, così il corvino si rassegnò prendendo quell’occasione – tanto valeva – come un modo per testare i propri limiti di sopportazione, che fossero spinti dallo sporco o da quell’idiota di nome Miya Atsumu.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: GReina