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Autore: Christine_Heart    06/02/2022    1 recensioni
Tony fissò il soffitto per qualche secondo, poi si voltò verso il compagno che ancora dormiva. Sembrava star bene.
[Ironstrange] [Tony Stark AU] [AU] [DefenderStrange] [Wong]
Genere: Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo 3000'
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Capitolo 1


Stephen si sentiva strano quella sera, ma non disse nulla a Tony. 
Allentò il primo bottone della camicia, e respirò affondo.
Si passò una mano tra i capelli e uscì dalla camera.
"Ah, sei pronto?!" si sentì dire.
"Credevo di doverti venire a prendere." sorrise Tony che lo stava aspettando.
Stephen ridacchiò scuotendo il capo. 
"Andiamo, o faremo tardi." puntualizzò Stephen scendendo con calma le scale.
"Guido io." disse Tony prendendo le chiavi della macchina una volta vicino la porta.

Stephen non si aspettava nulla di diverso per quella festa, e di certo eleganza e sfarzo non mancavano. Prese un calice di champagne da un cameriere che l'offriva su un vassoio e ringraziò con un cenno del capo. Aveva perso di vista Tony poco dopo essere entranti, ma di certo non si sarebbe offeso se iniziava a brindare senza di lui. Si aspettava il solito sapore, ma era stranamente più amaro.
Storse la bocca ma lo buttò giù. Aspettò qualche secondo, e ne prese un altro sorso, ma nulla cambiò. Lasciò perdere il drink e si guardò intorno. 
Ma non riusciva a mettere a fuoco, a concentrarsi su nulla, quella strana sensazione, quel malessere era tornato. 
Corse in bagno. Riuscì a chinarsi appena in tempo prima di rimettere.

Tony stava ridendo ad una battuta, ma malgrado la distrazione non gli sfuggì l'improvvisa scomparsa di Stephen.
Quando lo vide tornare, sembrava più pallido in viso.
Lasciò il gruppetto e gli si avvicinò:
"Ehi." disse piano Tony poggiandogli una mano sulla spalla.
Stephen sobbalzò e si voltò di scatto.
"Tony!" esclamò sorpreso.
"Tutto bene Stephen?" gli chiese guardandolo negli occhi.
Stephen annuì e si mise seduto sulla prima sedia disponibile.
Non fece altro per tutta la serata.
Rifiutava tutto con estrema gentilezza, non toccò cibo e bevande, non si azzardò nemmeno a bere un sorso d'acqua.
E Tony non osò lasciarlo solo.
Qualcosa non andava, ma Stephen era restio a parlarne.
Ironizzò solo dicendo:"Non voglio andar via prima della torta."

A festa finita, una volta in macchina dritti verso casa

Le luci della sera si rispecchiavano sul volto di Stephen che non smetteva di guardare fuori dal finestrino. 
"Mi vuoi dire che cosa sta succedendo?" domandò Tony sussurrando.
"Di che cosa parli?" chiese Stephen senza distrarsi.
"Del tuo strano comportamento." continuò Tony.
Stephen si voltò stranito verso il compagno, non ne voleva parlare, non era nulla di grave e ne era sicuro, ma notando il  volto duro di Tony, segno che non voleva più scherzare, decise che era giunto il momento di confessare.
"Mi sento stanco, ho dolore alla schiena, e..." iniziò ad elencare.
"...ho... vomitato." disse infine Stephen.
"Cosa?! Ma che ca... accidenti Stephen!" si arrabbiò Tony accelerando furioso per superare una macchina troppa lenta.
"Tony!" lo rimproverò Stephen preoccupato per quella manovra. 
"Perchè non me l'hai detto prima?" reagì bruscamente Tony guardandolo severo.
"Guarda la strada per favore, per fare una cosa simile, ci ho rimesso le mani." continuò Stephen distogliendo lo sguardo.
"Tony per favore." aggiunse nervoso.
Tony sospirò, e ritornò a guardare le macchine davanti a lui, scuotendo il capo. 
"D'accordo, ma perchè non me l'hai detto?"
"Era una festa Tony, mi sembrava scortese andare via così presto."
"Non era nulla che non potevo sopportare." disse infine Stephen raddrizzando la schiena.

Una volta a casa

"Sei sicuro di star bene?" chiese Tony spegnendo le luci della camera da letto.
Stephen si era cambiato con lentezza, e una volta sotto le coperte non smetteva di tremare per il freddo. Tony iniziava a preoccuparsi.
"Sì, ho solo bisogno di dormire." confessò con un sorriso debole. Tony si sistemò al suo fianco, e Stephen con calma allungò una mano per accarezzargli il volto: "Non ti preoccupare, sto bene."
"Stai tremando per il freddo, e non fa tutto questo freddo."
"Dormi." gli suggerì Stephen accarezzandogli con affetto la guancia.
"Buonanotte" augurò Tony baciandogli le labbra.
Stephen gli sorrise grato baciandolo lieve a sua volta. 
"Buonanotte." disse piano.
Poi con una certa fatica si rimise sul cuscino e chiuse gli occhi.

Capitolo 2

La mattina dopo 

Stephen di norma, era sempre il primo a svegliarsi. Si fermava a guardare fuori dalla finestra, rimanendo disteso nel letto.
Gli piaceva vedere come i raggi del sole giocavano nella sua stanza, poi si voltava verso il compagno e gli baciava la guancia per augurargli il buongiorno, e Tony si svegliava con un sorriso.
Ma non quella mattina.
Tony fissò il soffitto per qualche secondo, poi si voltò verso il compagno che ancora dormiva. Sembrava star bene.
Provò ad allungare una mano per spostargli una ciocca di capelli, ma poi decise di non toccarlo e di lasciarlo dormire.
Scostò le coperte e uscì dalla stanza senza fare troppo rumore.
Si diresse in cucina dove Wong stava trafficando con la colazione.
"Oh, Signor Stark, è stranamente mattiniero." lo salutò.
"Vero, non è da me." scherzò Tony prendendo una tazza di caffè.
Prese posto sulla sua solita sedia, e iniziò a bere senza problemi, anche se si sentiva stranamente osservato. Alzò gli occhi e Wong lo fissava come in attesa di una spiegazione.
"Stephen non si è sentito bene ieri sera." disse tranquillo soffiando sulla sua tazza.
"Non volevo svegliarlo." concluse prendendo un altro sorso di caffè.
"Capisco." annuì Wong senza chiedere altro.

Tony finì di fare colazione, poi prese un vassoio, e con attenzione ci sistemò sopra un piatto con un due toast, una ciotola con della frutta e una tazza di tè non troppo calda. Annuì soddisfatto e si diresse al piano di sopra fischiettando.
"Forza in piedi dormiglione." disse felice entrando in camera.
Tony sorrise con affetto guardando verso il letto.
"Ma cosa...!" esclamò spaventato facendo cadere il vassoio.
Il sorriso si spense e la tazza andò in frantumi.
"Stephen cosa...?" chiese sconvolto Tony in dubbio se avvicinarsi o meno.
"Stai scherzando non è vero?" chiese ormai agitato.
"Non era questo il buongiorno che mi aspettavo." confessò Stephen mettendosi seduto e strofinandosi gli occhi assonati.
"Maledizione, mi bruciano gli occhi." disse strofinandosi di nuovo il sinistro.
E in quel momento notò gli strani segni sul palmo della sua mano malgrado la sua vista fosse offuscata.
"Tony, ma che cosa sta succedendo?" chiese incredulo.

Stephen non sembrava più star bene e c'era decisamente qualcosa di diverso, di  misterioso e mostruoso nel suo aspetto.
Le corna ricurve dal colore dorato arancio si confondevano tra i suoi capelli, aveva scaglie dorate sotto gli occhi, scaglie rosse sulle mani e sulla schiena, e una coda lunga marrone con scaglie dorato arancio e una punta finale che ricordava una morbida nuvola biondo d'oro.
Wong analizzava tutto con molta calma, si soffermò soprattutto sugli occhi che erano arrossati e non smettevano di dargli fastidio.
"Hai forse cercato di sottrarre poteri altrui.?" chiese tranquillo Wong.
"Stephen non fa quelle cose." rispose subito Tony a braccia conserte.
Non si era avvicinato per tutto il tempo, ma era voluto rimanere nella stanza.
Stephen lo guardò con ammirazione. Non si aspettava un commento simile, ne una simile fiducia.
Si sentì stranamente rincuorato e più leggero.
"No Wong, ti giuro che non ho fatto niente." rispose poi calmo.
"Si può sapere che cos'è?" domandò Tony nervoso.
"E' chiamata la malattia suprema." disse annuendo Wong.
"Prego?" domandò Tony sarcastico.
"E' una malattia rara e antica." continuò a spiegare Wong.
"La malattia del drago." sussurrò Stephen confuso.
"Più comunemente è chiamata così." affermò Wong.
"Ma come..." cercò di capire Stephen.
"Non lo so, Strange." disse calmo Wong.
"Si può curare?" chiese subito Stephen.
"Certo, ma ci vorrà del tempo."
Wong guardò prima Stephen e poi Tony.
"Mi metto subito all'opera." disse infine alzandosi in piedi.

Quello stesso pomeriggio

Tony sospirò preoccupato prima di aprire la porta.
Stephen era rimasto disteso su di un fianco come l'avevano lasciato. Il volto semi nascosto dalle mani affiancante, il resto del corpo protetto da una coperta rossa con ricami dorati non troppo pesante. Per fargli sentire meno dolore, Wong gli aveva fatto indossare una camicia bianca e nient'altro, per non irritare ulteriormente le gambe e la coda, ma Stephen continuava a dire che aveva freddo, che gli faceva male la testa e che voleva stendersi perchè non riusciva a stare in piedi. Quella era stata la soluzione più pratica per tutti.
Tony si avvicinò con calma, si mise seduto con attenzione sul letto e con dolcezza quasi a non voler fargli male gli sfiorò una spalla.
"Ciao" disse piano con un mezzo sorriso.
"Come ti senti?" chiese mostrandogli il bicchiere che aveva in mano.
Stephen spostò con delicatezza il bicchiere, rifiutando il suo contenuto.
"Non voglio che tu rimanga qui" disse con decisione.
"Dove altro dovrei andare?" domandò Tony poggiandolo sul comodino.
"Non mi sento tranquillo ad averti vicino." confessò Stephen debolmente.
"Credi che sia contagioso?" domandò Tony tornando su di lui.
"No, non credo."
"E allora di che cosa hai paura?"
"Non lo so Tony, se perdo il controllo? Se ti faccio del male?"
"Non so se l'hai notato, ma non ho le sembianze di un animale innocuo." disse tutto d'un fiato, nervoso e leggermente arrabbiato, poi serrò gli occhi e strinse i denti, per colpa di una fitta improvvisa.
"Senti dolore?" domandò Tony preoccupato.
Stephen annuì senza muoversi, e Tony provò a massaggiargli la schiena, ma alla minima pressione sbagliata, il dolore tornò più forte.
Un suono strano, un misto tra un ringhio e un gemito di dolore uscì dalla bocca di Stephen.
"Scusa, scusa...dovevo fare più piano." gli sussurrò Tony accarezzandogli il viso. 
Stephen riaprì gli occhi e respirò affaticato.
"Vuoi davvero che vada?" domandò infine Tony.
Gli occhi di Stephen lo supplicavano di rimanere, ma egualmente annuì deciso.
"Molto bene allora." disse Tony amareggiato.
Si alzò dal letto e uscì dalla stanza senza dire altro.

***

Tony buttò il necessario in un borsone blu, l'afferrò senza chiuderlo per bene, e uscì dal Sanctum Sanctorum sbattendo la porta senza spiegazioni.
Gettò la borsa nel portabagagli, inforcò gli occhi da sole, e si mise al volante, accendendo la radio e alzando il volume al massimo.
Guidò, ma la sua testa era pronta ad esplodere, in dubbio se quella era la scelta giusta da fare. Quando intravide la scritta Stark Industries era ormai sera. Rallentò e parcheggiò al suo solito posto. Aveva un proprio appartamento sul laboratorio dove lavorava, e lì sarebbe rimasto. Prese la sua borsa e chiuse la macchina. Salì le scale e tirò fuori le chiavi di casa. Era furente e non riusciva ad aprire la porta. Quando la chiave decise di collaborare, sospirò ed entrò.
"Signore, bentornato." salutò educato una voce sintetica.
"Ciao Jarvis." disse Tony buttando il borsone da una parte.
"E' insolito vederla a quest'ora."  
"Una situazione provvisoria." spiegò alzando le mani in segno di resa.
"Stephen non si sente bene, e vuole rimanere da solo." aggiunse sedendosi sul divano. "Mi dovrai sopportare" ironizzò sospirando di nuovo.
"Sarà un piacere Signore." rispose Jarvis.

Capitolo 3

"Stephen?" chiamò confuso Tony.
"Tony che cosa ci fai qui?" chiese Stephen alzandosi in piedi
"Ti avevo detto di andar via" continuò a dire dandogli le spalle.
"Lo so, ma..." Tony non sapeva rispondere e si fermò.
Si sentiva pesante e non riusciva a muoversi.
"Che cosa stai facendo?" chiese stranito.
"Sto riordinando la mia fortuna." rispose Stephen come se fosse normale.
"Fortuna?" domandò Tony avvicinandosi lentamente.
Tony si sentiva irrequieto, stranamente spaventato dalla presenza di Stephen.
Era ad un passo da lui, ma il luccichio dell'oro era perfettamente visibile.
"Dove hai preso tutta questa roba?" chiese sconvolto Tony.
E quasi come tentato prese un gioiello di acquamarina.
La osservò per qualche secondo in attesa di una risposta da parte di Stephen, che però sembrava non arrivare.
Si voltò verso di lui, con una certa apprensione.
Stephen sorrise, e il suo sorriso aveva qualcosa di terrificante.
Un riflesso nero serpeggiò negli occhi di Stephen.
"Che cosa hanno i tuoi occhi?" domandò preoccupato Tony.
"I miei occhi?!" domandò Stephen sollevando appena il mento.
"Sono diversi dal solito." disse insicuro.
"Credo che tu ti stia sbagliando, i miei occhi sono sempre stati rossi."
Tutto si oscurò intorno a Tony, e in un attimo il corpo di Stephen tremò, e si trasformò in un drago enorme, con squame nere e gli occhi rossi.
Tony indietreggiò terrorizzato, e la pietra che aveva in mano si fece più pesante.
Guardò verso il basso per capire che cosa stava succedendo, e il corpo del suo Stephen era tra le sue braccia. Respirava a fatica, e una mano sporca di sangue faceva pressione su una ferita ben centrata sul petto. Mantello non si muoveva più alle sue spalle. Tony inciampò, ma non lasciò andare il corpo ferito di Stephen.
"Stephen cosa..." provò a dire tra le lacrime.
"Tony..." chiamò addolorato. 
"Scappa Tony, salvati." mormorò Stephen.
Prima di chiudere gli occhi, riuscì ad alzare una mano e ad accarezzargli il viso.
Tracce di sangue macchiarono la guancia di Tony. 

Tony si svegliò di colpo, leggermente sudato in volto.
Erano passati solo due giorni, e Tony sentiva ancora quella pressione sulle spalle. 
Si sentiva inutile, in ansia ed era nervoso. Provava a lavorare fino a notte tarda per distrarsi, ma nulla sembrava riuscire come voleva veramente.
"Signore?" si sentì chiamare.
"Sto bene Jarvis, è stato solo un brutto sogno." disse alzandosi.
Si recò in cucina e prese una bottiglietta d'acqua, malgrado desiderasse qualcosa di più forte. La stappò e iniziò a bere lentamente cercando di dimenticare le inquietanti scene immaginate poco prima. Scosse il capo per cacciare via quelle orrende visioni e ritornò in camera. Lì sul suo letto, un alone giallo trasparente era comodamente seduto. 
"Stephen, sei qui?" domandò facendo cadere la bottiglietta.
Uno Stephen normale, perfettamente umano lo stava fissando.
"Non sono qui, non fisicamente almeno." sorrise Stephen.
"Non ti dovresti stancare." gli disse Tony a braccia conserte.
"Non mi dovrei neanche preoccupare." ribatté Stephen con un sorriso.
"Non hai motivo per farlo." continuò Tony sicuro.
"Jarvis mi dice il contrario." affermò Stephen alzandosi in piedi.
"Jarvis, io dovrei..." Tony si passò una mano tra i capelli nervoso.
"Ringraziarlo." lo corresse subito Stephen senza fargli finire la frase. 
Tony mise le mani suoi fianchi, e distolse lo sguardo. 
"Che cos'hai?" domandò Stephen avvicinandosi.
"Jarvis dice che mangi poco, e che non dormi bene."
"Succede anche quando sto con te, sai dei miei incubi." rispose Tony infastidito alzando gli occhi su Stephen.
"Perchè sei arrabbiato?" domandò Stephen inclinando appena il capo.
"Non sono arrabbiato." rispose stranito Tony.
"Lo sembri." continuò Stephen calmo.
"No, sono nervoso." rispose a bassa voce Tony.
"Perchè?" cercò di capire Stephen.
"Perchè sono un inventore Stephen, io invento cose per far star bene gli altri."
"Quando potevo aiutare te, o Wong, me ne sono andato."
"Te l'ho chiesto io Tony." gli ricordò Stephen un con mezzo sorriso.
"Sì, ma potevo..." provò a dire alzando appena la voce, ma si fermò.
Sospirò profondamente cercando di liberarsi della frustrazione che sentiva dentro, guardò altrove incapace di sostenere lo sguardo cristallino di Stephen.
Stephen capì e gli prese la mano con dolcezza.
"Tony..." lo chiamò con affetto.
"Non è una semplice febbre, o un raffreddore, in quel caso ti avrei chiesto di rimanere, di aiutarmi, e lo sai, ma è qualcosa di più complicato."
"E' diverso."
provò a fargli capire Stephen.
"Non ti ho mandato via Tony, te l'ho spiegato."
"Non sta cambiando niente tra di noi, ti volevo solo sapere al sicuro, tu avresti fatto lo stesso." gli disse paziente.
"Non ho mai dubitato di questo, ma so come difendermi Stephen." gli rispose Tony a bassa voce voltandosi verso di lui.
"Lo so Tony, ma..." Stephen lo lasciò andare cercando le parole giuste.
"Se faccio male a Wong mi sento in colpa." iniziò tranquillo.
"Se faccio male a te, potrei non perdonarmelo mai" concluse sincero.
E a Tony quasi mancò l'aria nei polmoni.
"Credi che a me piaccia svegliarmi la mattina e non averti al mio fianco?!"
"Manchi anche a me, Tony."

"Dovrai pazientare ancora per poco."
Tony annuì con un piccolo sorriso, e si mise seduto sul bordo del letto.
"Wong è un bravo infermiere?" domandò per sdrammatizzare.
"Avrei preferito qualcun'altro, ma non mi lamento." rispose grato Stephen sedendosi al suo fianco.
Tony lo guardò per qualche secondo, sentì il suo volto addolcirsi, un sorriso buono sfiorargli il viso...
"Che cosa mi hai fatto Stephen Strange?!" domandò ridendo nascondendo il volto tra le mani, curvandosi appena.
"Forse una magia." scherzò Stephen ridendo assieme a lui.
Tony scosse il capo, e raddrizzandosi gli sorrise.
"Non ero così prima" confessò ormai sereno.
"Non ero così altruista, così premuroso." specificò.
"O lo eri, ma ti nascondevi dietro altro." gli rispose gentile.
Tony annuì, pensando che forse aveva ragione.
"Vai Stephen." gli disse poi sicuro Tony.
"Posso rimanere" affermò Stephen come se nulla fosse.
"No, non è vero." lo rimproverò con dolcezza.
"E' la terza goccia di sudore che vedo scendere dalla tua fronte."
"Ti stai affaticando, e non voglio." 
Stephen annuì riconoscente, gli mandò un bacio, e sparì nel nulla.
Tony rimase per qualche secondo nel buio, a fissare il posto in cui un attimo prima c'era uno Stephen stanco ma felice di poter stare un po' con lui.
"Jarvis..." chiamò poi guardando verso l'alto.
"Sì Signore?" si sentì rispondere.
"E' stato premuroso da parte tua." lo ringraziò a modo suo.
"Non c'è di che Signore." rispose Jarvis con piacere.

Capitolo 4

Una settimana dopo

Tony era sveglio da ore, ma aveva aspettato pazientemente un orario appropriato per poter chiamare Stephen. Lasciò squillare, in attesa.
"Ciao, sono fuori, sto facendo due passi, ti serve qualcosa?" chiese con una certa spensieratezza mentre guardava qualche dolce in un cafè vicino casa.
La rispose di Stephen non arrivò subito, cosa piuttosto strana.
"No Tony, ti ringrazio" gli disse alla fine.
E Tony deglutì. La voce di Stephen, era flebile, rauca, sembrava fare veramente fatica a parlare. E mentre Tony stava per dirgli se stava bene, Stephen gli chiese di aspettare qualche secondo. Sentì un lieve trambusto, segno che Stephen aveva messo il cellulare altrove, poi sentì un'altra voce e capì che Wong era entrato nella stanza. Sentì dire a Stephen che doveva bere ancora quella robaccia, e Wong si avvicinò per aiutarlo a mettersi seduto. Tony sentì ogni lamento mentre si spostava e il respiro aggravato una volta sistemato.
"Devi berlo tutto Strange." gli disse Wong.
Tony immaginò che Wong gli stesse porgendo un qualche strano bicchiere con qualche strano intruglio dentro, perchè poco dopo Stephen rispose con:
"Lo so Wong, lo so."
"Sorsi piccoli, mi raccomando."
Probabilmente Stephen fece come gli era stato detto, fin quando non iniziò a tossire. Una tosse pesante, piena di spasmi, e Tony rimase lì ad ascoltare, senza poter fare niente, con il respiro che si accorciava sempre di più.
"Con calma Stephen." gli suggerì Wong.
"Lo so" rispose Stephen con una nota arrabbiata così rara nella sua voce.
"Scusa Wong, sono stanco..." precisò subito dopo.
Poi si voltò verso il comodino dove aveva poggiato il cellulare.
Si rese conto solo in quel momento che Tony non era in attesa, ma che aveva sentito tutto. Si passò una mano sul volto, mormorando che era un vero disastro, poi con le mani tremanti riprese il cellulare:
"Tony scusa, non volevo farti..." cercò di dire con la gola in fiamme.
"Tranquillo, non c'è nessun problema." lo fermò subito Tony.
"Riposati, ci sentiamo presto." aggiunse poi con gentilezza.
"A presto Tony..." sussurrò Stephen con debolezza.
Tony stava per attaccare quando:
"Stark" chiamò Wong uscendo dalla stanza.
"Come sta andando?" chiese subito Tony impensierito.
"A rilento." rispose vago Wong.
"Potresti essere un po' più chiaro, visto che non sono lì"
Wong sospirò spazientito, ma rispose:
"La coda è stata la prima cosa a sparire, ma con il resto fatica."
"Ha la febbre alta, e gli occhi gli bruciano ancora." aggiunse poi.
Tony smise di guardarsi intorno, e si mise seduto ad un tavolino libero del cafè dov'era rimasto. Capì che la guarigione completa era ancora lontana, e che Stephen doveva patire ancora. Sentì gli occhi arrossarsi, ma trattenne le lacrime.
"Chiama se hai bisogno, o anche solo se ha bisogno." chiarì solamente.
Wong gli disse che l'avrebbe fatto e lo salutò. Tony rispose al salutò e terminò la chiamata. Si fermò a guardare lo schermo del cellulare, tirò appena su col naso e senza farsi notare si asciugò gli occhi. Si appoggiò alla sedia e si asciugò nuovamente le lacrime.

 

Capitolo 5

Due settimane dopo

Tony stava per mandargli un messaggio, ma si fermò subito quando guardò il nome di chi lo stava chiamando.
"Ehi, che bello sentire la tua voce." rispose felice.
"Bello, sono d'accordo." scherzò Stephen.
"Stai meglio, lo sento dalla voce." disse sollevato.
Stephen rise di buon umore, e affermò che il peggio era passato.
"Volevo chiederti scusa." aggiunse.
"A me?" domandò Tony senza capire.
"Sì, a te." ridacchiò Stephen.
"Per che cosa?" chiese Tony 
"La settimana scorsa non volevo chiuderti praticamente il cellulare in faccia, non ti ho neanche richiamato e mi sono sentito in colpa. E' solo che la trasformazione è stancante e dolorosa." spiegò quasi dovesse giustificare il suo modo di fare.
Stephen sentì Tony trattenere il fiato di fronte all'ultima affermazione.
"Non è niente di grave." aggiunse subito per tranquillizzarlo.
"E' come quando ti togli una crosta per sbaglio, solo che qui la crosta è più grande e sento un po' di più tutto qui."
"Capisco." rispose Tony più tranquillo.
"Finalmente Wong mi ha permesso di mangiare qualcosa di diverso, e ho optato per una pizza." gli disse Stephen per cambiare argomento.
"Ma che strana coincidenza, è appena arrivata la mia." ironizzò Tony.
"Ti va di rimanere al cellulare, fare due chiacchiere e farmi compagnia per la cena?" domandò gentile.
"Volentieri, hai una birra?" domandò Tony ridendo.
"No Tony " rise Stephen nascondendo il lieve rimprovero.
"D'accordo niente birra per te." scherzò di nuovo Tony prendendo posto sul divano. Aveva sentito Stephen in quei giorni, ma solo per messaggi, così da non farlo stancare troppo, ma chiamarsi era molto più gratificante.

Capitolo 6

Tre settimane dopo

Tony aveva lasciato il caffè sul bancone del bar dove si era fermato.
Era uscito di corsa, e aveva continuato a correre senza curarsi di chi gli passava accanto, senza preoccuparsi con chi si scontrava, il suo unico pensiero era raggiungere il Sanctum Sanctorum il prima possibile. 
"Wong!" chiamò con il fiato corto una volta spalancato la porta.
Wong uscì dal salone stranito da tutta quella agitazione.
"Signor Stark, bentornato." disse gentile.
"Che cosa vuol dire?" domandò Tony mostrandogli il cellulare.
"Ti ho chiesto di venire subito." rispose Wong come se fosse normale.
"Sì, ma perchè? Che cosa è successo?" domandò Tony in ansia.
"Strange, è guarito" rispose Wong tranquillo.
"Credevo che fosse chiaro." affermò dopo senza capire.
E dopo quelle frasi, Tony si ricordò di come effettivamente si respirava.
"Mai più Wong, con me mai più." lo avvertì, deglutendo.
Wong alzò le spalle, ancora incerto sull'errore che aveva commesso.
"Dov'è?" domandò poi Tony mettendo il cellulare in tasca.
"Biblioteca." rispose Wong per poi tornare alle sue faccende.
Tony si avviò nella stanza destinata con il cuore più leggero.
Stephen era lì, con il maglioncino bordeaux che gli aveva regalato, intento a sfogliare pagine, tra gli scaffali di legno e la luce del sole che filtrava dalle finestre.
"Stephen..." chiamò incredulo.
Stephen alzò gli occhi dal libro che stava leggendo, si voltò e sorrise.
"Ciao Tony." salutò felice.
"Che fai non vieni a salutarmi?!" domandò 
Tony non se lo fece ripetere due volte, si avvicinò a Stephen, l'abbracciò forte e gli baciò le labbra con desiderio.
Stephen si poggiò alle mensole della libreria che aveva alle spalle, e lasciò cadere il libro che aveva in mano.
"Ehi, dovresti fare piano, sono ancora convalescente" scherzò sorridendo.
"Sinceramente non m'importa." rise Tony sereno.
Tony si spostò di un passo, ma involontariamente gli prese la mano.
"Non farlo mai più" affermò severo Tony.
"Cosa?" domandò Stephen confuso.
"Non ammalarti mai più in questo modo."
"La prossima volta mi limiterò ad un semplice raffreddore per farti felice."
Tony sorrise, ma continuava a guardalo come se potesse sparire.
"Hai capito come..." ma non trovava le parole giuste.
"Come sia successo?" l'aiutò Stephen.
Tony annuì continuando a fissare i suoi occhi.
"In verità nessuno lo sa con esattezza, può venire, si può curare e se ne va."
"Ma perchè proprio quelle sembianze?"
"Non lo so, esistono creature più forti di un drago, ma forse quelle erano le giuste sembianze per non destabilizzare troppo un corpo."
"Ma se avevi difficoltà anche con i gesti più semplici."
"E' vero, e la coda mi dava problemi, avevo difficoltà a stare in piedi, ma le corna avevano il loro fascino, mi sarei potuto abituare."
Tony spalancò gli occhi incredulo, su quanto appena sentito.
"Sto scherzando Tony." rise Stephen.
Tony scosse il capo divertito, e in quel momento notò il bastone di legno dal manico elegante appoggiato accanto alla poltrona, dove probabilmente Stephen si era fermato a leggere.
"Stai bene?" chiese nuovamente preoccupato.
"Sto meglio, ma sono ancora debole." spiegò Stephen.
Ormai si era abituato ad un paio di cose, per lui erano diventate normali, ma capì subito che non era così per Tony.
"Mi aiuta, niente di più." spiegò riportando il volto di Tony sul suo.
Tony sospirò agitato, ma poi notò un particolare che gli era sfuggito, e si calmò all'istante per quella novità così piacevole.
"E questi?" chiese poi passando una mano tra i capelli di Stephen.
Erano più lunghi, sciolti sulle spalle, e le ciocche bianche sembravano essersi moltiplicate.
Gli stavano bene, ma era look decisamente diverso dal solito.
"Ah, sono un effetto collaterale della cura." rise Stephen quasi imbarazzato.
"Li taglierò appena mi sarà possibile."
Tony continuò a far scorrere le dita fin quando:
"E questo?" chiese ancora mentre un diamante azzurro si poggiava sulla sua mano.
"Sono guarito, ma Wong non vuole correre rischi"
"Questo è il modo più pratico e veloce per tenermi al sicuro da una possibile ricaduta." spiegò Stephen indicando l'orecchino dorato.
"Dovrò portarlo per un mese, poi lo posso togliere."
"Mi piace." annuì Tony.
Stephen gli sorrise, un sorriso carico d'affetto.
Tony ricambiò, con un sorriso complice e felice, e accarezzando di nuovo quei lunghi capelli, si rubarono un altro bacio.
Era così bello potersi rivedere.

Tony ancora non riusciva a credere di poter dormire finalmente con Stephen.
Si svegliò nel cuore della notte, e Stephen era ancora lì, accanto a lui. 
Un braccio che gli stringeva la vita e la fronte poggiata sulla sua spalla. 
Stephen portava ancora i segni della malattia, qualche macchia rossa, alcuni cerotti e un enorme medicazione su mezza schiena, quindi doveva dormire su un fianco, ma aveva confessato che non voleva passare un'altra notte da solo.
Fuori stava piovendo, e sembrava fare più freddo.
Tony si sistemò meglio sotto le coperte, e si strinse di più contro quel corpo che trasmetteva un calore tanto familiare.

Quando arrivò l'alba, Tony si stupì di essere già sveglio.
Si voltò con estrema lentezza, senza spostare il braccio di Stephen.
Il suo respiro era ancora così lento e regolare.
Tony sorrise, sentirlo così rilassato era un bene per lui.
Si sistemò sul fianco e aspettò qualche secondo.
"Buongiorno tesoro." disse poi solare baciandogli la guancia.
"Ehi, buongiorno." rispose con stanchezza Stephen.
"Che bel risveglio." mormorò aprendo gli occhi.
"Anche se ti ho rubato l'idea?!" domandò Tony poggiandosi sulle nocche.
"Non l'avevo notato." scherzò Stephen accarezzandogli la guancia.
Tony gli accarezzò la vita, e si avvicinò per baciarlo.
Stephen, ancora fermo sulla guancia di Tony rispose a quel bacio.
"Per una volta volevo essere io la tua sveglia, non è giusto che ci pensi sempre tu." disse Tony spostando la mano di Stephen dal suo volto.
"Mhm, sono d'accordo, possiamo alternarci."
"Ci alterniamo già con una cosa, e sembra funzionare."
"Hai ragione." rise Stephen a disagio.
"Andiamo a fare colazione?" domandò Tony.
Le loro dita s'intrecciarono e Tony gli baciò il dorso.
"Che bella idea." sorrise Stephen.
"Ti aiuto ad alzarti?"
"No, ci riesco anche da solo grazie."
Stephen si liberò delle coperte e si sistemò i capelli in una coda precisa. Poi si alzò in piedi con molta attenzione. Il bastone era ad un passo da lui, ma si appoggiò al comodino per trovare l'equilibrio. Una volta sicuro indossò la maglietta a mezze maniche blu che usava come pigiama in quei giorni. Tony si ritrovò a fissare la stoffa che scendeva in giù a coprire l'enorme cerotto. Stephen si voltò distratto, e trovò Tony intento a contemplarlo.
"A che cosa stai pensando?" chiese curioso.
"A quando toglierai quei cerotti." disse onesto.
"Perchè?" rise Stephen.
Tony si spostò sulle coperte e si avvicinò a Stephen. 
Senza farlo cadere, lo attirò a sè e lo strinse con una certa fermezza.
"Perchè così sarai più libero di stare con me" rispose baciandogli il mento.
"Fai piano Tony." sussurrò Stephen chiudendo gli occhi.
"Scusa" mormorò Tony, baciandolo di nuovo.
Stephen scosse il capo e lo guardò in viso.
"Comunque non vedo l'ora di stare un po' con te." aggiunse subito dopo.
E poggiando le mani sulle spalle di Tony si chinò per baciarlo.





Note dell’autrice:
Una storia nata per caso, ma non mi dispiace, anche se ho la tendenza a modificare leggermente Strange, per qualche strana ragione lo rendo più delicato, più morbido, più gentile, più naturale e sicuro chissà perchè.
E' una storia extra, e in qualche modo si può collegare ad Una seconda possibiltà.

Spiegazioni:

- Credo di aver usato Jarvis come intelligenze artificiale per una questione di affetto, essendo la prima che incontriamo.
- Acquamarina: Nel sogno di Tony ho scelto questa pietra per una serie di motivi, primo perchè è una delle mie pietre preferite, poi da quanto ho letto è la pietra legata al cuore, la pietra del coraggio, che calma lo stress e riduce le emozioni forti, e so essere una pietra fortuna per il matrimonio, mi piace pensare che qui Tony stia pensando ad una possibile unione con Stephen, quindi non è un caso. 




  
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