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Autore: Eternal_Rome    09/02/2022    2 recensioni
26 ottobre 2016. Il successo della rapina della Zecca di Stato diventò un motivo serio per dare caccia ad Andrés De Fonollosa, noto come "Berlino". L'elusivo ladro sfuggì alla polizia e all'Interpol ancora una volta, lasciando alle spalle la falsaria Ágata Jiménez, alias "Nairobi", e una serie di strani indizi. Per prendere il famoso ladro, l'investigatore Santiago López dovrà avere a che fare con il genio di De Fonollosa... e con una donna...
(Nota: L'autore della storia non e' madrelingua. Possibili errori di grammatica e lessico)
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Berlino, Bogotà, Nairobi, Palermo, Raquel Murillo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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24 ore dopo la rapina

– Novecentottantaquattro milioni di euro... Hanno stampato novecentottantaquattro milioni di euro e se li hanno portati via sotto il nostro naso... Com'è possibile?..

Vedendo le conseguenze della vergognosa sconfitta della polizia su tutti i canali della televisione spagnola, il colonnello Luis Tamayo, con le mani tra i capelli, si fece un milione di domande che, in realtà, non richiedevano alcuna risposta. 

Quell'uomo con un'autostima gonfiata e una fede assoluta nell'onnipotenza degli organi del Ministero degli affari interni non era abituato a tali fallimenti, e nessun altro nella tenda, tranne lui, aveva la voglia di commentare l'accaduto. I presenti tacevano e registravano le testimonianze degli ultimi ostaggi.

La rapina della Zecca di Stato sarebbe entrata nella storia, e non solo le forze dell'ordine, ma ormai tutta la Spagna ne era certa. Ragione di ciò non fu più la somma rubata, ma l'agilità dei rapinatori con le maschere di Salvador Dalì, che, grazie all'incredibile astuzia, riuscirono a dare uno scaccomatto alla polizia.

Otto criminali con nomi di città, invece dei nomi in codice, guidati dal famoso ladro Andrés De Fonollosa, avevano tenuto ostaggi i dipendenti e i visitatori dell'edificio per undici giorni, nel mentre stampando circa un miliardo di euro e mettendo i bastoni tra le ruote a Tamayo e i suoi uomini. Solo al termine della rapina, giunte proprio al momento della fuga, le forze speciali erano riuscite ad eliminare tre membri della banda.

Ma questo esito, relativamente pacifico, e l'assenza delle vittime tra gli ostaggi non soddisfacevano il colonnello. Tamayo bramava il sangue e la testa dell'astuto De Fonollosa da anni, mentre il resto dei rapinatori lo interessava poco. L'uomo sembrava di essere ossessionato dall'idea di catturare proprio il famoso "Berlino".

Nella parte della tenda isolata l'investigatore Santiago López, con un sorriso ironico sul volto, osservava Tamayo in silenzio, non avendo intenzione di perdere il tempo prezioso per il panico e battibecchi inutili. Mentre i colleghi stavano a lavorare con gli ostaggi, l'uomo studiava i protocolli pronti, verificando la presenza di almeno un piccolo dettaglio che avrebbe potuto chiarire l'intero corso della rapina. E allora nessun resoconto tra quelli che aveva in mano gli dava certezza che il capo dei Dalì fuggito sarebbe stato catturato.

Santiago percepì una forte tensione, come se l'avesse preso da Tamayo, ed espirò pesantemente. C'era molto lavoro da fare, e la sovrabbondanza di testimonianze, a volte contraddittorie, lo invitava a infilare una mano in tasca per tirar fuori il pacchetto di sigarette...

– Voglia di fumare? – sentita la voce dell'ispettore Raquel Murillo, López, senza distogliere lo sguardo dai giornali, si volse. – Faresti meglio ad aspettare. I giornalisti là fuori rompono a chiunque esca di qui.

– Grazie per l'avviso. Stavo giusto per uscire a "prendere una boccata d'aria", – l'uomo si sforzò a sorridere lievemente. – Come stai? Tutto bene a casa?

– Sono stata meglio, direi. Riesco a malapena a stare in piedi anche dopo il giorno libero, – ammise Raquel, sbuffando di stanchezza. – Undici giorni di negoziazioni, diverse operazioni di salvataggio e, alla fine, un vero fallimento...

– Non è così male come pensi, – Santiago fece un tentativo di sostenere la collega, attirando l'attenzione di lei sui fascicoli sul tavolo. – Ci sono delle notizie.

Lo sguardo stanco di Raquel, che nel corso della rapina aveva negoziato quasi 24 ore su 24, invece, si diresse verso le foto e degli identikit dei criminali. Quattro degli otto ritratti, appesi ad una grande bacheca di sughero, erano barrati con croci rosse e sotto di esse c'erano dei scatti dei cadaveri, fatti nell'obitorio.

La donna socchiuse gli occhi e sospirò con fatica: l'esito della rapina risultò di essere completamente diverso dalle sue aspettative, anche se prima l'immaginazione dell'ispettrice creava nella sua mente un finale ancora più triste...

– Radko Dragic o "Oslo", un soldato serbo. Si è beccato un trauma cranico durante la fuga degli ostaggi ed è finito per essere soffocato dai suoi compagni per non farlo soffrire. Suo cugino, Mirko Dragic o "Helsinki", un soldato dalla Serbia anche lui. Deceduto durante la fuga dall'edificio... – cominciò Santiago, indicando le immagini, una dopo l'altra. – Silene Oliveira, "Tokyo". Ricercata per la rapina e un assassinio ancora prima della Zecca di Stato, è stata eliminata per aver opposto la resistenza. E Augustin Ramos – "Mosca", un ex minatore e ladro. Morto, scappando, guarda caso, nel tunnel, che lui stesso aveva fatto scavare in questi undici giorni...

– Gli altri? – chiese Murillo, con il tono secco. – E Andrés De Fonollosa?

– Qui, ispettore, viene la parte più interessante. Di De Fonollosa nessuna traccia per ora, ma abbiamo in pugno uno dei tre complici.

Il tappo della penna di Santiago indicò uno scatto cerchiato in rosso, due identikit e una vecchia foto di De Fonollosa. Due giovani, una donna e il bersaglio principale della polizia spagnola allora furono gli unici criminali ad uscire vivi dalla Zecca di Stato.

– L'hacker Aníbal Cortés, alias "Rio", è stato arrestato ieri sera. Hanno preso il ragazzo nel quartiere di Ibiza, vicino al Parco del Retiro. Secondo alcuni agenti di polizia, stava aspettando qualcuno nel luogo stabilito, ma non è venuto nessuno. Cortés non ha nemmeno tentato di oporre la resistenza, ma non ha alcuna intenzione di collaborare. A quanto pare, i Dalí hanno imparato a memoria l'intera costituzione come se fosse l'Ave Maria, prima di aver ficcato il naso nella zecca: sanno che per questo assalto non gli verrà concesso alcun perdono... Nemmeno Martín è riuscito a farlo parlare.

– Chissà perchè non sono sorpresa... – Raquel ridacchiò con ironia, ricordando il ragazzo mandare tutta la polizia a quel paese nel tentativo di convincerlo a collaborare. – E gli altri due?

– Solo due identikit che la scientifica ha tracciato secondo le descrizioni degli ostaggi... Ah, e un altro piccolo dettaglio... 

L'investigatore appese ancora una foto vicino a uno dei ritratti.

– Tra gli ostaggi manca Mónica Gaztambide. La giovane è fuggita con i rapinatori, volontariamente o meno - lo scopriremo presto.

Raquel annuì e si soffermò sugli identikit e sulla foto dell'ostaggia smarrita. Il leader della banda, svanito nel nulla ancora una volta senza lasciare traccia, in quel momento la interessava meno dei ladri, prossimi ad essere identificati.

– Qualche ipotesi su chi possono essere?

– "Denver", o, molto probabilmente, Daniel Ramos – figlio di Agustin Ramos, – rispose l'uomo, fornendo alla collega anche le vecchie foto del giovane. – Nel database c'è il suo dossier, il ragazzo era arrestato e condannato più volte per atti vandalici, risse, furti e traffico di droga.

Per il dolce, López lasció l'ultima rapinatrice non identificata, sull'identikit di cui incolló un adesivo con un punto interrogativo e tre nomi.

– Con la donna le cose sono un po' piú complicate. Secondo gli ostaggi, è "Nairobi": la responsabile della stampa di banconote. A detta degli dipendenti del dipartimento stampa, lavorava come una professionista. Il database conta decine di criminali, precedentemente condannati per la produzione e la distribuzione del denaro contraffatto, ma alla descrizione dell'aspetto fisico e dell'età corrispondono solo tre: Victoria Hernández, Ágata Jiménez e Juana Montero. Tamayo ha già mandato Ángel a prendere tutt'e tre...

Raquel riconobbe lo scetticismo nel tono di Santiago.

– Vedo che questa idea non ti piace per niente. C'è qualcosa che non ti convince?

– Non mi convince il fatto che Tamayo affida tutto agli agenti di polizia e perde tempo, avendo gli investigatori a cinque passi da lui, – borbottò l'uomo. – C'è solo una persona da prendere tra le tre – la Jiménez.

López aprì il dossier della seconda falsaria menzionata, e la Murillo, curiosa, ci diede un'occhiata. A parte il loro collega e amico, Martín Berrote, Raquel sembrava di essere allora l'unica interessata ad ascoltare.

– Ieri ho esaminato i conti bancari di tutti i rapinatori e sono giunto alla conclusione che nessuno dei Dalì aveva effettuato alcuna transazione per sei mesi. Né acquisti, né crediti, né altri servizi nelle banche.

La donna non trovó alcun collegamento con Ágata Jiménez, ma rimase in silenzio. Così Santiago riprese il discorso:

– Come ben sai, i ladri risiedevano in una casa fuori Toledo, in cui si preparavano alla rapina, quasi in assoluto isolamento, come se fossero in quarantena. Sei stata lì, conosci questo posto, – l'uomo le consegnò una foto del mangione, scoperto pochi giorni prima. – Stiamo cercando, quindi, quella falsaria che in questo periodo non si è fatta vedere a Madrid e che ha fatto uso solo dei contanti, proprio come i suoi colleghi.

Raquel diede un'altra occhiata all'identikit, facendo un paragone con le foto dal fascicolo, e scruotò nella mente ciò che aveva sentito.

– Hernández e Montero, quindi, sono da escludere dagli sospetti?

– Esatto. Hernández è tornata alla vita normale e ha trovato un lavoro. Ho le riprese delle camere di sorveglianza dal ristorante in cui lavora. Mentre Montero è diventata una bloger: pubblica dei post quotidiani con le storie su come passava i giorni, stando in prigione. I ragazzi del reparto informatico hanno già verificato l'autenticità delle registrazioni e dell'account di Montero.

Santiago a stento riuscì a trattenere una risatina al solo pensiero che l'ex prigioniera del penitenziario Cruz del Sur si guadagnava da vivere, filmando i video per le reti social. Tuttavia, non passò nemmeno un secondo, prima che l'uomo si concentrò di nuovo sugli affari.

– Chiama Ángel e dirama una segnalazione per Ágata Jiménez, – con la punta della penna López indicò una vecchia foto dal fascicolo della falsaria sospettata. – Lei, Cortés e Ramos sono le nostre uniche piste per prendere De Fonollosa...

   
 
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