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Autore: Doralice    09/02/2022    2 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/Cobra_Kai]
Una breve one-shot LawRusso al limite del crack, fortemente ispirata alla puntata di FRIENDS "The one where Ross finds out".
Buona lettura!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Uno dei vantaggi dell’essere divorziato e vivere per conto proprio al dojo, è la possibilità di rientrare a casa sbronzi il sabato sera, dopo un appuntamento fallimentare, e crollare sul futon senza rimorsi. È quello che fa Daniel, andando a sbattere qua e là come una falena drogata, e svestendosi solo in parte.

La mattina dopo si ritroverà con la testa aperta in due dall’emicrania, e mentre farà colazione con caffè e ibuprofene, scorrerà il cellulare per non sentirsi solo. Questa cosa, invece, non è esattamente un vantaggio: dopo tanti anni a svegliarsi con accanto Amanda e a preparare la colazione per Sam e Anthony, è destabilizzante il silenzio e il vuoto attorno a sé.

È anche per questo che Daniel si è dato solo pochi mesi dopo il divorzio prima di ricominciare a frequentare qualcuno. Per questo, e per grattarsi via di dosso il fastidio che prova ogni volta che la vita gli ripropone il fatto che Johnny Lawrence è felicemente impegnato.

Sia chiaro, Daniel è felice per lui. Davvero. Johnny ne ha avuti abbastanza di cazzotti dalla vita, è un bene che adesso finalmente la ruota del karma stia girando anche per lui. Ma questa ruota deve girare proprio con Carmen? E deve ritrovarseli davanti continuamente?

Daniel era al pet store venerdì, per comprare il mangime per le carpe koi. E naturalmente c’era anche Johnny. Con Carmen. “Ehi, ciao! Come va?” eccetera. Avevano deciso di prendere un gatto, per cui erano lì per comprare l’occorrente. Fantastico! Meraviglioso! Daniel si è mostrato anche troppo entusiasta, poi è scappato via con una scusa. Senza nemmeno prendere il mangime per le carpe koi.

Un gatto. Vogliono prendere un gatto insieme. Non stanno vivendo sotto lo stesso tetto solo perché Johnny ha ancora il suo appartamento, dove sta anche Robby, ma di fatto lui e Carmen convivono. Convivono e stanno prendendo un gatto.

Daniel è andato all’appuntamento, quel sabato. Era un amico di Anoush e si erano già visti in concessionaria qualche mese prima: lui gli aveva fatto gli occhi dolci per tutto il tempo, ma Daniel aveva pensato che lo stesse facendo per avere uno sconto. Poi era arrivata la richiesta di amicizia su Facebook, le chat, e infine l’invito a uscire.

Daniel non usciva con un uomo dai tempi del college, ma perché rifiutare? Magari sarebbe stato un buco nell’acqua, ma il ragazzo sembrava giovane e intraprendente, e lui aveva bisogno di distrarsi.

Peccato che per tutta la serata, tra un bicchiere di vino e l’altro, la sola cosa di cui Daniel era riuscito a parlare fosse quel maledetto gatto. E il suo appuntamento sarà stato anche giovane, ma non era scemo: un sano chiarimento, una stretta di mano, e Daniel era rimasto da solo al tavolo, con mezza bottiglia di vino e un antipasto appena assaggiato.

Ora Daniel scorre il cellulare, aspettando che l’ibuprofene faccia effetto, e cercando di mettere a fuoco quello che è successo dopo essere stato – giustamente – piantato in asso dal suo appuntamento.

Bzz – plin

“Sono per strada.” gli scrive Johnny.

Daniel batte le palpebre un paio di volte, fissando confuso il messaggio. Poi guarda l’ora. Poi guarda di nuovo il messaggio. Infine si ricorda che quella mattina era d’accordo con Johnny per trovarsi a dojo e pianificare le future lezioni per i ragazzi. Lanciando un paio di imprecazioni in lingue variegate, Daniel ingolla l’ultimo sorso di caffè e si lancia verso il bagno per farsi una doccia. Il cellulare resta sul tavolo: non si accorge della chiamata.

Quando Daniel esce fuori dalla doccia, non ha nemmeno il tempo di pettinarsi: l’auto di Johnny sta già parcheggiando nel vialetto. In derapata, a giudicare dallo stridore delle gomme e dalla ghiaia che vola dappertutto. È il genere di atteggiamento da macho fuori controllo che di norma lo fa imbestialire, ma dopo la serata di ieri Daniel deve farsi un esame di coscienza su chi è tra i due che tende a perdere il controllo, per cui fa un bel respiro e cerca di ritrovare la calma. Litigarci sarebbe un gran bello sfogo per lui, ma è davvero questo che vuole?

Johnny scende dall’auto e nel richiudere la portiera la sbatte violentemente.

Non sarebbe maturo. E Daniel è una persona matura. Lui agisce in maniera ponderata e affronta le conseguenze delle proprie azioni.

Johnny urla “LaRusso!” come se volesse farsi sentire in tutta All Valley.

Gli parlerà. Gli parlerà della guida in sicurezza e dell’importanza di avere un vialetto con la ghiaia uniforme.

Johnny cammina pesantemente sulle assi del dojo e apre con uno scatto la porta scorrevole.

“LaRusso dove cazzo sei?!”

Il sole e le urla colpiscono Daniel nella maniera peggiore per chi viene da un post-sbronza. Ma lui è una persona matura – è una persona matura.

“Buongiorno anche a te, Lawrence.”

“Buongiorno un paio di palle! Spiegami questa cosa!”

Johnny sta tenendo il cellulare contro di lui, come fosse una bomba a orologeria, e preme qualcosa sullo schermo. Parte un vocale.

Nel silenzio della stanza si sente una voce registrata. La voce di una persona palesemente ubriaca. La voce di Daniel.

E da persona matura quale è, Daniel decide di fare l’unica cosa possibile: scatta verso Johnny e con un colpo di karate gli fa mollare la presa e gli frega il cellulare.

“Ma che cazzo–”

“Mi dispiace, ero– credo di aver esagerato con l’alcol, per cui–”

Daniel ferma il vocale e cerca di cancellarlo, ma Johnny lo atterra e se lo riprende, facendolo ripartire. Daniel lo afferra e lo fa cadere, riprendendolo a sua volta. Vanno avanti così, imprecando e azzuffandosi, la voce registrata di Daniel che parte e si ferma e riparte, come se oltre ad essere ubriaco avesse anche il singhiozzo.

Finché il cellulare va a finire sotto un mobile. Uno di quei mobili alla giapponese, talmente bassi che non ci passa sotto nemmeno una mano, così pesante che bisogna essere in due a spostarlo.

Esausti e sudati, ammutoliti dal fiato corto, Daniel e Johnny crollano su tatami. Prigioniero là sotto, il cellulare finisce da solo di riprodurre il vocale. E Daniel è costretto a risentirsi, in tutta la sua auto-umiliazione.

“Non devi ascoltarlo.”

“L’ho già fatto, idiota.”

“Ero sbronzo.”

“Stronzate!”

“Vuoi negare che fossi sbronzo? Quando mai ti avrei detto–” Daniel si morde la lingua.

Johnny rotola si rialza e torreggiando su di lui lo fissa con astio. Bene, l’astio lo può gestire. Astio, rancore, rabbia… vanno bene queste cose, tra di loro funzionano.

“Già, LaRusso. Quando mai?”

Però l’astio non c’è nella voce di Johnny. È qualcosa di più sottile, più maturo. Qualcosa che Daniel non si sarebbe mai aspettato da lui.

Daniel lo fissa dal basso, muto come un babbeo. E siccome è una persona matura, non dice niente.

“Quando lanci una sfida non è corretto tirarsi indietro.” gli dice Johnny prima di andarsene.

Daniel sente la porta scorrevole aprirsi e chiudersi, e poi l’auto di Johnny che fa manovra nel vialetto – giustamente – in derapata.

Più tardi, Sam e Moon si presentano al dojo per fare yoga insieme e fare una serata ragazze. E non senza umiliazione, Daniel si trova a chiedere il loro aiuto per recuperare il cellulare da sotto il mobile. Per lui sarebbe anche finita lì, ma le adolescenti quando ci si mettono sono spaventose. A loro due bastano cinque minuti di "poliziotto buono e poliziotto cattivo”, che Daniel crolla.

“E tutto questo casino è nato per un gatto?” 

Daniel sospira profondamente e annuisce. Le due ragazze si scambiano un’occhiata significativa.

“Papà,” Sam gli tocca un braccio, “è solo gatto.”

Per Daniel è come un’illuminazione. Guarda la sua bambina come avrebbe guardato Sensei Miyagi ai vecchi tempi, le dà un bacio sulla fronte, ringrazia entrambe, e se ne va.

Ha il mangime per le carpe koi da comprare, e un cellulare da restituire. Non immagina certo che il destino gli farà risolvere entrambe le cose nella stessa occasione, esattamente all’ingresso del pet store.

Johnny è davanti a lui, con le mani ficcate nei jeans e la faccia di chi ha visto giornate migliori.

“Ciao, Johnny.”

“LaRusso.”

Non il migliore degli inizi. Ma Daniel – che non è poi così maturo – sa riconoscere quando è il momento di farsi da parte.

“Volevo chiederti scusa.” gli dice, e poi tira fuori da una tasca il cellulare, “E restituirti questo.”

Johnny lo prende con un “Mh.” e un cenno secco della testa, e se lo mette in tasca.

“Mi dispiace. Probabilmente il divorzio è stata una batosta più grande di quello che–”

“Seriamente? È di questo che vuoi parlare? Sei incredibile.”

Daniel sospira. Com’è che è sempre così difficile per loro dialogare, anche se parlano col cuore in mano?

“Johnny, ascolta–”

“No, ho ascoltato abbastanza, mi sembra.” lo interrompe, “Perché non me l’hai detto prima? Che stavi aspettando?”

Daniel boccheggia.

“Prima? Prima quando, Johnny? Quando ero sposato? O quando tu hai iniziato la relazione con Carmen? Non c’è mai stato il momento giusto per–”

“Se aspetti il momento giusto potresti aspettare per sempre!”

Bene, adesso Daniel è decisamente confuso.

“Um– stiamo parlando della stessa cosa?”

“Stiamo parlando del fatto che ho passato trentacinque anni credendo di non essere abbastanza per te, passando da una relazione fallimentare all’altra, e quando finalmente riesco a superare tutto, quando riesco a mettere insieme una relazione decente, tu” Johnny gli punta un dito contro, furioso, “tu mi mandi un cazzo di vocale e fai esplodere tutto!”

“Cosa–”

“Ho appena rotto con Carmen.”

“Perché?!”

Johnny si mette una mano sugli occhi borbottando: “Non hai ascoltato niente di quello che ho detto.”

Adesso Daniel sta iniziando ad alterarsi. E da persona niente affatto matura, che non sa quando è il caso di fermarsi, fa una delle sue cazzate.

“Ho capito che mi accusi di aver rovinato la tua intera esistenza, il che è tipico di te!”

“Sai che c’è? Hai ragione. Sono io che mi sono rovinato da solo. Avrei dovuto fare come te: mandarti un vocale da ubriaco. Così adesso ci saresti tu al posto mio, col matrimonio rovinato e uno scontrino di restituzione in tasca.”

Johnny tira fuori uno scontrino e glielo caccia in mano.

“Ci vediamo, LaRusso.”

E Daniel resta lì, impalato davanti al pet store, a fissare quello scontrino. Johnny è tornato lì per restituire tutti gli accessori per il gatto.

‘È solo un gatto.’

Le parole di Sam gli rimbalzano nel cervello, fanno un paio di capriole e trovano il loro posto. Come gli esercizi del Sensei Miyagi: la memoria muscolare può essere utile, ma può anche giocare brutti scherzi e farti agire di riflesso dove il pericolo non c’è. Quel gatto ha risvegliato qualcosa in Daniel, un riflesso che credeva sopito ma che in realtà era sempre lì. E il problema non era il riflesso, il problema è come l’ha gestito.

Si gira per andare a cercare Johnny, perché adesso ha capito. Ha capito cosa dire e come dirlo, ma soprattutto cosa non dire e come fare in modo che si capiscano senza doversi per forza parlare. Ma Johnny è già lì, davanti a lui. Perché Johnny l’ha capito prima – probabilmente molto prima.

*

Nel momento in cui Daniel rimette piede nel dojo e mette a terra le buste di mangime per le carpe koi, sa già che non potrà sottrarsi all’assalto. Sam e Moon abbandonano il rewatch di Stranger Things e gli sono già addosso. E l’abbiamo già detto: sono spaventose. A nulla valgono i suoi tentativi di sviare il discorso, i suoi “Com’è andato lo yoga?” e “Avete fame? Vi preparo il sushi alla LaRusso, stasera?”. Niente. Poliziotto buono e poliziotto cattivo lo mettono all’angolo e Daniel cede – e onestamente un po’ è felice di poterne parlare con qualcuno.

“Johnny mi ha baciato.”

“No!” e “Oh mio Dio!” strillano le due ragazze.

Daniel ride del loro entusiasmo e un po’ si gasa a sua volta.

“È stato… incredibile!" confessa.

“Ommioddio ommioddio ommioddio!” continua a strillare Moon.

“Ok, vogliamo sapere tutto! Moon, vai a prendere il sake e stacca i cellulari.”

“Sake?” Daniel fa per rimproverarla “Sam–”

“Oh, sta zitto! Dobbiamo festeggiare!”

Lo trascina a sedersi sul futon per un interrogatorio come si deve.

“Finisce bene o abbiamo bisogno di fazzoletti?”

Daniel si sistema sul futon e risponde senza guardarla.

“Beh,” si schiarisce la voce, “credo che sia finita piuttosto bene.”

“Aspetta… sono cose che posso sentire senza dover poi andare in terapia?”

“Sam, sono stato via mezz'ora. Eravamo di fronte al pet store.”

“Ok, vai!”

“Non iniziate senza di me!” urla Moon correndo con il sake in mano, “Signor LaRusso, non può capire! Noi vi shippiamo da morire!”

“Cosa– cos’è che fate?”

“Lascia perdere. Parliamo del bacio!” Sam gli mette in mano un bicchierino di sake, “Com’è stato? Era tipo… una carezza delicata oppure qualcosa, sai…”

“Qualcosa tipo ‘devo averti adesso’?” ammicca Moon.

Daniel arrossisce, balbetta, incespica sulle parole. È questo che le ragazzine fanno durante i loro pijama party? Se non altro non si drogano.

“Beh… all’inizio eravamo un po’ impacciati, ma poi…” Daniel butta giù il sake d’un fiato, “Poi ci siamo rilassati ed è stato… oh, è stato piuttosto intenso.”

Un acuto coretto di “oooh” si leva dalle ragazze.

“E ti stava abbracciando? Come eravate messi?”

“No, ecco, lui…” Daniel si versa un altro bicchierino, “All’inizio mi ha afferrato il volto tra le mani e… ‘Strike first’, no?”

Lui e le ragazze ridacchiano.

“E poi le ha fatte scivolare sul collo e le spalle e giù fino alla vita.”

Sam finge di svenire sul futon e Moon afferra un cuscino per urlarci contro. Daniel potrebbe farci l’abitudine a serate così.

*

Il cartone della pizza formato famiglia è aperto sul ripiano della cucina. Johnny e i ragazzi sono ancora con le giacche addosso, ma la fame era troppa e si sono avventati sulla pizza appena messo piede nell’appartamento.

“E poi… um…” sta raccontando Johnny mentre mastica, “Poi l’ho baciato.”

Miguel dice qualcosa, ma ha la bocca piena quindi non si capisce niente.

“Mh?”

“Lingua?” traduce Robby.

Johnny annuisce: “Sì.”

“Figo.”

Miguel alza un pollice unto di sugo.

   
 
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