Film > Encanto
Segui la storia  |       
Autore: lunatica91    17/02/2022    0 recensioni
Encanto era una piccola comunità e chiunque sa cosa succede nei luoghi piccoli: tutti si conoscono, tutti sanno tutto su tutti. Può essere un bene come un male, dipende sempre dai punti di vista.
E se si riuscisse ad andare oltre i pregiudizi?
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Kidfic, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve a tutti! Eccomi ancora qua su questo fandom ^^
Questa volta provo a portare una long-fic. Ammetto che non so esattamente cosa verrà fuori, spero piaccia e non venga una schifezza ^^'
Mi sono chiesta: ma i Madrigal, oltre a stare tra di loro, hanno avuto dei rapporti con il resto della comunità?
Ovviamente sì, soprattutto con una comunità così piccola. E poi la domanda mi è venuta spontanea: ma Bruno è l'unico ad essere considerato strano all'interno di una comunità così piccola? E se tutti questi "strani" si parlassero e si aiutassero, supportandosi e diventando amici?
Vedetelo come un'esperimento, e ricordo che ogni commento e/o consiglio è bene accetto. Avverto che i gemelli hanno più o meno vent'anni.
Buona lettura!




Capitolo 1 "A mali estremi...."




Encanto era una piccola comunità e chiunque sa cosa succede nei luoghi piccoli: tutti si conoscono, tutti sanno tutto su tutti. Può essere un bene come un male, dipende sempre dai punti di vista.
Per esempio, tutti conoscevano Luz Rivera. Unica figlia del fabbro, era di animo gentile e si prodigava sempre per gli altri. Tutti avevano simpatia per lei. E, soprattutto, compassione.
Purtroppo, infatti, era nata fragile: ogni folata di vento poteva farla ammalare seriamente; ogni buco per lei poteva diventare una voragine; ogni sforzo intenso poteva esserle fatale.
Era naturale che la famiglia la proteggesse, giusto? Come era normale che non potesse uscire di casa da sola ma sempre accompagnata, sia mai potesse capitare qualcosa di terribile. Era assolutamente logico che venisse sgridata se provava a ribattere: doveva essere dura per lei capire, ma lo facevano tutti per il suo bene. Era nata sotto una cattiva stella, poverina. Non poteva farci proprio niente.




Luz Rivera ricontrollò il cesto per l'ennesima volta: mangime per galline, un fiasco di succo di ananas, qualche arepas magica. Sì, c'era tutto, proprio come le altre dieci volte.
“Andrà tutto bene. Non se ne accorgerà nessuno.” si ripeté nella mente, cercando di calmarsi. Non era la prima volta che provava ad uscire di nascosto, ma nonostante avesse diciannove anni, temeva ancora la rabbia dei genitori: sapeva che, se l'avessero scoperta, si sarebbero arrabbiati tanto. Veramente tanto.
Ma doveva sapere. Non voleva più vivere nel dubbio.
Il cuore iniziò a martellarle impazzito e, istintivamente, si portò le mani al petto, come a calmarlo. Il respiro si fece irregolare e, quasi senza accorgersene, si ritrovò a dare un morso ad un' arepa. Il cuore si calmò quasi istintivamente e lei, con un gemito soffocato, si sedette stanca sul letto, riprendendo fiato.
Era questo ciò che l'attendeva? Un continuo aspettare che la vita la lasciasse? Tardare l'arrivo della morte con delle arepas che, ovviamente, non la aiutavano più di tanto? No. Non voleva questo. Voleva una vita normale. La voleva a tutti i costi. Ma doveva sapere come ottenerla e solo una persona nella comunità gliela avrebbe potuta mostrare.
Si sistemò per l'ultima volta lo scialle beige sulle spalle e, dopo aver fatto un profondo respiro, si apprestò ad uscire.
La casa era silenziosa, come aveva sospettato: il padre era alla bottega, non sarebbe rientrato che a sera inoltrata, e la madre era in cortile a stendere il bucato. Con passo felpato, arrivò facilmente fino al portone d'ingresso.
-Luz!-
La ragazza si voltò di scatto, colta in flagrante.
-Sì, mamà?-
Niente sorrisi tirati. Niente sorrisi tirati. Niente sorrisi tirati.
-Dove stai andando?-
-Ad aiutare Ramirez a dar da mangiare alle galline. Con sua moglie incinta sai bene che fatica a star dietro a tutto.-
Luz sfoggiò una delle sue espressioni più docili.
Credici. Credici. Credici.
La madre, dopo averla squadrata da capo a piedi, le rivolse un dolce sguardo amorevole.
-Ma certo, mi querida, è un pensiero molto gentile da parte tua.-
Luz esultò internamente.
-Ma non fare troppo tardi- si raccomandò la madre -e non sforzarti troppo!-
-No, mamà, starò attenta, promesso!-
E con un veloce bacio, uscì di casa, guardando bene di passare per una scorciatoia.
Ah! Che colpo di genio aver pensato a Ramirez e alle sue galline. Se avesse nominato gli asini probabilmente sua madre non l'avrebbe lasciata andare.
“Animali troppo volubili e testardi!” e addio all'ennesima fuga.
Ora, l'importante era passare dietro alla fattoria di Ramirez, aiutarlo per un po', dire di essere stanca e infine andare finalmente alla grotta delle visioni. Sperò con tutta se stessa che, questa volta, il piano funzionasse...




Bruno si massaggiò piano le tempie. Quel giorno era stato particolarmente faticoso.
Prima era venuto il panettiere a chiedere come mai la sua farina da un po' di giorni diventasse più scura e la visione del figlio che rubava della farina bianca mischiandola con quella poco raffinata non piacque per niente. Poi era tornata la signora Navarro a lamentarsi, come sempre, dei nipoti che le mettevano qualcosa nelle bevande che le portavano in dono; ormai le aveva detto mille volte che i nipoti non facevano assolutamente nulla, che semplicemente non tollerava più il vino, ma lei aveva ribattuto che Bruno fosse in combutta con i propri nipoti e che sarebbe tornata. Quella minaccia gli metteva sempre i brividi.
Poi c'era stata una sfilza di calamità tutte di fila: ossa rotte, spaccatura di oggetti da lavoro, crisi sentimentali … Insomma, non vedeva l'ora di tornare a casa.
Prese le ultime visioni che aveva avuto e le impilò su uno scaffale, ormai pieno. Bruno sbuffò. La casina vicino alla grotta che usava per avere le visioni stava diventando veramente piccola... però non voleva portare quel “lavoro” a casa. Avrebbe dovuto pensare a un modo per ingrandire quella casina, anche se non ne aveva minimamente voglia.
Quella giornata stava peggiorando sempre di più. Chissà se Julieta gli avrebbe preparato la sua tisana preferita; sentiva di averne proprio bisogno.
Immerso in quel piacevole pensiero, non si accorse subito che la porta della casetta si era aperta.
-È permesso?-
Bruno alzò lo sguardo sull'ospite e sbiancò. Luz Rivera.
Eh no! Anche questa no! Ma cosa aveva fatto di male?! Perché tutte oggi?
Si schiarì la voce dandosi un tono autoritario e, fingendo di sistemare la stanza, disse spiccio: -Mi dispiace, ma per oggi le visioni sono terminate. Consiglio di tornare domani.-
Non che volesse averci qualcosa a che fare l'indomani, ma a quel punto aveva tutta una notte per pensare al da farsi, o anche non presentarsi alla grotta delle visioni per un po'.
-No, ti prego! Non so se domani riuscirò a venire … -
Bruno si accorse che il tono della voce era particolarmente basso e, ogni tanto, la ragazza si girava guardinga verso l'uscio, la preoccupazione che le attanagliava il volto.
Non era difficile capire che nessuno sapeva che fosse lì. Probabilmente non doveva essere lì!
Male. Male, male, male!
-Come ho detto, per oggi non posso più fare nulla, mi dispiace.- tagliò corto Bruno dirigendosi velocemente verso la porta. Si sentì afferrare saldamente un braccio.
-Aspetta, ho bisogno di risposte! Non posso aspettare un altro giorno, né un altro minuto. Ho bisogno di sapere.-
Gli occhi enormi e scuri sul quel volto tanto magro e sottile, sciolsero per un attimo la freddezza di Bruno. Cosa avrebbe dovuto fare? E se le avesse predetto qualcosa di catastrofico? E se poi quella cosa catastrofica fosse accaduta esattamente di fronte a lui, in quel preciso momento? E se si fossero arrabbiati tutti a tal punto da far esiliare per i sempre i Madrigal?
Bruno tolse con fermezza la mano della ragazza dal suo braccio e scosse nuovamente la testa.
-Non lo ripeterò più. Per oggi le visioni sono terminate. Domani sono sicuro che non ci saranno problemi...-
La sua frase venne bloccata dal suono di piccoli singhiozzi trattenuti malamente.
Eh no! Il pianto no!
Si massaggiò piano le tempie, cercando di pensare, ma il suono di quel pianto strozzato non gli permise di ragionare lucidamente.
-E va bene!- gemette sconfitto apprestandosi ad uscire dalla casetta -Ma se vedrò qualcosa di negativo, non voglio sentire lamentele!-
Sapeva perfettamente che quella frase non serviva assolutamente a nulla, ma ormai faceva parte del rituale, in un certo senso.
La ragazza, annuì con rinnovata energia, ringraziandolo caldamente, le lacrime sparite troppo velocemente. Le fece segno di seguirla nella grotta accanto. La vide guardare con apprensione l'entrata buia e tetra. Bruno colse subito l'opportunità.
-Se è troppo spaventoso o buio, forse è meglio lasciar perdere. Non vorrei che rimanessi scioccata dalle immagini che potrebbero apparire.-
Ecco, questo a volte funzionava. Quando non se la sentiva di fare una visione e non trovava il coraggio di rifiutare, cercava di spaventare i richiedenti. Non era troppo difficile, visto che già iniziavano a temerlo...
Luz, invece, sembrò colta sul vivo dalle sue parole e, invece che scappare via a gambe levate, fece uno sbuffo contrariato e lo seguì velocemente.
-Assolutamente no, non mi spaventerò! Ma grazie per l'avvertimento.-
Bruno roteò gli occhi, sconfitto per l'ennesima volta.
-Aspetta a ringraziarmi... cosa vuoi sapere?-
Luz prese qualche profondo respiro prima di rispondere.
-Voglio sapere come cambiare la mia vita.-
Bruno aspettò un attimo. Di solito la gente aggiungeva sempre qualche altra richiesta, quindi aveva imparato a dare tempo.
Luz però non sembrò voler continuare. Lo fissava decisa, negli occhi un misto di speranza e paura.
-Solo questo? Sicura?-
La ragazza vacillò appena di fronte alla domanda, ma poi, scuotendo forte la testa, riprese il suo cipiglio deciso.
-Sì. Voglio sapere se la mia vita sarà sempre...-
Esitò.
-... così.-
Bruno avvertì un forte dolore in quell'ultima parola.
Non conosceva personalmente Luz, ma sapeva molto bene cosa dicessero di lei: era fragile, malata, in fin di vita.
Sempre. Non doveva essere facile, per niente...
Fu più forte di lui, dovette chiederlo, perché aveva paura.
-E se la mia visione ti dicesse questo? Che non cambierà nulla?-
La ragazza sembrò pensarci.
-In realtà trovo improbabile che non cambierà proprio niente. Io voglio che cambi, ma non so come fare... Forse la tua visione mi darà dei consigli.-
A Bruno piacque molto quella risposta. Non lo tranquillizzò minimamente, ma lei era determinata a leggere seriamente una visione, quindi perché non mostrargliela?
Si inginocchiò al centro della grotta, dove erano posizionati i soliti mucchietti di sabbia. Tutt'attorno c'era ancora della sabbia lasciata dalla visione precedente, che sarebbe bastata. Le fece cenno di inginocchiarsi di fronte a lui. Con un misto di terrore e curiosità, lo seguì.
Bruno sentiva lo sguardo fisso della ragazza su di sé. Ci era abituato, tutti lo fissavano mentre si preparava per una visione, ma il suo sguardo gli ricordava quello assorto e sognante dei bambini. Non doveva aver visto granché nella sua vita...
Forse fu quello sguardo o quell'aspettativa che portarono Bruno ad essere più meticoloso e teatrale del solito: lanciò una manciata di sale dietro la schiena e si picchiettò sulla testa un paio di volte. Non voleva fallire. Non gli sembrava giusto. E, doveva ammetterlo, voleva anche darsi un po' di arie.
Dopo aver acceso tutti i piccoli fuochi attorno a lui, avvertì l'aria farsi frizzante e gli occhi pulsare. La ragazza sussultò davanti alla magia che iniziava a mostrarsi.
-Sei pronta?- chiese Bruno tendendogli le mani.
Lei annuì, il volto serio, e si apprestò a prendergli le mani.
A quel punto la sabbia prese a vorticare tutt'attorno e, a poco a poco, alcune immagini iniziarono a prendere forma. Bruno vide chiaramente Luz più adulta, un cipiglio deciso sul volto, i vestiti dal taglio quasi maschile. Si concentrò meglio e la vide in un grande spiazzo, circondata da persone. Sembrava stesse parlando?
-Dove sono?- chiese Luz con voce tremante.
-Non saprei... sembra una delle valli di Encanto, ma non so perché tu sia lì. E tutte quelle persone...-
-Sto parlando a tutte quelle persone?-
Il tono della ragazza sembrava sempre più sconvolto e Bruno iniziò a sentirsi a disagio: forse la stava turbando?
-Forse gli stai mostrando qualcosa...- iniziò a spiegare, una punta di panico nella voce -o forse è solo un momento di festa e tutto Encanto si trova lì per festeggiare.-
Luz guardava sempre più colpita la scena.
All'improvviso la visione cambiò: questa volta vide Luz più o meno come era adesso, la solita treccia scura e lo scialle addosso. Sembrava sulla cima di una montagna, ammirandone il paesaggio.
La ragazza trattenne il fiato.
-Sono... sono su una montagna? Da sola?!-
Bruno provò a guardare meglio, sperando di poterle rispondere.
-Mmm... non riesco a capire bene, ma sembra ci sia qualcun altro...-
Voltò lo sguardo in tutte le direzioni, ma vedeva solo ombre indistinte vicino alla ragazza, che potevano essere persone come alberi.
Sospirò e lasciò che la visione prendesse forma, afferrandola.
-Attenta alla sabbia.- avvertì poco prima che il mulinello si fermasse di colpo. Luz si riuscì a malapena a coprire con lo scialle.
Bruno fissò la lastra, rigirandosela tra le mani: le due immagini viste poco prima si riflettevano sulla superficie lucida.
Non era andata... male. Erano due immagini positive. E chi se l'aspettava di predire una cosa favorevole proprio a Luz Rivera?
Scosse la testa, pentendosi subito di quel pensiero indelicato. Le passò gentilmente la tavoletta e lasciò che la guardasse.
La ragazza guardava estasiata prima Bruno e poi la lastra, come fosse in una sorta di sogno.
-Woooo!- esordì infine, lo sguardo completamente affascinato -È stato... è stato... fantastico! Prima il rituale con tutti quei gesti strani, e poi gli occhi verdi, e le immagini nella sabbia!-
Bruno fece uscire una risatina.
-Non sembra che tu esca molto se trovi “fantastica” una visione.-
-Ma che dici! È stato... meraviglioso!-
Bruno sentì salire un filo di orgoglio a sentire quelle parole. Poi notò Luz guardare estasiata la tavoletta, che mostrava sia lei di fronte a una folla che lei in cima alla montagna.
-Riuscirò davvero a vedere il panorama dalla cima di una montagna?-
Lo disse con un tono triste, come se non ci potesse credere nemmeno lei. Bruno avvertì una fitta allo stomaco, i sensi di colpa ancora lì per tutto quello che aveva pensato.
-Sembrerebbe.- disse semplicemente, non volendo creare aspettative o illusioni -Il futuro non è mai certo.- “Checché ne dicessero tutti...” -Se vuoi che accada, allora sì, potrebbe essere il tuo.-
Lei sembrò ponderare attentamente le sue parole e Bruno rimase nuovamente piacevolmente colpito. Non lo faceva quasi più nessuno.
-Quindi, che vuoi fare della visione?-
Luz la stava maneggiando con cura, guardandola da ogni singola angolazione. Poi però, qualcosa le si spezzò.
-Forse è meglio se... non me la porto dietro. Non vorrei che scoprissero...- si bloccò, un misto di imbarazzo e vergogna mentre cercava di trovare le parole per finire la frase.
Fece male, ma pensò di meritarselo: anche lui aveva avuto dei pregiudizi vedendola arrivare. Come lei era quella fragile, malata e da commiserare, lui, all'opposto, stava diventando quello da evitare.
Bruno la tolse dall'impaccio, prendendole la tavoletta dalle mani.
-Rimarrà qua, insieme ad altre.-
Luz annuì garbatamente, negli occhi ancora un po' di disagio.
Bruno sospirò pesantemente e si massaggiò un attimo le tempie, provando ad alleviare il mal di testa. Quest'ultima visione l'aveva abbastanza provato.
-Tutto bene?- chiese curiosamente la ragazza.
-Sì, sì, solo un po' di mal di testa.- la tranquillizzò Bruno sforzandosi di far uscire un sorriso.
-Oh! Aspetta!-
Bruno sentì Luz trafficare goffamente. Estrasse dal cesto una fiasca.
-È succo d'ananas! Aiuta per un sacco di cose, tosse, mal di pancia, stanchezza … Me lo porto sempre dietro per quando sto male...- si bloccò, abbassando il volto imbarazzata.
Bruno sbatté gli occhi.
-Sì be', forse non è potente come le arepas di tua sorella, ma giuro che funziona, fidati!-
Bruno ringraziò e accettò il dono. Non era raro che qualcuno lo pagasse per il lavoro svolto, ma di solito erano doni per la famiglia o, più precisamente, per sua madre. Fu piacevole ricevere un dono personale.
Luz si rialzò da terra, ripulendosi gli abiti dalla sabbia e gli puntò il dito con fare autoritario.
-Però poi rivoglio la bottiglia!-
Bruno annuì e la guardò andare via.
Be', alla fine la giornata non era finita proprio malissimo.







Sarà davvero una visione positiva o sarà l'ennesima visione funesta?
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Encanto / Vai alla pagina dell'autore: lunatica91