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Autore: Gatto1967    22/02/2022    3 recensioni
Tutti conosciamo Iriza Legan come un personaggio cinico e arrivista, una senza scrupoli che non guarda in faccia a nessuno. Un personaggio degno dei peggiori cattivi da soap opera.
Ma... se non fosse completamente così?
Qui vedremo ua Iriza capace di debolezze e sentimenti, ma fino a che punto?
p.s. questa storia è stata pubblicata nell'ambito della maratona di San Valentino del Candy e Klin forum sul circuito forumfree
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eliza Leagan
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Disclaimer: questa storia è un what if che riprende l'opera originale di Kyoko Mizuki, i cui diritti d'autore sono detenuti da autrice e casa editrice. Non ho diritti sui personaggi nè tanto meno sulla storia originale che vado a modificare. Non c'è scopo di lucro in questa mia storia, per tanto non lede ai diritti d'autore.

 

 

Iriza e Charlie

 

Iriza camminava per le strade di Chicago in perfetta solitudine. Solo una volta le era accaduto in precedenza, quella volta che  aveva spiato suo fratello Neal intento a offrire un mazzo di fiori a Candy.

Subdorando qualcosa  di strano, quella volta aveva liquidato il suo autista ed era tornata a casa da sola dopo aver scoperto quel debosciato di Neal intento a omaggiare la loro storica nemica.

Stavolta, all’uscita da un negozio di moda, si era sorpresa malinconica, e anche questa era una novità per lei. E anche stavolta aveva liquidato il suo autista   dicendogli che avrebbe fatto due passi e sarebbe tornata a casa da sola.

Neal si era trasferito da poco in Florida insieme a quella finta oca di Daisy Dillman, e lei… ne sentiva la mancanza.

Incredibile a dirsi per una ragazza che era l’immagine stessa del cinismo e dell’egoismo. Certo, a suo fratello voleva bene, gliene aveva sempre voluto, quel bene che si prova in qualsiasi famiglia, ma non avrebbe mai creduto di immalinconirsi così tanto per la sua assenza.

Camminò al punto di perdere la nozione del tempo, e si ritrovò davanti al cancello di un parco pubblico. Non amava quel genere di posti, li considerava  troppo plebei, ma in quel momento sentì lo strano impulso di entrarci.

Intorno a lei bambini che giocavano e coppiette intente in effusioni non fecero altro che aumentare la sua malinconia.

All’improvviso si scoprì stanca,  e si sedette su una panchina. Poi senza accorgersene si appisolò.

 

-Ehi pupa!-

La sgradevole voce la svegliò, e Iriza si  avvide che intorno a lei si era fatta notte.

-Cosa… cosa succede?-

-Succede che sei sola bambola!-

Iriza mise a fuoco l’ombra davanti a lei illuminata dalla luce di un lampione, e vide che non era per niente una bella faccia.

-Chi… chi è lei…-

Poi si accorse che c’erano altre due brutte facce a contorno della prima, e capì di essere nei guai.

-Dai tuoi vestiti  sembri essere una ricca pollastra…- la irrise quello che sembrava il capo di quella turpe combriccola.

-Dacci i tuoi soldi! Subito!-

Il tono del brutto ceffo davanti a lei non lasciava spazio a repliche, e Iriza mise mano al suo borsellino.

-Ecco… è tutto quello che ho…-

L’uomo strappò il borsellino dalle mani di Iriza e lo aprì. Dopo averne visto il contenuto fece un  fischio di sorpresa.

-Ah però! “Tutto quello che hai”  sono cento dollaroni!-

-Siete…siete contenti, vero? Allora…me ne posso andare…- disse lei alzandosi.

-Non tanta fretta pollastra!- disse uno degli altri due tristi figuri alle spalle  del capo.

-Cosa… cosa volete ancora?-

-I tuoi vestiti sono di gran classe pupa…-

-E… e  allora?-

-Levateli!-

Lei impallidì

-Cosa? State… state scherzando!-

-Levati quei vestiti cagna!-

-No… no… vi prego…-

-Adesso basta!- tuonò una voce dietro Iriza.

-Che accidenti vuoi Charlie! Siamo arrivati prima noi, vattene!-

-Tenetevi pure i suoi soldi ma lasciatela andare, non vi basta di esservi cuccati cento dollari?-

-No! Non ci basta!- esclamò il capo del gruppetto estraendo dalla tasca dei pantaloni un coltello a serramanico.

L’uomo chiamato Charlie estrasse anche lui  un coltello dello stesso tipo e il suo sguardo non lasciava dubbi sul fatto che lo avrebbe usato.

Uno dei due scagnozzi si avvicinò al capo e gli sussurrò  all’orecchio:

-Lascia perdere capo, Charlie è un osso duro,  non ne vale la pena per questa tipa. Facciamoci bastare i soldi.-

Il capo della piccola combriccola sudò freddo: conosceva bene Charlie e sapeva che sarebbe stato davvero capace di ammazzarli tutti e tre.

Dopo un lungo istante di silenzio, l’uomo rimise a posto il coltello, e lo scalcagnato gruppetto se ne andò in silenzio.

 

Iriza si mise a piangere e l’uomo chiamato Charlie le si avvicinò.

-Tutto bene signorina?-

-Sì certo… grazie a lei signore…-

-Venga con me. Questo posto è pericoloso di notte.-

Iriza seguì Charlie che la condusse attraverso il parco ad un piccolo varco rimasto aperto.

-Io… io non so come ringraziarla signore…- disse la ragazza una volta che furono di nuovo sulla strada.

-Ma… ma io la conosco!-

Iriza inarcò le sopracciglia, che diavolo stava dicendo quel tipo?

-Sicuro! Lei è la svampita innamorata di Terence che mi ha tormentato in ospedale!-

-Cosa?!!! Lei è quel poco di buono che si spacciava per  Terence?-

-Poco di buono lo sono davvero.- ammise lui con un sorriso. -C’ho anche provato a cambiare vita, ma non è per me.-

-Va bene, va bene. Mi scuso per la mia scortesia e la ringrazio di nuovo per…-

-Fermo dove sei!- tuonò una voce.

Entrambi si voltarono e videro un poliziotto con la pistola puntata.

-È tutto a posto agente, quest’uomo…-

-Tieni le mani in alto e mettiti in ginocchio!-

-Ehi dico! Ma mi sente? Quest’uomo mi ha salvato la vita!-

-Signorina, lei non sa chi è questo…-

-No, non lo so! So solo che mi ha salvato la vita. Tre brutti ceffi mi hanno aggredita nel parco e lui li ha messi in fuga!-

Il poliziotto sembrò pensare per un lungo istante, poi ripose la sua pistola.

-D’accordo Charlie, vattene pure.-

-Addio signorina.- disse prima di rientrare nel parco buio alle sue spalle.

-Addio Charlie… e grazie.-

 

-Sta bene signorina?-

-Sì agente, sto bene. Le dispiacerebbe accompagnarmi a casa? Sono Iriza Legan e abito…-

Un grido proveniente dal parco la interruppe.

-Charlie!-

Quella era proprio la voce dell’uomo che l’aveva appena salvata. 

Il poliziotto riprese la pistola e attraversò il varco. Istintivamente Iriza lo seguì.

-Fermi! Polizia!- urlò l’agente alle ombre davanti a lui. Gli sconosciuti fuggirono e l’agente sparò, più per attirare l’attenzione di altri eventuali agenti che non per colpire quelle ombre.

Come le ombre furono scomparse nel buio, Iriza si fece avanti per soccorrere l’uomo a terra: Charlie era stato ferito.

-Charlie!-

-Erano…  gli stessi tipi di prima… mi hanno bucato… ma la mia pellaccia ha visto di peggio!-

-Non dire sciocchezze Charlie! E  non agitarti! Agente! Chiamate un’ambulanza, subito!-

 

Charlie era di nuovo al Santa Johanna, il miglior ospedale di Chicago, ma stavolta non aveva bisogno di nascondere la sua identità.

Era trattato con tutti i riguardi, la famiglia Legan lo aveva raccomandato al dottor Leonard, e lui gli aveva assegnato il miglior medico e le migliori infermiere dell’ospedale che lo  accudivano come mai gli era successo in vita sua.

Una persona entrò nella stanza.

-Iriza!-

-Ciao Charlie! Come stai?-

-Molto meglio grazie!- rispose lui mentre si accomodava sul letto.

-Il dottore stamattina mi ha detto che potrò essere dimesso fra una settimana.-

-Bene, sono contenta. Anche se scommetto che ti dispiace lasciare tutte queste infermiere.-

-Un po’ sì.- disse lui ridendo -Ma questa vita non  fa per me. Sono un uomo di strada io!-

-Già, che si becca le coltellate.-

-Ah, è stato un  incidente. Ero sovrappensiero e quei balordi mi  hanno sorpreso, tutto qui.-

-Cosa farai dopo che sarai dimesso?-  

-Tornerò alla mia vita come  tu alla tua.-

Iriza si scoprì in imbarazzo. Doveva molto a quel ragazzo che l’aveva salvata da una sorte orribile, ma era perfettamente consapevole che appartenevano a mondi diversi e incompatibili.

-Dì un po ragazza, non ti starai mica innamorando di me?-

-Ma che sciocchezze dici ragazzo?!!! Tu lo sai chi sono io?-

-Certo che lo so! Sei Iriza Legan, la figlia di uno dei principali azionisti della Banca di Chicago, una pollastrella un po’ troppo prelibata per me!-

-Ma… come ti permetti!  Stai al posto tuo ragazzo!-

Lui rise

-Sta tranquilla Iriza! Non ci penso nemmeno a rinchiudermi nella tua gabbia dorata. Non fa per me. Io sono per la vita libera, per la strada. È lì che tornerò appena uscito di qui.-

-Buon per te Charlie!- disse lei alzandosi e voltandogli le spalle con fare imbronciato.

Charlie sorrise nel vederla andare via, ma un’ondata di malinconia lo assalì.

 

Qualche anno dopo…

 

Charlie si svegliò e vide che lei non era al suo fianco. La vide uscire dal bagno e vederla con la  sua sottana di pizzo e merletti gli procurò un formicolio.

-Tutto bene?- gli chiese Iriza.

-Sì tutto bene. Sei stata fantastica come al solito.-

-Adesso però devi andartene. Mio marito sta per tornare.-

-E se mi trova qui che fa’? Mi spara?-

-Ma figurati! Anche lui torna da una “serata allegra”, non so se con una ballerina o una prostituta. Però devo ammettere che  non sarebbe un tocco di classe farmi beccare con l’amante nel letto.-

-Ma se non vi amate, che cavolo vi siete sposati a fare?-

-Il nostro è un matrimonio di convenienza. Condividiamo il patrimonio e gli investimenti, tuteliamo il nostro tenore di vita, e ognuno di noi esibisce l’altro nel proprio ambiente come “legittimo consorte”.

-E io?  Non ti andavo bene per essere “esibito”?-

Lei  proruppe in una risata.

-Tu?!!! Te lo immagini?!!! E poi… che faresti nella mia famiglia? Lavoreresti in banca?-

-Per carità!- Ammise lui. -Non è proprio per me!- 

 

-Levami una  curiosità.- disse  lui mentre si rivestiva -Ma tu e tuo marito… lo  fate mai?-

Di nuovo lei rise

-Con chi? Con lui? Con quel sessantenne pelato con la pancia? Piuttosto lo farei con un rospo!

Te l’ho detto: il nostro è  solo un matrimonio di facciata! E poi… con nessuno  proverei quello che provo con te…-

Lei gli salì sulle ginocchia e lo baciò. Charlie era il suo giocattolo, il suo trastullo, ma non poteva permettersi di innamorarsi di uno come lui. Eppure quando pensava a lui, il suo cuore batteva come non aveva mai battuto per un altro uomo. Nemmeno per quel… non voleva neanche pensarne il nome. 

Mentre Charlie usciva dalla sua stanza, quasi senza accorgersene Iriza perse una lacrima.

 

Mentre usciva da quella casa, Charlie non poté fare a meno di sentirsi malinconico. Iriza gli piaceva, ma aveva ragione  lei: avevano due stili di vita troppo diversi, incompatibili.

E in fondo stavano bene così. 

Mentre riprendeva la sua strada, Charlie si accese una sigaretta, e si accorse di una lacrima che gli scivolava sulla guancia.

-Accidenti a questi moscerini che ti entrano nell’occhio!-

Poi lentamente si fece inghiottire dai vicoli di Chicago.

   
 
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