Videogiochi > Danganronpa
Segui la storia  |       
Autore: Subutai Khan    22/02/2022    0 recensioni
Durante il primo anno di frequentazione della Kibougamine, a Leon Kuwata e Mondo Oowada viene un'idea malsana.
Questi sono i suoi risultati.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Byakuya Togami, Celestia Ludenberg, Junko Enoshima, Kyouko Kirigiri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vediamo Togami scendere dal taxi. Anche per lui, così come per Ludenberg, sono passati una manciata di minuti.

Sembra un po’ scosso. Non abbastanza da provocare un qualche tipo di reazione negli altri, ma io e il mio occhio clinico siamo migliori degli altri e ce ne accorgiamo. Piccole cose, eh: un leggerissimo tremolio delle mani e un modo di fare un filo più impacciato del suo solito. Ci tiene troppo all’immagine di duro e puro per mostrarsi scombussolato dall’esperienza avuta là dentro.

E con lui siamo a due, perché avevo notato le stesse conseguenze in lei.

Il che comincia a delineare un pattern, cioè che su quel mezzo succedono cose che quantomeno ti danno da pensare anche dopo.

Immagino che lo stesso varrà per me, se e quando sarà il mio turno.

Lo Scion nazionale fa di tutto, in maniera discreta, per tirarsi assieme. Poi si volta verso di me e dice: “La prossima corsa è tua, Kirigiri.”

Oh. Credo che lo scoprirò sulla mia pelle, se ho ragione o no.

Mi rivolgo al tassista, che esattamente come nelle due precedenti occasioni si è affacciato dal finestrino verso di noi: “Confermi?”

“Confermo. Zompa, miss Marple.” risponde sogghignando lieve.

…devo ancora capire se gli sto antipatica, e se sì perché.

Ok, è tempo di ballare. Se non altro i miei due compagni ne sono usciti integri a livello fisico e paiono stare tutto sommato decentemente, non dovrebbe essere nulla di devastante.

Disse e la ritrovarono a pezzetti nel vicolo subito dietro la Kibougamine. Devo pur distinguermi in qualche modo.

Su su, come diva ci basta Byakuya Raggio di Sole Togami. Non succederà.

Vero che non succederà?

“Dai ragazzina, non farmi perdere tempo. Alza le chiappe che il tassametro corre.”

Ehi, a loro due non avevi messo tutta ‘sta fretta. Anche se va detto che erano stati entrambi più svelti di me.

Vado.

CLACK.

Ci siamo. Sono a bordo.

La prima cosa che noto è che questo taxi è decisamente in linea con la nomea che si porta appresso: c’è un’atmosfera… la definirei onirica. Sempre che non abbia le allucinazioni, mi pare di veder spostarsi qualcosa con la coda dell’occhio. Forse una fonte luminosa, forse qualcosa di meno innocuo. Ma quando provo a concentrarmi sul punto in cui mi pare di aver notato questa cosa, niente di anormale.

Sì, sono proprio dentro a qualcosa di strano.

“Destinazione?” mi arriva la voce del tassista. Com’è che l’aveva chiamato Ludenberg? Mike? Che razza di nome è per una presunta entità sovrannaturale?

“Dove vuoi.”

“Uellà, sei la prima di voi che mi risponde. Grazie, mi fa piacere sentirmi soddisfatto. Ordunque, andiamo alla cieca!”

Devo preoccuparmi di tutto questo entusiasmo? Speriamo di no.

“Stai tranquilla Kyouko, Mike è tanto fumo e niente arrosto.”

Una voce. A sinistra.

La riconosco.

C’è chi mi aspettavo.

“...tu non sei mio nonno.”

“L’aspetto che ho non ti basta?”

“Dovrebbe? Quando il guidatore di quest’affare ha la faccia mezza decomposta? No, non basta.”

“Arguta, sei decisamente arguta. Una piacevole variazione rispetto ai primi due, che per carità sono tutt’altro che stupidi ma non avevano la prontezza e la mente flessibile che possiedi tu.”

“Che ti devo dire, non ci vuole molto a capire che Fuhito Kirigiri è a casa sua in questo momento. Probabilmente fumando la pipa, se lo conosco a sufficienza. Quel che mi chiedo è perché hai assunto le sue sembianze. Aspetta, non vorrai mica…”

“Non vorrò mica cosa? Dai, dimmelo tu visto che sei così brava a leggermi.”

Mh. Mi sa che il morso che ho tentato di dare alla torta era troppo grande per la mia bocca: “Potrebbe essere tutto e il contrario di tutto, dati i panni che stai impersonando. Mio padre, ma a quel punto perché non direttamente lui non lo so… oppure una rappresentazione del mestiere che faccio, per esempio.”

“Sul preside hai ragione, se fosse stato lui il fulcro del discorso ora ce l’avresti avuto davanti. Mentre per quanto riguarda il tuo essere detective, già ti ci sei avvicinata di più. È parte del problema, in un certo modo, anche se non ne è il punto focale.”

“Problema? Che problema?”

“Un problema che neanche sapevi di avere. E che, alla lunga, potrebbe causarti non pochi grattacapi.”

“Grattacapi? Di che genere?”

“Sto parlando del modo in cui sei stata cresciuta.”

“Non ti piace che mi sia stato insegnato a essere una detective, per caso?”

“Ma toh, allora sei capace di far percepire la tua irritazione. No, non esattamente. Essere una detective di per sé non è nulla di male, specie considerando la tradizione della tua famiglia e l’importanza che il ruolo riveste. Più che altro, ti sei mai chiesta se le cose sarebbero potute andare diversamente?”

“Diversamente? Cosa intendi di preciso? Perché, con tutta la mia arguzia, ammetto che sto facendo fatica a seguire il filo del discorso.”

“Riflettici un attimo. Dopo il litigio fra tuo padre e tuo nonno, quest’ultimo ha ottenuto il tuo affidamento e ti ha fatto da genitore. Avevi sette anni ed eri chiaramente troppo piccola per decidere del tuo avvenire, pertanto la scelta l’ha fatta lui per te. E da quel momento la tua via si è fatta stretta stretta, puntando senza possibilità di deviazione verso un unico bersaglio.”

“Ereditare il ruolo di detective, sì. Non ci vedo nulla di male in questo, noi Kirigiri facciamo così da secoli.”

“Vero, nel tuo clan le cose si sono sempre svolte in questo modo. Ma non lo trovi riduttivo? Castrante? So che quella che ti sto per fare è una domanda retorica, ma hai mai pensato a delle alternative? Hai mai desiderato essere qualcosa di diverso?”

“No, per nulla. Da che ho ricordi coscienti, ho sempre visto quello come il fine ultimo della mia vita. Essere la miglior detective possibile e, già che c’ero, ottenere il DSC più alto possibile. Prima o poi ti avrò, dannato 000.”

“Sapevo avresti risposto così. Però, di nuovo, non senti tutto questo come un’imposizione calata sulle tue spalle dal simpatico vecchietto di cui ho le sembianze in questo momento? Non avevi diritto al tuo periodo di esplorazione, interiore ed esteriore, per poter decidere da te se era o no la tua strada?”

…non ci avevo mai pensato. Avevo sempre dato per scontato che non ci fossero altre possibilità per me. Ero l’erede Kirigiri e avevo un compito da portare avanti, al diavolo tutto il resto. In questo preciso istante, però, mi sento sin troppo simile a Togami e non è una bella sensazione.

“Inoltre, se non bastasse, le conseguenze di questo scellerato piano d’azione si manifestano anche nella tua vita al di fuori dell’ambito lavorativo. Che, al contrario di quanto ti ha sempre detto il vecchio, non è una gigantesca coperta che avvolge ogni aspetto della realtà. Esiste altro al di fuori di esso. I rapporti interpersonali, per esempio.”

“Ah, adesso neanche i miei rapporti interpersonali vanno bene. Guarda che non stai parlando né con Togami, né con Ludenberg.”

“Been there, done that. Ma vedi che in questo assomigli tanto a lui. Anche lo Scion di ‘Staceppa è cieco e non si avvede di cose tanto elementari.”

“Cosa non vedrei, di grazia? Cosa c’è che non va nel mio modo di rapportarmi con gli altri?”

“Di base nulla, in realtà. Solo che… tu capisci che potresti non essere sempre fredda, distaccata e scostante a priori, vero?”

“Ma un detective…”

“Alt. Cosa ti ho detto due secondi fa? Ti renderò partecipe di una notizia bomba: esiste il concetto di staccare dal lavoro. Non sei obbligata a indossare il cappello e la pipa di Sherlock Holmes ventiquattr’ore su ventiquattro, sennò rischi di diventare tossicodipendente come lui. Ogni tanto puoi rilassarti, uscire a bere una birra… no, scusa, dimenticavo che sei astemia. Uscire a bere una soda con chi ti pare e fare due ciance in libertà. Senza impegni pressanti sul groppone, senza tabelle di marcia che ti assillano, senza riepilogare per l’ennesima volta gli indizi del caso a cui stai lavorando. A proposito di birra, vale ancora l’offerta di prima Mike?”

L’autista ride, per poi rispondere che non è un voltagabbana e che ‘sta benedetta birra gliela offrirà volentieri quando smonteranno alla fine del turno.

Io… non mi ero mai fermata a pensare all’eventualità. Dal modo in cui ne parla, però, non sembra l’apocalisse che mi era sempre stata prospettata.

Davvero… davvero io potrei staccare ogni tanto mentalmente? Tradirei ogni insegnamento impartitomi da mio nonno, è vero…

Quante rimostranze riceverei, a parte le sue?

Quante ossa si romperebbero?

Quanti orfani creerei?

La risposta la so ma, in maniera del tutto irrazionale, ho paura anche solo a pensarla. È un tale gesto di ribellione rispetto al mio passato, alle idee che mi sono state inculcate praticamente da quando sono in grado di camminare, al severo sguardo del nonno che mi rimprovera per aver sgarrato…

Eppure…

Naegi, Kuwata, Oowada, Asahina… tutti loro sembrano così spensierati, così scevri dalla responsabilità che invece grava da sempre sulla mia schiena. Che sto con orrore scoprendo non essere larga e robusta come avevo sempre creduto.

Il seme del dubbio. Lo sento germogliare nella mia testa.

Decidi, Kyouko. Darai nutrimento a questo seme, permettendogli di crescere al meglio delle sue possibilità? O al contrario prenderai il diserbante e lo spargerai a piene mani per ucciderlo sul nascere?

“Il conflitto è iniziato.” dice l’essere seduto alla mia sinistra “Riconosco quello sguardo. È lo sguardo corrucciato di chi sta riconsiderando la propria vita nella sua interezza. Certo, purtroppo la maggior parte delle volte si è risolto in un nulla di fatto…”

“Non sarà questo il caso.”

“Uh? Cosa stai dicendo?”

“Come hai notato, ho pensato a quanto mi hai detto. E non posso negare che ho visto senso e anche uno spruzzo di saggezza nelle tue parole. Non prometto nulla, ma cercherò di prenderle a cuore e metterle in pratica al meglio.”

“La peppa. Sei sicura di quanto hai appena affermato? Sono cose grosse, mica pizza e fichi.”

“Non… non lo so. Capiscimi, significa tentare di scardinare le solidissime fondamenta su cui ho basato il mio sistema di valori e più in generale il mio intero essere. Anzi, su cui mio nonno ha basato il mio intero essere. Perché su quello hai ragione, non ho avuto la minima voce in capitolo.”

“Libera di non crederci, ma ti assicuro che sentirti parlare così è una gioia per me. Il solo fatto che tu non mi abbia bollato come una voce spettrale che sta cercando di farti impazzire è un traguardo notevole.”

E poi, tipo fulmine a ciel sereno, mi balena un ricordo.

Ero piccolissima, non avrò avuto più di cinque anni. Mi trovavo a scuola e la maestra ha fatto la classica domanda su cosa volevamo fare da grandi.

Visto che non ero ancora arrivata nelle mani del mio mentore, la mia risposta non è stata quella che vi aspettereste: “L’avvocato!”. Che sì, lo so, suona ridicolo ma abbiate pazienza, ero davvero poco più di una poppante. Chi non ha risposto in maniera ridicola al posto mio, suvvia?

No, non sto dicendo che vorrei davvero essere un avvocato. Mi manca lo spirito da rapace e ormai, che mi piaccia o meno, tengo in troppa considerazione la verità per andare a mentire giornalmente in tribunale. Che ribrezzo.

Non posso smettere di essere una detective, ormai. Non sono il tipo che, arrivata a un certo punto, prende la vanga e manda all’aria tutto. Sarebbe una prospettiva troppo spaventosa. A piccoli passi, con calma.

Sai cosa, Kyouko? Non decidere adesso in che termini ti adopererai per cambiare. Lasciati andare. Fai in modo che sia il tuo istinto a suggerirti cosa va smussato, cosa eliminato e cosa invece rafforzato.

Wow. Non è il dramma che ho sempre creduto. Il mondo non è imploso.

Il finto Fuhito sorride come una iena. Ma non lo intendo in un brutto senso, intendo che è un sorriso extralarge ed estremamente soddisfatto: “Bene. Qua abbiamo finito. Un minuto e potrai scendere.”

“Bene. Scalpito alla prospettiva di raccontare tutto quanto è trapelato qui nei minimi dettagli.”

“Salutami Naegi.”

“Come… come facevi a sapere che volevo…”

“Oh Kyouko, mi sottovaluti. E se davvero hai deciso di sterzare nel tuo percorso, potresti farlo anche nei suoi confronti…”

“A cosa stai alludendo, porco depravato?”

“Io? Niente di niente. Perché devo prendermi degli insulti gratuiti?”

“Mpf. Meno male che siamo arrivati.” dico scocciata mentre metto piede sul marciapiede. Ma guarda te questo se deve venire a farmi le pulci in tasca sui fatti miei personali, segreti e che non vedranno mai la luce del sole.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Danganronpa / Vai alla pagina dell'autore: Subutai Khan