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Autore: Rosette_Carillon    23/02/2022    1 recensioni
[Hawkeye]
[Post-Hawkeye]
Natale è finito, e Kate ha lasciato la famiglia Barton per tornare a New York.
C'è il suo Pizza Dog a tenerle compagnia, e una Vedova Nera che la guarda da lontano.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                   Il Falco e la Vedova
 
 
 
 
 
 
 
 






 
È tornata a New York perché sentiva che fosse la cosa giusta da fare.
Le vacanze di Natale a casa Barton sono state una felice partentesi nel casino che è diventato la sua vita. Non che prima fosse poi così tranquilla, ma almeno non era inseguita dai giornalisti.
Sua zia ha deciso di restare fuori città più a lungo del previsto, probabilmente per evitare il casino che sapeva avrebbe seguito l’udienza di sua madre, e le ha lasciato il suo appartamento  per qualche giorno.
Ha portato con sé il suo Pizza Dog…sta pensando di ribattezzarlo ‘Lucky’, come le ha suggerito Nathaniel.
Forse avrebbe dovuto lasciare il cane con Clint: lei, sua madre gliel’ha ripetuto spesso, non è in grado di occuparsi nemmeno di sé stessa
Non sa nemmeno se nel palazzo dove abita sua zia i cani siano ammessi.
Bè, non sarebbe certo la prima regola che ha infranto.
Entra nell’appartamento e si chiude la porta alle spalle per poi lasciarsi scivolare per terra.
È davvero stanca. E ha fame, ma nessuna voglia di cucinare.
Era così comodo abitare sopra una pizzeria…
Sarebbe dovuta andare ad abitare con Jack quando l’uomo gliel’aveva proposto, ma non se l’era sentita di accettare, non dopo come l’aveva trattato, e non dopo ciò che sua madre gli aveva fatto.
Sente dei rumori provenire dalla cucina.
<< Lucky? >> chiama.
Il cane risponde abbaiando: si è abituato presto al nuovo nome. Kate ha l’impressione che lo preferisca al primo.
Resta ancora seduta per terra, in attesa che il cane venga a salutarla e farle le feste come fa ogni volta che torna a casa, ma tutto resta immerso nel silenzio.
Kate si mette in piedi, e in quel momento sente un soffio di aria fredda.
C’è una finestra aperta, realizza.
Non ha davvero voglia di affrontare nessuno. E tuttavia, se in casa ci fosse qualcuno che volesse ucciderla, lei sarebbe già morta.
Forse.
Forse ha solo dimenticato una finestra aperta.
Tuttavia, giusto per sicurezza, afferra un vaso dal mobile all’ingresso, e lo stringe saldamente.
<< Kate Bishop! >>
Urla: è un istinto più forte di lei. E lancia il vaso.
Yelena lo schiva senza difficoltà, rivolgendole uno sguardo interdetto mentre il vaso rotola per terra.
Kate ringrazia che il vaso fosse di legno mentre, con voce malferma, cerca di articolare delle scuse.
Lucky abbaia agitato, poi le si avvicina scodinzolando. Lei lo ignora, e da le spalle alla donna portandosi le mani al volto: perché ogni volta che si incontrano, cercano sempre di uccidersi?
<< È così che accogli i tuoi ospiti, Kate Bishop? >>
<< Bè, >> Kate si volta << scusami se questi giorni le uniche persone che mi cercano son- >>
<< Kate Bishop! >>
<< Cosa? >>
<< Cos’è successo alla tua faccia? >>
Giusto. Se n’era quasi dimenticata << sono solo dei graffi, non è nulla, >> risponde, vagamente, abbassando la testa.
<< A me non sembra ‘nulla’, >> ribatte Yelena avanzando nella direzione della donna.
Kate fa un passo indietro.
Yelena avanza, e Kate, sempre a testa bassa, indietreggia ancora una volta.
<< Kate Bishop, cosa stai facendo? >>
<< Cosa stai facendo tu? Compari dal nulla in casa mia, mi corrompi il cane…cosa pretendi che faccia, eh? >>
<< Potresti stare ferma, e lasciare che ti medichi quei graffi. >>
<< Ti ho detto che non è nulla. Perché sei qui? Pensavo che fra te e Clint fosse tutto okay, >> cerca di cambiare discorso << e comunque, >> si toglie il cappotto << lui non è qui. >>
<< Non sono qui per lui. >>
<< E allora cosa vuoi? >> chiede andando a chiudere la finestra.
Silenzio.
Kate si volta verso la donna << Yelena? >>
La donna non risponde subito. Non può certo dirle che lei Occhio di Falco l’ha contattato qualche giorno prima per chiedergli di Kate.
<< Volevo controllare che tu fossi tutta intera, e guardati: avevo ragione. Hai almeno mangiato qualcosa? >>
<< Ora che hai controllato, puoi anche andare. >>
<< È proprio perché ho controllato che resto. >>
<< Senti, >> comincia Kate << non sono una mocciosa incapace, chiaro? >> la voce si solleva sempre più di volume, e il cane, percependo la tensione della padrona, si appiattisce contro il pavimento. << Non ho bisogno del tuo aiuto, me la cavo da sola. Io ho aiuto Clint Barton, un Avenger, io- >> vede Yelena espirare lentamente e poi, prima che possa fare qualcosa, viene spinta e ricade seduta in poltrona. << Ehi! >>
<< Zitta. E ferma. Hai una cassetta del pronto soccorso? >>
Kate non risponde.
<< Kate? >>
Ancora silenzio.
<< Kate Bishop! >>
<< È in bagno. >>
<< Grazie. >>
Kate resta in silenzio mentre l’altra donna le medica il volto con una delicatezza che non pensava avrebbe potuto appartenerle.
<< Che ti è successo? >>
Kate accenna a vagamente a un incidente: non scende nei dettagli, né ha voglia di farlo.
<< Sei caduta dal triciclo? Ehi, ferma, non muoverti troppo. >>
<< Ti dispiace smetterla di prendermi per il culo? >> sbotta la più giovane.
Yelena tace, e si siede accanto a lei, il suo sguardo è serio << cosa ti è successo, Kate? >>
Lei sbuffa. Non ha davvero alcuna voglia di parlare con qualcuno, né di sentirsi giudicata. Si limita a rispondere di aver incontrato delle persone che lavoravano con sua madre, ma non sono più un suo problema: a loro penserà la polizia.
<< Avrebbero potuto pensarci prima… >>
<< Me la cavo da sola. >>
<< Sì, l’hai già detto. >>
Fra le due donne cala il silenzio.
<< Come stai? >> chiede Yelena dopo un po'.
Bene, risponde lei: è abituata a farsi male.
<< Intendevo per tutta la questione di tua madre. >>
<< Non chiamarla così. >>
<< E come dovrei chiamarla? >>
<< Non chiamarla e basta. Non nominarla davanti a me. >>
<< Kate Bishop, che ti piaccia o no, - >>
<< No! >>
<< - quella è la donna che ti ha messa al mondo- >> continua Yelena.
<< Stai zitta. >>
<< -e ti ha cresciuta- >>
<< Smettila! Non voglio- >>
<< e sarà sempre tua madre! Non importa quanto la odierai! >>
<< Tu sei un’esperta, eh? >> sibila Kate, gli occhi lucidi.
Yelena abbassa la testa. << La mia vera madre è morta, non l’ho mai conosciuta. La donna che per anni ho creduto fosse mia madre era un’agente segreto, e non ha esitato a consegnarmi a dei bastardi che mi hanno rovinato la vita. >>  Ha perso la sua famiglia, una famiglia che non era mai stata reale. E ha perso sua sorella, Natasha. Quindi sì, è un’esperta quando si tratta di casi umani. E tuttavia, chiama ancora 'mamma' la donna che l’ha cresciuta.
<< Mi dispiace. >>
Yelena si stringe nelle spalle. << È finita, >> mormora. << Allora, cosa c’è per cena? >>
<< Cosa? >>
<< Ho capito, vado a farti la spesa. >>




 
  
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