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Autore: Greenleaf    28/02/2022    1 recensioni
Trovandosi a regolare i conti con una donna, Itachi si lascia andare.
Dal testo:
“Forse hai ragione” sorrise compiaciuto avvicinandosi nuovamente a lei. Se voleva bruciarsi, quella notte Idril avrebbe assaggiato il fuoco degli Uchiha.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Inaspettatamente tua
 
 
 
L’olezzo proveniente dal corridoio ombroso disgustò Kisame. Quel dannato posto non gli piaceva. Appoggiò malamente il gomito sulla katana, attendendo che Itachi gli illustrasse i nuovi piani. Si trovavano all’interno di un vecchio magazzino da diversi minuti, ed anche se la questione gli interessava particolarmente, Kisame desiderò con tutto sé stesso fuggire da lì per raggiungere l’esterno. Scostò malamente una mattonella traballante a terra, muovendo lo sguardo dalle folte ciglia scure di Itachi, alla lunga e sporca parete dinanzi a sé.
 
“Avevi detto che sarebbe stata una cosa veloce!” disse fissando le palpebre serrate del compagno. Nella voce erano velati mille rimproveri che Itachi riuscì a captare anche senza guardarlo “Sei fortunato ad avere un compagno come me. Se fossero stati altri al posto mio, ti avrebbero lasciato in questa topaia”
 
Una goccia d’acqua cadde a terra dal soffitto. Ne seguirono altre che, con rumore persistente, smorzarono il silenzio creatosi.
 
“Ne caverai anche tu qualcosa. Per questo sei venuto con me, Kisame” allungò le gambe, accavallandole come soleva fare e, senza badare all’espressione divertita di Kisame, passò la mano sinistra fuori dalla manica, facendola penzolare dalla tunica nera. La voce di Itachi era fredda e tremendamente saggia, capace di fendere menzogne e falsità.
 
“Questi sono affari…” asserì Kisame spalancando la bocca, dalla quale si intravedeva l’appuntita dentatura “Ed io voglio la parte che mi spetta” concluse osservando il profilo perfetto di Itachi, tratteggiato dalla nera e viscida parete di fronte.
 
“Esatto” rispose senza scomporsi minimamente, pur avvertendo gli occhi del compagno su di sé.
 
Un vento gelido turbinò intorno a loro, freddo come una notte senza luna. Un vento che trasportava con sé vari odori e rumori e, preannunciava una visita molto attesa. Un incontro agognato e ormai inaspettato.
 
Dei leggeri passi fecero spalancare le palpebre ad Itachi che, seduto sulla sedia al centro della stanza, attendeva di scorgere il volto di colui che aveva richiamato. Anche se, sapeva benissimo che la questione non si sarebbe chiusa lì. Le sue aspettative erano destinate ad infrangersi.
 
I passi si fecero limitrofi e, l’odore precedentemente avvertito risultò ancora più forte e misterioso: era un profumo ormai scordato e inatteso, una fragranza fruttata che contrastava prepotentemente con lo sgradevole odore presente nella sala.
 
Kisame brandì l’elsa della sua fedelissima katana, esibendo un sorriso sfrontato ad Itachi. Era al suo fianco, in piedi, alto come un giovane albero e feroce, come uno squalo bianco “Credo proprio che abbiamo sprecato il nostro tempo. Né io, né tu otterremo niente” disse con tono irriverente alla vista del nuovo arrivato, o meglio, della nuova arrivata.
 
Dinanzi ad Itachi si fermò una giovane donna dai lunghi capelli scuri e gli occhi di un nocciola chiarissimo, vitrei. Era alta, il viso fiero e le labbra rosee serrate. Probabilmente era impaurita alla vista dei due membri dell’Akatsuki. Itachi lo comprese dallo sguardo poco deciso e dal modo in cui stringeva tra le mani un piccolo sacchettino intrecciato. Immobile, sotto l’arco che conduceva al corridoio fissava i sue uomini, avvolta da una tuta nera e da un bustino di ferro che delineava armoniosamente le curve leggere del corpo. Voleva sembrare fiera, senza alcun successo dinanzi allo sguardo attento dell’Uchiha.
 
“Non sei stata interpellata” si limitò a richiudere gli occhi, solo dopo averle lanciato un lungo e penetrante sguardo. Era affaticata e sul viso aveva dei graffi evidenti. L’uniforme nera era macchiata in diversi punti. Le mani le tremavano.
 
“Lo so!” rispose la donna senza concedere un solo sguardo a Kisame. Trovava l’uomo irritante e, a volte invadente. Concentrò la sua attenzione su Itachi, fermando lo sguardo sulle linee che varcavano le guancie, attendendo di rivedere gli occhi neri dell’Uchiha. Lo supplicò mentalmente di rapire le palpebre e, quando Itachi puntò nuovamente lo sguardo su di lei, le sembrò che la sua supplica in qualche modo fosse stata ascoltata
 
“Idril!”
 
Il cuore della ragazza venne trafitto da un fulmine appena la voce di Itachi pronunciò il suo nome. Rimase allibita. Corrugò la fronte, pronta a discutere senza tirarsi indietro.
 
“Dov’è Uroji? Perché non si è presentato lui?” chiese l’uomo attendendo di conoscere la prossima giustificazione della donna, immaginando le prossime parole che aveva in serbo per difendere il compagno.
 
“E’ stato trattenuto. Spero tu possa capire, Itachi. Mi sono presentata io al suo posto, portandoti ciò che hai richiesto” mostrò senza timore il sacco che stringeva tra le mani, avvicinandosi a passi felpati alla sedia dov’era seduto Itachi. Non sorrise, né lo guardò. Con un veloce movimento delle mani sciolse il laccio del piccolo sacco, presentando il contenuto senza alterarsi, nemmeno quando Kisame l’affiancò, attirando l’attenzione di Idril con la sua risata.
 
“Devo ammettere che a differenza di quel bamboccio almeno tu ce l’hai le palle per presentarti con questa misera somma di denaro…” afferrò dalle mani di Idril il sacchetto e le banconote contenute, lasciandola di stucco, meravigliata e oltraggiata, dinanzi agli occhi attenti di Itachi che la guardava con rinnovato interesse.
 
“Non è abbastanza!” esordì l’Uchiha richiamando lo sguardo della donna a sé. La guardò e comprese dagli occhi vibranti e smarriti di lei, che era all’oscuro degli affari di Uroji, proprio come sospettava. Altrimenti non si sarebbe presentata a lui con quella miseria. No. Lei non era sciocca, ma fin troppo avventata e altruista.
 
“Come no?!” riabbatté sorpresa. Osservò Kisame infilare il denaro all’interno della tasca. Le sembrò che volesse andar via dal modo in cui si stava sistemando. Infatti, dopo aver deposto la Katana dietro le spalle, l’uomo la superò, lanciandole un lungo sguardo.
 
“Prenderò io questi spicci. Considera l’affare saldato Itachi… almeno con me!” disse con tono conclusivo prima di oltrepassare la soglia.
 
“Io ti ho portato il denaro che hai chiesto. Non basta a saldare il debito di Uroji?” domandò con voce alterata Idril.
 
“No, non basta” Itachi la guardò, abbassando le palpebre con fare annoiato, cosa che irritò non poco la ragazza.
 
“So che Uroji ti ha chiesto un favore: utilizzare i vecchi magazzini degli Uchiha come covo. Tu l’hai aiutato chiedendogli del denaro in cambio, ed io te l’ho portato. Dunque cosa pretendi Itachi Uchiha?” domandò la donna digrignando i denti.
 
“Forse non sai quanto è stato necessario il mio aiuto ad Uroji e,  non immagini oltremodo ciò che ho fatto per proteggerlo. Ti assicuro che se non fosse stato per me, a quest’ora, lui sarebbe morto. Ma non importa!” richiuse nuovamente le palpebre, lasciando Idril nel dubbio “Avevo detto ad Uroji di presentarsi a me con una cifra. Non posso accettare il pagamento. Le sue scuse sono vane. Ti ha mandata solo perché sapeva che avrebbe pagato il fio con la vita e…”
 
“E allora pagherò il fio con la vita!” ribatté prontamente Idril facendo ricadere l’attenzione di Itachi di nuovo su di sé. La pacatezza dell’uomo le dava suoi nervi. Come riusciva a dimostrarsi tranquillo senza alterarsi minimamente? Di certo non si sarebbe  tirata indietro. Aveva promesso ad Uroji di sistemare la faccenda una volta per tutte e l’avrebbe fatto.
 
Rimasero in silenzio per vari istanti. Idril si maledisse mentalmente per aver alzato la voce, ma proprio non riusciva a trattenersi. Conficcò le unghie nel palmo della mano, non togliendo gli occhi dal volto di Itachi.
 
“Io ti apprezzo molto!” ammise l’Uchiha soffermandosi a scrutare la curva dei fianchi, fino a risalire con lo sguardo sul viso della donna che lo guardava con occhi fieri “Sei determinata e coraggiosa, ma questo non cambia la situazione” abbassò il collo ed i lunghi capelli ricaddero in avanti, come una cortina nera.
 
Adesso Idril non poteva guardarlo in volto. Si limitò ad osservare il copri fronte e la sottile linea che delineava gli addominali, nascosti dal bordo rosso della tunica che indossava. Già era impossibile comprenderlo, ma in quel momento sembrò ad Idril irraggiungibile. Era divisa da un muro e, immobile dinanzi alla sedia, desiderò ardentemente abbattere quella barriera per valicare i confini oscuri in cui Itachi si era nascosto. Ardua impresa.
 
Era misterioso e invalicabile. Un interlocutore difficile da comprendere. Sarebbe stato molto più facile ignorare la supplica di Uroji, mollare tutto e andar via, in fin dei conti la questione non la toccava affatto.
 
Idril rimase congelata dinanzi ad Itachi, bloccata da mille dubbi, con negli occhi lo stesso sguardo fiero di sempre. La tensione era palpabile. La donna si sentì affogata dal silenzio, con gli occhi fissi suoi ciuffi di capelli che coprivano il volto del nukenin. Erano vicini, un passo l’un dall’altra, ma divisi dai dubbi.
 
“Io non ti toccherò!” concluse Itachi, rialzando il mento per intrecciare un lungo e penetrate sguardo con Idril “Ma non te ne andrai da qui fino a che il debito sarà saldato”
 
 
 
 
 
 
I raggi lunari rischiarirono la camera di Idril che, affacciata alla larga finestra, ammirava incantata le cime argentate degli alberi. In lontananza le vette bianche dei monti svettavano sul cielo trapunto di stelle.
 
Non rimase a lungo affacciata. Era sovrappensiero. Ascoltando passivamente il canto dei grilli, Idril si piegò per raggiungere il futon a terra. Le era stata donata una camera semplice, provvista di un armadio ed una scrivania stantia, ricoperta di tagli e corrosa dal tempo. Schioccò la lingua puntando lo sguardo all’ombra nera che si stendeva dinanzi a sé, riflettendo in silenzio. Sapeva bene che Uroji non avrebbe ricambiato il favore. Si trovava nei guai a causa sua. Perché non riusciva a dire di no? aveva accettato di saldare il conto e mettere le cose in regola, ma di certo non poteva prevedere l’insoddisfazione di Itachi. Uroji le aveva detto che si trattava di una piccola somma di denaro, rassicurandola.  Ma era stata evidentemente fregata. Ad Uroji infondo non importava più nulla di Idril. Forse tempo fa era veramente innamorato di lei, ma in quel momento la donna venne tartassata da mille incertezze.
 
“Ma a cosa ti servivano quei dannati magazzini?” pensò a voce alta sfilandosi con nonchalance gli stivali dai piedi.
 
“Onestamente vorrei sapere perché hai accettato di presentarsi a posto suo”
 
Rialzò lo sguardo velocemente, notando che a terra si stendeva un’ombra più lunga vicino alla sua. Rimase allibita, riconoscendo al volo la voce che le aveva parlato. Sgranò gli occhi e voltò di poco il viso, per guardare dietro le sue spalle il giovane Itachi, appoggiato al parapetto della finestra.
 
A differenza di Idril non era turbato, né sorpreso. Rimase immobile per diversi istanti, con gli occhi puntati sul viso della donna. Il vento gli scompigliò la coda scura e la tunica che lo contraddistingueva. Era tenebroso e affascinante, risultava difficile evitare il suo sguardo inquisitore. Idril lo ammirò, sotto i pallidi raggi lunari, in quella notte di fredda primavera.
 
Forse aveva già compreso tutto quello che le passava per la testa. Idril ne era certa. Ogni volta che Itachi la guardava in silenzio, sembrava parlarle, rivelandole i misteri che si nascondevano dietro le iridi scure. In quel momento sembrava che lui la volesse vicino, ricercava continuamente un contatto e, ogni qual volta Idril abbassava le palpebre, Itachi puntualmente la fissava, richiamandola a sé.
 
“Credevo di godere di un po’ di intimità!” disse Idril con tono altero.
 
“Credo che rimarrai a lungo qui. Uroji non salderà il debito”era sicuro e sembrava che volesse dirle altro, ma la ragazza non l’assecondò.
 
“Recupererò tutti i soldi pers…”
 
“Perché?” la interruppe puntando i suoi occhi dentro quelli di Idril.
 
“Per andarmene, ovviamente” adesso aveva le idee chiare, poteva immaginare dove Itachi stava andando a parare. Di certo quella non era una visita di cortesia. Tastò lentamente con i polpastrelli il pavimento a terra, inumidendosi le labbra. I capelli le ricaddero disordinatamente dietro le spalle, coprendole in parte il volto.
 
“Non dovresti nemmeno essere qui ad aiutare colui che ti ha abbandonata”
 
La stava provocando, riuscendo nell’impresa. Idril con uno scatto felino si rialzò dal pavimento in legno e si voltò completamente verso Itachi, con la bocca serrata ed un’espressione dura in volto.
 
“Come fai tu…” temeva lo Sharingan di Itachi, ma l’orgoglio le impedì di tacere, non poteva sorbirsi quella ramanzina da parte dell’Uchiha, come se lei fosse una bambina di fronte al proprio insegnante “A parlare senza mai turbarti? Sei freddo. Sembri un robot, non sei umano. Come fai a non comprendere i sentimenti delle persone? Sembra proprio che tu stesso non ne abbia!” asserì infine azzerando completamente le distanze. Si trovò faccia a faccia con l’uomo appoggiato alla sua finestra.
 
Avvolto dall’ombra Itachi alzò le palpebre. Teneva il gomito appoggiato al ginocchio. Non si scompose, rimanendo seduto sul davanzale della finestra. La tunica sbottonata mostrava la maglia blu e la retina scura che gli fasciava il petto. Al collo portava una collana d’argento. I muscoli del viso rilassati. Gli occhi sicuri, il respiro caldo e regolare. Non era affatto turbato dalle accuse della donna. Sulle labbra si distese un sorriso canzonatorio “I sentimenti possono confondere. Ma credo che questo sia un tuo problema… Idril” le si avvicinò di poco, sfiorandole la pelle liscia, senza scomporsi. Dovette abbassarsi di poco, sovrastandola. I capelli coprirono gli zigomi di Idril. Riuscì a spiazzarla. Continuava a fissare il suo viso, il taglio degli occhi sfilato e la linea delle labbra chiuse. Erano vicini, molto vicini. Itachi riuscì a percepire ogni mormorio, ogni singolo brivido e respiro mozzato, godendo alla vista del viso confuso di Idril. Soddisfatto del suo gioco.
 
Aveva perfettamente ragione Itachi. Idril aveva ceduto ai sentimenti, pur non amando più Uroji. Desiderava proteggerlo, ma ora più che mai si stava rendendo conto che l’uomo l’aveva condotta in quel posto per farla eliminare da Itachi stesso, sperando che l’insoddisfazione lo portasse ad uccidere Idril. Forse per tale ragione Itachi era in camera sua?Non era così stupida, l’aveva capito fin da subito.
 
“Vuoi ammazzarmi?” chiese senza timore, ripetendosi mentalmente di calmarsi. Era agitata e non poteva far altro che tremare vicinissima all’uomo. Percepiva il suo odore speziato, così dolce e virile al tempo stesso. Il suo respiro era caldo e si scontrava ritmicamente sulle sue labbra ma, a destabilizzare maggiormente Idril, furono gli occhi neri e profondi di Itachi che, serio e sicuro di sé la fissava, senza spostare mai lo sguardo.
 
“Sei intelligente!” sorrise. Dunque comprendeva i suoi pensieri. Ma perché non aveva abbandonato quell’uomo? ”Voglio solo parlare” confessò mantenendo la stessa espressione inalterata.
 
“Però…” Idril era al limite. Non sopportava più quel contatto. Possibile che l’uomo le avesse lanciato un genjutsu senza attivare il suo sharingan?  No, non si era accorta di nulla. Eppure si sentiva nelle mani di Itachi ora più che mai. Sapeva che non aveva nulla da temere a parte le sue parole. Se Itachi avesse voluto ucciderla, non si sarebbe perso in chiacchiere.
 
 Con un gesto disperato Idril alzò la mano destra, coprendo con  le fredde dita gli occhi del ragazzo. Percepiva il calore e la morbidezza della sua pelle sotto i polpastrelli, il movimento rapido e impercettibile delle ciglia “Non mi guardare più!” risultò una supplica più che una richiesta. Fremette e, appoggiando la fronte sulla mano che copriva gli occhi del nukenin, lasciò che una lacrima solitaria le solcasse il volto. Non voleva farsi vedere così. Non voleva più sentire quell’avvolgente profumo o sopportare la vista della pelle liscia, del suo sorriso furbo e irriverente. Era una vera e propria tortura. Ogni gesto sembrava un rimprovero velato.
 
“Non ti avrei fatto nulla” afferrò il polso sottile con delicatezza, spingendo anche lui la fronte contro quella della ragazza. Un unione di profumi e pensieri. Lo sentivano entrambi. Era un legame che li univa e li attirava, come un magnete.
 
“Sei venuto a beffarti di me!” asserì lei con tono rassegnato “So bene che Uroji mi vuole fuori dalla sua vita. Mi vuole morta. Forse è vero!”
 
“Ed allora perché non lo lasci?” chiese lui rimanendo pacato.
 
“E’ una situazione complicata”
 
“Continui a giustificarti” insistette, pur sapendo che Idril stava perdendo il controllo. Sentiva le dita tremare.
 
“Stiamo insieme da anni ormai”non sapeva più dove aggrapparsi. Continuava a coprirgli gli occhi. Una fresca ventata le scompigliò i capelli. Le tende candide si muovevano incessantemente. I grilli smisero di cantare. Un pallido raggio lunare le illuminò gli occhi, ravvivando delle sfumature dorate. Nelle pupille di Idril s’intravedeva la sagoma di Itachi scontrarsi contro il paesaggio boscoso alle sue spalle.
 
“Ti vuoi illudere dunque nel pensare che lui ti ami. Sei stolta. Fingi che questa sia la realtà, quando sai bene che non è così” lasciò la presa sul polso per incrociare le braccia al petto.
 
Idril piangeva silenziosamente. Itachi lo comprese anche se lei gli stava tappando gli occhi.
 
“Cos’è questo? Non venirmi a dire che sei comprensivo con me” nemmeno un singhiozzo le ruppe la voce. Era tremendamente orgogliosa e testarda.
 
“Pensaci!” tolse la mano di lei dagli occhi, tornando finalmente a guardarla in faccia. Poteva immaginare le imprecazioni che Idril stava trattenendo. Non mollò la presa stringendo le dita nuovamente al polso “Io sono qui a sua differenza, ma mi respingi. Ti nascondi ai miei occhi”
 
Un gradevole tepore si accese all’altezza del petto. Si lasciò guardare da Itachi, esibendo le sue debolezze. Le sue lacrime trattenute a forza, il volto segnato dalla stanchezza e dall’insoddisfazione. Poteva guardarla come desiderava fare da quando era entrato inaspettatamente in camera sua.
 
“Perché temi le mie illusioni quando ti stai nascondendo in una falsità?”
 
Non riuscì nemmeno a capire quando o come lui era riuscito ad avvicinarsi così tanto al suo viso. Le sussurrò quelle parole all’orecchio. Guancia contro guancia. Adesso lo sentiva bene l’odore di Itachi, le era entrato dentro, era invasa e sedotta.
 
“Io non temo le tue illusioni ma il modo in cui mi parli. Come mi guardi. Sei freddo…” si voltò, e nel farlo sfregò il suo mento contro l’angolo della bocca di Itachi “Eppure riesci sempre a toccarmi. Io non voglio che tu lo faccia”
 
“Forse è così” anche lui si voltò per guardarla, allontanandosi dal suo orecchio.
 
“Cosa stai insinuando?” domandò nel buio della notte.
 
“Chissà se in realtà tu desideri che qualcuno venga a leccare le ferite che ti porti dentro” alzò due dita. Lo smalto nero copriva le unghie. Posò i polpastrelli sul petto di Idril, percependo il battito del suo cuore.
 
Stavolta fu lei a cercare i suoi occhi. Sgranò la bocca e sospirò. Il calore al petto si era fatto più forte, e gli occhi infuocati di Itachi la colpirono maggiormente, bruciandola. Chissà se anche lui in cuor suo la desiderava. Perché sì, inspiegabilmente Idril lo voleva. Voleva sentirsi toccata, infuocata, abbracciata da quegli occhi che fino a poco fa aveva respinto. Guardandolo, si accorse di una luce nuova nelle pupille dell’uomo, un bagliore passeggero e bramoso, che venne subito occultato e mascherato.
 
“Chissà!” spinta da un impulso incontrollato Idril afferrò il mento di Itachi con una mano. Lui rimase spiazzato, e per un momento lei godette della sua espressione, finalmente sorpresa “Credo che tu provi lo stesso. Quanto  vorresti sentirti amato? Quanto vorresti sentire nel tuo cuore le fiamme di un calore ormai spento? Dietro la maschera che ti porti, ho avvertito questo desiderio, Itachi” parlò lentamente, accorgendosi che gli occhi dell’Uchiha si erano posati sulle sue labbra, ne seguivano ogni singolo movimento, con inaspettato desiderio.
 
“Forse hai ragione” sorrise compiaciuto avvicinandosi nuovamente a lei. Se voleva bruciarsi, quella notte Idril avrebbe assaggiato il fuoco degli Uchiha. Itachi sembrava veramente disposto a togliersi la maschera “Potremmo leccarci le ferite a vicenda, illuderci almeno per una notte” la sentì tremare e appena la vide retrocedere la immobilizzò con un braccio “E’ troppo tardi per andar via”
 
“Ma io non voglio andar via” confessò, ritrovandosi a guardare le labbra umide di Itachi.
 
Un sguardo lungo e silenzioso precedette un’impetuosa e sfrenata passione. Idril afferrò i lembi del mantello nero e avvicinò la bocca di Itachi alla sua, ma non lo baciò. Sfregava le sue labbra, e gli baciava gli angoli della bocca, con fare provocatorio, avvertendo il respiro rovente dell’uomo sulla sua pelle, il desiderio vivido dentro gli occhi. Quanto le piaceva vederlo travolto dal desiderio.
 
“Attenta a fare così” Itachi, stanco di quei baci a metà, le afferrò il viso con una mano “Stai accendendo un fuoco che non riuscirai a controllare” le ammonì attendendo risposta.
 
“Allora sarà bello bruciarci dentro” posò le mani sul petto duro del nukenin e, quando quest’ultimo la spinse contro di sé, Idril gemette. Itachi assaporò nuovi baci sulla guancia, sul collo e, sentendo il bisogno urgente di lambire quelle labbra le avvinghiò i capelli e posò la bocca su quella di Idril. La leccò lentamente, sentendosi pervaso da un fuoco che accettò senza respingerlo, poi la baciò, dapprima piano, per poi intensificare l’intensità del bacio, fino a farsi strada con la lingua dentro la sua bocca. I capelli erano sudati ed i respiri troppo corti. Non si allontanarono nemmeno per riprendere fiato, troppo bisognosi di quelle carezze e di quei baci pieni di passione. Itachi le carezzò la schiena, percorrendo le curve del corpo con smania crescente. La lasciò giocare con le ciocche dei suoi capelli. Si abbassò per baciarle il collo, la curva del seno, per poi sollevarla con le braccia da terra.
 
Baciandosi si buttarono sul Futon e, si spogliarono a vicenda. Volevano amarsi, anche se era tutto insensato e inspiegabile. Stavano assecondando un piacere forse momentaneo, un sentimento appena sbocciato e acerbo. Volevano godere anche loro di una notte priva di falsità, una notte lunga piena di passione e affetto.
 
Non resistettero ulteriormente, si amarono carnalmente per tutta la notte, abbracciandosi, leccandosi le ferite che entrambi si portavano dentro da anni.
 
L’indomani si svegliarono nudi, avvolti da un lenzuolo. Itachi la stringeva e Idril dormiva beatamente sul suo petto.
 
I raggi del sole sbucarono dalla finestra, annunciando la fine di quella notte passata a far l’amore.
 
 
 

 
Note autrice:
Salve. Giungo dai grigi approdi elfici della Terra di mezzo a questo fandom, che ormai non visito da anni. In questi giorni rivedendo alcune puntate dell’anime, la mia testa ha iniziato a fabbricare fan fiction in quantità industriale XD non volevo lanciarmi in un progetto nuovo, ho estratto uno stralcio di quella che dovrebbe essere una long. Chissà se un giorno la scriverò, vediamo un po’ se la mia idea vi è piaciuta, se vi va ditemi che ne pensate!
Ho cercato di creare un’intesa sia fisica che mentale tra Itachi e questa ragazza di nome Idril (riferimento esplicito all’idril  di Gondolin, personaggio del Silmarillion ideato da Tolkien. E che ci posso fare? Non riesco a lasciare gli elfi da parte, è un mio difetto XD) spero di esserci riuscita e, mi scuso per la scena erotica  che non sono riuscita a descrivere ampliamente. Lo so, magari qualcosa in più potevo metterla, ma ho preferito lasciar spazio all’immaginazione.
Sono troppo felice di pubblicare in questo fandom, vi ringrazio per aver letto. Non prometto nulla ma, spero di incontrarci in qualche storia.
Un abbraccio!
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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