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Autore: Amatus    02/03/2022    0 recensioni
[GreedFall]
Élodie De Sardet è una giovane di buona famiglia, impermeabile agli intrighi di palazzo ma prona ai moti di un cuore fin troppo leale.
Kurt per sopravvivere cede la propria lealtà al miglior offerente e tiene a bada un cuore che ha subito le ingiurie del tempo. Niente di più lontano, niente di più vicino.
Una storia che non pretende niente di più che indugiare in piccoli, più o meno teneri, missing moments.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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What am I supposed to do without you?
Is it too late to pick the pieces up?
Too soon to let them go?
Do you feel damaged just like I do?
Your face, it makes my body ache
 It won't leave me alone.
 Gavin James

 

 

Quando Kurt scese in cortile quella mattina ad attenderlo trovò solo il volto tumefatto della giovane Lady De Sardet. Non si sarebbe aspettato nulla di diverso in realtà. Considerando la calma che regnava ancora nel palazzo nessuno doveva essersi accorto dell'assenza del principino. Almeno per il momento. Il viso allarmato della ragazza lo avvisava però che il peggio doveva ancora venire.  

“Buongiorno Green Blood, dormito bene?" 

Lei ignorò completamente la domanda ma avvicinandoglisi sussurrò: “Constantin non è nelle sue stanze.”

Quel ragazzino sarebbe stato la sua rovina. L'irritazione trovò facile sfogo nel consueto contegno del capitano. 

“Il mio giorno di riposo è finito e non voglio assolutamente passare altri guai a causa vostra.”

 Lo sguardo angosciato della ragazza come al solito gli affondò dentro facendolo sentire uno stronzo. Lasciando andare un sospiro rabbioso aggiunse: “Prendi il tuo zaino e quello di Constantin. Addestramento all'aperto oggi.”

 Il sorriso grato di Élodie non dissipò affatto il malumore. Uscirono correndo, diretti verso la taverna. Lasciò la ragazza recuperare il fuggitivo e dopo non molto tempo i due uscirono chiacchierando testa a testa scambiandosi sguardi e sorrisi. Gli occhi cerchiati di lui tradivano il bisogno di sonno, quelli di lei la necessità di trovare un piccolo spazio nella vita che non dipendesse completamente da quel ragazzo inaffidabile. Senza dire una parola lanciò il pesante zaino contro Constantin, il colpo lo riportò con i piedi per terra.

“Avete molto da farvi perdonare voi due. Iniziate a correre.”

 Nonostante il suo abbigliamento non fosse il più adatto alla corsa il ragazzo si mise in marcia senza dire una parola. Fu solo una volta arrivati sulle colline che Kurt diede lo stop ai due ragazzi ormai senza fiato. Non diede loro un momento di riposo, sfoderata la spada li sfidò entrambi a farsi sotto.

 L’allenamento andò avanti fino a che il sole ormai alto sulle loro teste non indicò che doveva essere prossima l'ora del pranzo. A quel punto i due si gettarono a terra e scolarono per intero ciò che rimaneva nelle borracce. Kurt mosso infine a compassione si sedette accanto a loro accordando un poco di riposo ai due giovani che subito presero a chiacchierare con tono leggero. La stanchezza era esattamente ciò di cui avevano bisogno. Come sarebbero state più semplici le loro vite se tutto si fosse ridotto solo a quello? Avrebbero potuto essere più felici i due ragazzi se fossero stati davvero solo due cadetti?

“Kurt e tu che farai? Quest’anno prenderai parte ai festeggiamenti per il nostro compleanno?” La voce di Constantin lo riportò alla realtà e quella realtà era davvero seccante. Il Principe aveva richiesto la sua presenza al ballo in onore dei due ragazzi che quell’anno compivano 22 anni. Avrebbe di gran lunga preferito montare di guardia al porto piuttosto che prendere parte alla festa, invece come accadeva ormai sempre più spesso avrebbe dovuto indossare l’alta uniforme e trascorrere una noiosissima serata tra dame e signori che lo guardavano dall’alto in basso come fosse stato un animale domestico. 

“Sono stato invitato da tuo padre, non potrei mancare neanche volendo.”

“Già. Sai bene che se fosse per noi trascorreremmo la nottata a festeggiare in taverna.” Constantin gli rivolse uno sguardo di profonda simpatia, che confermava fin troppo a fondo le sue parole.

 La ragazza era rimasta stranamente silenziosa, lo sguardo adombrato sollevato come uno scudo.

“Le vostre eccellenze invece dovrebbero fare molta attenzione quando trascorrono la nottata in taverna. Non avete un posto più adatto dove andare ad ubriacarvi? Un posto con della compagnia migliore? Un posto in cui non rischiate di rovinare la serata del vostro vecchio maestro d’armi?”

“Sei sempre il solito brontolone, è andato tutto bene, no?” Era di nuovo Constantin a parlare con tono gioviale in grande contrasto con il volto sempre più cupo della ragazza.

“Bene visto che sei pieno di energia raccogli tutto l’equipaggiamento e prepariamoci a rimetterci in marcia." Il ragazzo obbedì con solerzia, per una volta, mentre la ragazza reagiva al comando con meno prontezza del solito. “Green Blood, che succede? Perché questo sguardo torvo? Ha ragione Constantin alla fine è andato tutto bene.”

 La ragazza lo guardò, per un momento era sembrata sul punto di dire qualcosa ma poi aveva taciuto per riaprire la bocca solo dopo qualche istante per dire semplicemente: “Non avevo considerato che la festa era in programma per domani.”

 L’affermazione della ragazza era rimasta sospesa, come foriera di brutti pensieri a cui Kurt non aveva saputo dare una forma. Almeno finché non furono tornati a palazzo. Il primo ad accoglierli fu De Courcillon e fu proprio quella vecchia capra a dare un senso all’improvviso malumore della ragazza.

“Lady De Sardet, benedetta ragazza, cosa avete combinato? A vostra madre verrà un mancamento a vedervi ridotta così. E il giorno prima del ballo!”

 Il vecchio maestro sembrava fuori di sé, senza abbandonare il suo tono affettato, continuava a rimproverare la condotta sconsiderata della ragazza. Ed effettivamente questa volta sarebbe stato difficile nasconderla all’intera corte. “Molte giovani donne festeggiano il proprio ventiduesimo compleanno annunciando con un fidanzamento delle nozze imminenti, come credete di poter ricevere una proposta se vi presentate in società con questo aspetto?”

 Kurt soffocò una risata all’idea di Élodie alle prese con una proposta di matrimonio. Non perché non fosse quello che poteva essere considerato un buon partito, tutt’altro, ma non poteva immaginare quella ragazza così libera e caparbia piegare la testa davanti ad un vanesio damerino di corte. Il pensiero lo mosse di nuovo a pietà nei confronti delle vite di quei due giovani e quindi decise di mettere un freno alla ramanzina del vecchio maestro.

“Messier De Courcillon, perdonatemi, il nostro addestramento non è ancora terminato, l’equipaggiamento è ancora da pulire e sistemare, se non vi spiace potrete proseguire più tardi con i vostri rimproveri.”

“Vi chiedo scusa capitano. Certo. Ma temo che dovrete fare a meno di Constantin, sua eccellenza il principe ha chiesto di vederlo non appena fosse tornato dall’addestramento.”

 I due giovani si scambiarono uno sguardo allarmato, ma non c’era altro che potessero fare in quella circostanza e il ragazzo si allontanò rassegnato a seguire il maestro a testa bassa.

“Vedrai che Constantin se la caverà, nessuno si è accorto della sua scappatella. Tu d’altro canto sarai in un mare di guai.” La ragazza lasciò andare un sospiro profondo prima di rispondere: “Lo so. Questa volta non la passerò liscia. Il principe ha invitato nobili e funzionari da tutti i territori della Congregazione e addirittura da quelli di Theleme e dell’Alleanza.”

“Beh, almeno per questa volta non correrai il rischio di ricevere una proposta di matrimonio da un qualche vescovo o cardinale.” Il pensiero risuonava talmente ridicolo da non poter trattenere il riso e fortunatamente anche la ragazza ne fu contagiata lasciando che un timido sorriso le increspasse le labbra.

“Potrebbe effettivamente essere una strategia vincente, l’alternativa è imbarcarmi con i Nauti.” 

“Non mi sembra una grande idea, i lividi spariranno tra qualche giorno, i tatuaggi una volta fatti non c’è modo di mandarli via.”

 Continuarono a sistemare nella rimessa spade, bastoni, pesi e borracce. Lucidarono tutto con attenzione e lavorando lentamente ma arrivò il momento per la ragazza di dover affrontare le conseguenze delle sue azioni della notte prima.

“Allora Green Blood vuoi peggiorare le cose arrivando in ritardo a tavola?” 

La ragazza trasse un altro sospiro e disse: “Posso rimanere con te?”

Kurt accolse le parole della ragazza con un sorriso divertito: “La tua lealtà vale così poco? Hai deciso di abbandonare i nauti per le guardie del conio nel giro di mezz’ora?” 

“Ho detto di voler rimanere con te, non ho parlato delle guardie, ma ora che mi ci fai pensare potrebbe essere un’ottima alternativa.”

 “Eccellenza permettetemi di dirvi che non sapete di che parlate. E ora vai. Sai dove trovarmi se ti dovesse servire una scorta verso il porto.”

 Kurt vide il viso della ragazza illuminato da un sorriso insolito, mentre lei salutava e si allontanava a testa alta verso il disastro.

 

 Fu un pomeriggio chiassoso e movimentato, tutti, dalle cucine alle stalle, parlavano dell’ira del principe nei confronti della nipote. Sentì alcuni sussurri rincorrersi e stando alle chiacchiere davvero la ragazza avrebbe dovuto ricevere un’importante proposta il giorno del suo compleanno e apparentemente l’occhio nero, il labbro spaccato e il profilo tumefatto non erano una dote soddisfacente per il pretendente.

 Nessuno parlava della scappatella di Constantin invece, almeno questo sarebbe stato di conforto per la ragazza. Kurt non poteva immaginare quali provvedimenti avrebbero preso davvero contro la ragazza. Il principe era un uomo severo e persino crudele, se davvero i suoi piani erano stati così malamente rovinati sarebbe stato capace di qualunque cosa.

 Per il resto della giornata comunque nessuno dei due ragazzi fu visto gironzolare nel palazzo e Kurt fu lasciato da solo con i propri dubbi.

 Era ormai notte quando, attraversando il grande cortile per ritirarsi nella sua stanzetta, una luce fioca proveniente dalla sala d’addestramento attirò la sua attenzione. Socchiuse appena la porta e vide la giovane De Sardet tirare fendenti contro un manichino. L’aria concentrata non poteva nascondere una profonda stanchezza. Sentì una stretta allo stomaco che non seppe spiegarsi ma che lo convinse ad entrare.

“Green Blood, che fai qui? Non è un po’ tardi per tirare di spada?”

 La ragazza si fermò senza voltarsi e Kurt vide le spalle cadere come sotto un peso insostenibile. 

  “Non riuscivo a dormire, ho pensato che stancandomi un po’ poi sarebbe andata meglio.” 

 Kurt si sedette su una panca e osservò attentamente la sua allieva. Sapeva anche senza chiederlo che non aveva detto una parola per alleviare la sua colpa agli occhi di sua madre o del principe. Era certo che la ragazza non solo non avesse parlato del coinvolgimento di Constantin nella rissa, ma avrebbe potuto scommettere che non aveva detto una parola neanche sulla sua presenza.  La sua cieca lealtà la rendeva una piccola gemma gettata nel lordume di quella città, di quel pretenzioso palazzo, nessun altro avrebbe fatto lo stesso al suo posto. Forse neanche Constantin.

  “È andata così male?” Prese una spada e iniziò a saggiarne il filo e il bilanciamento. Gesti consueti, per dare spazio alla ragazza, per permetterle di sentirsi a proprio agio, di parlare eventualmente. Non sarebbe stata la prima volta, spesso si era rivolta a lui con confidenze che non avrebbe potuto rivolgere a nessun altro. Kurt era stato in passato un orecchio attento e fidato, avrebbe volentieri continuato ad essere considerato tale dalla ragazza. Lei si avvicinò cauta e si sedette a terra davanti a lui i gomiti appoggiati sulle gambe incrociate e gli occhi fissi sulle mani che continuavano a tormentarsi l’una con l’altra.

“Sarò mandata a Nuova Seréne.” 

 Poche parole che caddero tra loro pesanti come piombo. Kurt era senza parole, non si sarebbe aspettato una reazione del genere, neanche dal Principe.

“Come? Quando?” E poi aggiunse quasi fra sé, “Ma è assurdo!”

La ragazza sorrise quasi impercettibilmente “Il Principe non mi ha lasciato molta scelta. A quanto pare domani avrei dovuto incontrare un ricco lord, un vecchio amico di mio zio, che secondo mia madre e mio zio sarebbe stato perfetto per diventare mio marito. Mi hanno chiesto di accettare al buio la sua proposta di matrimonio. Dovrei rispondere domani mattina e domani sera fingere un malore e non presentarmi al ballo.”

Kurt guardava incredulo la ragazza. Era vero quindi, non erano solo chiacchiere. Ma rimase in silenzio dando modo alla ragazza di proseguire.

“Quando ho rifiutato tanto la proposta quanto la pantomima, il Principe ha detto che non vuole più vedere la mia faccia e che dovrò salpare con la prossima nave diretta a Nuova Seréne.” 

 Kurt non poteva che rimettere insieme tutte le informazioni e restare a guardare la ragazza, preoccupato e perplesso. Il primo pensiero fu che i suoi due giovani allievi non sarebbero sopravvissuti una lontana dall’altro. La ragazza dovette leggere nella sua espressione un’eco lontana del dolore che stava immaginando perché si sentì in dovere di rassicurarlo. La vide assumere un’espressione ben nota, quella rassicurante che spesso rivolgeva al giovane cugino e disse con un’allegria forzata: “Almeno domani non sarò costretta a prendere parte alla festa.” E poi con un sorriso più autentico e furbo aggiunse: “Ma tu sì.”

 L'indomani Kurt aveva speso l'intera giornata in caserma consapevole che i suoi pupilli non avrebbero avuto modo o necessità di rivolgersi a lui. All'imbrunire si era concesso un bagno caldo, uno dei lussi di palazzo a cui avrebbe rinunciato con difficoltà una volta lasciato l'incarico. E la fine di quello strano assegnamento sembrava ora incredibilmente vicino. Non gli sarebbe mancato il palazzo, i nobili, il Principe. Ma senza dubbio, oltre al conforto di lunghi bagni caldi, avrebbe sentito la mancanza dei suoi allievi. In quei lunghi anni erano stati sostanzialmente la sua unica compagnia. Le sue giornate spese a palazzo lo facevano sentire fuori posto e tornare in caserma era ormai di poco conforto, i giovani soldati, non abituati a condividere con lui lo stesso cameratismo che condividevano con gli altri ufficiali, lo temevano e lo tenevano a distanza. Gli ufficiali invidiavano la sua posizione e lo sbeffeggiavano accusandolo di essere diventato un gran signore.

 I due ragazzi quindi, per quanto il suo ruolo potesse concederglielo, erano la compagnia più vera di cui avesse goduto. La loro candida onestà lo aveva spiazzato e pian piano conquistato. Ora la prospettiva di vederli separati e sofferenti gli offuscava la mente.

 Cercò di lavare via i brutti pensieri con scarsi risultati e alla fine si rassegnò a infilarsi l'uniforme di gala preparandosi ad un'altra orribile serata. Cercò di aggrapparsi al pensiero che insieme all’incarico anche questo tipo di incombenze sarebbero finite presto.

 Alcune voci attrassero la sua attenzione lungo il breve percorso che avrebbe dovuto condurlo dalla sua stanza alla sala del ballo. Le voci venivano dal refettorio della servitù. Una voce in particolare lo spinse ad indagare e affacciatosi vide effettivamente Lady De Sardet seduta in compagnia di due soldati. La ragazza rideva allegra, un bicchiere di vino in mano e indosso i suoi soliti abiti da addestramento. I due soldati si scambiavano storie e battute con l'evidente intento di fare colpo sulla ragazza. Proprio davanti ai suoi occhi uno dei due soldati, evidentemente il più intraprendente, le si era avvicinato con una scialba scusa, prendendo posto accanto a lei e approfittando della manovra per posarle una mano su una gamba. Kurt sapeva bene che la ragazza preferiva la compagnia di ragazzi lontani dalla corte. Aveva passato non pochi guai tempi addietro perché scoperta in intima compagnia di uno stalliere. Il ragazzo era stato cacciato dal palazzo e da allora lei aveva rivolto le sue attenzioni esclusivamente ai soldati. Non era difficile comprendere che quella fosse per la ragazza una piccola audace ribellione, ancora più preziosa in quel particolare momento. La scena gli risultava comunque stonata ed entrò per farsi notare. I due soldati scattarono sull'attenti la ragazza invece lo guardò tranquilla continuando a sorridere. “Buonasera Kurt. Pronto per il gran ballo?” 

 La voce della ragazza rivelava che quello che stringeva tra le mani non doveva essere il suo primo bicchiere, ma quando si alzò per andargli incontro si accorse che il passo sembrava ancora fermo. Non doveva aver bevuto troppo ma era certo che l'avrebbe fatto prima della fine della serata. Anche quello sembrava comprensibile agli occhi di Kurt. La ragazza gli era davanti ora e lo guardava con curiosità, mentre i due soldati con la scusa di rassettare il tavolo avevano preso i loro piatti sporchi ed erano spariti in direzione delle cucine. 

 “Tu hai già iniziato a festeggiare, a quanto pare.” 

  “Beh, è il mio compleanno che altro dovrei fare?” gli occhi s’incupirono per un momento ma la ragazza era evidentemente intenzionata a tenere lontani i pensieri foschi e quasi scuotendo la testa recuperò l'espressione scanzonata. “Fatti vedere! Un vero damerino, farai strage di cuori questa sera.”

 Kurt sbuffò fuori una cosa a metà tra una risata e un lamento. ”Prenditi pure gioco del tuo vecchio maestro d'armi, ma ricordati che ho una memoria di ferro.” poi con un tono più conciliante aggiunse “Tu che cosa farai questa sera?”

 “Festeggerò, ovviamente. E se smettessi di spaventare i miei compagni potrei non festeggiare da sola.”

 “Green Blood fai attenzione però a come scegli le compagnie.”

  “Vuoi rimanere a farmi la guardia?” Lo sguardo provocatorio tradiva qualcosa in più della solita sfida, ma Kurt lasciò scivolare via il pensiero. 

 “Lo farei volentieri. Qualunque cosa pur di non dover rimanere tutta la sera solo in quella sala.”

 “Solo?! Non c'è una sola dama a corte che non sarebbe ben più che felice di farti compagnia.”

Kurt eluse la considerazione allusiva: “Green Blood ti rendi conto di aver già bevuto molto, non è vero?”

 “Non ho bevuto ancora neanche lontanamente abbastanza.” La voce della ragazza si era fatta improvvisamente seria, gli occhi scurissimi sembravano voler trascinare nelle loro profondità qualunque cosa su cui si posassero, e in quel momento erano posati su di lui. Kurt come ogni volta si sentì spiazzato da un'intensità tanto innaturale. La ragazza distolse lo sguardo e aggiunse tornando a sedersi “Farai tardi, devi andare. E io devo tornare ai festeggiamenti.”

 “Buon compleanno Green Blood.” Disse Kurt quasi in un sussurro e uscì prendendo nota del fatto che avrebbe dovuto fare un salto più tardi e controllare che tutto fosse in ordine. 

 L'atmosfera nella grande sala era tesa. Constantin irritato e di umore turbolento sembrava pronto a fare qualcosa di assolutamente sconsiderato. Il Principe sedeva all'estremità della stanza con un'espressione più torva del solito, Lady De Sardet madre, sedeva accanto a suo fratello con aria afflitta. Aveva gli occhi gonfi di pianto e stringeva ancora in mano un fazzoletto ricamato. Kurt la trovava una donnina leziosa e manipolatrice, la figlia con il suo orgoglio naturale, la caparbietà e la sagacia che le erano proprie, niente aveva preso di sua madre. Così come il sensibile passionale Constantin non aveva nulla in comune con il suo spietato padre. 

 Si avvicinò al giovane per porgergli i suoi auguri e il volto del ragazzo si illuminò di un sorriso sincero. Kurt doveva essere il solo volto amico in quella sala. Ma il suo posto quella sera non sarebbe stato al fianco del ragazzo. Quindi prese da bere e si defilò aspettando con ansia che si facesse abbastanza tardi per potersi ritirare senza risultare offensivo. 

 Trascorsero ore che a Kurt parvero secoli. Si guardava intorno annoiato cogliendo sguardi e sorrisi dietro ventagli socchiusi, si chiese se ci fosse qualcosa di vero nelle parole della ragazza. Davvero quelle dame rivolgevano a lui la sua attenzione? L'idea gli fece torcere lo stomaco. Gli sguardi di quelle donne non lo inorgoglivano, lo facevano al contrario sentire fin troppo cosciente della sua posizione. Osavano quegli sguardi su di lui perché, ai loro occhi, non era che una specie di bestia esotica, la cosa più distante non solo dagli uomini di corte ma anche dalle tante norme che regnavano lì dentro. Lui era l'estraneo, il selvaggio che prometteva fuoco e passione per una notte, senza regole, senza freni e soprattutto senza conseguenze. Lui era il servo da scacciare alle prime luci dell'alba per ricordargli quale fosse il suo posto. Era certo che la giovane non avrebbe potuto immaginare una verità tanto sudicia, solo per questo aveva osato mettere in luce la situazione. Lei, tanto ingenua e fiduciosa da aver avuto in passato una giovanile infatuazione per lui, non poteva guardarlo con gli stessi maliziosi occhi di quelle dame. Lui per la ragazza era stato non solo un giovane maestro, ma la cosa più vicina ad un uomo che fosse entrato nella sua vita con costanza. Se, anzi, un’infantile infatuazione c’era stata, l’aveva sicuramente portata a vedere in lui più di quanto non ci fosse in realtà, e sospettava che la ragazza continuasse a riconoscergli meriti che senz’altro non aveva. Seguendo quei pensieri, senza dubbio meno fastidiosi, Kurt si trovò a riflettere sul tenero affetto che i due nutrivano per lui dovuto, senza dubbio, alla scarsa abitudine che avevano i due ragazzi ad essere considerati decentemente. Kurt era un maestro severo ma non aveva mai mancato di trattarli con dignità e rispetto, affetto addirittura. Questo era stato più di quanto avessero mai ricevuto, tanto dagli adulti quanto tra pari, e gli animi gentili dei due allievi non potevano quindi che ricambiare con generosità le sue piccole attenzioni. Per placare la loro fame di affetto in fondo non avevano avuto che l’un l’altra fin dalla prima infanzia. Kurt sapeva però, con una certezza dolorosa, che la ragazza aveva dovuto domare il proprio cuore con l’avanzare dell’età. Il calore, l’affetto e la vicinanza si erano lentamente trasformati in qualcos’altro e aveva visto la ragazza lottare per tenere a freno quel sentimento tanto delicato quanto fuori luogo. Aveva assistito al lento cambiamento nel contegno della ragazza e aveva sentito il cuore dolere per lei, mentre quel sentimento in boccio veniva forzatamente trasformato in un servizio cieco e leale. Anche in questo i due ragazzi erano destinati ad essere specchio l’uno dell’altra, nell’identica necessità di tenere sentimenti puri e naturali nascosti in profondità, lontani dagli occhi di tutti. Anche Constantin aveva infatti dovuto tenere a bada il proprio cuore. Nel suo destino non potevano che esserci una sposa e un erede, qualunque altra realtà sarebbe stata inaccettabile per il Principe. Qualunque altra realtà sarebbe stata punita crudelmente. Ma se nel ragazzo il desiderio di ribellione portava sempre più spesso a lasciare emergere le passioni proibite, la ragazza aveva invece imparato a mistificare i moti del cuore. 

 Preso da questi pensieri Kurt continuava a ispezionare la stanza, un po' per noia, un po' per abitudine, e si accorse che uno dei posti di guardia era rimasto sguarnito dopo l'ultimo avvicendamento. Uno dei soldati stava saltando il proprio turno di guardia o forse qualcosa lo stava trattenendo. Un cupo presentimento gli pungolò i pensieri: sarebbe stato facile lanciare un attacco in quel momento. Tutti erano distratti dalla festa, anche gli stessi soldati. Sarebbe stata un’occasione perfetta per scatenare il caos nell’intero continente, nella sala vi erano riuniti ospiti importanti e personaggi di diverse nazioni. Iniziò a fare domande ma nessuno sembrava avere notizie del soldato assente. Quella era una scusa più che buona per allontanarsi immediatamente dalla festa. 

 Il buio improvviso che lo accolse appena fuori dalla sala lo rese cieco per un attimo, ma l'aria fresca della notte gli riempì i polmoni e schiarì i suoi pensieri. Scese le scale con passi rapidi e attraversò la corte interna in direzione della porta ovest, quella che dava più direttamente verso la caserma. Dal buio fitto di uno dei porticati arrivarono alle sue orecchie dei rumori sommessi che lo allarmarono. Rumori di una lotta silenziosa, Kurt maledì la sua arma di rappresentanza. Se fossero stati davvero sotto attacco avrebbe voluto poter combattere con il suo fidato spadone, non certo con quel giocattolo elegante che aveva appeso alla cintura. Si avvicinò cauto attendendo che gli occhi si abituassero all'oscurità più intensa. Riuscì a distinguere la casacca blu-argento di un soldato e non impiegò molto per capire che la lotta che lo tratteneva era tutt'altro che mortale. Un intreccio di gambe e braccia era accompagnato da un coro di gemiti soffocati. La preoccupazione mutò d'improvviso in una rabbia cieca.  “Soldato!” tuonò imperioso senza avvicinarsi. “Immagino che il tuo turno di guardia sia iniziato da molto ormai.” Il soldato si era voltato e lo fissava ora con sguardo impietrito, sull'attenti e con l'uniforme disfatta. Sarebbe stata una scena piuttosto ridicola se quel soldato non avesse così incautamente mancato al proprio dovere rischiando di mettere tutti in pericolo. 

 “Fai rapporto immediatamente al tuo tenente. E per l'amor del cielo ricomponiti! Sei una vergogna per il nostro reggimento.”

 Il soldato si allontanò in fretta e Kurt era intenzionato a fare lo stesso, lasciando al partner del soldato, che rimaneva ancora nascosto nell’ombra, il giusto anonimato. Ma la figura si fece avanti sotto la luce prima che Kurt avesse modo di allontanarsi e ciò che vide lo lasciò di stucco. La giovane De Sardet si stagliava nel buio: i capelli in disordine, il volto in fiamme e la blusa interamente sbottonata, il bianco della stoffa in contrasto con la pelle color del bronzo di lei dava risalto a curve che non avrebbe mai immaginato o desiderato immaginare. Di lei avrebbe potuto ridere, lei non aveva mancato al proprio dovere, ma qualcosa bloccava il suo riso. Non l'aveva mai vista così. Un pensiero ancora più sottile rincorse il primo: non l'aveva mai vista. La sensualità vibrante della giovane donna davanti a lui lo faceva sentire a disagio. Distolse immediatamente lo sguardo. 

“Continui a scacciare la mia compagnia, Kurt. Inizio a pensare che ci sia qualcosa di personale.” La voce era stranamente intensa ma il suo passo instabile attestava senza alcun dubbio che la ragazza era completamente ubriaca. Una rabbia ancora più forte si accese nei confronti del ragazzo appena sfuggito alle sue grinfie. Lo smarrimento di poco prima immediatamente sostituito dal senso del dovere. 

  “Green Blood, è ora che tu faccia ritorno nelle tue stanze.”

  “Non ci penso proprio, è la mia festa. Lasciami festeggiare.”

 Cercò di passare oltre l’uomo, probabilmente diretta verso il refettorio dove dovevano essere rimaste le sue scorte di alcol, ma nei pochi passi che li dividevano la ragazza inciampò nei propri piedi due volte rischiando di finire a terra. Kurt le si fece vicino e sorreggendola la accompagnò all'interno, cercando in ogni modo di fissare lo sguardo altrove rispetto al corpo semisvestito della ragazza. La fece sedere e nonostante l'innegabile evidenza non poté che pensare a lei come alla ragazzina che le era stata affidata molti anni prima, si sentì orribile per il turbamento provato. Si allontanò in direzione delle cucine per recuperare dell'acqua, riempì un bicchiere e lo portò alla ragazza che rimaneva ferma e osservava attentamente ogni suo movimento. La guardò ancora per un istante e poi si decise a piegare un ginocchio davanti a lei per cercare di rimettere in ordine la situazione, proprio come aveva fatto poche notti prima. Ma nel pulire le ferite sul suo viso ogni gesto era sembrato naturale, semplice e giusto. Ora invece, mentre cercava di abbottonare la camicia disfatta della ragazza, uno strano tremore aveva afferrato le sue dita. Sentiva lo sguardo della ragazza fisso su di lui e deliberatamente decise di non alzare il suo ad incontrare gli occhi stranamente seri di lei. 

 “Mi sembrava di aver capito che un vero uomo dovrebbe essere abile nel togliere i vestiti di dosso alle donne, non il contrario.”

 “Mi dispiace sapere che, evidentemente, non hai ancora mai avuto a che fare con un vero uomo.” Persistendo nell'evitare il suo sguardo aggiunse: “Finisci di bere l'acqua. E poi ti riporto in camera tua. Non accetto discussioni.”

 Con una tristezza non mitigata da alcun controllo razionale la ragazza disse semplicemente: “Avrebbe dovuto essere una serata memorabile, da ricordare e raccontare.”

 Quell’espressione triste toccò una nuova corda dentro di lui e questo fece tornare il disagio, poteva essere un vero idiota quando era in imbarazzo, fortunatamente non gli capitava spesso e comunque sapeva sempre come uscirne. “Forza Green Blood, in piedi. Non c’è niente di cui lamentarsi potrai sempre ricordare e raccontare di essere stata portata a letto da un vero uomo.”

 Incontrò finalmente lo sguardo della ragazza e sorrise spavaldo, frantumando il proprio imbarazzo con un’ironia irrispettosa. L’effetto sulla ragazza fu esattamente quello sperato. Il viso della ragazza si era imporporato e lei era rimasta evidentemente spiazzata dal suo commento ma si alzò immediatamente preparandosi a seguirlo obbediente, senza guardarlo negli occhi.

   
 
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