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Autore: NightWatcher96    04/03/2022    3 recensioni
Piccola storia nata sulla terribile situazione che sta vivendo il mondo ma in versione My Hero Academia.
BakuDeku
Warning: Morte personaggio e suicido velato
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolo della Quirkess

Il mondo sta vivendo una situazione difficile, c'è proprio la paura nell'aria. Ho visto la mini-serie "Chernobyl" e ho pensato, nonostante mi uccida uccidere Izuku (gioco di parole!), ho dovuto scrivere! Detto ciò, Enjoy



 

Izuku sedeva sul letto a fissare il vuoto con aria apatica e spenta. 

Il cielo cristallino del pomeriggio di marzo si era mutato in un aranciato, segno che il pomeriggio iniziava a volgere alla fine, lasciando posto alla collega sera. Le soffici nubi sporcate da una tenue nuance di giallo e di lilla si spostavano gradualmente nell'infinito, dando l'illusione di poter toccare gli alti edifici intorno all'Agenzia di Endeavor.

Aveva solo sedici anni, con un Quirk donatogli da All Might che lo aveva visto faticare molto più degli altri per essere anche solo al passo e non riusciva a togliersi dalla mente ciò che gli era stato detto da Enji Todoroki in mattinata.

Sospirò, giocherellando con le dita a creare dei piccoli picche; era sì felice di poter partecipare a una missione così importante ma l'alto rischio di morte lo preoccupava.

Izuku ignorava che alle sue spalle, ad osservarlo per molto tempo, c'era Katsuki con incisa sul volto un'espressione che di rabbioso aveva ben poco. No, c'era collera mischia ad impotenza e rassegnazione. E pareva quasi brillare leggermente ai raggi del tramonto che si erano allungati nella stanza dai toni castani, sfumando d'arancio Deku e allungando la sua ombra fino al muro opposto alla vetrata ampia.

Kacchan deglutì per l'ennesima volta ma il groppo in gola non se ne andò, né tantomeno la costrizione al petto che per tutta la giornata gli aveva reso difficile respirare, fino a farlo quasi pericolosamente affamare d'aria. Era però normale, lo sapeva; aveva avuto un attacco di panico molte volte in realtà.

Però, quello che sentiva dentro di sé era qualcosa di molto diverso.

Il biondo udì un sospiro pesante provenire da Izuku. Lo vide chinarsi di più, fino a far toccare i polpacci con le dita di quelle mani ciondolanti sulle ginocchia. 

"Entra, Kacchan" arrivò quasi flebile e calmo l'invito.

Katsuki si sorprese sinceramente di essere stato percepito ma silenziosamente obbedì, richiudendo poi la porta dolcemente dietro di sé. Izuku gli concesse un sorriso addolcito, battendo la mano sul letto per un po' di compagnia. 

"Sapevi che ero lì?" chiese Katsuki.

"No, me ne sono accorto solo ora" rispose l'altro, seguendolo con gli occhi quasi spenti.

Kacchan si sedette dolcemente e si concentrò a fissare a tratti la palla di fuoco detta sole che si specchiava negli edifici più alti e a vetrate. L'agenzia di Endeavor era quello più alto, si poteva godere di una vista mozzafiato. Però, tutto questo non aveva importanza.

"Non puoi rifiutare?".

Izuku non ebbe bisogno di chiedere spiegazioni: sbuffò una lieve risatina, incurvandosi ancora dinanzi e negò, facendo oscillare i suoi capelli lievemente più lunghi. 

"Sanno che tu hai l'One for All e sanno anche che questa missione potrebbero sbrigarla altri Hero".

"Kacchan, è proprio perché ho l'One for All che sono il più indicato per questa missione".

"E a me non ci pensi?".

Izuku cancellò il sorriso per guardarlo con occhi vividi di tristezza e di dolore. Katsuki si perse quasi in quelle due pozze scure di lacrime non versate illuminate dall'arancio ancora più intenso del tramonto. Forse era stato troppo superficiale con quella frase detta quasi per mera gelosia.

Il verdino gli portò delicatamente una mano contro la guancia, accarezzandolo dolcemente. Fu in quel momento che il biondo si accorse che si era sfilato un guanto e che era la stessa mano dove brillava l'anello di fidanzamento.

Lo stesso che portava a sua volta, come ricordo della loro prima unione prima di un certo e futuro matrimonio.

Katsuki abbassò gli occhi, improvvisamente pregni di lacrime; era sempre stato lui il più forte, a dare coraggio, ad infondere forza e determinazione ma adesso non ci riusciva. Il Katsuki spavaldo era scomparso, sostituito da uno più debole e capace di piangere

Aveva dato una fugace occhiata all'anello d'argento e aveva pensato, anche se per un singolo attimo, che Deku non sarebbe mai più tornato da lui e che non si sarebbero sposati. Ripensarlo gli fece costringere il petto, ad aprirgli a spaccature sanguinanti una voragine al centro.

"Kacchan, lo sai quanto ti amo" sussurrò dolcemente Izuku. 

Allungò piano il collo, piantandogli un soffice bacio sulle labbra. 

"Allora non andare!" scattò il biondo, staccandosi dolorosamente da quell'ambito tocco soffice, il fiato caldo e tutto l'amore detto senza neanche una parola. "Rimani con me! Che ci pensi il resto del mondo a questa missione! Tu sei un ragazzino, Deku! Hai solo sedici anni!".

"Kacchan, diventare Hero equivale anche a mettere costantemente la propria vita in gioco".

"Endeavor è l'attuale Number One Hero! E' molto più forte di tutti noi pivelli!" ruggì il biondo, afferrandogli con foga le guance per baciarlo. "Se non vuoi rinunciare, io verrò con te!".

"Kacchan, lo sai che il tuo Quirk non andrebbe per niente bene". Izuku socchiuse gli occhi e mal celò un singhiozzo disperato. "Non andrebbe bene nessuno… ecco perché sono stato schierato in prima linea".

"Non devi andare!".

Kacchan lo abbracciò in pura agonia e i due caddero a peso morto sul letto che sotto a quell'improvviso peso scricchiolò e molleggiò un po'. Il cuore del biondo galoppava così intensamente che Izuku lo sentiva anche attraverso il suo nuovo costume completamente nero, con richiami verde smeraldo. Si limitò a mordersi le labbra, chiudendo gli occhi nella speranza di non far cadere le lacrime. Abbracciò il corpo muscoloso di Kacchan nel suo costume invernale, facendo risalire la mano nuda tra le soffici ciocche ribelli. 

Il biondo non era mai stato bravo a trattenere le emozioni ma ora non riusciva a essere forte per tutti e due, ragion per cui tremava, incapace di affogare in se stesso dei singhiozzi.

"Non voglio perderti. So che cosa provoca l'esposizione prolungata quelle radiazioni, Deku!". 

"Ne sono consapevole. Black Whip, Float e Fajin sono le mie tre armi più importanti, posso evitare una catastrofe della portata di quella che abbiamo sempre letto e studiato nei libri di storia. Posso impedire a quella centrare nucleare di esplodere e posso evitare che le radiazioni possano contaminare tutto il mondo. Nessuno è al sicuro, Kacchan, adesso".

"Ma…!".

Izuku sospirò, senza smettere di accarezzargli i capelli. "Kacchan, lo so. Spaventa anche me ma questa mattina c'eri anche tu e Shoto-kun alla conferenza. Endeavor mi ha presentato all'intero mondo come Ultima Speranza e non verrò mai meno a tale importante missione".

Il biondo non rispose, alzò solo la testa dal petto dell'altro per trarre un respiro traballante. Aveva le gote rigate dalle lacrime e un'espressione molto estranea da quella che di solito era presente sul suo viso.

"L'attuale situazione del mondo la conosci anche tu; i Pro Hero del Secondo Grande Continente ha deciso di attaccare il resto del mondo per diventare una potenza economica e distruggere tutti gli altri Paesi, accaparrandosi i Quirk più potenti per accrescersi anche in termini di esercito" raccontò Izuku, spostando gli occhi leggermente arrossati verso i suoi rubini. "Proprio perché il mio Quirk è adatto non mi tirerò mai indietro. Proprio perché ti amo, Kacchan, farò in modo che tu possa continuare a vivere in un mondo di pace".

"Non può esistere un mondo dove tu non ci sei!" urlò Katsuki, fiammeggiante.

Il verdino sorrise dolcemente, chiudendo gli occhi per un po'. In effetti, la tensione della giornata iniziava a farsi sentire.

"Potresti morire in poco più di tre minuti, Deku. L'alta radioattività è un qualcosa che non siamo ancora in grado di contrastare, non importa quanto forti e potenti siano i Quirk nascenti!" gemette Katsuki in un fil di voce.

Izuku sospirò gravemente e si alzò, facendo sedere il biondo però sulle sue ginocchia. Gli chiuse le braccia intorno al ventre e gli portò il mento sulla spalla: entrambi si godettero il tramonto che si spegneva nella sera.

"Quando devi partire, Deku?" chiese rassegnato Kacchan, premendo la sua guancia contro quella dell'altro.

"Stanotte. E' un lungo viaggio e dobbiamo giocare la carta sorpresa".

Katsuki sospirò, alzandosi per guardarlo dritto negli occhi. Izuku sorrideva lievemente, ma la disperazione in quei due smeraldi era evidente. Deglutì per riflesso, ancora e per l'ennesima volta.

"Quanto tempo abbiamo ancora?".

"Almeno cinque ore".

"Me le farò bastare" mormorò Katsuki.

Lo prese dolcemente il stile sposa adagiandolo sul letto, iniziò poi a spogliarlo e nel mentre che le mani correvano su quel piccolo corpo tanto amato cercò disperatamente di cacciare via la disperazione e le lacrime…

 

Un elicottero era già pronto sul tetto dell'Agenzia di Endeavor. 

L'elica era rumorosa, velocissima e continuava a creare un turbinante spostamento d'aria. 

Tutti i subordinati di Endeavor e quest'ultimo, i ragazzi della sezione A, classe prima della U.A., diversi insegnanti, All Might e ed Shoto erano gli spettatori di un giovane Hero che si apprestava a salvare il mondo da una minaccia nucleare. 

Il dolore, la paura, la disperazione erano incisi a forza su tutti i volti, come a richiamare il suo momentaneo allontanamento dalla U.A. per sconfiggere Tomura Shigaraki e All for One. Izuku si era tirato il cappuccio nero sulla testa tentando disperatamente di non farsi vedere in lacrime.

Aveva accettato fin da subito la missione suicida e non poteva farsi vedere riluttante. Non avevano importanza i suoi sentimenti, doveva solo essere diligente e salvare il mondo. Sarebbe stato da solo dinanzi alla Centrale Nucleare, ai sei reattori da cinquemila gigawatt, ma non in quella guerra.

Kacchan non c'era e ne era quasi sollevato.

Si erano davvero amati molto in quelle cinque ore e si erano addormentati insieme, sfiniti. Izuku non aveva voluto risvegliarlo perché sapeva che lo avrebbe certamente convinto a non andare. Partire con quegli occhi rubini scintillanti di dolore l'avrebbe sicuramente perseguitato fino al suo ritorno in patria.

Sempre ammesso che ci fosse stato.

 

"Deku… l'onore di cui ti sei ricoperto è incommensurabile ma voglio che tu sappia che potresti anche non tornare più indietro".

Izuku annuì a tali parole di Endeavor, quando la conferenza stampa era finita e l'aveva tirato verso dei corridoi senza nessuno in giro. Quegli occhi cerulei brillavano di sensi di colpa e disperazione.

"Lo so, Endeavor-san. Non fallirò".

L'uomo dai capelli rossi lo fissò con sguardo paterno, incapace di dire più nulla. Izuku aveva accettato il suo destino…

 

Izuku era spaventato; conosceva benissimo la mortalità delle radiazioni, del suo corpo che le avrebbe assorbite, del fatto che avrebbe potuto sviluppare patologie e tumori vari. O che sarebbe morto dilaniato da quel nemico invisibile. Voleva solo tornare indietro e sperare di risvegliarsi in un nuovo giorno di pace e guerra finita. Ma non poteva, lo sapeva.

E allora perché sentiva la disperazione prendersi gioco della sua determinazione?

La verità era che non sarebbe mai più tornato indietro. Lo aveva capito quando Endeavor gli si era improvvisamente inginocchiato dinanzi e l'aveva abbracciato forte, accarezzandogli i capelli sulla nuca, senza dire nulla.

"E' ora".

Il verdino si inchinò rispettosamente dinanzi a tutti, si voltò e salì in elicottero per poi prendere un aereo delle forze militari Nipponiche. Si guardò indietro, prima che Endeavor salisse a sua volta per accompagnarlo e sperò, egoisticamente, di vedere Katsuki. 

-Abbi cura di te… e rimani al sicuro… Kacchan…- pensò, con una lacrima lungo la guancia. 

Strinse la mano guantata dove capeggiava l'anello e il portellone alle sue spalle si chiuse con uno scatto.

"Izuku" sussurrò Enji, l'altro lo guardò da sotto l'ampio cappuccio nero. "Grazie. A nome di tutto il mondo".

Sorrise appena, in realtà dentro di sé il suo Io bambino implorava di essere salvato…

 

Pioveva. Il cielo della seconda settimana di marzo era oscuro, completamente uniforme e segnato da lampi accecanti e profondi tuoni. La pioggia non aveva smesso un momento di cadere, l'aria era tornata più gelida e umida che mai e l'intero mondo si era fermato.

"Katsuki" chiamò debolmente Eijiro, proteggendolo con un ombrello sulla testa. "Dobbiamo andare a casa, adesso".

Vide quell'espressione apatica, gli occhi spenti e le lacrime mischiate alla pioggia che l'aveva brutalmente bagnato dal momento in cui si era diretto al cimitero. 

Izuku aveva salvato il mondo, si era portato in prossimità del nocciolo per aprire manualmente le pompe dell'acqua e abbassarne la caloria ed era stato in grado di disinnescare alcune bombe che erano state messe lì. L'aveva fatto prima di tre minuti, senza indossare alcuna protezione, perché non ci sarebbe stato tempo.

Aveva stretto i denti quando il suo corpo si era indebolito, aveva continuato al primo vomito di sangue fino a quando felice, si era seduto contro un pilastro ad attendere la sua morte. Prima di addormentarsi, prima di diventare completamente cieco, era riuscito a mandare un messaggio a Kacchan e il suo ultimo pensiero era stato guardare e stringere al petto dilaniato l'anello prezioso. 

 

Ti amerò per sempre. Niente ci potrà mai veramente separare, Kacchan. Tornerò. E' una promessa.

 

"Aveva detto che sarebbe tornato".

Eijiro si stupì di sentire quelle parole dopo due mesi di silenzi e di depressione. Ogni giorni Katsuki andava a trovare Izuku al cimitero anche se sapeva che la bara bianca era vuota. Tutto era rimasto lì, in quel maledetto reattore. 

"Torniamo a casa, Katsuki. Hai bisogno di riposare".

"Voglio solo raggiungerlo, Eijiro" rispose tranquillo il biondo. "Non posso vivere senza di lui".

Il rosso cercò di incontrare i suoi occhi e si sorprese di vedere un lieve barlume di verità e determinazione per quel pensiero che di logico aveva ben poco. Scosse il capo, prendendogli la mano dove ancora capeggiava l'anello.

"Mi ha lasciato riposare quella notte perché sapeva che non l'avrei fatto andare via. A morire. Per una guerra non nostra".

I suoi occhi si riempirono di lacrime ma non caddero, si limitò ad appoggiarsi alla spalla del rosso che lo strinse e mantenne l'ombrello nero su di loro. 

"Non voglio più vivere con questo dolore, Eijiro. Ho deciso di andarmene e trovarlo dovunque sia".

"Non potremmo mai perdere anche te, Katsuki" replicò deciso il rosso, ingoiando le lacrime. "Siamo tutti addolorati per aver perso un compagno speciale e anche se non possiamo comprendere realmente fino in fondo ciò che stai provando tu questo non ti da il diritto di morire!".

Il biondo si staccò e gli sorrise gentilmente. "Già, tu non puoi sapere cosa sto provando".

Lo lasciò senza dire una parola. Niente e nessuno gli avrebbe impedito di raggiungere il suo unico amore. Quando lo avrebbe trovato, lassù, gli avrebbe fatto il culo.

 

Quella stessa notte, Kacchan si alzò dal letto, andò in bagno e afferrò il sacchetto di anti-depressivi che aveva creato giorno dopo giorno andando in farmacie diverse per non destare dolore.

Prese le pasticche più forti, se ne schiacciò una grossa manciata nel palmo della sua mano e tornò a letto. Si sedette, le ingoiò con un po' d'acqua e si accese una sigaretta. Sorrise appena, guardando il suo anello brillare nei raggi lunari. 

Finalmente sarebbe stato libero. Finalmente si sarebbe unito a Deku.

Spense metà della sigaretta nel portacenere sul suo comodino e si distese, chiudendo gli occhi ma con un sorriso. Era ormai agli sgoccioli, lo sapeva e andava bene così. Aveva sempre messo gli altri prima di se stesso, ora voleva solo essere egoista.

I suoi sensi divennero più ovattati, il suo corpo ebbe uno spasmo. 

Si addormentò.

 

Bentornato a casa, Kacchan!

Sì, Deku. Sono tornato...

  
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