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Autore: 0421_Lacie_Baskerville    04/03/2022    1 recensioni
( one short piccina piccina di appena 944 parole) (spoiler cap 306) (One for all e All for One)
"Se solo l’avessi capito prima… forse io… avrei potuto salvarti da te stesso, fratello? Forse avremmo potuto continuare a ridere delle mie sciocche idee e io avrei potuto continuare a guardare la tua schiena pensando che tu fossi l’eroe che volevo essere. "
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: All for One, Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa piccola one shot è davvero minuscola. Appena 994 parole tutte sul mondo di MHA e tutte riguardati due personaggi (o per meglio dire uno) che fa da margine alla storia principale. L'ho buttata giù di getto dopo aver letto i capitoli del manga perciò contiene spoiler.

E' la mia personale interpretazione del rapporto fraterno fra i due originali Shigaraki, quelli che inseguito sono diventati All for One e il primo possessore del One for All.

 

Fandom : My hero academia

Personaggi : Yoichi Shigaraki, primo possessore del One for All ; Suo fratello Shigaraki, conosciuto come All for One.

Allarme spoiler capitolo 306 in poi.

 

Come nascono i fiori di loto

Suo fratello gliel'aveva ripetuto molte volte.

Il mondo era un luogo crudele in cui solo i forti potevano sperare di andare avanti e chi era debole non poteva far altro che piegarsi, accettare il giogo di chi lo sovrastava o perire nel tentativo di sfuggirne. Era così fin dagli albori della società umana, quando le scimmie avevano iniziato a camminare in posizione eretta e a creare un proprio linguaggio, scoprendosi padroni del mondo.

Lo era quando Yoichi era solo un bambino che strisciava i piedi dietro a suo fratello maggiore, con un broncio sulle labbra e qualche nuovo livido sulla pelle chiara che i lunghi capelli non riuscivano a coprire. Lo era quando era un adolescente dinoccolato e ossuto che camminava nella sua ombra imponente e rassicurante, gli occhi fissi sulla sua schiena ampia e forte e un lieve fastidio per la leggerezza con cui suo fratello derideva le cose che per lui erano sacrosante.

Ma da quando i quirk si erano manifestati era ancora più vero.

I forti potevano andare avanti, realizzare i loro progetti e costruirsi un posto nel nuovo mondo mentre i deboli rimanevano sempre indietro, penalizzati e schiacciati sotto il giogo dei più forti. Di quei prepotenti che per sentirsi forti avevano bisogno di schiacciare gli altri.

Per questa semplice verità, lui non era riuscito a fermare suo fratello quando aveva intrapreso una brutta strada e iniziato a circondarsi di persone ambigue, di piani malvagi e di intenti anche peggiori.

Infondo al cuore, Yoichi pensava che avrebbe dovuto sapere cosa avesse in mente fin dall'inizio, che avrebbe dovuto essere in grado di individuare il momento preciso in cui il ragazzo che rideva con leggerezza delle cose e gli camminava davanti senza voltarsi indietro, aveva deviato così tanto dal suo stesso sentiero da perdersi in un'oscurità impenetrabile. Ma non sapeva dire nemmeno lui quando aveva perso suo fratello, sapeva solo che era successo e lui l'aveva capito troppo tardi.

Tutte quelle notti passate per le strade a violare il coprifuoco imposto dalla polizia per la sicurezza dei cittadini, i suoi presunti e strani amici, così arrabbiati o così adoranti, che lo seguivano e si dileguavano a un cenno della sua mano. Il continuo cercare, controllare, rubare un quirk dopo l'altro per poi usarlo come merce di scambio... Essendogli stato sempre accanto avrebbe dovuto capire prima che dietro al sorriso di suo fratello e alla sua gentilezza, si nascondeva l'intento di ingannare e irretire. Il desiderio folle di accumulare così tanto potere e così tanti alleati da innalzarsi come padrone indiscusso di quel mondo sconvolto dalle lotte sociali e dalla comparsa di questa misteriosa mutazione genetica denominata quirk.

Avrebbe dovuto riconoscere la sua cupidigia e la malvagità pura e semplice, quasi infantile, del suo intento.

Ma non l'aveva fatto. Non c'era riuscito.

Non in tempo per fermarlo o intralciarlo, lui che era nato senza nessun potere e con quel fisico gracile che non riusciva a stare dietro al suo intenso desiderio di fare giustizia.

Yoichi era sempre stato un debole, nel fisico come nello spirito. Un ragazzino pelle ed ossa, accecato dalla sua adorazione per il fratello maggiore e per i manga che parlavano di giustizia, coraggio ed eroi. Suo fratello che era così forte e capace, la perfetta immagine del vincitore, pareva quasi un vero eroe ai suoi occhi di bambino. Aveva giocato bene le sue carte. Aveva elargito gentilezza e affetto, l'aveva protetto e un po' vezzeggiato e così si era assicurato la sua cieca lealtà.

L'affetto che nutriva per lui aveva fatto il resto. Le battute meschine e le risate leggere con cui liquidava le sue convinzioni, i suoi sogni o le sue speranze, Yoichi poteva perdonargliele perché lui era pur sempre il suo fratellone e in fondo, si sentiva sempre come se non potesse reggere il confronto con lui.

L'aveva adorato come un eroe nonostante tutto. Almeno, fino a quando Yoichi non aveva aperto gli occhi e l'aveva finalmente visto per quello che era davvero. Si era reso conto troppo tardi di come fosse davvero suo fratello, di cosa fosse diventato... L'aveva amato troppo per capirlo per tempo ed ora, non aveva scusanti. Non avrebbe supplicato e non avrebbe pianto. Non avrebbe pregato suo fratello di salvarlo e accettato la sua malvagità, non più di quanto non intendesse chiedere pietà per la sua vita o perdono per le proprie colpe.

Il mondo era un posto crudele dove solo i forti potevano sperare di andare avanti e lui non aveva altra scelta se non continuare testardamente a resistere, anche a costo di morire. ≪ Fratello, quello che stai facendo è abbominevole. Non posso permettertelo. ≫ sussurrò al silenzio della sua cella. ≪ Non ti seguirò, no. ≫

≪ E allora morirai, sciocco ragazzo. ≫ rispose la voce della guardia che suo fratello aveva messo fuori dalla spessa porta in metallo. Per cosa poi, non aveva alcuna possibilità di sfondarla. Le mani gli tremavano troppo perfino per stringere la forchetta sul vassoio, le dita sottili che lasciavano intravedere il nodo delle ossa tanto era deperito.

Aveva così tanta fame che perfino le fitte allo stomaco erano cessate. Gli girava la testa, ma non avrebbe ceduto. Era tutto quello che gli restava, resistere, rimanere aggrappato ai propri ideali anche a costo di morirne. Era l'unico modo che aveva per espiare la colpa di averlo amato tanto da non vederlo per quello che era.

Se solo l'avessi capito prima... forse io... avrei potuto salvarti da te stesso, fratello? Forse avremmo potuto continuare a ridere delle mie sciocche idee e io avrei potuto continuare a guardare la tua schiena pensando che tu fossi l'eroe che volevo essere.

 

   
 
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