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Autore: Little Firestar84    05/03/2022    0 recensioni
“Allora… ho una cosa da raccontarti. Non so quanto divertente, ma… è una storia.”
La donna sorrise, gli occhi luminosi colmi di divertimento, pregustandosi cosa avrebbe mai potuto raccontarle lui.
“Oh, non dirmi che un sospettato ci ha di nuovo provato con te! Non sei un po’ cresciuto per avere paura di una donna che prova a sedurti?” Becca ridacchiò.
“Uh, no, no, non è una cosa che è successo al lavoro. Tua figlia mi ha chiesto se ti sto corteggiando o se sono solo il tuo collega single e gay di mezza età che non ha nessuno con cui passare il tempo, e quindi è sempre a rompere qui.”

Josh Folsom, ed i problemi dell'avere una relazione con una "nevrotica madre single quarantenne"- parole di Becca, non certo sue...
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Allora… ho una cosa da raccontarti. Non so quanto divertente, ma… è una storia.”

Non appena sentì alle spalle la voce del suo “ragazzo” – che parola strana, alla loro età, eppure era ancora presto, e le cose erano ancora complicate, per definire diversamente la loro storia- Becca chiuse il rubinetto, e, asciugandosi le mani su dei jeans che avevano visto giorni migliori, si voltò verso Josh. La donna sorrideva, gli occhi luminosi colmi di divertimento, pregustandosi cosa avrebbe mai potuto raccontarle lui.

“Oh, non dirmi che un sospettato ci ha di nuovo provato con te! Non sei un po’ cresciuto per avere paura di una donna che prova a sedurti?” Becca ridacchiò. Se davvero qualcuno ci avesse provato con Josh mentre lui li stava interrogando, la cosa non l’avrebbe certamente stupita… perché, effettivamente, era già successo. Più di una volta.

E comunque, lei li capiva: Josh era oggettivamente un gran bell’uomo, con una gran bella personalità e con la giusta dose di humor. Come poteva biasimarli, se lei stessa aveva sussultato, arrossendo come una ragazzina, quando il loro capo aveva fatto le presentazioni?

“Uh, no, no, non è una cosa che è successo al lavoro. Ah…” Josh si schiarì la gola, mordendosi le labbra. Abbassò gli occhi sul pavimento di linoleum, e fece una breva pausa, chiaramente non a suo agio; nervosamente prese a grattarsi il collo, lasciando leggeri segni rossi sulla pelle abbronzata dal tanto tempo passato all’aria aperta, sia per lavoro che per il suo passatempo preferito, l’equitazione.

“Ecco, come dire…” Josh prese un profondo respiro, e poi alzò gli occhi. Fissandoli dritti in quelli di Becca. “Tua figlia mi ha chiesto se ti sto corteggiando o se sono solo… eh… cosa ha detto? Ah, sì: se sono il tuo collega single e gay di mezza età che non ha nessuno con cui passare il tempo, e quindi è sempre a rompere qui.”

“Quelle sono state le sue esatte parole, vero?” Becca gemette, serrando fermamente gli occhi, quasi non vedere potesse cancellare l’imbarazzo per l’esternazione della figlia appena entrata nell’adolescenza, e Josh, a malapena trattenendo le risate – incerto se fosse per come fosse stato additato (gay di mezza età, quando lui era decisamente etero e non aveva nemmeno quarant’anni) o per la reazione, forse perfino un po’ esagerata, della sua ragazza.

“Quella ragazzina non ha mai avuto il filtro bocca-cervello…” Becca si lamentò. Avrebbe davvero voluto sbattere la testa contro il muro, o dirne quattro alla figlia: Violet aveva sempre avuto il vizio di dire esattamente cosa le passava per la testa, senza pensare minimamente alle conseguenze delle sue azioni, e adesso che era entrata nell’adolescenza la cosa era perfino peggiorata, e se mai avesse avuto anche solo una parvenza di quel filtro, adesso era sparito.

“Andiamo, piccola, Violet non è una bimbetta, e non è certo stupida. A dirla tutta, è strano che non se ne fosse giù uscita con questa storia, visto e considerato che passo più tempo qui che a casa mia.” Josh cercò di alleggerire la situazione. Le strinse la spalla, il pollice che disegnava cerchi sulla pelle del collo, proprio dove poteva sentire forte e chiaro il battito del cuore di Becca, guardandola teneramente negli occhi. Becca si era sempre persa in quei profondi occhi azzurri, fino quasi a rimanerci imbambolata, ma adesso, adesso era tutto diverso. Violet se ne era uscita dicendo apertamente che sapeva che c’era qualcosa tra di loro e poi lui… lui aveva appena fatto quella cosa che Becca detestava dal più profondo del cuore.

L’aveva chiamata piccola.

Becca detestava quando gli uomini la chiamavano così. Da giovane aveva associato la parola al tono spesso lascivo e beffardo con cui troppo spesso gli uomini si rivolgevano a lei; adesso, era quasi divenuta per lei sinonimo di presa in giro.  

“Puoi evitare?” Becca diede a Josh le spalle, e riaprì il rubinetto, prendendo nuovamente a lavare i piatti, insistendo con fin troppa forza sulle macchie, mentre Josh si accomodava al suo fianco, appoggiando gli avambracci sul lavello di acciaio e guardandola facendo finta di non sapere cosa l’avesse irritata così tanto. “LO sai che mi da fastidio, mi sembra che mi sfotti quando mi chiami piccola!”

“Credi che io ti sfotta quando ti chiamo piccola perché hai ben cinque anni in più di me? Hai ragione, siamo proprio due persone orribili!” Ridendo, Josh prese un po’ di schiuma profumata al limone dal lavandino, e la posò sul naso di Becca, prima di darle un bacio sulla fronte aggrottata. “E, per tua informazione, io ho sempre avuto un debole per Mrs. Robinson… Il laureato è davvero un gran bel film!”

Becca gli diede una gomitata nel fianco, e scoppiarono e ridere. Senza bisogno che lei gli dicesse nulla, Josh le prendeva dalle mani i piatti sciacquati, e li asciugava, riponendoli al loro posto – ormai frequentava da abbastanza tempo quella cucina da sapere dove trovare tutto quanto. Non avevano mai bisogno di troppe parole, nemmeno quando capitava che lavorassero ad un caso insieme.

“Non è che non voglio che si sappia in giro che ci frequentiamo. O che non voglio dirlo a Violet. Solo…” Becca prese un porfondo sospiro, e prese a fissare intensamente la tazzina di porcellana binaca che teneva tra le mani, ancora insaponata, quasi all’improvviso fosse incerta su cosa ci dovesse fare esattamente con quella cosa. Josh la studiò attentamente, colpito dalla voce bassa, a malapena un sussurro, colma di un qualcosa che Josh non sapeva nemmeno lui ben definire- tristezza, rimpianto, senso di colpa?

Non ebbe a cuore di interromperla per chiederglielo: sapeva che adesso che Becca aveva iniziato a parlare, era necessario che avessero quella discussione, per capire esattamente come stavano le cose tra di loro, e se ci potesse essere una possibilità di futuro per la loro storia.

“Quando lavoravo a New York, ho avuto una storia con procuratore distrettuale. Benjamin. Ben. Io… non era convinta della cosa, ma Ben, lui ha conquistato prima Violet, e poi me. E quando lui mi ha mollato, secondo te chi è rimasto più deluso, lei o io?” Becca trovò finalmente il coraggio di guardare in faccia Josh: la mascella era serrata, e aveva lo sguardo furente. La donna lasciò cadere la tazzina del lavandino, facendola sbattere contro i metallo con un suono quasi sinistro, e strinse i pugni. “Lo so che sei una brava persona, ma non voglio che mia figlia si affezioni troppo a qualcuno che magari vede il conquistarmi come una sfida o… o una comodità!”

“Una sfida? Secondo te io volevo… cosa, provare a me stesso che potevo conquistarti?” Josh sibilò a bassa voce, conscio che Viole fosse ancora sul divano a guardare su Netflix un teen drama senza un’eccessiva trama, e che avrebbe potuto sentire la loro discussione se avessero mai alzato inavvertitamente la voce. “Scherzi, vero?”

“Josh, sono una madre single, vedova, di quarantaquattro anni che passa il suo tempo facendo tre cose: prendersi cura della casa, lavorare, qualsiasi impegno curriculare ed extra-curricolare mia figlia abbia, e che ha avuto la brillante idea non solo di farsi una storia al lavoro, ma per giunta con un uomo più giovane. La settimana scorsa, ho trovato un capello grigio e sono quasi scoppiata a piangere, perché ho iniziato a chiudermi cosa avresti detto e se avresti iniziato a vedermi come una vecchia!” Sospirò, con espressione disincantata, indicandosi la frangia, e prese a contare sulle dita della mano. “Madre iperprotettiva di mezza età per giunta leggermente nevrotica… quale sarebbe esattamente il mio fascino, quello della disperazione?”

“Allora, punto primo, anche io sto tendendo al grigio. Guarda, proprio qui.”Josh le si avvicinò, e premette il dito contro la tempia destra, dove i capelli castano-biondi erano intrecciati a sottili filamenti argentati. Con un gesto teneramente dolce, strofinò il naso contro quello di Becca, stringendola per le spalle. “In secondo luogo, mi piaci perché sei forte, motivata, intelligente e insolente il giusto,  non certo perché ho pensato che una quarantenne mamma single tutta casa e lavoro sarebbe stata più facile da portarsi a letto."

“Davvero vuoi questa cosa? Anche se sono nevrotica, iperprotettiva, insolente e una vecchia zitella?” Gli domandò, giocherellando con le dita e con un leggiero broncio, ma un sorrisetto che le raggiungeva gli occhi. Quello era il tipo di Sorriso di Becca che Josh più amava: a volte capitava che sorridesse così anche al lavoro, quando erano magari bloccati su un caso e lei all’improvviso aveva un’illuminazione.

Josh fece cenno di sì col capo.

“Il fatto è che ormai sono mesi che stiamo insieme, e vorrei solo che non dovesse essere più un segreto. Voglio stare con te, ma alla luce del sole, adesso, non tra sei mesi, un anno, o due, vorrei solo che…”

Non gli permise di finire la frase; con le mani ancora insaponate che gli massaggiavano il capo, scorrendo tra i corti capelli, gli lasciò un bacio sulle labbra, a cui Josh prontamente rispose con rinvigorito entusiasmo, stringendola così forte che i loro corpi sembravano quasi un tutt’uno.

“Ti ho appena dato un bacio da capogiro con mia figlia nell’altra stanza che potrebbe irrompere qui da un momento all’altro…” gli disse facendo scroccare la lingua contro il palato. “Pensi che potrebbe essere un buon punto di partenza?”

Josh scoppiò a ridere, e gettò il naso dentro ai soffici capelli di Becca, respirando a pieni polmoni il profumo della shampoo alla camomilla. La strinse forte, e la sollevò in aria, facendola sedere sul bordo del lavandino, e istintivamente lei gli allacciò le gambe alla vita, continuando a far scorrere le dita nei capelli di Josh. Occhi chiusi, ne assaporava il profumo a pieni polmoni: Josh sapeva di Eternity, il suo dopobarba preferito, ma aveva l’odore rassicurante del laboratorio, che gli era entrato sotto la pelle, irriconoscibile e irrintracciabile a chiunque ma non a lei, e sapeva di sole, di aria, di sudore, di cavalcate su King’s Gambit.

Sapeva di casa. Di affetto. Di amore . un qualcosa che Becca non provava più da forse fin troppo tempo.

“Sì.” Le sorrise contro la pelle. “Sì, per adesso mi basta.”

   
 
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