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Autore: Quella Della Pasta    09/03/2022    0 recensioni
Ma tu lo sapevi, Stephen. Sapevi cosa sarebbe successo. Ma ora non importa, direi. Hai solo fatto una follia, un salto in un tempo che non è il tuo. Ed ora, il futuro verrà a bussare alla tua porta, presto, più presto di quanto tu possa immaginare. O temere. E ti chiederà le conseguenze di questo tuo folle salto.
C'è solo da chiedersi di quale futuro si tratterà.
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Stephen Strange, dopo il mondo senza Avengers e dopo che Spiderman ha cercato di sfilacciare la realtà.
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[post-No way home | pre-Multiverse of Madness (no spoiler)]
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor Stephen Strange
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Partecipa al COW-T col prompt (terza settimana): Missione 2 (canzoni spazio-tempo) - Spazio Tempo (Francesco Gabbani).




 

Il passato non dimentica

Il futuro fa ginnastica
 

Lo sapevi, Stephen. Sapevi già cosa sarebbe successo. Tutte quelle scelte, tutta quella fiducia...hai stentato a credere di essere ancora te stesso, in effetti. Dov'era finito lo Stephen Strange lucido e analitico? E lascia perdere il titolo di dottore.

Scaricare la colpa delle tue paranoie su Wong sarebbe stato facile. Proprio come il dottor Strange avrebbe fatto davanti agli assistenti di sala che avrebbero decretato il suo lavoro come impossibile, sudando sotto camici, mascherine e guanti. Prima che tu prendessi in mano il bisturi, e dimostrassi che la magia esiste.

Stephen Strange, lo stregone supremo, il perno dei mondi – che cos'ha di diverso?

Ma sai già anche la risposta ad anche questa domanda.

Strange lo stregone ha ascoltato il piagnucolare di un ragazzino. L'ultima tessera del domino infinito che regge i multiversi.

Lo Stregone Supremo prima di te, avrebbe detto che hai ascoltato il suono del tuo mondo che chiede aiuto. Non ti avrebbe biasimato.
 

Mi trasformo

Cercando luce in fondo al mondo

E insieme un inganno non c'è
 

Ma quando hai visto il cielo spaccarsi e le realtà girare gli sguardi verso di voi – realtà che non sarebbero dovute mai venire in contatto, che avrebbero dovuto restare con le schiene ben voltate al vostro mondo, così pronto a inciampare nel collasso che un terzo incomodo in quell'equazione dannata non ci voleva, non ci voleva proprio – hai vomitato ogni goccia di imprecazione, umana o extraterrena, e rigurgitato tutta la magia che quel cretino di Peter Parker non ti aveva sottratto dal controllo, pur di tenere in piedi quel che stava restando della vostra realtà.

Un tempo, hai studiato – occhieggiato, in verità – che il mondo è come la trama di una stoffa, sempre pronta a sfilacciarsi. Al minimo chiodo che possa impigliarsi.

Peter è stato quel chiodo. Il resistente, fastidioso artiglio dell'umanità che crede di comprendere cosa si trovi al di là dell'uscio di casa. Oh, certo, a chiunque piace il martire che decide di fare la cosa giusta – ma a che prezzo, Stephen? A che prezzo, dottor Strange?

Lo Stephen che conservava ancora un poco del cervello del dottore, era corso ai ripari. Immediatamente, lucidamente, analiticamente. Eliminare le interferenze. Salvare il salvabile, mettere paletti provvisori in attesa di un impianto che avrebbe resistito di più. Nulla c'era di più facile, di meno interferente che cancellare la memoria di Spider-Man dalle menti di un paio di persone, ma cambiare le parole cambia il loro potere sulla realtà, ed ecco fatto. Voila, les jeux sont faits. Rien ne va plus.

Oh, era ovvio che Peter Parker avrebbe salvato l'universo e quanti erano stati così sciocchi da affacciarvisi – non Spider-Man, no, persino un cinico come Stephen Strange sa che l'amichevole Uomo Aracnide di quartiere è solo una facciata, una maschera rassicurante; sono più i danni che Spider-Man fa, che non le pezze che vi cuce Peter Parker. Quel dannato ragazzino è anche dannatamente ragionevole, quando si applica. E qui vi è stato il primo errore del dottor Strange: dare fiducia a quella tesserina al termine del domino.

Un chirurgo non può dare fiducia, non può riposarsi sul buon cuore del paziente, dei suoi bisturi o della capacità del corpo umano di correre ai ripari. Deve prevedere tutto, deve limitare i danni, deve, deve, deve...e non sarebbe successo niente, se Stephen Strange lo stregone non avesse dato retta al suo buon cuore. Le trame delle realtà esistenti non sono vene, nervi od ossa. Se si sfilacciano, non c'è intervento che possa risanarle alla buona, con tutte le speranze che tornino come prima. Dannazione, l'errore commesso da Wanda a Westview non ha insegnato niente a nessuno? No, neanche a te, a quanto sembra.

E non ci sarà nessuna Christine Palmer a guardarti storto, ché l'hai combinata grossa, 'stavolta; per poi arrendersi ad un sorriso, ché è troppo dolce e gentile e di buon cuore per conservare alcun rancore, persino verso di te, che l'hai ferita più volte di quante concederesti di ammettere; non ci sarà lei a dirti che non importa, che tu sei il dottor Strange, che ce la farai comunque, come succede sempre. Non ti stupirebbe vedere piuttosto un redivivo Kaecilius a dirti che ti aveva avvertito, che era per questo esatto motivo che aveva cercato di mettere un freno alla follia della fiducia del precedente Stregone Supremo. Con buona pace della cappa magica, che quasi non ci ha rimesso la stoffa. Lei.

Ma tu lo sapevi, Stephen. Sapevi cosa sarebbe successo. Ma ora non importa, direi. Hai solo fatto una follia, un salto in un tempo che non è il tuo. Ed ora, il futuro verrà a bussare alla tua porta, presto, più presto di quanto tu possa immaginare. O temere. E ti chiederà le conseguenze di questo tuo folle salto.

C'è solo da chiedersi di quale futuro si tratterà. E sperare – pregare – che non sia quello che hai appena intravisto.
 

 

Ma il momento per fermare il tempo non è mai

E capirò se capirai

Che è per sempre

 
   
 
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