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Autore: Alis_Weasley    13/03/2022    7 recensioni
Dal testo: Sì, aveva deciso che quello sarebbe stato un dono per il suo Sesshomaru-sama, fiero e inarrivabile proprio come quell’ultimo fiore guerriero…chissà, però, se sarebbe mai riuscita ad arrivare all’altezza del demone, come era riuscita a fare in questa occasione con il fiore.
Una piccola Rin che vuole fare una cosa carina per il suo signore Sesshomaru, anche se alla fine sarà lei ad essere sorpresa...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La piccola Rin aveva la fronte imperlata di sudore e il suo corpo era teso nello sforzo di raggiungere quel fiore, quello che aveva decretato essere il più bello di tutti, cresciuto su quel masso in alto della parete rocciosa, fiero e inarrivabile come se fosse superiore rispetto a tutto il resto. Avevano fatto una breve sosta per darle il tempo di “procacciarsi il cibo”, come piaceva dire a Sesshomaru, e lei si era allontanata con quell’intento, salvo poi rimanere incantata, come spesso le accadeva, dalla bellezza delle piccole cose. Questa volta si trattava di fiori, quella prima di una famiglia di scoiattolini, quella prima ancora di nuvole che, a detta sua, avevano la forma di Jaken. E anche adesso, che aveva le piccole mani piene di fiorellini azzurri, non riusciva a rassegnarsi di fronte a quell’ultimo fiore che si rifiutava di cedere davanti alle sue suppliche. “Abbassati solo un pochino” mugugnava mentre si spingeva sulle punte, “voglio fare un bel regalo a Sesshomaru-sama, ho bisogno di te…ti pre-go!”. Finalmente con un ultimo sforzo riuscì ad acchiapparlo e lo sradicò. Guardò il proprio bottino con quella fierezza tipica dei bambini quando riescono in una loro impresa e si lasciò sfuggire un gridolino emozionato.
Sì, aveva deciso che quello sarebbe stato un dono per il suo Sesshomaru-sama, fiero e inarrivabile proprio come quell’ultimo fiore guerriero…chissà, però, se sarebbe mai riuscita ad arrivare all’altezza del demone, come era riuscita a fare in questa occasione con il fiore, accorciare solo un po’ lo spazio tra di loro per sentirne il profumo e ammirarne lo splendore. Si sarebbe accontentata anche solo di riuscire a tastare la morbidezza della sua coda… Spesso, di notte, quando non riusciva a prendere sonno, veniva tentata dalla folle idea di sgattaiolare silenziosamente vicino a lui e allungare una manina per soddisfare quella curiosità che era diventata, per la bambina, un vero chiodo fisso, ma poi, per fortuna, ritrovava un barlume di saggezza: lui l’avrebbe di certo scoperta prima ancora che potesse muovere un solo passo. Probabilmente non dormiva nemmeno, con quell’espressione stoica, la bocca in una linea sottile e gli occhi ambrati che parevano pronti ad aprirsi da un momento all’altro. Rin sorrise mentre faceva quei pensieri. Stava per fare dietro front quando la terra cominciò a tremare. Prima fu solo una sensazione e pensò di esserselo immaginato, ma poi il boato divenne talmente forte che sembrava essere in atto un vero terremoto. La piccola gridò e perse l’equilibrio. Cadde rovinosamente a terra e i fiori che aveva raccolto con tanto zelo le sfuggirono di mano. Era pronta a scattare in avanti per riprendersi il suo tesoro ma subito spalancò gli occhi dall’orrore: un enorme piede roccioso li aveva schiacciati sotto di sé senza la minima esitazione, probabilmente senza nemmeno accorgersene.
Gli occhi di Rin si velarono di lacrime ma non per la paura che una creatura alta sette volte lei avrebbe dovuto suscitarle, bensì per la facilità che c’era voluta per spazzare via in un istante il suo duro lavoro e perché lei, stupida stupida stupida, aveva perso il regalo per il suo Sesshomaru-sama. Poi, certo, dopo aver realizzato la situazione qualche secondo più tardi, cominciò anche a tremare per la paura.
“Mi era sembrato di sentire un po’ di solletico…” disse il demone, con una voce che di umano non aveva proprio nulla. Rin deglutì e cerco di arretrare raso terra lentamente. Ma era inutile credere che quel mostro, che sembrava fatto interamente di rocce e di cui a stento si riuscivano a intravedere gli occhi, non l’avesse vista: era stata proprio lei a risvegliarlo, per cogliere quel dannato fiorellino blu. “Hai disturbato il mio sonno e adesso ti farai perdonare diventando il mio pasto” continuò lui. E a quel punto, quando le mostrò le sue grandi fauci, la bambina credette di morire di paura. Si raggomitolò su stessa, cercando di farsi, se possibile, ancor più piccola di quanto già non fosse e, tra le lacrime, pigolò “Sesshomaru-sama…aiutatemi…”.
Il resto andò esattamente come da copione. Il demone cane, per l’ennesima volta, si dimostrò perfettamente puntuale, quasi come se l’unico scopo della sua pluricentenaria esistenza fosse ormai proteggere quella piccola umana che, da vera incosciente, rischiava la vita per un motivo così stupido. Per fare un regalo a lui. A lui che viveva sul campo di battaglia e i fiori li abbeverava col sangue dei nemici. A lui che perennemente cercava di non far trapelare alcuna emozione, se non il fastidio. A lui…che con un unico fendente aveva annientato quel demone insignificante che era solo d’intralcio alla sua marcia. E che aveva attentato alla vita di Rin…
Probabilmente fu per quest’ultimo pensiero, non mi azzarderei a dire ad alta voce in Sua presenza “preoccupazione”, che Sesshomaru le si voltò contro così sgarbatamente, dicendole che non si erano fermati perché lei potesse mettersi in pericolo e far perdere tempo a lui per salvarla. Ma si rese subito conto di aver esagerato, quando Rin, dapprima impaurita per quello che era accaduto, poi in estasi per il salvataggio del suo Sesshomaru-sama, dopo mortificata e infine disperata cercava di spiegare, balbettando, il motivo della sua presenza lì. “Io…avevo raccolto dei fiori per voi…Sesshomaru-sama” fu l’unica cosa che riuscì a dire tra le lacrime e le tirate di naso.
Lui non disse il solito “andiamo Rin”, semplicemente le diede le spalle, o meglio i lunghi capelli argentei e si mise a camminare. A pensarci bene non disse proprio nulla, se si esclude il “sta’ zitto Jaken” quando il kappa iniziò la sua ramanzina alla bambina non appena furono di ritorno. Il pomeriggio e la sera trascorsero nel silenzio assoluto e con una Rin sempre più angosciata che si torturava le mani in grembo. Non chiuse occhio quella sera e non poteva neppure spiare Sesshomaru come era solita fare in quelle occasioni, perché lui non c’era.
“Ecco Rin, sei una stupida. Ora non ti vorrà più…” pensò tra sé e sé mentre una piccola lacrima silenziosa le rigava la guancia.
Alla fine si addormentò.
La mattina seguente, la prima cosa che percepirono i suoi occhi mentre ancora cercavano di abituarsi alla luce, non appena li aprì, fu un’esplosione di colori vicino al suo viso. E anche il cuore di Rin esplose. Di puro sollievo. Di stupore. Di meraviglia. Di felicità.
Un incredibile fiore arcobaleno era posato vicino al suo viso, all’altezza della guancia. Rimase senza parole e con gli occhi spalancati, nemmeno nei suoi sogni credeva potesse esistere un fiore così bello. Avrebbe scoperto solo qualche giorno più tardi la sua rarità e il suo valore inestimabile, rendendosi conto che il passare del tempo non lo scalfiva minimamente. Era un fiore magico che il tempo non può sfiorire, il cui profumo e i cui colori non smettono mai di colpire, rintracciabile solo in un determinato luogo, anche parecchio lontano. Ed ecco spiegato a cosa era dovuta l’assenza di Sesshomaru di quella sera.
Non so dirvi per quanti minuti rimase così, con le guance rosse e gli occhi brillanti ricolmi di stupore, una mano portata alla bocca e sotto un bellissimo sorriso che Sesshomaru, dall’alto della cima dell’albero che aveva scelto, avrebbe voluto poter ammirare meglio.
Dopo un po’, quando gli sembrò di aver scontato a sufficienza la propria pena per averla fatta piangere e dopo essersi preso un po’ di tempo per godersi la scena, con un balzo toccò terra suscitando lo stupore di lei.
Rin stringeva il fiore tra le piccole mani con una delicatezza mai vista, quasi temesse si potesse spezzare sotto il suo tocco. Tentò di dire qualcosa. Voleva ringraziarLo. Sesshomaru-sama le aveva regalato quel fiore meraviglioso e lei doveva assolutamente farlo come si deve.
Ma il demone fu più veloce. Le prese il fiore dalle mani e senza nemmeno darle il tempo di accorgersi di quanto stava accadendo, glielo sistemò dietro un orecchio. Poi, davanti agli occhi spalancati di lei, disse semplicemente: “Andiamo, Rin”.
Che voleva dire che avevano fatto pace, che non era più arrabbiato e che l’avrebbe protetta ancora, sempre.
Lei sorrise. Perché lo sapeva che questo era il suo modo…e comprese anche che non c’era bisogno di aggiungere nulla. Si affrettò a seguirlo trotterellando e sentendosi quasi una principessa con quel fiore tra i capelli, forse finalmente anche un po’ all’altezza di camminare al fianco di quel bellissimo e temibile principe.
   
 
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