Damian Daen Kuran osserva per qualche istante i due diversi strumenti di lavoro, posti sul tavolo da un quarto d’ora buono: da un lato foglio e matita. Dall’altro lato invece, una tavoletta nuova di zecca. Il giovane dalla chioma rossa non può fare a meno di riflettere: credeva che cambiando strumento di lavoro, ci sarebbe riuscito. Che avrebbe superato il trauma e che ce l’avrebbe fatta, disegnando così il demone che l’ha aggredito e permettendo così ai suoi genitori di identificarlo. Ma non è stato possibile: né con la tavoletta né con la matita, non ci riesce in ogni caso ed il risultato è il medesimo: non appena inizia a delineare i tratti di quel mostro, non appena inizia a mettere su carta o sulla tavoletta il volto del suo aggressore il trauma riemerge prepotentemente e gli provoca quasi degli attacchi di panico. Il giovane figlio di Andrew e Sarah sospira pesantemente, prendendosi la testa tra le mani e stringendo forte la presa sui suoi capelli. “ Dannazione… “. Mormora, mentre le parole del suo aggressore si fanno nuovamente strada nella sua mente, rimbombando come uno pneumatico. “ Dannazione!! “. Grida infuriato il rosso, gettando a terra tutto ciò che si trova sul tavolo e cadendo in ginocchio. “ Ha ragione lui… “. Mormora poi, iniziando a piangere da prima silenziosamente e, in seguito sempre più forte. “ Io… “.

“ Non sarai mai un esorcista: sei solo un ragazzino debole ed indifeso. Un altro lavoro che nessuno di loro avrebbe voluto, una bestiola debole ed indifesa, un ulteriore peso da portare sulle spalle per tutta la tua famiglia “.

La voce di quel demone si sovrappone alla propria, nella sua mente. Ed il dubbio si fa certezza: con questi presupposti, lui non sarà mai un vero esorcista. Mai. Sarà solo una delusione, sia per suo padre che per sua madre.